mercoledì 13 marzo 2024

Mercoledì 13 marzo 2024: SONO PASSATI TRE ANNI MA LE POESIE DI GIOVANNI GASTEL RIFIORISCONO D'ETERNA PRIMAVERA...

Non andare a piedi nudi sull’erba,

il mio giardino è pieno di schegge.

(Edith Sodergran)

Nell’esergo la sintesi di una vita all’insegna del sogno, trafitto dalla dura realtà quotidiana. Per comprendere meglio queste parole, occorre riportare altre parole, questa volta proprio di Giovanni Gastel, che si definisce “un sognatore”: La parola è per me Luce che è la carezza di Dio, che ci ha donato tanta armonia nel Creato: il giorno del plotone/ sia benda sopra gli occhi/ questa sconfinata bellezza… (dall’Antologia Il sentimento della scrittura della SECOP edizioni, 2021).

Sono passati tre anni, ma è come se fosse accaduto ieri.

<Mai avrei potuto immaginare, e lo dico con grande commozione, di dover cominciare questa premessa dalla fine, dopo il tuo volo improvviso verso la Luce da te tanto agognata e temuta. Ma mi conforta pensare che ogni fine contempla sempre un inizio che combacia con il tuo “eterno istante” che è un eterno presente.

Ho incontrato prima le poesie sulla tua Pagina fb. Non conoscevo niente di te, se non i tuoi versi così discorsivi, insoliti, veri. Spietati verso i limiti della tua personalità complicata in un mondo tanto complesso e disorientante: limiti evidenziati con coraggio e sincerità. Versi nuovi, spiazzanti: dialoganti e monologanti. Mi sorpresero e mi affascinarono. Cominciai a postare qualche commento rapidamente, non avendo il tempo neppure di fare una ricerca sul loro Autore. Solo quando mi sorpresero e affascinarono anche alcune tue foto sugli Angeli precipitati dal Paradiso terrestre sulla Terra, scoprii che eri un grande fotografo e volli saperne di più. Nascita, vita, miracoli. Mi aiutarono Google e Wikipedia. (…). In estrema sintesi un nobile signore dall’inconfutabile “sigillo” della creatività.

E qui mi sentii a disagio, quasi avessi commesso un atto sacrilego ad entrare nel mondo magico e dorato del nobile Giovanni Gastel, dandogli del tu come si fa con un amico. Ma erano stati i tuoi affettuosi rimandi ai miei commenti di “poetologa” a determinare sa subito, senza che me ne rendessi conto, un rapporto paritario tra noi. E, per mia buona pace, ben presto mi accorsi che il grande e irraggiungibile Giò era solito rispondere a tutti i suoi tantissimi lettori sempre con estremo garbo e affettuosa gratitudine. (…). Scoprii, infatti, che sin da ragazzino avevi manifestato amore per la Poesia, per il Teatro, la Scrittura, la Fotografia. Ragazzo prodigio, dunque, che a diciassette anni aveva già conservato nel cassetto il suo primo romanzo, con una scrittura sorprendentemente matura; aveva pubblicato i suoi primi versi densi di emozioni adolescenziali; si andava cimentando con entusiastico impegno in alcune opere teatrali; si appassionava alla fotografia fino a diventare il fotografo oggi conosciuto e apprezzato in tutto il mondo.

E, fino a ieri pomeriggio, 13 marzo 2021, sei stato sintesi di eleganza, raffinatezza, sensibilità, amore per i tuoi cari e per il prossimo: qualità estremamente rare ai nostri giorni. (…). Ma, nonostante questa meravigliosa armonia di eccelse virtù, tu, Giovanni Gastel, avevi una personalità così complessa e contraddittoria che sfuggiva a ogni definizione perché eternamente cangiante, sorprendente. Ma erano forse proprio queste peculiarità a renderti così affascinante e amabile, amato.  

Come uno sbandato cane

in cerca di pace

ho girato il mondo.

Molti cuori

hanno accompagnato

a tratti il mio cammino.

Quasi questa mia malinconia

fosse una calamita

e i miei occhi uno specchio

in cui ritrovarsi.

Non ho molto da lasciarvi

amici cari

qualche fotografia

qualche poesia…

L’eredità di un sognatore

cascato in un mondo che fa fatica a capire.

Milano 2020

Ecco perché tutte le tue Opere servono a darci di te, ancora oggi, un’idea veritiera e sempre apparente perché l’Artista guizza continuamente tra l’essere e il non essere. Ossimoro di te stesso sempre, nella tua assoluta verità.

Approdato come un naufrago in terra

Sconosciuta, ho misurato il territorio appreso

La lingua dei nativi. Sono invecchiato raccontando

Del mio mondo lontano, ma ancora la notte nel buio

Sogno navi amiche che mi riportino a casa.

