Oggi è San Primo e sono 17 anni che non lo festeggiamo più. Un tempo festeggiavamo l’onomastico del capofamiglia nel favoloso villaggio di Alimini 1 nel Salento (vicino Otranto), dove avevamo una multiproprietà, costituita da un appartamento su due piani con solarium per sei persone per un periodo di un mese e mezzo. Luogo bellissimo con vacanze bellissime. Rimpianto e nostalgia. Ma questa mattina, magicamente, nello scartabellare antichi fogli di poesie perdute nel tempo, ecco piovermi tra le mani e gli occhi alcune nostre poesie fortemente rammemoranti. Emozione e commozione. E urgenza di trascriverle qui per condividerle tra di noi, per rendere omaggio a lui, mio marito, ma anche a tutte le voci mai perdute perché radicate nell’anima. In giugno, del resto, ho perso lui, Primo, e mia sorella Anna Maria, così vicina al mio cuore, ma è nata Ombretta (18 giugno) e abbiamo sempre festeggiato, in quel magico villaggio, onomastici e compleanni.
Oggi, è per me un riandare indietro nel tempo per riannodare
ricordi…
Ma comincio da una poesia scritta all’alba di questa mattina
e intitolata non a caso “9 giugno: San Primo”: Urne e culle e santi ha il cielo di giugno,/ nei nostri cieli che un
cinguettio/ di rondini rende vicini e inazzurra,/ oltre le ombre di nuvole e
ali/ nel cortile dell’antica casa che aspetta/ e saetta di gelsi e di rose la
memoria./ E vive di misteri, di magie e di dolore/ che non muore e di canto
alla vita./Infinita dietro le porte della stagione/ d’estate, il suo solstizio
a fermare sole/ e rimpianti, ad accendere canti perduti/ nei nostri lunghi
viaggi con noi/ senza noi e in cerca di noi./ E di impotenza il senso delle
parole/ rimane, e delle spine a bruciare mani/ e sorrisi sempre più lontani nel
tempo/ (ma forse faremo in tempo/ ad
abbracciarci ancora nella dolcezza/ di una carezza che può bastare/ a salvarci il cuore)
E di Primo ecco “TRASPARENTI APPARENZE”: Come aria improvvisa
che muove teneri rami trasparenti di cielo…/ e di orizzonti d’erba…/ queste
situazioni di attesa sospese tra fughe e ritorni hanno apparenze inespresse…/ quasi
gesti involontari tracciati su polvere di luna/ Trasparenti segnali di poesie
della memoria/ di poesie della non memoria/ da scrivere da cancellare con
pensieri indecenti trasparenti e presenti Apparizioni apparenti… disegnano
parole ferite… colpite a morte/ Dalla convenienza inespressa/ per rinascere
trasparenti immagini/ Di un sogno in bianco e nero…/ e lo schermo è sempre la
stessa strada…/ lo stesso treno che insegue sé stesso…/ Trasparenti apparenze
di noi proiettati nel fascio di luce delle illusioni…/ volute di fumo non
volute…/ nella trasparenza del buio…/ Rifugiarsi in fondo alla memoria è una
strategia che non risolve… il frastuono del silenzio è il nemico da abbattere…
Fragile come una eclissi…
E ancora “LUNA DI TUTTE LE MEMORIE”: Le strade della memoria/ Non sono autostrade/ Veloci… affollate…
illuminate…/ Sono impervie… tortuose…/ Con segnali nascosti/ Antiche e bianche
di luna/ - luna di tutte le memorie - / quelle ormai sepolte/ e quelle dei
sogni che verranno…/ Sono strade mai stanche di luna/ Mai stanche di ricordi/ A
volte brevi… appena accennate… scavate a viva forza… quasi a scolpire notturni
chiarori… oppure senza fine… a perdersi nella notte di tempi ormai finiti. Sono
le strade di una luna che ci appartiene come la nostra pelle… come un
insopportabile peso nel mezzo di un cuore che ci conta i respiri e ci distrugge
i sogni…
La mia poesia di oggi, dunque, è quasi un risarcimento di
tutti i nostri sogni infranti con il passare degli anni e delle stagioni, come
accade nella vita, tra esaltazioni e delusioni, tra voli e abissi, tra ferite e
rinascite. Quest’ultima insolita e originalissima poesia di Primo è, tra l’altro,
il preludio a una silloge che stava scrivendo “Le strade della luna che dorme”
e che, purtroppo, non ha più avuto il tempo di pubblicare. Quasi sicuramente,
se ne avrò io il tempo (e purtroppo è una lotta impari contro il tempo che
velocemente scivola tra le mani), potrei provare a pubblicarla. Mi piacerebbe.
