Approfitto subito di un commento della carissima Giulia
Basile per fare una puntualizzazione e una riflessione. Giulia mi scrive, commentando
una poesia di Ada De Judicibus sul blog di martedì 27 aprile: La
parola poetica è rubata all’anima e mai si presenterà nuda alle folle.
Secondo me c’è un malinteso di fondo, e potrei anche sbagliarmi. Ma qui ci
ritroviamo appunto per confrontarci. Il verso conclusivo di Ada si riferisce
alle parole “nude stupite”, che non vogliono riferirsi alla nudità delle parole
in senso “scoperte” senza l’afflato poetico che parte appunto dall’anima, ma
proprio nel senso contrario di “innocenza, candore”, ricche di verità perché
“dettate dal sentimento e dallo stupore”. Questa è la mia interpretazione,
anche perché conosco profondamente la poesia di Ada De Judicibus. Potremmo
riparlarne certo, ma solo per apportare altre motivazioni alla mia
interpretazione, dovuta appunto alla lunghissima conoscenza dei versi e della
personalità della nostra Autrice. E siccome, siamo veramente alle ultime parole
abbinate agli ultimi Autori non ancora presi in esame nel Retino in riferimento
all’Antologia Il Sentimento della Scrittura, mi sembra giusto
riportare stralci di alcune poesie e prose poetiche di questo libro davvero
prezioso per comprendere cosa spinga lo scrittore o il poeta a scrivere e
perché scelga nella sua scrittura determinate parole, che alla fine ne
decretano lo stile. Ed ecco alcuni versi o alcune espressioni in prosa. E mi
piace partire dalla Prefazione di Raffaella Leone, curatrice
(razionale-creativa) della magica Antologia. Ed ecco la conclusione di una
prosa che è già poesia: Prima di lasciare il Lunapark, concedetevi “un
altro giro di giostra”, quello in sella al cavallo di legno intarsiato
dell’antico Carosello, dove almeno una volta, come in un carillon, si galoppano
i sogni ad occhi aperti. E di Silvana Mangano: Dobbiamo cercare e
ancora cercare quegli strani segni che nascondono parole di Vita, che narrano
la Vita e la sua musica dolce e drammatica insieme. L’arte è la strada maestra
di questa ricerca… forse. Esempio luminoso di perfetta sintesi, come
in Raffaella, fra pensiero razionale e pensiero creativo per raccontarci, con
poche parole e “strani segni” di magico sentire, la “musica” e la
“drammaticità” della “Vita”, purché sia Vita. E l’Arte è la strada maestra
sempre (e non forse, come timidamente azzarda Silvana, sempre attenta a
rispettare il pensiero altrui), per percorrere tutte le vie creative possibili
della conoscenza di noi e degli altri nostri simili in armonia con il Creato e
tutti gli esseri viventi. Si fa strada con la dolce fermezza della sua
scrittura poetica Elina e tutto diventa sogno, leggerezza, fantasia, parole di
terra e di vento: … Questa è l’anima della scrittura, farsi foce e voce
del cielo, sbocciare in un unico embrione di tempo, poiché vi è una voce in
ogni foglia, nella profondità dei legni e oltre le stelle. Il silenzio del
nostro albero-sogno intinge un nuvolario e frasi di vento nel nero dell’inchiostro.
