domenica 22 giugno 2025

Domenica 22 giugno 2025: ACQUERELLI - Racconti per Immagini di FRANCESCO SCOTTO...

E, come promesso, veniamo alla serata di due giorni fa. Parlare di serata magica non rende l’idea. Peccato che non ci sia stata la possibilità di riprendere la Presentazione del Libro per via di un Peppino Piacente, Editore della SECOP, continuamente chiamato di qua e di là da altri nostri Autori venuti a dare un saluto, una rapida occhiata a causa di altri impegni, e così via. Menomale che è riuscito a immortalare l’evento con un paio di fotografie a testimoniare l’avvenuta presentazione. Ma le foto non offrono purtroppo la possibilità di ascoltare la superba introduzione alla serata di Raffaella Leone (in veste di PR. della SECOP), che è partita con la lettura del meraviglioso racconto “Il sogno di Vincent” con chiaro e suggestivo riferimento a Van Gogh. E subito dopo ha illustrato tutta l’opera del nostro grande Francesco Scotto con particolari degni della sua notevole capacità affabulatoria, interrotta di tanto in tanto da mie scherzose incursioni per arginare il fiume in piena delle sue parole. Poi, la prima domanda a me, una domanda da me ignorata perché avevo urgenza di fare una distinzione tra “narrare” e “raccontare”, due verbi che sono apparentemente dei sinonimi, ma che hanno significati diversi in quanto il racconto quasi inevitabilmente contiene un messaggio “informativo”, che dà perlopiù delle notizie, quasi una cronaca, tra ciò che è accaduto, accade o presumibilmente accadrà. Crea, perciò, una sorta di distacco tra autore e lettore. La narrazione, invece, è “emotiva” ha una voce che vibra e fa vibrare di emozioni creando una “tensione” empatica a volerne sapere di più nell’ascoltatore, ma anche nel lettore. I tedeschi usano la parola “spannung” che significa appunto “acme”, punto più alto della narrazione in cui l’azione culmina nella esaltazione o precipita… In pratica prelude ad un “colpo di scena risolutivo”, come accade in tutti i racconti di Francesco e come è accaduto nella narrazione di Raffaella. Di qui già la prima magia della serata di ieri.

La narrazione, tra l’altro, ci riallaccia alla tradizione orale e, quindi, spesso ci riporta indietro nel tempo, quando era quest’ultima a tramandare il pensiero, gli usi e i costumi dei nostri antenati, con una sorta di resistenza al cambiamento che, inevitabilmente, le nuove generazioni richiedevano a viva voce, con le ribellioni e le rivoluzioni che ben sappiamo. Ma io amo la narrazione anche perché è essa stessa “voce, suono, respiro, tono”, come scrive Fabio Genovesi in <La Lettura>, “ed è un suono da dare agli altri…”. Certo, avviene proprio questo quando si narra qualcosa. I 50 racconti di Francesco Scotto, infatti, mirano a coinvolgere gli altri col suono, che palpita in ogni parola che è quella e non può essere che quella, perché è quel suono che risuona nell’anima dello scrittore; col disegno, che evoca, racconta, ironizza, inventa, inverte, contraddice, mistifica, riscopre una realtà che non è mai uguale a sé stessa; con la scrittura, che incanta con la sua eleganza stilistica e che cattura, richiama e sorride con complicità al lettore; con vari tipi di rammemoramento che, spesso onirici e visionari, riaccendono il passato per fare luce sul presente e si affacciano al futuro in una realtà che c’è e non c’è… (seconda magia)

L’emozione ci prende, ci coinvolge, ci sconvolge nella ricerca della Bellezza in ogni particolare delle storie narrate, in ogni battuta fulminea, sorprendente, mai prevista, ma trattata e vissuta dall’Autore con grande amorevolezza con gli altri e per gli altri. (terza magia)

Mariapia Galluppi, molto opportunamente, in una sua profonda, attenta, analitica, dettagliata, minuziosa lettura, che è una vera e propria Recensione dei 50 racconti, scrive: Sono spesso anime deluse quelle disegnate, solitudini fragili che cercano altrove sussulti emotivi, attimi di tregua (con pericolose e spesso anche dannose conseguenze, aggiungo io), come accade ai protagonisti di “Amori misteriosi” (p. 7) o come, nel racconto “Ex voto” (p. 27), in cui Amanda, con un cuore ‘staterello pulsante’, vede risarcita una vita segnata da delusioni e frustrazioni con una serie di cuori d’argento, inviatale da sconosciuti ammiratori”. E sempre la Galluppi continua: “Storie tenere, delicate e malinconiche, animate da una grazia gentile e da significati mai banali come l’incontro tra una principessa affamata d’amore e i colori di lui, un giovanr writer, una favola triste che si stempera in un finale dolce e promettente (“Favola notturna”, p. 29). O come in “Le venature d’amore”, l’arcobaleno a fare da cornice ad un racconto tra il malinconico e rassegnato che sfuma nella soave tenerezza di due manichini di legno tarlato che si concedono una notte di passione a dispetto del tempo che li priverà di una gamba (lui) e delle braccia (lei).

