Si
è appena conclusa la settima edizione di Fiero del Libro.
L'argomento di quest'anno ha riguardato l'ambiente, analizzato nei
suoi quattro elementi: terra, acqua, fuoco, aria. In logica
continuità con quello dello scorso anno. Un “Fiero del Libro”,
dunque, di alberi e piante e radici; di aria e di cielo e di voli e
di stelle; di mare e di fondali marini e di coste e di naufragi; di
fuoco e vulcani e lave e incendi e passioni. E di poesia. Sì, tanta
poesia, abbracciata da tanta musica e canzoni e canti e immagini.
Un
ambiente pensato con la mente e vissuto con il cuore.
Nell'aria
vibra ancora l'eco delle tante emozioni, vissute individualmente e
coralmente, in una conchiglia di case dipinte di rosso che
incorniciano il Teatro comunale di Corato, meraviglioso palco
naturale per i nostri incontri-dibattiti, per le letture e le
presentazioni dei libri, per i concerti e i cori.
Un
mondo bellissimo, il nostro, devastato purtroppo da ogni tipo di
violenza. Quella umana è la più pericolosa. Mentre potremmo
realmente imparare ad abitarlo “poeticamente”. Ecco perché mi
piace raccordare questo Festival a quello precedente.
Nella
scorsa edizione ascoltammo, tra le altre, la testimonianza diretta e
coinvolgente del noto poeta Franco Buffoni, che intervenne con delle
riflessioni molto profonde sulla possibilità che abbia la poesia di
essere veicolo di salvezza in un mondo devastato dalla violenza e
dalla indifferenza e se sia ancora oggi possibile vivere in questo
mondo con poesia. In quest'ultima edizione, si sono alternati diversi
relatori, altrettanto noti e catturanti, che sarebbe troppo lungo
elencare con il rischio anche di dimenticare qualcuno. Veri e propri
esperti nel campo ecologico, hanno dialogato e si sono confrontati,
rivolti al numeroso pubblico, tra cui parecchi giovani studenti, su
tutte le possibilità che le vecchie pratiche e le nuove tecnologie
ci offrono per realizzare concretamente il recupero, la difesa, il
rispetto e la valorizzazione di questa natura così bella, che non
ci appartiene e a cui noi apparteniamo. Il possesso crea avidità e
scempio, l'appartenenza fa nascere il bisogno/desiderio di
prendersene cura, sollecitando la premura, la tenerezza, l'amore. Ed
ecco che, ancora una volta, il tema si sposta dalla natura alla
poesia.
E,
come scrissi l'anno scorso, “Abitare poeticamente la terra”,
espressione attribuita al poeta tedesco Friedrich Holderlin e
ripresa successivamente dal filosofo Martin Heidegger (il quale
puntualizzò che l’avverbio “poeticamente” stava a significare
“essere alla presenza degli Dei ed essere toccati dalla vicinanza
dell’essenza delle cose”), consiste nell’illuminare di
tenerezza il quotidiano, anche con la scrittura e le innumerevoli
voci nascoste nei suoni, nei profumi, nella musica, sogno della terra
e del cielo, nei fiori, nei prati, nelle acque, e nuvole, e onde, e
mare…
E
anche oggi, come un anno fa, mi sembra opportuno ripetere quanto
affermai allora: è necessario ritornare ad ascoltare le voci della
natura, come facevano gli uomini primitivi, quando la natura non era
ancora “desacralizzata” (Carlo Sini).
Prendere,
magari, a modello i bambini che, con naturalezza, abitano
poeticamente la terra. Si stupiscono. Si meravigliano. Non
programmano i loro giorni, ma li vivono solo giocando e nel gioco e
con il gioco imparano a scoprire il mondo, giorno dopo giorno,
conquista dopo conquista, abbandonandosi senza steccati e senza
confini al fluire del tempo e della vita.
