mercoledì 23 giugno 2021

La felicità: "ATTENZIONE" a sé e a tutto l'altro da sé, ancora ancora ancora...

Mi raggiungono alcuni messaggi sull’argomento della felicità, che ci sta molto a cuore. E vorrei partire da una poesia di Francesca Petrucci, catturata su FB.: Stamani. Venuto da lontano, Forse da un sogno./ Perso nel cielo ormai chiuso/ Dell’infanzia, dove le conchiglie/ Erano vere e ancora la speranza/ Vegliava/ Acerbi sogni/ Imbastiti di giovinezza/ Ed ora accantonati/ Dispersi/ Strozzati dal tempo.// Accendi per me/ Un cuore di luce/ Come l’aurora o/ L’azzurro del mare./ Che io possa morirvi e/ Ancora rivivere/ Quale geranio o/ Flutto/ Libero nel sole… Splendidi versi ricchi di visiva nostalgia, che accende fiori di speranza tra le amate onde del mare a rendere dinamico il giorno e immutato il sogno. Ma ciò che è più importante è l’“attenzione” che Francesca pone ai ricordi di ieri per farne matasse di luce (“Accendi per me un cuore di luce”, come invocazione, preghiera, esplosione di amore e umanità) per ritornare a rinascere nel dorato cielo dell’aurora o nell’azzurrità del mare, in cui leopardianamente naufragare per ricominciare dal flutto ardito che non muore e dal rosso fiore della sua bocca a cantare a gola spiegata la libertà “nel sole”. Per Francesca, dunque, la felicità e nell’attesa viva ed esaltante della luce che regala forme e colori alle cose e accende nell’anima una morbida selvaggia voglia di libertà.

Di Elina Miticocchio ho ben due poesie, una inviatami, l’altra pescata nel mare di FB.

Ecco la mia "attenzione": Nella carne ho casa ma il respiro non ha dimora in me. Giunge senza domandare. Il respiro è l’albero. Io sono le sue radici. Faccio un seme di aria attorno al viso. Improvviso una tenerezza. Ritorno rosa. E qui l’attenzione si concentra sulla poetessa che, pur sapendo la sua anima rivestita di corpo ma libera nel “respiro” che vola lontano per ritornare a farsi “albero” e “radici” per gettare semi di improvvisa “carezza” e scoprirsi colore o fiore che ha la delicatezza del sogno e della sua dimensione di donna sempre un po’ bambina ma forte di desideri adulti nella fragilità del volo. È tutta qui la ricerca della felicità per Elina: il volo alto della poesia che non ha domande e non si attende risposte improvvisate, e la stabilità dell’albero e delle radici per ancorarsi alla famiglia, culla di tutti i suoi affetti e le sue sicurezze.

La seconda: il mare nostra estensione di colore/ disegna un’infinità che tutti accoglie/ scrivere è come ogni onda/ lacrima, carezza, sentimento/ casa di memorie/ ponte tra i verbi della luce. Ribadisce la libertà incommensurabile che dona la scrittura, fonte di ogni gioia a vincere ogni dolore che la memoria ripropone e risolve in “lacrima” ma anche in “carezza” e offre ponti di luce tra il passato e il futuro della parola che è anche sentimento a illuminare il sentiero della vita.

