lunedì 9 giugno 2025

Lunedì 9 giugno 2025: ANCORA NOI TRA PERCORSI D'ANIMA A FERIRCI A SALVARCI...

Oggi è San Primo e sono 17 anni che non lo festeggiamo più. Un tempo festeggiavamo l’onomastico del capofamiglia nel favoloso villaggio di Alimini 1 nel Salento (vicino Otranto), dove avevamo una multiproprietà, costituita da un appartamento su due piani con solarium per sei persone per un periodo di un mese e mezzo. Luogo bellissimo con vacanze bellissime. Rimpianto e nostalgia. Ma questa mattina, magicamente, nello scartabellare antichi fogli di poesie perdute nel tempo, ecco piovermi tra le mani e gli occhi alcune nostre poesie fortemente rammemoranti. Emozione e commozione. E urgenza di trascriverle qui per condividerle tra di noi, per rendere omaggio a lui, mio marito, ma anche a tutte le voci mai perdute perché radicate nell’anima. In giugno, del resto, ho perso lui, Primo, e mia sorella Anna Maria, così vicina al mio cuore, ma è nata Ombretta (18 giugno) e abbiamo sempre festeggiato, in quel magico villaggio, onomastici e compleanni.

Oggi, è per me un riandare indietro nel tempo per riannodare ricordi…

Ma comincio da una poesia scritta all’alba di questa mattina e intitolata non a caso “9 giugno: San Primo”: Urne e culle e santi ha il cielo di giugno,/ nei nostri cieli che un cinguettio/ di rondini rende vicini e inazzurra,/ oltre le ombre di nuvole e ali/ nel cortile dell’antica casa che aspetta/ e saetta di gelsi e di rose la memoria./ E vive di misteri, di magie e di dolore/ che non muore e di canto alla vita./Infinita dietro le porte della stagione/ d’estate, il suo solstizio a fermare sole/ e rimpianti, ad accendere canti perduti/ nei nostri lunghi viaggi con noi/ senza noi e in cerca di noi./ E di impotenza il senso delle parole/ rimane, e delle spine a bruciare mani/ e sorrisi sempre più lontani nel tempo/ (ma forse faremo in tempo/   ad abbracciarci ancora nella dolcezza/ di una carezza che può bastare/   a salvarci il cuore)  

E di Primo ecco “TRASPARENTI APPARENZE”: Come aria improvvisa che muove teneri rami trasparenti di cielo…/ e di orizzonti d’erba…/ queste situazioni di attesa sospese tra fughe e ritorni hanno apparenze inespresse…/ quasi gesti involontari tracciati su polvere di luna/ Trasparenti segnali di poesie della memoria/ di poesie della non memoria/ da scrivere da cancellare con pensieri indecenti trasparenti e presenti Apparizioni apparenti… disegnano parole ferite… colpite a morte/ Dalla convenienza inespressa/ per rinascere trasparenti immagini/ Di un sogno in bianco e nero…/ e lo schermo è sempre la stessa strada…/ lo stesso treno che insegue sé stesso…/ Trasparenti apparenze di noi proiettati nel fascio di luce delle illusioni…/ volute di fumo non volute…/ nella trasparenza del buio…/ Rifugiarsi in fondo alla memoria è una strategia che non risolve… il frastuono del silenzio è il nemico da abbattere… Fragile come una eclissi…

E ancora “LUNA DI TUTTE LE MEMORIE”: Le strade della memoria/ Non sono autostrade/ Veloci… affollate… illuminate…/ Sono impervie… tortuose…/ Con segnali nascosti/ Antiche e bianche di luna/ - luna di tutte le memorie - / quelle ormai sepolte/ e quelle dei sogni che verranno…/ Sono strade mai stanche di luna/ Mai stanche di ricordi/ A volte brevi… appena accennate… scavate a viva forza… quasi a scolpire notturni chiarori… oppure senza fine… a perdersi nella notte di tempi ormai finiti. Sono le strade di una luna che ci appartiene come la nostra pelle… come un insopportabile peso nel mezzo di un cuore che ci conta i respiri e ci distrugge i sogni…

La mia poesia di oggi, dunque, è quasi un risarcimento di tutti i nostri sogni infranti con il passare degli anni e delle stagioni, come accade nella vita, tra esaltazioni e delusioni, tra voli e abissi, tra ferite e rinascite. Quest’ultima insolita e originalissima poesia di Primo è, tra l’altro, il preludio a una silloge che stava scrivendo “Le strade della luna che dorme” e che, purtroppo, non ha più avuto il tempo di pubblicare. Quasi sicuramente, se ne avrò io il tempo (e purtroppo è una lotta impari contro il tempo che velocemente scivola tra le mani), potrei provare a pubblicarla. Mi piacerebbe.