Ed ora ecco le poesie mie, perdute allora e ritrovate in questi giorni. Forse vale la pena trascriverle.
I. “TORNERANNO LE PIOGGE”: Torneranno le piogge improvvise/ nel
vialetto del tuo mesto sorriso/ ma non ci saranno i tuoi baci/ farfalle morenti
sul finire del giorno./ Rimarrà insaziato dolore/ sul quadrante di ogni
stagione/ /e sarà mio e degli altri tuoi nati)/ Vuoto il giorno dell’ora negata/
la carezza sul tuo volto lunare/ è impossibile ritorno a ieri/ quando contavi
le lancette del tempo/ tra richiamo d’altri pensieri/ e nostalgia di passi
perduti./ Ti stremava un affanno senza tregua/ un intervallo di parole prive d’incontro/
cui opponevi la forza silenziosa del distacco/ imbavagliata difesa da un
respiro/ che fa male / Era questa la distanza che ponevi/ tra te
e il mondo ovattato di pianto/ questo l’enigma
della tua partenza/ oltre i confini del tuo corpo disabitato/ Nella stanza
spenta di te/ una geometria di silenzio raccolto/ ignora preghiere e le invoca/
oltre il “muro d’ombra”/ che tutto respinge e incontra/ accoglie.
II. “UN VUOTO DI COSE”: Senza
di te un vuoto di cose/ che il silenzio non può riempire/ (vuoto di parole
significati/ vuoto che tace nega cancella)/ vuoto che devasta e distrugge/
Rimanda alla notte/ al tuo respiro che si è fatto anima/ al nostro andare ormai
soli/ (senza più noi stessi)/ lungo strade che non sapranno/ più riconoscerci/ perché
non ci sarai tu/ a chiamarci per nome/ (la nostra identità nel tuo amore)
III. “PURE”: hai
lasciato orme di stelle/ nel tuo andare/ perché il buio non vinca mai/
sulle nostre ferite. (voglio ricordare che i fogli ritrovati portano la
data di settembre 2001, e avevamo perso alla vista nostra madre il 1° aprile
dello stesso anno).
Invece, è solo di qualche ora fa quello che ho scritto per
Ombretta che fra nove giorni dovrà fare i conti con un nuovo anno di vita e con
altri sogni e progetti, così come all’alba di questa mattina ho sognato. I versi
hanno come titolo “e poi sei arrivata tu”: dal
mare e con la fretta di raggiungermi/ sei arrivata della prima alba lambendo la
riva/ con la spuma che in rose si trasformava,/ quasi tuo omaggio al mio amore/ allo scadere di
mezzogiorno/ ti sei presentata carica di fiori./ Di mangiare tutti avevano
tanta fretta/ quasi quanto la tua di salutarmi/ nel silenzio-frastuono/ e nel
vuoto-pieno delle nostre braccia/ a difenderci dal mondo/ noi due tutto il
mondo/ fino ai confini dell’Universo/ che non abbiamo mai perso./ Dimentiche di
torti e di ragioni/ della casa e dei suoi tanti frastuoni/ insieme io e te con
i tuoi buffi capelli/ che sembravano ali di gabbianella/ e neppure bella./ Ma
eri mia, mia soltanto in quel vuoto-pieno di silenzio/ che subito ci
appartenne, solo per poco/ poi fosti gioco e parole sbagliate/ e tante risate e
occhi d’incanto./ I miei, incatenati ai tuoi lunghi capelli/ e ai nostri sogni più
belli/ sognati in due/ e tante fiabe inventate, le mie le tue.// Musa
incontrastata dei pennelli/ e dei versi di tuo padre in ogni dove/ in ogni
sempre./ (ma noi due siamo nel “per sempre”/ che fa di due cuori un cuore solo/ noi due che
anche da lontano/ siamo lo stesso volo).
Ma giugno non è ancora finito e bisogna percorrerlo fino in fondo perché incalzano altre voci e sussurri d’anima a ferirci, a salvarci… grazie. Angela/lina
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