A rileggerla oggi avverto l’amaro sapore di un profetico addio. Già dal primo verso che parla di approdo “come naufrago in una terra/sconosciuta”, una terra, il nostro mondo che non era il tuo mondo. Pure, con grande coraggio, curiosità intellettuale e umiltà, avevi imparato “la lingua dei nativi”, di quanti non avevano le tue difficoltà a riconoscersi in un mondo sconosciuto e ostile. E lo hai fatto fino all’ultimo giorno, raccontando, però, del tuo mondo ormai da te perso nelle brume della lontananza, ma chiuso comunque nel tuo cuore, come sacra reliquia da venerare, sognando “navi amiche” a riportarti “a casa”. Certo, sognando, in un mondo così estraneo a te, navi sicure, navi che non ti avrebbero mai tradito. Ma è accaduto davvero? A Casa sei giunto, sicuramente amato e atteso, ma come? Avresti preferito forse fidarti solo selle tue Ali in volo, sorretto dalle carezze di tutti i tuoi cari a sostenerti… Il mondo pandemico ha tradito anche te. Il mondo estraneo al tuo cuore di sognatore intriso d’amore.

Come non riportare alcune tue frasi al riguardo, rilasciate al giornalista Christian Pradelli in una intervista telefonica di solo alcuni mesi fa?

D. C’è un regalo che vorrebbe ricevere in questo Natale così particolare?

R. Un vaccino che può salvare l’umanità, non chiedo di più.

D. Maestro, adesso è il momento giusto per?

R. Per la bellezza, credo. La bellezza è un grande anestetico che ti stacca un po’ dal dolore, dalla sofferenza, dall’angoscia. Quest’epoca è dominata dall’angoscia, la bellezza ti riporta a un mondo quasi classico, in cui la natura e gli uomini erano la stessa cosa. E credo che sia il cammino che dovremo intraprendere prima o poi.

D. Pensa a Milano: il primo posto che ti viene in mente.

R. Senti, è sempre stato fin da ragazzino piazza Mercanti. Incredibilmente due delle mie mostre più importanti sono state fatte al Palazzo della Ragione, quindi era destino. Ai tempi andavo lì ad aspettare l’alba, che è di una bellezza sovrumana.

Ed io sono qui a ricordare quanto dolore si sia condensato in dieci minuti, attraverso i fendenti di parole e ricordi, che hanno reso più fragile la mia anima mentre le tue ali volavano sempre più verso la Luce che non ha confini. Noi confinati nello spazio/tempo di questi giorni increduli e dolenti di esterrefatta consapevolezza che niente sarà più come prima. Parlare di te e usare parole per connotarti significa il vano tentativo di trattenerti ancora con noi. Vano, non perché tu non ci sia, incancellabile, dentro di noi, ma perché il Divino Disegno vince ogni umano bisogno di trattenere le persone care, la loro voce, i pensieri, i sogni…  

Sempre a casa torniamo

vittoriosi o sconfitti

poco importa.

Non c’è silenzio più dolce

di quello della terra che ci accoglierà.

Dimenticare la battaglia

vinta o persa

(anche la vittoria lascia un incolmabile vuoto)

e scomparire nel nulla

che forse è la vera pace

promessa da Dio.

Troppo rumore in questa vita

troppe decisioni prese a caso

al bivio di Edipo

e neppure una Sfinge a porre il suo interrogativo.

Troppe le giustificazioni

che mormoriamo a noi stessi per sopravvivere

                                                             al nostro vuoto.

Prendimi bellezza e fuggiamo dal gioco infernale

                                                                       del reale

che ha già una fine prevista.

Da sempre.

Milano 27 aprile 2020

Eppure sono convinta che continuare a parlarne sia salvifico non per chi fa ritorno a Casa, ma per chi è ancora per strada e ha necessità di non perdersi del tutto nel dolore che porta nella direzione opposta e, dunque, verso il buio. E ne buio è facile perdersi e non riuscire più a ritrovare neppure le vie del Cielo, che pure sono infinite. E allora ne parlo, ancora, e ancora. Per ritrovare il filo di luce a cui aggrapparsi per non naufragare anche nel buio del silenzio. Sì, anche il silenzio può cedere al lato oscuro del silenzio, che non ha più il respiro di una preghiera. Ed oggi è giorno di preghiera silenziosa per tutti quelli che, come te, da oltre due anni sono andati via in silenzio, vinti da un nemico oscuro e impietoso senza una carezza ad accompagnarli oltre la soglia di casa per condurli, con l’amore tangibile di una mano protesa, verso la vera Casa che, amorevole, ci attende con la sua carezza di Cielo>. (da A. De Leo, Tenero il tuo lago d’erba tagliente - Giovanni Gastel e la Bellezza visibile, SECOP edizioni, Corato-Bari, 2021). Alla prossima. Angela/Lina

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