domenica 17 febbraio 2019

Domenica, 17 febbraio: ancora prose e poesie d'Amore

17 febbraio. Alle 5 del mattino. Il sole puntiglioso è appena un filo di luce nel buio. Un petalo rosso all'orizzonte del nuovo giorno. Un canto blu che incanta il cielo. La poesia di un ricordo. 
"Al di là dei cancelli, mio figlio, nato di febbraio, è un coriandolo pazzo sfuggito al buonsenso che non ho mai posseduto: eredità che non ho mai dato.
Nella sua camera è di casa Bruce Springsteen con la sua Jersey Girl, a gola spiegata (roca, accorata, nostalgica), da dividere con Tom Waits, il suo autore. Jersey Girl sarei io, nelle intenzioni, trent'anni fa.
- Quando l'ascolterai pensami - detto sotto altri cieli..."
(Le prigioni del cuore, Forum/Quinta Generazione, Forlì 1993)
E stamattina ecco nuovamente che nasci e mi porti la felicità di quel giorno a germogliare nel cuore, come nuova attesa di già quasi primavera, in un rifugio d'alberi che temono ancora coriandoli di neve di questa domenica di Carnevale, dove gatti nel giardino sono gomitoli di lana a riscaldare le mie mani, che temono l'inverno. L'alba di questo giorno è esplosa di gioia come allora, quando ti accolsi tra le mie braccia e seppi che avevi cancellato il gelo di lunghi mesi nella mia casa...
Ti auguro un compleanno di allegria e di tenera follia con Viviana e con quanti ti vogliono bene in un turbinio di sogni: coriandoli in volo ancora tutti da realizzare...
La tua Jersey Girl (più acciaccata di tanti anni fa, ma sempre vibrante d'amore. Per te e gli altri della nidiata. Per la vita!!!).
(inedito. Per il compleanno di mio figlio, Giuliano)
Angela De Leo

Di stagione in stagione
Vorrò aprire le porte della vita
E con le nude mani
Scolpire di carezza in carezza
Sulla pietra millenaria
Una sola parola:
amore.
(da Je suis Janette, SECOP edizioni, 2018)
Enzo Quarto



GERMOGLIEREBBERO

Se passasse l’Aratro
Sulla terra arida dei nostri cuori
Ed una copiosa rugiada
Inumidisse le dure zolle
Germoglierebbero fiori all’infinito
(da Non sono chimere, SECOP edizioni, 2015)
Franco Di Gioia

Si chiuse così la porta dietro le spalle… e, dopo tutto ciò, aveva bisogno di tornare a sognare… ormai non lo faceva più da tanto tempo. Abbiamo bisogno di sogni per sopravvivere agli ostacoli che la vita ci pone davanti, per superare: cattiverie, difficoltà, problemi di ogni sorta… Finalmente poteva guardare avanti e non più indietro, ricominciare ad assaporare la vita, sentire quel sapore dimenticato, il gusto di fare, di provare, di sorridere… In quel momento così delicato e terribile per certi versi, che certificava la fine di una unione, ricordò che un sorriso gli era comparso sulle labbra.
Era consapevole, infine… consapevole di sé e della sua vita, di quanto fosse necessario guardare al presente e non più al passato con tutte le sofferenze vissute.
(da In volo senza rete, SEcop edizioni, 2017)
Donato Marinelli

L’amore

È certamente uno di loro (lui?)
per discrezione camuffato: appoggia
alla fine la mano sulla nostra
spalla, la scuote un poco, la sospinge
verso l’amore che la pietà vince
e il tempo, da quell’attimo di luce
vivo per sempre.
                      Torino, 1 luglio 2015
(da Le voci e la vita, SECOP edizioni 2016)
Giorgio Barberi Squarotti

Quando so che vieni
Quando stai per arrivare
Quando cammini nella mia direzione
il tempo ti fa attorno un mulinello

Stai per accadere

Ascolto ogni battito di avvicinamento

Piano
Muoviti piano… lento
(da Scritture d’amore, SECOP edizioni, 2015)
Roberta Lipparini

… Il re tacque, e, avendo mostrato di non aver paura della morte, permise loro di fare una visita dettagliata, cercando di scoprire sui loro volti quanto fossero preoccupati per lo sviluppo della malattia. Se ne andarono più sconfortati di quando erano venuti. Allora, il giorno del giudizio era proprio giunto.
Sentiva la febbre diventare sempre più alta. Prima avrebbero chiamato Pasic e solo dopo avrebbero trasmesso la comunicazione. Senza Pasic non veniva emanato alcun comunicato reale, tanto meno l’avrebbero fatto in quel momento.
-         Come mi sento?... Che cosa mi chiedono?... Non ho niente! - disse re Pietro all’infermiere, avvicinatoglisi per sistemare meglio i cuscini e sorpreso di aver trovato sotto il cuscino un paio di calze di lana da contadini.
-         Che cos’è questo, Sua Maestà?
-         Infilamele per riscaldarmi i piedi - il re non diede alcuna spiegazione. Era un ordine.
Anche se non gli era gradita quella non risposta e anche se quelle calze non erano da re, l’infermiere eseguì l’ordine.
-         Morirò senza vergogna - il re era contento e i suoi occhi brillarono stranamente, provocando la perplessità dell’infermiere. (…)
La notizia della morte di re Pietro, avvenuta il 16 agosto 1921, fu comunicata dal Governo reale. Era firmata da Nikola Pasic.
I giornali scrissero che, a causa del calvario albanese, Sua Maestà re Pietro non era più di questo mondo…
Non ci fu alcun giornale che non avesse scritto della vita povera del re serbo, morto in un letto militare di ferro, con calze contadine ai piedi.
(da Le calze di re Pietro, SECOP edizioni, 2012)
Milovan Vitezovic
  


(fine quarta parte)

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