Ed ecco “La felicità” di Federica Simionato su FB: Felicità,/ serafica perfezione/ di una bolla// Dura il tempo di un sogno/ vive in un fiato, vola// Poi l’inevitabile scoppio/ e muore// Di lei nulla più resta,/ solo la voglia/ di un altro soffio/ ancora, ancora e ancora (2021). Una felicità fugace su cui riflettere: è l’ansia di perfezione la felicità, che dura il tempo di una “bolla” d’aria o di sapone meravigliosamente iridescente, ma fugacissima quanto il suo scoppiare nell’aria? “Di lei nulla più resta” è l’amara constatazione della poetessa. E ricomincia l’attesa di quel “soffio” a regalarci la frazione di secondo di una illusione. Non così è la felicità che mi regala stamattina la mia secondogenita Ombretta, con il suo consueto, esplosivo, rivoluzionario entusiasmo, che è quotidiano (e non gratuito!) inno alla vita. Ombretta mi scrive all’alba: Chiedimi se sono felice era il titolo di un recente film… se me lo chiedi ti rispondo che sono felice quando rido di me stessa   Quando la risata di mia madre fa eco alla mia    Quando il nasino dei miei gatti si strofina al mio e tutti e tre fanno le fusa sul mio cuore  Quando una carezza tra i capelli si fa tenero gesto d’amore negli sguardi del mio compagno   Quando la luna è un canto incantato nel cielo di rugiada   Quando dipingo lo stesso cielo di rosso e di oro che il tramonto mi regala simile all’aurora di ogni nuova alba all’opposto orizzonte   Quando il mare d’estate si fa abbraccio sulla pelle di sale e   Quando il mare d’inverno si culla tra le onde di neve argentata   Quando un cucciolo è stato salvato   Quando i miei alunni mi dicono “ti voglio bene maestra”   Quando le foglie rosseggiano d’autunno   Quando un gabbiano vola sulla mia casa   Quando un treno parte e poi ritorna      Quando la tenerezza mi prende per mano   Quando dopo il venerdì mi raggiunge il sabato     Quando una torta mi appare nel frigo di ogni magia   Quando le strade si illuminano di “Bianco Natale”   Quando arriva d’improvviso la primavera   Quando guardo e rivivo i musical, passione della mia vita   Quando incontro gli amici con cui rido soprattutto di me  Quando le stelle sono lucciole che mi commuovono se guardo il prato fiorito sui miei notturni pensieri   Quando…   Quando tutto diventa il contrario di tutto! Io sono feliceeeeee…

A conferma di questa prorompente dichiarazione di felicità di mia figlia nel prestare attenzione alle piccole cose (il suo “quando” serve a darci il tempo e lo spazio della sua meraviglia nel guardarsi dentro e nel guardare il mondo chela circonda!) per farle giganteggiare nel proprio cuore e nel cuore degli altri, ecco che la nostra Maria Pia Latorre, in collaborazione con tutta la redazione del Corriere Nazionale e Corriere di Puglia e Lucania (CORRIEREPL.IT), questa mattina pubblica la seguente prosa poetica del nostro mitico eroe di carta e di parole della nostra adolescenza assetata d’amore e di felicità, Richard Bach, da Il gabbiano Jonathan Livingston: E crescendo impari che la felicità non è quella delle grandi cose.// Non è quella che si insegue a vent’anni, quando, come gladiatori si combatte il mondo per uscirne vittoriosi… // Crescendo impari che la felicità è fatta di cose piccole ma preziose… e impari che il profumo del caffè al mattino è un piccolo rituale di felicità,// che bastano le note di una canzone, le sensazioni di un libro dai colori che scaldano il cuore,// che bastano gli aromi di una cucina, la poesia dei pittori della felicità, che basta il muso del tuo gatto o del tuo cane per sentire una felicità lieve.// E così impari che la felicità è fatta di emozioni in punta di piedi, di piccole esplosioni che in sordina allargano il cuore.// Che le stelle ti possono commuovere e il sole far brillare gli occhi, e impari che un campo di girasoli sa illuminarti il volto, che il profumo della primavera ti sveglia dall’inverno, e che sederti a leggere all’ombra di un albero rilassa e libera i pensieri. E non ci sono più commenti da fare, parole da aggiungere… spero di non aver commesso errori di trascrizione perché non è bello rileggere e scoprite che un “esaltante” sia miseramente naufragato in un “esalante” “respiro ecumenico”… Perdonami Maria Pia! Che sia una congiura degli dèi invidiosi contro la nostra conquista della felicità? Mi sentirei meno colpevole se fosse causa della mia ahi ahi!!! “disattenzione”… Ma mi consolo ugualmente, “testarda io che mi amo più di così”!!! (parafrasando una antica e nota canzone di Iva Zanicchi): ieri ho ricevuto anch’io la mia piccola/grande dose di felicità con questo messaggio d’amore della mia carissima Mariateresa Bari: Angela io ringrazio te per il tuo amore incondizionato e per le tue carezze delicate! Sono balsamo e cura, per me. Un abbraccio forte forte ️ È quanto di più mi sta a cuore in questa nostra avventura insieme! Grazie!

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