E la scrittura appare in tutta la sua definizione, in tutta la sua
magia. Dina Ferorelli ha versi di luce sulla sabbia del tempo che si fa
storia, incisa sulla roccia, di “universi di silenzi e solitudini” in un
fervore di parole “sacre e divine” che si librano nell’aria nell’intensa
ricerca di un Cielo più azzurro di quello della nostra povera quotidianità. Non
a caso il titolo della sua poesia è “Parole sospese”: Scrigni di luce/
parole sospese/ sul tabernacolo del cuore// Scritte sulla sabbia/ piramidi
d’eternità incise/ sulle pergamene della storia// Scolpite sulla roccia/ goccia
su goccia a lenire/ universi di silenzi e solitudini// Dono delle tue mai/ olio
sulla tavola imbandita/ scrutare con gli occhi/ le mie parole sospese. Non
così le parole di Anna Mininno che puntualizzano, in versi che si snodano
lapidari e transitivi come prosa, tutti i dubbi che costellano la nostra storia
affidata al caso di un destino spesso avverso alla realizzazione dei nostri
sogni: La vita è imprevedibile./ Nel bene e nel male ti sconcerta./ Così
nelle incertezze come nelle pseude-sicurezze./ Che essa ti si impone e tu non
puoi contrastarne il corso./ E tu non sai se mai hai allentato la presa./ Se
l’hai allentata./ O se avessi provato a tenerla./ E se fosse servita tenerla./
E tu non sai se il contrario avrebbe funzionato./ Se sarebbe stato
gestibile./Se sarebbe stato quello giusto./ Se./ Se non hai capito che è lei a
decidere./ E che talvolta supera la follia./ E che è un graffio continuo sulla
pelle./ Un graffio che ti fa sentire vivo. Ma il verso conclusivo
contraddice ogni amara (in)certezza e si fa canto e speranza. Ma degli Autori
presenti nell’Antologia continuerò a parlare in sincronia con il Retino, oggi
desidero completare questo “giro” di poesie, brani poetici e riflessioni con
quanto catturato su fb e non solo. E parlo del meraviglioso azzurro che ci
dona, e da cui ci sentiamo avvolti “in sospensione”, appunto, come in un
dipinto magico e visionario di Chagall, “Azzurrando azzurrando”
della nostra cara Mariateresa: Si puntina di mare la pupilla/ sguaiata
di vertigini/e svela il segreto di una vela/ che sbadiglia carezze/ sulla
fronte dormiente delle onde…/ / C’è un equilibrio instabile/ in quel mistero/
una ricerca antica che sveglia l’alba/ dalle voragini del tempo e dello spazio/
e con frammenti di luce ricompone il giorno.// Azzurrando azzurrando. Ed
è un alternarsi di forti contrasti poetici, come è nelle corde di Mariateresa
che alterna continuamente il dolce/amaro della vita, della scrittura, della
parola. Ma tutto si risolve in tanto azzurro cielo/mare in cui ritroviamo
l’ardimento delle onde e delle vele, frammentato in ogni attimo in sé conchiuso
che fa “pieno il giorno” (e narcisisticamente mi autocito ah ah ah). Ma il
giorno diventa pieno e luminoso anche su questa nostra amata e distrutta “Madre
Terra”. E trovo bellissimo il messaggio in prosa, colmo di poesia, di David
la Mantia: Lasciate scritto ai vostri vicini/ di rispettare le croste
degli alberi,/ di non voltarsi al primo vento,/ di non temere per le tegole/
(le rondini fanno loro buona guardia,/ mettono nidi ai confini, sugli orli)./
lasciate scritto ai vostri vicini/ che occorre lasciare porte/ e finestre
spalancate,/ se il cielo è aperto. Canto alla natura e alla libertà
del prendersene cura con vincoli d’amore, mentre il “cielo aperto” è un invito
a “viverlo tutto” nella sua immensità, “spalancando porte e finestre” per darci
ulteriori possibilità di scoperta continua e di continuo incontro con gli altri
abitanti dei cieli e dei mari e della terra e di ogni altro essere “diverso” da
noi, in un inno alla fratellanza universale che comincia da un semplice
messaggio in “versi”… E in tutto questo incanto non può mancare la sfolgorante
superluna di questi giorni a consolarci per il tanto buio dentro e intorno a
noi, la tristezza e pianto che stiamo purtroppo vivendo. Ecco una poesia
di Lizia De Leo intitolata “LUNA D’APRILE”: È quando ho il
cuore a pezzi/ che mi appari/ LUNA/ /rosata e rugiadosa/ nel cielo senza
stelle.// Il tuo richiamo luminoso/ mi spinge ad affacciarmi/ al balcone
interno/ e incantarmi/ mentre svetti sui tetti/ nella pienezza del tuo
splendore.// Chissà se nel mistero/ di questi astri disseminati/ nell’infinito
universo/ costruirò un ponte/ per un appiglio alla vita… (28 aprile 2021). Gettare
ponti, dunque, ci rende meno soli, meno fragili, meno vulnerabili… Grazie a
tanta sensibilità e a tanta Poesia, a rendere luminoso anche il buio del cuore
provato da tante ferite, ma sempre proteso a trovare un appiglio che sia forte
richiamo alla Vita… E vorrei concludere con una prosa poetica di Simone
Cristicchi, che mi ha dedicato il suo libro Alla ricerca della
felicità con una frase molto profonda e significativa, su cui
riflettere tanto: A Angela/ La felicità è una porta/ che si apre solo/
verso l’esterno// buon viaggio Mi ha lasciato senza parole: occorre
aprirsi agli altri per compiere il viaggio verso una possibile felicità. Da
soli non è possibile condividere timori ed esperienze, paure ed emozioni,
attimi di smarrimento e duraturi progetti per percorrere un sentiero o la via
maestra, un tratturo o un’autostrada, un fiume o l’intero mare verso la
felicità. Che ce ne faremmo se non avessimo la gioia di raccontarla, cantarla,
urlarla, sussurrarla, viverla con la luce intima e intensa di uno sguardo di
complicità, di commozione? E ho scelto lo stralcio di un paragrafo intitolato: “Quale
felicità?”
