sabato 8 dicembre 2018

"PUGLIA-viaggio nel colore (ADDA editore) di Enrica Simonetti


 Uno scrigno prezioso di rara bellezza, il nuovo libro di Enrica Simonetti che attraversa la sua e nostra amata Puglia in un viaggio ideale tra immagini mozzafiato, mente incantata e cuore in tumulto. Nei suoi/nostri luoghi dell’anima che ci accolgono tra i colori del cielo-mare, in cui navigano i suoi/nostri occhi mai sazi di blu: il colore degli Artisti, dei Poeti e dei Santi in una orizzontalità che li porta verso affascinanti orizzonti di rive misteriose e lontane per scoprire e “incontrare” popoli e voci e lingue e linguaggi, conosciuti e sconosciuti; e in una verticalità che li porta forse a incontrare Dio o quantomeno i sogni, le visioni, i desideri. Basta attendere lo sconfinare del blu tra le stelle e il buio in cui più vivido è il loro splendore. Il blu.
“Dura un attimo e poi scompare. È quel colore blu-violaceo del cielo serale disteso sull’orizzonte dell’Adriatico: mescola sapientemente la luce del giorno con il buio della notte in arrivo e non può che lasciare senza fiato…”.
È da questa magia di cielo-mare che parte il viaggio: dalle isole Tremiti al duplice mare “de finibus terrae”: Santa Maria di Leuca. Lo Ionio si mescola con l’Adriatico in un abbraccio contraddittorio e affascinante di andata come addio e di ritorno come rinnovata promessa d’amore senza fine. Tra gli azzurri che cambiano e si tingono di verde smeraldo, di rosso fuoco, di bianco lunare nella conchiglia di madreperla del cielo.
E questo incanto ci sorprende per oltre ottocento chilometri di costa, dove giustamente, come racconta la nostra Autrice, il blu si smemora in altri colori che sanno la pietra, la chiesa, la preghiera, per ripresentarsi negli affreschi turchini che raccontano l’Oriente e altre divinità, altri prodigi.
“Dall’azzurro del mare che s’insinua tra le rocce del Gargano, fino al blu degli affreschi sulla volta della basilica di Santa Caterina d’Alessandria a Galatina: ci appare un colore che poi, all’improvviso, si annulla perché il mare a un certo punto diventa sabbia e il cielo di un dipinto finisce sul costone di un arco trecentesco”.
E, tra mito e leggenda, anche le parole di Enrica Simonetti si colmano di ali delle Berte marine, abituate alle trasparenze cilestrine del cielo, che si specchiano nelle liquide distese azzurre sottostanti, e al vento “che ha disegnato architetture impensabili, archi di roccia che aprono sul mare…”.
Ma la cosa più sorprendente, per chi legge tra questi voli dispiegati di parole, è la loro capacità di disorientare il lettore per fargli provare la meravigliosa percezione degli improvvisi cambiamenti dei giochi di colore, ma anche delle prospettive dei paesaggi dauni, visti da una barca o percorsi nei vicoli dei paesi come Vieste, svettante d’alberi, che s’inoltrano nella Foresta Umbra, e morbida nei suoi fianchi degradanti su spiagge sabbiose e misteriose grotte marine, oppure Sant’Eufemia, l’isola del faro, bianca e solare nel suo sguardo verso Oriente a ricamarsi di aurora… “come se fosse impossibile riconoscerne una ‘coerenza’ paesaggistica e geografica, come se qualcuno si fosse divertito a cambiare la scenografia dello stesso luogo, come se viandanti e navigatori fossero costretti a invertirsi continuamente i ruoli.”
E la maestria di Simonetta, nel prendere per mano il lettore, in questo disorientamento di visioni multiple e molteplici, per orientarlo verso la splendida immagine dello scambio continuo e repentino dei “ruoli” tra “viandanti e navigatori”, è davvero sorprendente. La giornalista cede il passo al poeta. E, così, via via che si procede in questo suo magico viaggio, fascinoso e stupefacente.
A volte i colori sono un pretesto per parlarci di architetture e di sculture ardite, di cattedrali romaniche e di personaggi storici che si fanno mito e leggenda per la loro misteriosa identità, mai del tutto rivelata e certa, come nel caso del Colosso di Barletta.
A volte, sono il fulcro centrale delle sue descrizioni paesaggistiche, come il tuffo nel verde argentato degli ulivi o nel rosso infuocato dei tramonti o in quello accogliente dei Teatri a racchiudere storie, finzioni, maschere, volti, verità. il rosso mattone dei mosaici e quello mescolato alla terra di Otranto e dei suoi trecento martiri della fede cristiana. E il bianco dei pinnacoli dei trulli o quello rutilante e tempestoso della schiuma del mare in burrasca, il bianco più pacato delle facciate delle case e quello maestoso delle cattedrali; il bianco leggero e trasparente degli abiti da sposa e dei veli; quello luminoso dei marmi delle fontane; e quello incantato dei voli dei gabbiani in sospensione…
