lunedì 9 ottobre 2017

Le Donne rese immortali dall'anima e dalla macchina fotografica di Giovanni Gastel




Ritengo banale scrivere: “splendida foto per una splendida donna”. Scontato.
Mi piace, in realtà, incantarmi a guardare questa Galleria superba della Femminilità, filtrata attraverso l'anima di Giovanni Gastel e la sua macchina fotografica. Meraviglioso strumento che tale rimarrebbe se non prendesse respiro palpitante nelle mani dell'Artista. Mi chiedo: ma una donna è sempre la stessa donna se viene raccontata da un uomo? Credo di no. Anzi, ne sono convinta. Siamo due universi distanti, anche se forse complementari. L'intuito femminile è diverso dalla razionalità maschile. E, se una donna nota maggiormente nella luce degli occhi o nella piega delle labbra di un'altra donna il suo mondo interiore e i suoi misteri, un uomo nota quel volto nel suo insieme di bellezza fisica o di seduttività. Se, però, quell'uomo è impastato di sensibilità creativa e poetica, allora quel volto di donna si fa poesia: ha in sé la luce del divino che dimora nell'opera d'Arte.
Non tutte le donne fotografate possono vantare questo soffio, sul loro volto, che è accadimento e prodigio. A quante sono stati negati la certezza del volto, lo stupore dell'accadimento? Quante hanno potuto emozionarsi specchiandosi in una foto ed emozionare lo sguardo di chi le ha sfiorate oppure osservate?
Con Giovanni Gastel accade.
E quel volto o quella figura femminile si trasfigura e diventa altro e altro ancora: si fa ricciolo di oscuro desiderio, di velluto e sogno, o cascata di grano nel campo di nessuno; sorriso d'anguria o ombra di occhi che temono la luce e luce di sguardo che percorre vallate e sale sui monti e si veste di cielo per riflettersi nel mare e guadagnare orizzonti mai esplorati. Oppure è corpo che si fa volo e ali di farfalla, gomitolo di lana o fiore che si dischiude alla vita. Spavalderia di gambe incrociate, esibite, in attesa, oppure coraggiose gazzelle, frementi d'avventura nell'andare; e seni nascosti, svelati, timidi, audaci che invitano mani e occhi e una passione che pulsa di un attimo appena e poi si spegne come cerino troppo breve per durare.
Ed è come scoprirsi in una Galleria buia che a tratti s'illumina di un bagliore: un lampo, uno squarcio. Un occhio divino su cornici vuote che le animano. Che si animano. Ed ecco il Volto. Di Donna. Ha due occhi che feriscono. Buio. Luce. Un altro Volto. Ha labbra-papavero che accendono il cielo di un sorriso. Buio. Lampo: quella donna non ha né labbra né occhi, solo un mistero che vuole celare. O svelare a chi sa leggere e vuole leggere in quel mistero. Buio. Squarcio. E il nero si fa ala di corvo, notte di rimpianto, urlo di due lacrime non piante sul pallore del viso. Luna sorpresa di solitudine e d'abbandono. Poi ecco l'oro di un volto sontuoso nella sua altera fissità bizantina di icona lontana che veste di preziosa antichità i monasteri del Kosovo e quello serbo di Kilandari.
Buio. Luce. Per Donne donne fiore donne erba donne prato donne sogno donne nuvola donne volo donne mare e maree. Donne svettanti come vittorie a lungo sognate e rincorse e afferrate. Donne protagoniste di una storia, di mille storie. E Donne che hanno scritto la storia della Moda, dell'Arte, del Cinema e del Teatro. Donne integrate nel loro tempo e spazio vitale o sbalzate come un bassorilievo oltre il tempo e lo spazio.
Rese immortali da quel lampo di luce che è talento più che tecnica, genialità più che immagine, sensibilità più che angolazione di ombre, amore più che posa o inquadratura.
Giovanni Gastel, con la sua macchina fotografica, le guarda le donne per ascoltarle. Le ascolta per conoscerle. Per riconoscerle e raccontarle. Entrando nella loro anima per vivificarle di una ineffabilità che solo l'anima possiede.
E le Donne della sua meravigliosa Galleria si accendono di mille atmosfere, di luminose essenze, misteriose eppure vicine, in tutte le loro sfaccettature, quasi fossero in un prisma in cui sanno esse stesse conoscersi e riconoscersi per colmarsi di pienezza di sé, di autenticità, di LUCE...

E, immortalando, Giovanni Gastel si immortala. 

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