Sarebbe
bello, allora, formare delle cordate per aiutarci a vicenda e
sentirci solidali, forti, felici. Ci riapproprieremmo così della
semplicità della vita. Non vivono gli uccelli cantando e ricamando i
cieli di voli senza l’ansia del cibo o di programmare il nido che a
primavera riempiranno di pigolii e fremiti di ali? Ecco, anche gli
uccelli come i bimbi vivono poeticamente il mondo. E così la natura
tutta, quando segue il corso delle stagioni, le albe e i tramonti, lo
sfolgorante mormorio delle stelle.
Lo
so, la realtà, ha le sue leggi, le sue priorità, la sua arcigna
faccia quotidiana. I suoi problemi, ma i poeti sono dei privilegiati
per un dono assolutamente gratuito che li salva e li salverà sempre.
Come
già scritto, non afferma Rilke che i versi sono esperienze che si
vestono di stupore? Prima di scrivere un solo verso, egli afferma,
bisogna aver visto molte città, aver conosciuto gli animali e le
piante; sentito il volo degli uccelli e ascoltato il linguaggio dei
fiori; ripensato ai sentieri percorsi e a quelli mai attraversati;
ritornare all’infanzia; trascorrere i mattini davanti al mare e
sognare tutti gli oceani. Più o meno così. Solo dopo aver vissuto,
sofferto, gioito e pianto è possibile scrivere poesia. Ma possiamo
tutti essere o diventare poeti della vita, anche se disponiamo di un
tempo scandito da tutti gli orologi che distruggono il tempo della
libertà e della creatività. La nostra stessa umanità.
Dobbiamo,
allora, concederci un tempo senza tempo che si nutra di passioni
della mente e del cuore in un contatto costante con la natura che è
di per sé Poesia.
E
la poesia per William Blake, come già sostenevo, è “vedere il
mondo in un granello di sabbia/ e il cielo in un fiore di campo/ e
l'eternità in un attimo”.
Siamo,
purtroppo, solo dei naufraghi alla deriva di tutti gli oceani, come
sosteneva fino ad alcuni anni fa Serge Latouche, ma per fortuna oggi
lo stesso studioso ci suggerisce la possibilità di una “decrescita
felice”! I primi segnali di rinascita ci sono. Si sta riscoprendo
il piacere di leggere e di sollecitare a leggere i più piccoli,
perché il futuro sarà nelle loro mani, a cominciare dal
libro-giocattolo nella Scuola dell'Infanzia e dai tanti Laboratori di
lettura animata nella Scuola Primaria e oltre.
In
Fiero del Libro, poi, non ci sono le consuete presentazioni, ma viene
attuata e diffusa la lettura partecipata: ogni nostro autore
fondamentalmente legge i propri libri o quelli degli altri suoi
“amici di cordata”, perché la lettura prevalga sul “racconto
di sé”. E, così, avviene una generosa contaminazione.
E,
con noi, anche i giovani hanno riscoperto l’impegno sociale e
civile di essere “naturalMente” e “Poeticamente” sulle
barricate in difesa dell'ambiente e di tanti altri diritti umani,
senza mai dimenticare i sogni e l'utopia, che si alimentano anche
attraverso le pagine di un buon libro.
Quest'anno
più di ogni altro anno, abbiamo avuto tanti giovani con noi: un
gruppo, proveniente dal Liceo Scientifico di Ruvo, per le ore di
alternanza “scuola-lavoro”, impegnato in attività creative,
costruttive, di marketing e di comunicazione; un altro del Liceo
Classico di Corato che si è esibito nella rappresentazione scenica
del Volo di Fetonte, nelle Metamorfosi
di Ovidio,
recitando in coro i magnifici versi nella lettura metrica in latino.
Abbiamo volato anche noi (senza cadute di sorta) in un'atmosfera di
commossa, antica consuetudine al bello e al canto.
Anche
quest'anno, pertanto, è stata una esperienza che ci ha fatto
riflettere e ci ha arricchito, all'insegna dei libri e dei lettori,
dei dialoghi e dei confronti, della passione e della creatività,
della bellezza e dell'Arte in tutte le sue varie e meravigliose
forme.
Autenticamente.
Poeticamente. NaturalMente.
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