venerdì 13 ottobre 2017

SINTESI DELLA PREFAZIONE a IL GIOCO DEGLI ANGELI di LJILJANA HABJANOVIC DJUROVIC

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Sono in partenza per la Serbia. A Belgrado devo presentare la mia nuova raccolta di poesie Il vento il fuoco e le azzurre acque, tradotto da Dragan Mraovic e pubblicato dall'Associazione degli Scrittori Serbi. A Belgrado incontrerò i miei amici scrittori e poeti di lungo percorso letterario insieme. Sono felicissima di tornare a riabbracciarli nella loro patria che sento anche come mia seconda patria. Tante affinità e tanto affetto ci legano.
Per questo, desidero fare un omaggio alla mia amica Ljiljana Habjanovic Djurovic, postando qui una sintesi del primo suo romanzo, per il quale ho scritto la Prefazione e ho fatto l'adattamento alla nostra lingua su traduzione di Dragan Mraovic, altro mio carissimo amico e grande poeta, scrittore e traduttore serbo.
Ecco perché, prima ancora di parlare del romanzo, Il gioco degli angeli, mi piace presentare ai nuovi lettori la sua autrice, la scrittrice “più amata” in Serbia, la più letta ed apprezzata, la più premiata, e non soltanto nella sua terra, Ljiljana Habjanovic Djurovic, perché dovranno a lei le forti emozioni, le insolite riflessioni, i profondi percorsi interiori, che li accompagneranno nel loro straordinario viaggio tra le pagine di questo libro. Ljiljana affascina innanzi tutto con la sua scrittura, caratterizzata da un procedere molto particolare, attraverso il susseguirsi di frasi spesso lunghe e ben articolate ma, ancor più spesso, minime, costituite persino da una sola parola, nel fluire, quasi in continua sospensione, che è poi una continua puntualizzazione, di pensieri, situazioni, incontri, scontri tra la protagonista e i numerosi altri personaggi, spesso co-protagonisti nelle vicende della sua vita. Una scrittura quasi sempre fratta, dunque, ma proprio per questo molto originale, suggestiva, catturante, incisiva. Una sola parola spesso racconta il non detto, il non esplicitato, persino il silenzio, uno stato d’animo, una illuminazione. La frase breve e brevissima è più incisiva perché scarna ed essenziale, ma quanto più profonda e onnicomprensiva della frase dilatata, che rischia di diluire concetti ed emozioni o il contenuto della storia stessa. Contenuto, che ha le caratteristiche del romanzo misto di storia e fantasia di manzoniana memoria, ma anche della più recente connotazione letteraria, che ama la commistione di vari generi, fusi nell’arte di un nuovo raccontare ricco di più ampie suggestioni.
Il romanzo narra la vita di Miliza, la principessa serba del quarto secolo dopo Cristo, discendente della santa dinastia dei Nemanidi, che tanta parte ebbe nelle vicende dell’impero serbo nel Medioevo, e il suo continuo intrecciarsi con l’intervento soprannaturale degli angeli e soprattutto dell’ Angelo Custode. Ed è proprio l’Angelo Custode di Miliza la voce narrante: altra originale peculiarità del romanzo. Ma, accanto a lui, vivono ed intervengono, con più dettagliati chiarimenti sulla vicenda umana e regale della protagonista e, in particolar modo, sui compiti delle gerarchie angeliche, i sette Arcangeli. E tutti e sette hanno una loro “finestra”, per affacciarsi sul mondo degli uomini e tra i Cieli di Dio e disquisire di vicende umane e di volontà divina. Insieme, queste sette voci narranti, creano reiteratamente nel libro una sorta di coro greco che fa da sfondo a tutta la storia. Non è possibile, allora, leggere Il gioco degli angeli e non rimanerne catturati fino all’ultima pagina, per il dipanarsi di questa storia avvincente, che l’autrice propone con una straordinaria “sapientia cordis” e con un’abilità letteraria fuori del comune.
Si tratta di due mondi paralleli, l’uno visibile e reale, l’altro invisibile e immaginario, ma altrettanto vero nella mente e nel cuore della scrittrice, che si sfiorano e si contaminano a vicenda.
Nel romanzo é possibile soprattutto leggere il profondo amore della scrittrice per il suo Paese: la Serbia, dunque. Ma anche Krusevac, suo paese natio. Belgrado, nuova meravigliosa capitale. E il Kosovo, di cui offre uno spaccato di storia tra i più toccanti e veri.
Tutti i personaggi, inoltre, sembrano scolpiti. Mirabilmente caratterizzati dall’autrice in tutte le loro peculiarità fisiche, psicologiche, comportamentali. Ma la eccezionale statura letteraria della scrittrice si rivela e si evidenzia soprattutto nella sua profonda capacità di penetrare nel cuore degli uomini e descriverne le lacerazioni, i contrasti, i chiaroscuri dei pensieri; i desideri e le rinunce, i rifiuti e le attese, i progetti e le delusioni o le realizzazioni, i ricordi e le ansie per il futuro, i dubbi e la ricerca vana della verità e l’incontro con le verità, negli inevitabili conflitti esistenziali.
L’autrice racconta in modo mirabile tutto questo, facendo del suo romanzo un ricamo di storie nella storia, in cui vivono personaggi storici con tutte le loro ambizioni, passioni, illusioni; con le vittorie e le sconfitte; con tutto il bagaglio della loro umana esperienza, fatta per lo più di errori e di pentimenti, di rammarichi e di nostalgie, nella dolente rappresentazione di una umanità, incapace di vivere il proprio tempo nella pienezza del presente perché sempre rivolta al passato o proiettata nel futuro, decretando così il proprio fallimento e la propria infelicità. 
È probabilmente anche il romanzo del dolore, di una sofferenza dell’anima che spaventa e fa male, ma è anche il romanzo della salvezza, grazie alla Grazia divina e, forse, anche agli Angeli Custodi, che guidano, aiutano nelle scelte, proteggono dalle forze del male.
È, pertanto, anche un inno alla preghiera. La preghiera ci redime e ci salva.

Di qui l’importanza di un romanzo come questo. Da leggere e da “mangiare”come “pane quotidiano” per provare a diventare migliori.

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