E la Puglia si smargina e diventa il mondo intero, con i colori che vivificano il nostro pianeta e che s’intrufolano nei vicoli e nei giardini, si slargano nelle piazze, si spengono nelle chiese gotiche e nei castelli, si annidano nelle case, s’inorgogliscono sulle tele dei tanti pittori, si feriscono nei tralicci e nei fili spinati di devastante memoria e di attuale crudeltà.
Poi, magicamente i colori tornano ad occupare la scena della nostra penisola nella penisola. Il lungo tacco del lungo stivale. La Puglia. L’Italia. E tutto ricomincia a parlare della nostra Terra del Mezzogiorno, esaltato e piegato/piagato. Il nostro Sud, che è uguale a tutti i Sud del mondo, ma è il “nostro” ed è il più bello per via dei “nostri” colori che cantano lo splendore di una natura pennellata dal suo Creatore, Pittore per eccellenza.
“La grande bellezza pugliese”, pertanto, è una “sorta di ‘antropologia del colore’” perché s’intreccia con la storia delle nostre terre, ora rosse e ferrose, ora brune di humus, ora verdi e cangianti di mille tonalità nei prati sfolgoranti di erbe e dei nostri secolari ulivi, contorti di fatica, ma con i rami che il vento agita e accarezza: la pianura del Tavoliere e i pascoli del Promontorio del Gargano o della Murgia che, come dorso a sostenerne il peso, ne percorre tutta la lunghezza fino al bianco delle sue case “a calce”, le cui  mura si fanno storia di uomini e di rapporti umani con la terra, gli animali e gli altri uomini.
Narrazione di vite, di relazioni e di legami forti: a volte, forieri di morte e, a volte, celebranti amori più forti della stessa morte.
“Eccoci all’‘arco Meraviglia’ (…), il toponimo deriva forse dal nome della famiglia milanese Maraveglia, trasferitasi a Bari nel XV secolo (…) E però la parola ‘meraviglia’ deriva dalla credenza, assolutamente non documentata, molto diffusa tra gli abitanti di Bari vecchia, che l’arco fosse stato costruito - s’ignora quando -  nel breve spazio di una nottata, per dare modo a due amanti, abitanti nelle due case contrapposte, di incontrarsi furtivamente...”.  
Aneddoti non sempre attendibili, ma anche storie di chiese e di santi, di famiglie note e documentate; leggende di grotte misteriose, di castelli e torri di avvistamento; credenze religiose con riti e processioni e fuochi di artificio ad accendere il cielo e a spegnersi nelle acque dei mari, che circondano la nostra Puglia incantata, e misteri pagani e laici; e tradizioni cristiane, mai messe in discussione e mai abbandonate.
È questo il lunghissimo e straordinario repertorio della scrittura catturante, poetica, suggestiva e intensa di Enrica Simonetti, che ci dà, con PUGLIA viaggio nel colore, un’ulteriore prova della sua sensibilità culturale e del suo amore per la nostra Terra.
Motivi di ispirazione, oltre i tanti viaggi reali in Puglia (come deduciamo anche dalle precedenti pubblicazioni della giornalista pugliese), sono stati indubbiamente tutti gli incanti suscitati dalle fotografie del bravissimo ed eccezionale Nicola Amato, che ha eternato in scatti superbi le bellezze naturali pittoriche e architettoniche del nostro territorio; bellezze, che Enrica Simonetti ha celebrato in tutta la loro magnificenza e il loro splendore.
Un libro stupendo e prezioso. Da tenere in evidenza per la gioia di quanti potranno guardarlo, sfogliarlo, leggerlo e rileggerlo.
Grazie, Enrica, per questo meraviglioso dono che, con la tua scrittura policroma, colta, sapiente, appassionata, hai mutato in esplosione di luce, calore, purezza, speranza: i colori che fanno più viva e palpitante e straordinaria la nostra Puglia, gioiello incastonato in questo pianeta che ci ospita e che dobbiamo imparare a difendere dall’indifferenza, dall’incuria, dal degrado, di cui noi stessi siamo perlopiù responsabili, e dalle devastanti rapine di mani incoscienti ed avide che lo stanno uccidendo.
Contro il nostro “grido di dolore” il tuo inno di speranza e di appartenenza. E, se la speranza è un viaggio nel futuro che ci prende per mano e ci conforta, l’appartenenza è stabilità, amore, difesa ad oltranza. Perché dà appagamento e gioia di essere dove si è e di riconoscersi in quello che si è. Nelle proprie radici.
“Il nostro viaggio tra i colori si ferma qui, nella metafora di un paesaggio semplice che ad ogni passo dona l’illusione di cambiare il suo volto, mentre poi ti accorgi che sei qui, dov’eri. E sei felice”.   
                                                                                    Angela De Leo


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