Sono
in partenza per la Serbia. A Belgrado devo presentare la mia nuova
raccolta di poesie Il vento il fuoco e le azzurre acque,
tradotto da Dragan Mraovic e pubblicato dall'Associazione degli
Scrittori Serbi. A Belgrado incontrerò i miei amici scrittori e
poeti di lungo percorso letterario insieme. Sono felicissima di
tornare a riabbracciarli nella loro patria che sento anche come mia
seconda patria. Tante affinità e tanto affetto ci legano.
Per
questo, desidero fare un omaggio alla mia amica Ljiljana Habjanovic
Djurovic, postando qui una sintesi del primo suo romanzo, per il
quale ho scritto la Prefazione e ho fatto l'adattamento alla nostra
lingua su traduzione di Dragan Mraovic, altro mio carissimo amico e
grande poeta, scrittore e traduttore serbo.
Ecco
perché, prima ancora di parlare del romanzo, Il gioco degli
angeli, mi piace presentare ai nuovi lettori la sua autrice, la
scrittrice “più amata” in Serbia, la più letta ed apprezzata,
la più premiata, e non soltanto nella sua terra, Ljiljana Habjanovic
Djurovic, perché dovranno a lei le forti emozioni, le insolite
riflessioni, i profondi percorsi interiori, che li accompagneranno
nel loro straordinario viaggio tra le pagine di questo libro. Ljiljana affascina
innanzi tutto con la sua scrittura, caratterizzata da un procedere
molto particolare, attraverso il susseguirsi di frasi spesso lunghe e
ben articolate ma, ancor più spesso, minime, costituite persino da
una sola parola, nel fluire, quasi in continua sospensione, che è
poi una continua puntualizzazione, di pensieri, situazioni, incontri,
scontri tra la protagonista e i numerosi altri personaggi, spesso
co-protagonisti nelle vicende della sua vita. Una scrittura quasi
sempre fratta, dunque, ma proprio per questo molto originale,
suggestiva, catturante, incisiva. Una sola parola spesso racconta il
non detto, il non esplicitato, persino il silenzio, uno stato
d’animo, una illuminazione. La frase breve e brevissima è più
incisiva perché scarna ed essenziale, ma quanto più profonda e
onnicomprensiva della frase dilatata, che rischia di diluire concetti
ed emozioni o il contenuto della storia stessa. Contenuto, che ha le
caratteristiche del romanzo misto di storia e fantasia di manzoniana
memoria, ma anche della più recente connotazione letteraria, che ama
la commistione di vari generi, fusi nell’arte di un nuovo
raccontare ricco di più ampie suggestioni.
Il
romanzo narra la vita di Miliza, la principessa serba del quarto
secolo dopo Cristo, discendente della santa dinastia dei Nemanidi,
che tanta parte ebbe nelle vicende dell’impero serbo nel Medioevo,
e il suo continuo intrecciarsi con l’intervento soprannaturale
degli angeli e soprattutto dell’ Angelo Custode. Ed è proprio
l’Angelo Custode di Miliza la voce narrante: altra originale
peculiarità del romanzo. Ma, accanto a lui, vivono ed intervengono,
con più dettagliati chiarimenti sulla vicenda umana e regale della
protagonista e, in particolar modo, sui compiti delle gerarchie
angeliche, i sette Arcangeli. E tutti e sette hanno una loro
“finestra”, per affacciarsi sul mondo degli uomini e tra i Cieli
di Dio e disquisire di vicende umane e di volontà divina. Insieme,
queste sette voci narranti, creano reiteratamente nel libro una sorta
di coro greco che fa da sfondo a tutta la storia. Non è possibile,
allora, leggere Il gioco degli angeli e non rimanerne
catturati fino all’ultima pagina, per il dipanarsi di questa storia
avvincente, che l’autrice propone con una straordinaria “sapientia
cordis” e con un’abilità letteraria fuori del comune.
Si
tratta di due mondi paralleli, l’uno visibile e reale, l’altro
invisibile e immaginario, ma altrettanto vero nella mente e nel cuore
della scrittrice, che si sfiorano e si contaminano a vicenda.
Nel
romanzo é possibile soprattutto leggere il profondo amore della
scrittrice per il suo Paese: la Serbia, dunque. Ma anche Krusevac,
suo paese natio. Belgrado, nuova meravigliosa capitale. E il Kosovo,
di cui offre uno spaccato di storia tra i più toccanti e veri.
Tutti
i personaggi, inoltre, sembrano scolpiti. Mirabilmente caratterizzati
dall’autrice in tutte le loro peculiarità fisiche, psicologiche,
comportamentali. Ma la eccezionale statura letteraria della
scrittrice si rivela e si evidenzia soprattutto nella sua profonda
capacità di penetrare nel cuore degli uomini e descriverne le
lacerazioni, i contrasti, i chiaroscuri dei pensieri; i desideri e le
rinunce, i rifiuti e le attese, i progetti e le delusioni o le
realizzazioni, i ricordi e le ansie per il futuro, i dubbi e la
ricerca vana della verità e l’incontro con le verità, negli
inevitabili conflitti esistenziali.
L’autrice
racconta in modo mirabile tutto questo, facendo del suo romanzo un
ricamo di storie nella storia, in cui vivono personaggi storici con
tutte le loro ambizioni, passioni, illusioni; con le vittorie e le
sconfitte; con tutto il bagaglio della loro umana esperienza, fatta
per lo più di errori e di pentimenti, di rammarichi e di nostalgie,
nella dolente rappresentazione di una umanità, incapace di vivere il
proprio tempo nella pienezza del presente perché sempre rivolta al
passato o proiettata nel futuro, decretando così il proprio
fallimento e la propria infelicità.
È
probabilmente anche il romanzo del dolore, di una sofferenza
dell’anima che spaventa e fa male, ma è anche il romanzo della
salvezza, grazie alla Grazia divina e, forse, anche agli Angeli
Custodi, che guidano, aiutano nelle scelte, proteggono dalle forze
del male.
È,
pertanto, anche un inno alla preghiera. La preghiera ci redime e ci
salva.
Di qui
l’importanza di un romanzo come questo. Da leggere e da
“mangiare”come “pane quotidiano” per provare a diventare
migliori.
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