Riprendo a parlare della ricerca della felicità, riferendomi
alle sette parole “magiche”, suggerite da Simone Cristicchi nel suo libro. E,
focalizzando ancora la prima parola “ATTENZIONE”, che ha molteplici significati
e significanze (che lasciano davvero un segno!), faccio tesoro di alcuni
commenti che mi sono giunti, di alcune poesie inviatemi o lette altrove e di
alcuni stralci di libri che mi sono rimasti nel cuore. È un modo per
confrontarmi e per sentirmi in ottima compagnia.
Mariateresa Bari, sempre presente e attenta, con la mente e
il cuore accesi, alcuni giorni fa, mi ha scritto: Cara Angela, (…) Oggi
hai catturato nel tuo magico retino la parola "attenzione" a me tanto
cara. È, l'attenzione, un passaggio indispensabile allo sguardo che posiamo sul
mondo attorno a noi. Le Cose, tutte le Cose, assumono un contorno, una forma,
un corpo se toccate dalla nostra attenzione. Senza non esisterebbero. E anche
la poesia, che è lo sguardo di chi scrive, inaridirebbe. Sono sempre colpita
dalla sintonia che ci lega e sempre grata per il tuo di Sguardo! Un abbraccio,
e a presto ❤️ E solo due giorni
fa: Carissima quanto mi tocca questo tuo approfondimento sulla
felicità. Nel racconto riportato le sette parole di Cristicchi ci sono tutte.
Perché è vero che la felicità è nelle piccole cose e non va confusa con il
possesso o la realizzazione di un mero desiderio materiale. Che ci sia un
abisso tra essere e avere potrebbe apparire scontato, ma in realtà abbiamo il
dovere di ricordarcelo. Facendo spazio alla propria anima. Chiudendo gli occhi.
Ascoltandosi. Ai miei alunni ho dedicato una breve poesia con l'augurio che
possano sempre nei cantieri della loro esistenza, trovare un varco per
sbocciare! Eccola. Un abbraccio grato a te ❤️❤️ Titolo:
“Solo un varco”. Se chiudo gli occhi, sono filo d'erba / un grande albergo
per le coccinelle./ E stelo di parole / a cucirmi le ferite./ Il fiato delle
rare stelle sono/ e luce nei cantieri a rovistare/ un solo varco amico per
sbocciare. È superfluo sottolineare la delicata trama di metafore e
personificazioni di questi brevi ma quanto intensi versi, che riguardano senza
ombra di dubbio la ricerca della felicità, partendo innanzitutto dallo
“sguardo” che presta “attenzione” alle “Cose” e, in particolar modo, allo
“sguardo poetico”, che quelle “Cose” traduce in poesia, che è un modo “altro”
di vivere la vita nella esaltazione estrema della gioia e del dolore. Si
avverte in Mariateresa la necessità profonda di conoscere prima di tutto sé
stessa per poter conoscere e prendersi cura degli altri, attivando
“attenzione”, “concentrazione”, “curiosità”, “motivazione”, ascolto”, “cura”:
della natura e dell’ambiente che la circondano, degli altri, cari o meno cari,
ma incontrati, scoperti, apprezzati, coinvolti nella sua ricerca attraverso la
scoperta di un “varco”. “Solo un varco”, che è già testimonianza di un
passaggio, di un percorso verso una nuova stagione di maggiore consapevolezza
di sé. Basta prima aprire lo “sguardo” per far tesoro dell’esistere e
dell’esistente, ma poi chiudere gli occhi e affidarsi alla luce della
creatività che illumina il punto di snodo da attraversare per operare il
miracolo del cambiamento, che è più facile a dirsi che a praticarsi. Ci vuole
una buona dose di coraggio per scuotersi da vecchie abitudini e consolidate
sicurezze; per scardinare paure e incertezze; per costringersi a guardarsi
dentro con rassicurante distanza per essere più obiettivi e sinceri. Ed ecco
che la creatività le offre immagini insolite e fascinose e parole suggestive
per osare, tra uno “stelo di parole a cucire ferite” e “rare stelle di luce nei
cantieri” per scoprire il “varco amico” e “sbocciare”… all’insegna della
