giovedì 14 febbraio 2019

14 febbraio: San Valentino, festa di chi si vuol bene


San Valentino è stata per me sempre la festa “di chi si vuol bene” e non ha bisogno del 14 febbraio per ricordarselo e ricordarlo agli altri suoi cari: fidanzato/a, marito/moglie, amante/amante, madre/figli, padre/figli, fratello/sorella/ parenti, amici, conoscenti, tutti contrassegnati da autentico affetto, sincero trasporto del cuore. In questo giorno, comunque, ero solita fare gli auguri dapprima a mia madre. Lei si schermiva col suo sorriso dolce e malioso: “Ma io che c’entro?”. Ed io a lei: “Tu sei l’origine di tutto. Se oggi sono qui è grazie al tuo amore, e dunque?”.
Ma l’Amore si espande in maniera esponenziale, quando lo sentiamo vibrare dentro, perché diventa Amore per la natura, per l’ambiente, per la bellezza, per l’Arte, per la Vita. Tutto si fa Amore, rendendoci rispettosi del mondo che ci circonda e di quello che ci vive dentro. Innamorati, gioiosi, appagati di ciò che siamo e abbiamo. Grati a CHI ci ha fatto DONO del CUORE per darci la possibilità di AMARE. E l’Amore si fa Preghiera. Il nostro ritorno al Creatore “cum tucte le tue creature” (Cantico di San Francesco). Ma, ancor di più mi piace riportare qui, di San Francesco, “La preghiera semplice” perché, ancora più del Cantico, ci parla del vero Amore e di come si traduce in azione e non solo in preghiera. Se solo riuscissimo a farla nostra anche in minima parte, saremmo una umanità migliore. Proviamoci. E non è necessario essere credenti per apprezzare e fare nostra questa preghiera…
Oh! Signore, fa’ di me uno strumento della tua pace:
dove è odio, fa’ ch'io porti amore,
dove è offesa, ch'io porti il perdono,
dove è discordia, ch'io porti la fede,
dove è l'errore, ch'io porti la Verità,
dove è la disperazione, ch'io porti la speranza.
Dove è tristezza, ch'io porti la gioia,
dove sono le tenebre, ch'io porti la luce.
Oh! Maestro, fa’ che io non cerchi tanto:
di essere compreso, quanto di comprendere.
di essere amato, quanto di amare
poichè:
Se è dando, che si riceve,
perdonando che si è perdonati,
morendo che si risuscita a Vita Eterna.
Amen.

Ma, per una come me, l’Amore comprende anche la parola: detta, scritta; in prosa, in poesia. E, allora, desidero festeggiare questo San Valentino alla mia maniera: riportando sul blog alcuni testi in prosa e in versi di alcuni amici, poeti e scrittori, che hanno pubblicato con SECOP, la nostra Casa editrice, o che a breve pubblicheranno. O che, magari, non lo faranno mai, ma le ho lette su fb e mi sono piaciute molto. Sono tantissime le prose e le poesie d’amore che, in questi ultimi tempi, mi hanno emozionato in maniera particolare, ma devo necessariamente fare una feroce selezione per rispetto (e amore) nei riguardi dei lettori. Prometto, però, di continuare a postare le più coinvolgenti giorno dopo giorno (con qualche eccezione) fino al 21 marzo, giornata mondiale della Poesia. In ogni mia scelta troverete sempre l’Amore declinato in tutte le sue meravigliose sfaccettature:

È che dell'amore si contano le conseguenze.
Sempre dopo viene di casa il suo nome
e mai prima lo sai chiamare.
Te ne accorgi quando il mare
ha cancellato le impronte
e sulla sabbia s'ammucchiano scure alghe recise.
È che se balli al centro del cuore non hai peso né faccia.
Ma se ti sposti cadi e cammini sbilenco
con il cuore sulle spalle.
Ha ragione la tartaruga a camminare piano
che l'equilibrio è precario
e se si ribalta il cuore non si rialza.
Ma piano non è il tempo dell'amore
che il tempo non conosce
E ha battito accelerato per definizione.
E in un battito di ciglia vive.
E in battito d'ali muore.
(poesia inedita per San Valentino)
Raffaella Leone

PER SAPERE
                         (a Lina)
Ti vestirò di pane e fiori
E di fragranza dolce
Di prato e di fresco mattino
Ti vestirò di pane
Per sapere il tuo cuore
    Ti vestirò di fiori
    Per sapere il tu amore
    Per mangiarti
    Con la mia fame di te
    Per coglierti
    Petalo su petalo
   Mio pane quotidiano
   Mia primavera.
   Ti vestirò di pane
Soffice e caldo
Per i denti del mio cuore

Ti vestirò di fiori
Per le mie mani ansiose.
E sulla mia pelle
        Pane e fiori
La festa non avrà mai fine.
(da: Per oro e per sempre, silloge di poesie a due voci)
Primo Leone

Un abbraccio vi manderò
da questo mio mondo di parole.
Un abbraccio forte da questa mia solitaria isola.
Un abbraccio aspetterò
mentre qui scende la sera
inesorabilmente come il destino.
Un abbraccio 
che porterò con me fino al giorno
in cui memoria e sogno
balleranno confusi nella mia mente.
Un abbraccio.
(Castellaro de Giorgi 2019 - poesia postata sulla Pagina del noto Fotografo)
Giovanni Gastel