Avrei dovuto scrivere di “felicità”, sapendo che era
impossibile acciuffarla con le parole, perché le parole restano nella rete,
mentre lei vola via dai buchi. Ho comunque tentato, perché a forza di
tentativi, anche se non l’ho trattenuta, qualcosa è rimasto impigliato. Una
frase, un’emozione, una visione. Se non mia, delle tante persone che ho
incontrato, di cui solo una parte è finita nel libro. Ci si sente meno soli,
quando si scopre che tutti si pongono le stesse domande, e ci si sente meno
sbagliati, capendo che nessuno ha trovato la risposta giusta. Grande
Simone! Questo piccolo stralcio è perfettamente aderente al nostro Retino, che
cattura parole su cui riflettere, mentre la felicità “vola dai buchi” ed è
“impossibile acciuffarla”, però è salutare procedere in compagnia di tutti
quelli che si fanno la stessa domanda non avendo la risposta giusta. E come si
potrebbe? Ognuno parte da sé e dalla propria esperienza di vita. Per questo è
necessario “aprirsi all’esterno”, agli altri. Ci si sente “meno soli” e “meno
sbagliati”. Ma non potrebbe essere già questo nuovo stato d’animo a regalarci
un “friccico” di felicità? Ne riparleremo appena possibile. Ho scoperto tante
parole di Simone Cristicchi, cantante, poeta, attore, persona profonda e ricca
di grande umanità e di altrettanta generosità nei riguardi dei più indifesi e
fragili, come chi lo segue sa: parole, che ho catturato nel nostro Retino per
approfondirne tematiche ed esperienze, significati e sensi, sogni e progetti di
vita. Per sentirsi in pace con sé stessi e con il modo intero. Per gettare
ponti e sconfiggere la solitudine, la violenza e l’indifferenza: forse i mali
peggiori di questo nostro tempo così difficile e destabilizzante per tutti. A
stasera con il Retinoooooo. Alle 19 come sempre.
Cara Angela, lungi da me esprimere un giudizio o osservazione sulla poesia di Ada De Judicibus, nè di chiunque altro. La mia era una conclusione ad alta voce della lettura di tanti bei versi per dire che la poesia non può essere (secondo me) intesa dalle folle insensibili e sordi ai bisogni dell'anima e dunque la poesia, integra e nuda si manifesta solo ai veri poeti che la fanno uscire dalla loro anima con tutta la gamma dei sentimenti e dei colori di cui sono capaci. Ti abbraccio e ti dico che sono orgogliosa di averti come amica, perché tu davvero hai un'anima meravigliosa.
RispondiEliminaAngela cara ancora tanti preziosissimi doni... per ultimo lo stralcio dal libro di Cristicchi, da me tanto amato! Le sue canzoni rappresentano,mio parere, un validissimo materiale di studio per i ragazzi. Ed il tuo commento commuove! Grazie!
RispondiEliminaTi allego i miei ultimi versi
con il solito immenso abbraccio.
Neanche un graffio
Nelle città scarsamente illuminate/
dei pensieri/
intrusi saccheggiano l'aria, illusi/
di depredare sogni, nelle città./
Felpati di astuzia/
feroci e voraci rovistano anime /
svuotando i cassetti sui letti attoniti./
Se fossi gatto basterebbe un soffio/
nella notte disfatta/
a difendere l'intimo bottino, /
se fossi un gatto./
Ma non ho artigli tra le ciglia/
e i furbi se la svignano/
senza neanche un graffio./
M. Bari