Piccola gioia
Tendo la mano alla piccola gioia
di una pagina aperta
come se sul foglio
potessi poggiare un bacio
come una rosa appena sbocciata
nella neve di giugno
rubata all’infanzia
nella scrittura dei sogni
(da: Alle radici dell’erba, silloge di poesie
di prossima pubblicazione)
Elina Miticocchio
Sei l’amore
Nel risveglio del giorno riaffiori
amore dipinto di tenerezza,
i volti incipriati di luce.
Sospirano i nostri corpi
nei rinnovati abbracci
inebriati dall’oro del mattino.
Mi sussurri dolci fantasie
a fior di labbra, in un diluvio di baci
distillati di pura emozione.
Sei l’amore
Sei l’amore sorseggiato
conquistato condiviso
sei l’amore dato e compiuto
Mi avvolge l’onda della tua voce
gesticolo, rincorro la vita
mi fermo al solito crocevia.
Mi specchio nelle vetrine illuminate
in cerca del diadema dei tuoi occhi.
Ti piacerà il colore del mio tempo?
Intorno a me è terra bruciata
ma non mi arrendo
sorvolo il mondo con le tue ali.
Sei l’amore
Sei l’amore sorseggiato
conquistato condiviso
sei l’amore rimasto sospeso
Sei questo cielo tempestato di stelle
un’alba che declina in mare
la clessidra di un tempo negato.
Una rosa saltella nel petto
figlia diletta, dono dell’universo
parla di te all’infinito.
Vestita del suo candore
più di ogni altro dono
fino a te, mi porta per mano.
Sei l’amore
Sei l’amore sorseggiato
conquistato condiviso
sei l’amore che va oltre la vita
(da: silloge inedita Negli occhi il sole)
Dina Ferorelli
La più grande poetessa serba di tutti i tempi (Desanka
Maximovic, n.d.a.) venne a Bari per la prima volta alla fine degli anni Ottanta
del secolo scorso (…)
Un giorno, (…) Dragomir Brajkovic, poeta serbo
scomparso recentemente, le disse che aveva avuto notizia che, giusto in quei
giorni, una rivista turca aveva pubblicato i suoi versi d’amore, che lei aveva
scritto quando ormai aveva oltre novant’anni! I turchi, nella Presentazione,
avevano detto che non avrebbero mai potuto credere che l’Autrice avesse più di
novant’anni, ma appena venti, se non avessero conosciuto l’età vera della
poetessa. Quei versi erano tanto freschi, colmi d’amore, scritti col cuore e l’anima
che sembravano scritti appunto da un’autrice ventenne.
Desanka rispose:
“Caro Brajcovic, se non posso essere più una
protagonista dell’amore, sono pur sempre capace d’essere un filosofo
dell’amore”.
(da Libro Bohemien, SECOP edizioni 2011)
Dragan Mraovic
Portatemi ali del cuore
Portatemi, ali del cuore,
dove il sole è ancora alto
e splende ardito e fiero
sulle miserie umane,
ignorandole.
Portatemi, ali del cuore,
dove il mare è ancora innocente
invito al coraggio e alla libertà
di essere uomini…
(il respiro di un giorno d’Amore voglio)
Portatemi, ali del cuore,
dove la luna si dondola
ai rami della notte.
E si fa eco di stelle
il vagito che mi attraversò
tra le braccia di mia madre
mentre diventavo per l’ultima volta
madre…
Portatemi, ali del sogno,
negli occhilaghi di mia figlia
a specchiare i miei occhi
per riconoscerci
io
e te
nell’incontro che il tempo volle
perché ci fosse ancora un tempo
da
cullare…
La ninnananna che ha nido nei sogni
si scoprì fiore ancora da sfogliare
per non dimenticare il canto
la spiga di grano
il
filo d’erba
che oggi ride sul tetto rosso
della
tua casa…
(il respiro d’Amore lungo una vita
per
te voglio…)
(poesia inedita per mia figlia Daniela)
Angela De Leo
Fughe d’orgoglio
sono fuggito di casa tante volte
senza mai muovermi da lì,
da te fuggivo.
dal tuo sorriso amaro,
dai tuoi sogni non miei
dalle debolezze.
tuo era il riscatto
cercato nella schiena dritta
mai piegata al favore,
mia era l’incapacità
di crederla una cosa buona.
(da E passato un silenzio, SECOP edizioni
2018)
Federico Lotito
Prima di uscire di casa, si concesse un
ultimo istante d’indugio davanti allo specchio. Dove, come faceva ogni mattina,
si soffermò a rimirarsi, scoprendosi davvero carina.
Le piacque da morire il modo in cui si era vestita e
truccata quel giorno. Quindi, si voltò di tre quarti, soffermandosi ad
osservare come le cascasse il maglione sui pantaloni.
Si trovò fresca, sbarazzina. Si sorrise e si fece una
smorfia soffiando nelle guanciotte come se stesse gonfiando un palloncino.
Quindi, continuando a guardare il proprio volto nello specchio, tirò fuori la
punta della lingua e diresse verso se stessa una boccaccia.
Lo sberleffo con la linguaccia era ormai un rito
scaramantico di ogni mattina. Non era cosa di iniziare la giornata senza averlo
fatto, prima di uscire di casa. Non farlo portava male.
Sgonfiate le guance, restò ancora per un attimo a
fissare il proprio volto. Questa volta con espressione seria. E finalmente
decise di ammettere di volersi bene. (…)
Era proprio orgogliosa di se stessa. Assolutamente.
Indugiò ancora una volta a guardare la sua immagine nello specchio. Ammiccò
compiaciuta a se stessa, strizzando quei suoi occhioni dal taglio inusuale.
Così vezzosamente orientaleggianti.
Essere nata con la sindrome di Down non le era mai
pesato così poco.
(da Straordinarie polarità lunari, SECOP
edizioni, 2017)
Cosimo Lerario
(fine
terza parte)
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