Ed ora ecco le poesie mie, perdute allora e ritrovate in questi giorni. Forse vale la pena trascriverle. 

I. “TORNERANNO LE PIOGGE”: Torneranno le piogge improvvise/ nel vialetto del tuo mesto sorriso/ ma non ci saranno i tuoi baci/ farfalle morenti sul finire del giorno./ Rimarrà insaziato dolore/ sul quadrante di ogni stagione/ /e sarà mio e degli altri tuoi nati)/ Vuoto il giorno dell’ora negata/ la carezza sul tuo volto lunare/ è impossibile ritorno a ieri/ quando contavi le lancette del tempo/ tra richiamo d’altri pensieri/ e nostalgia di passi perduti./ Ti stremava un affanno senza tregua/ un intervallo di parole prive d’incontro/ cui opponevi la forza silenziosa del distacco/ imbavagliata difesa da un respiro/   che fa male   / Era questa la distanza che ponevi/ tra te e il mondo ovattato di pianto/  questo l’enigma della tua partenza/ oltre i confini del tuo corpo disabitato/ Nella stanza spenta di te/ una geometria di silenzio raccolto/ ignora preghiere e le invoca/ oltre il “muro d’ombra”/ che tutto respinge e incontra/ accoglie.

II. “UN VUOTO DI COSE”: Senza di te un vuoto di cose/ che il silenzio non può riempire/ (vuoto di parole significati/ vuoto che tace nega cancella)/ vuoto che devasta e distrugge/ Rimanda alla notte/ al tuo respiro che si è fatto anima/ al nostro andare ormai soli/ (senza più noi stessi)/ lungo strade che non sapranno/ più riconoscerci/ perché non ci sarai tu/ a chiamarci per nome/ (la nostra identità nel tuo amore)

III. “PURE”: hai lasciato orme di stelle/    nel tuo andare/ perché il buio non vinca mai/ sulle nostre ferite. (voglio ricordare che i fogli ritrovati portano la data di settembre 2001, e avevamo perso alla vista nostra madre il 1° aprile dello stesso anno).

Invece, è solo di qualche ora fa quello che ho scritto per Ombretta che fra nove giorni dovrà fare i conti con un nuovo anno di vita e con altri sogni e progetti, così come all’alba di questa mattina ho sognato. I versi hanno come titolo “e poi sei arrivata tu”: dal mare e con la fretta di raggiungermi/ sei arrivata della prima alba lambendo la riva/ con la spuma che in rose si trasformava,/ quasi  tuo omaggio al mio amore/ allo scadere di mezzogiorno/ ti sei presentata carica di fiori./ Di mangiare tutti avevano tanta fretta/ quasi quanto la tua di salutarmi/ nel silenzio-frastuono/ e nel vuoto-pieno delle nostre braccia/ a difenderci dal mondo/ noi due tutto il mondo/ fino ai confini dell’Universo/ che non abbiamo mai perso./ Dimentiche di torti e di ragioni/ della casa e dei suoi tanti frastuoni/ insieme io e te con i tuoi buffi capelli/ che sembravano ali di gabbianella/ e neppure bella./ Ma eri mia, mia soltanto in quel vuoto-pieno di silenzio/ che subito ci appartenne, solo per poco/ poi fosti gioco e parole sbagliate/ e tante risate e occhi d’incanto./ I miei, incatenati ai tuoi lunghi capelli/ e ai nostri sogni più belli/ sognati in due/ e tante fiabe inventate, le mie le tue.// Musa incontrastata dei pennelli/ e dei versi di tuo padre in ogni dove/ in ogni sempre./ (ma noi due siamo nel “per sempre”/    che fa di due cuori un cuore solo/ noi due che anche da lontano/   siamo lo stesso volo).  

Ma giugno non è ancora finito e bisogna percorrerlo fino in fondo perché incalzano altre voci e sussurri d’anima a ferirci, a salvarci… grazie. Angela/lina 

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