speranza che ogni sia pur minima conquista di felicità porta con sé. E la
felicità diventa a portata di mano. C’è e si vede, si sente, palpita nello
stelo e nelle stelle, tra la terra e il cielo, in senso orizzontale e
verticale, fino a sentirla “dischiudersi alla speranza”, che è la forma più
esaltante dell’amore e della vita…
E Maria Pia Latorre. Altra presenza costante e tenera, anche lei nella sua profonda ricchezza di mente e di cuore, mi scrive: Grazie, Angela per questo bellissimo dono! Grazie a Roberta e a Mariateresa. Bello parlare di felicità. Anche per me. Allogo perciò “Flowers”, contenuta ne L’enigma dei Crochi: Esplode la vita/ a pelo d’acqua sul cuore/ che quasi non ce ne accorgiamo/ e sa di aurora/ e tepore di gorgogliante nero caffè// bocci di speranze/ in corolle assopite di sonno/ scrollate di rugiada// e gradini a quattro a quattro/valicando in aerei balzi/ la frescura del mattino// Non indugiano i passeri/a solcare il cielo/ ché di fidano per natura/così tu non indugiare, anima mia,/ un destino da costruire ti attende// mettici le stelle e i colori dei fiori/ mettici tutti gli sguardi del mondo/ e i sogni disarmati dei vecchi// mettici le estatiche stasi dei bambini/ dopo le ultime scorribande serali/ e i primaverili pianori colmi d’aria// e poi sorridi/ perché un sorriso ci renderà/ il cuore. Ed è un incanto di note argentine questa poesia che già nel titolo prelude a una rinascita di primavera con i “bocci di speranze” tra “corolle scrollate di rugiada”, nonostante il “gorgogliante caffè nero”, che pure nel suo nero che macchia la luminosità dell’aurora è comunque “tepore gorgogliante”, ha suono morbido di casa… rito quotidiano, che concilia l’animo al nuovo giorno. E il vigore dell’entusiasmo giovanile ha sapore dei “gradini saltati a quattro a quattro” per godere della “frescura del mattino”. E come i passeri volano nel cielo, sicuri che non vi possano essere insidie di sorta alla loro esultanza vitale, così la poetessa sollecita la sua anima a fare altrettanto per dare al suo inno alla vita tutto il bello e il buono e il tenero che i suoi occhi e le sue mani e i suoi passi e il suo cuore possano ricamare di gioia nei “primaverili pianori” che, acquietati dopo i silenzi della sera e la notturna pace, ritrovano con la nuova alba i “sorrisi” della umanità risorta nel riscoprire il cuore. Quale felicità più appagante, dovuta all’esercizio di uno “sguardo attento” a tutti gli altri “sguardi” che si innamorano del mondo, e che attraversa/attraversano il giorno intero per esaltarsi di ogni piccolo dettaglio naturale e per riscoprirsi in tutte le gioie, apprese e forse mai considerate nel loro immenso valore, in tutte le età della vita? Grazie, Mariateresa e Maria Pia, mie carissime “corde di violino” tese allo spasimo, per aver entrambe “visto” nello “sguardo” e negli “sguardi” la via da percorrere quale prima fonte di “attenzione” per conquistare una possibile felicità. Entrambe immerse nell’atmosfera reale e sognante dell’erba tenera dei prati e della luce delle stelle a scongiurare il buio delle notti, anche dell’anima. E grazie soprattutto per questa meravigliosa testimonianza di una possibile “attenta” ed “esalante” felicità ecumenica, che la parola alata ci regala.
Angela io ringrazio te per il tuo amore incondizionato e per le tue carezze delicate! Sono balsamo e cura, per me. Un abbraccio forte forte ❤️
RispondiEliminaEcco la mia "attenzione":
RispondiEliminaNella carne ho casa ma il respiro non ha dimora in me.
Giunge senza domandare.
Il respiro è l’albero.
Io sono le sue radici.
Faccio un seme di aria attorno al viso.
Improvviso una tenerezza.
Ritorno rosa .
Elina Miticocchio a ritrovare parole d'attenzione