Ha scritto Emily Dickinson che “non c’è nave che possa come un libro portarci nelle terre più lontane”. Sono salito sul mio librino come su barca, di quelle con le lampare che illuminavano di quieto e misterioso bagliore gli orizzonti delle sere d’estate. È stato un viaggio meraviglioso. Ho toccato le rive della memoria, gli anfratti dei ricordi nascosti in questa nostra terra di Puglia, così altera, prodiga, severa e barocca, marinara e agreste. Il nostro mare, gli squarci di paese, gli alberi cavi, i nostri ulivi così nodosi e i manti argentei delle nostre campagne, i nostri cieli così lunghi. Ogni volta dai più diversi luoghi del cuore, il ritrovarsi in allegrezza di uomini e donne che hanno cercato e trovato in queste pagine una pausa per visitare la memoria. Perché c’è qualcosa di magico nel ricordo. Una specie di incantesimo che, se riusciamo ad assaporare, porta serenità, gioia, e una dolcissima malinconia. È stato un viaggio lento e lieve, un’oasi per difendersi dall’onda lunga della fretta, del tempo che bisogna afferrare al volo.
Il ricordo come narrazione, come racconto condiviso con gli altri, che a loro volta hanno da ricordare e da raccontare, e dunque con un effetto dirompente contro la solitudine. Il ricordo come storia, individuale, familiare e collettiva, e in questo allungarsi verso le radici sta il segreto della sua forza che ci trascina, in modo positivo, verso il futuro.
(da: E la chiamano estate, libro di racconti, giunto ormai alla II edizione)
Valentino Losito

I CINQUE ANNI DI SILVIA
(11/05/2013-11/05/2018)
Oggi sei tu
a raccontarmi fiabe
che inventi e interpreti
come un’attrice consumata.
Nella tua stagione magica
credi che il nonno
tornerà dal cielo
a rimettersi gli occhiali.
E le streghe cattive
saranno sempre catturate
da fate generose
e principi coraggiosi.
Ti senti principessa
che illumina le ombre
e scopre piogge ballerine
che lasciano respirare le stelle.
Meravigliosa la tua certezza
che le preghiere alla Madonnina
annulleranno il suo dolore
per il figlio perduto.
Per me sei brezza su fiori bagnati
stilla di infinito
rifugio della luna
eco di nuvole rosate.
E quando sei capricciosa e dispettosa
rimani vibrazione misteriosa
di gioco e di fantasia
a scoprire ovunque poesia.
E insieme
facciamo anima e danza,
scherzo e segreto,
leggerezza e colore…
E gioiosa musica.
(poesia inedita, postata su fb)
Lizia De Leo

Se potessi attingere a facoltà visionarie e autenticamente trasfiguranti le adopererei per inventare travolgenti composizioni di parole; vorrei costruire un racconto in cui al tocco incalzante della narrazione risponde l’esaltata raffinatezza della gamma cromatica degli intrecci ma non vorrei narrare da sola, mi serve un alleato: l’anima. L’anima vorrebbe incantare il lettore e sogna armonie di proporzione tra realtà e fantasia. Se riuscirà a tramutare il quotidiano per costruire una storia fondata sul gioco della svista, se ne stravolge il corso e sottolinea fino alle estreme conseguenze - in un linguaggio che non è più né il suo né il mio - la speranza che giace nella meraviglia, allora descriverà personaggi sconvolti da una ventata di follia espressiva! Se trasformerà persone ordinarie in colossi danzanti, se parlerà di come una ragazza diventa un’incantatrice immane intenta fino allo spasimo ad intrattenere con la poesia - ora viva d’una gioia pura e ora nobilmente rattristata dalla scoperta della realtà - la mia anima narrerà fedelmente della realtà della fantasia.
Se la mia anima riuscirà a meravigliare io mi conoscerò come non fossi in pari tempo una donna e un narratore, perché mi comprenderò come se la mia intuizione non avesse per intermediario un corpo, dalle cui affezioni l’anima si muove. Il mio corpo ha il peso della volontà concreta, è come un oggetto tra oggetti, ma se l’anima riuscirà ad attingere la poesia dal quotidiano so che avrò rappresentato un mondo dominato dalla bellezza.
(dal romanzo: Il fallimento della perfezione di prossima pubblicazione)
Eva Dolcemascolo

DONO (a mio marito)
Sei il mio pane di gioia consumata
L'olio consacrato per la vita
Osservatore commosso di rondini precoci
Voce pacata nei giorni di tempesta
Pausa condivisa accanto al caminetto
- lo sguardo della Luna alla finestra -
Sei ticchettio ritmato della pioggia
dopo mesi d'umiliante arsura
Lampada bianca accesa al davanzale
- non importa se non è Natale -
Sei la mia mano che trattiene una carezza
per non svegliarti
Una vecchia canzone cantata insieme
per colorare di musica l'età.
Sei Dono.

(poesia inedita di un libro di prose e poesie, ancora da definire)
Rita Vecchi

A RUBARMI IL RESPIRO

Oltre il fiume
lontano
sul punto dell'alba
lasciai le pazze corse
in discesa.

Vaghi riflessi
di rondine
e il cuore scoppiava...
L'ala sulla pelle
bruciava le tempie.

Non c'era, in quei giorni,
tra l'erba,
profumo di fiori
ma caldi capelli
a rubarmi il respiro.
(poesia inedita)
Gianni Brattoli


(fine prima parte)

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