E, allora, pensando a questi misteriosi e favolosi racconti di Francesco scotto, rivisitati anche attraverso le annotazioni di Mariapia Galluppi, credo di poter dire, con Mauriche Blanchot, “scrivere vuol dire farsi eco di ciò che non può cessare di parlare”. Nel nostro caso, ci sono le parole a ricordarcelo; le immagini, che nascono dalla fertile immaginazione dell’Autore; le situazioni oniriche e visionarie che prendono corpo da una fantasia senza limiti; le costruzioni di personaggi, situazioni, condizioni, pensieri, problemi, soluzioni che solo la creatività può assicurare a chi insegue la Bellezza, la Consonanza, l’Armonia in tutto quello che scrive e che realizza con la mente, col cuore, con l’anima.

Occorre una “mente intelligente”, che parta dalla testa per illuminare il cuore. È quanto accade leggendo questi racconti, che non si fermano alla scrittura e ai disegni acquerellati, ma spaziano dappertutto fino ad abbracciare il Teatro, la drammaturgia, che gli ha offerto grandi possibilità e affermazioni, non ultimo il meritatissimo PremioGIUSEPPE BEPO MAFFIOLI Edizione 2025, MENZIONE SPECIALE DELLA GIURIA POPOLARE a “IL SOFFIO DEL SUGGERITORE” di Francesco Scotto appunto. E riporto testualmente: Il Premio Giuseppe Bepo Maffioli celebra la drammaturgia contemporanea italiana, omaggiando la figura poliedrica di Giuseppe Maffioli, protagonista della cultura teatrale, cinematografica ed enogastronomica veneta (…). La competizione, unica nel suo genere, coinvolge una giuria tecnica di esperti e una giuria popolare, offrendo un dialogo vivo tra   autori, pubblico e operatori culturali”. (quarta magia).  

Queste notizie sono state date ieri sera quasi in un sussurro, all’interno delle risposte che Francesco ha dato brillantemente alle domande incalzanti e intelligenti di Raffaella. La splendida serata volge al termine. Staremmo ancora per ore ad ascoltarlo estasiati, ma il tempo tiranno non ce lo permette. Raffaella conclude come ha cominciato, con un’altra lettura, non importa più quale, perché si tratta di un altro racconto emblematico e simbolico, letto a metà per lasciare ancora un po’ di spazio all’emozione e di tempo per la riflessione. Ne approfitto per sottolineare una caratteristica della personalità di Francesco: la dedica in una delle primissime pagine non ancora numerate in un angolino in basso a destra “a Carla”, una dedica che nessuno potrebbe notare, ma… ecco espandersi piano piano, poi sempre più veloce dalla periferia al centro e, in breve, occupare tutto il foglio fino a smarginare, andare oltre. Oltre il tempo e lo spazio. Oltre. In una sorta di umiltà e orgoglio, di unità e molteplicità, di alterigia distaccata e snob e di semplicità voluta per evitare il vuoto che potrebbe derivarne se cercasse l’ombra amando la luce. Si solleva un venticello leggero ma infreddolito e impaziente. Occorre andare verso il solstizio per bloccare il sole, per convincerlo a non declinare impercettibilmente verso il primo giorno più breve. Ci salutiamo per ritrovarci tra breve a riparlarci tra di noi. Con un colpo di coda geniale da cavaliere d’altri tempi ci offre un dono appena accennato prima e perciò quasi inaspettato. Ci regala, a me e Raffaella due splendidi ventagli acquerellati delicatamente dalla sua mano e firmati tra i mille colori sull’arancio ramato il primo (che va a Raffaella) e gli acquerelli che si inazzurrano cielo-mare con riverberi di violetto e turchese che tocca a me che faccio dentro salti di gioia. Ci rende felici e felici lo ringraziamo. (quinta magia).

Un ultimo accenno alla bellezza del suo libro e del disegno di copertina rielaborato con sapienti soluzioni dal nostro Graphic designer Nicola Piacente. (sesta magia).

Poi probabilmente la stanchezza lo vince o altri pensieri periferici che abbracciano i suoi cari, ed ecco che con raffinata eleganza si defila. Nell’aria rimangono a fluttuare le sue parole preziose, come il pulviscolo che tanto sempre mi sorprende e mi stupisce perché invisibile al buio diventa danza di corpuscoli nell’aria di una intera stanza se per caso un fascio di luce illumina quel buio. Ecco. Le parole di Francesco Scotto rimangono sospese nell’aria in quel fascio di luce che deriva da ogni sua parola… (ultima magia? Tutti speriamo di no!)  

 E io concludo qui con il mio solito abbraccio di cuore e anima a tutti noi. Angela/lina

 

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