Il giorno che mi venne incontro la fantasia, m’accorsi
che un vecchio-bambino, per farmi grandi gli occhi, m’inventava parole. Poi mi
portò per mano in un bosco incantato dove le streghe abitavano in castelli di
zucchero filato e le fate erano serpi distese al sole. Scoprii più tardi, al
tempo delle more, che mai è verità ciò che appare. La verità è solo dono
d’amore.
Il giorno che incontrai l’amore, occhi già immensi
attraversò un “ti amo”. Su un petalo di rosa il suo richiamo. Fu volo rosso
fuoco, in un groviglio di stelle e un segreto di luna, a trafiggermi il cuore.
Il giorno che scoprii il mio cuore era un giorno
qualunque di primavera. Un petalo di rosa d’improvviso giocò con la magia di
due parole… Sul filo teso, corda di violino, acrobata, saltimbanco il suo
sorriso. Con grovigli di risate fece capriole e non s’accorse di forare il
cielo.
Il giorno che toccai il cielo con un dito, scoprii
l’azzurro cristallo nel suo ordito. Sognai corde d’argento per legarlo ai miei
pensieri. Una piuma d’angelo cancellò ogni mio ieri. Si fece ala immensa,
m’accarezzò il viso. D’arpa e liuto risuonò il mio paradiso. M’avvolse col suo
canto di rugiada. Canto di tenerezza ritrovata. E riscoprii più di mille petali
di rosa, moltiplicando i “ti amo” senza posa. Ma vero dono d’amore d’ogni mio
mattino è ancora e per sempre il mio vecchio-bambino.
Hanno racconto di perle le sue parole e un sorriso
chiaro sui miei domani se potesse costruirli con le sue mani.
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