E saprò accarezzare i nuovi fiori/ perché tu
m'insegnasti la tenerezza (Pablo Neruda)
Maggio è il mese che amo incondizionatamente per tantissimi
motivi che scoprirete nel Retino e nel blog in questi 31 giorni. Il primo? Il
nostro giardino è un canto di fiori, profumi, colori: cascate di grappoli di
cielo, rose, fresie, margherite bianche e gialle, ranuncoli e tulipani, lavanda
e rami azzurri di salvia, fiori stellari a tappezzare di rosso le aiuole,
narcisi… il giardino delle meraviglie! E uccellini, tortorelle, gazze ladre,
gatte con i gattini, e gatti nullafacenti, api laboriose e calabroni petulanti,
le prime lucertoline curiose… e potrei continuare all’infinito. E il giorno
comincia con una preghiera di gratitudine per tanta bellezza. Vorrei…
Ecco, vorrei subito tranquillizzare Giulia Basile, la nostra
amata Giulia, che si è affrettata a inviarmi un messaggio per fugare ogni
dubbio sulle sue parole: Cara Angela, lungi da me esprimere un giudizio
o osservazione sulla poesia di Ada De Judicibus, nè di chiunque altro. La mia
era una conclusione ad alta voce della lettura di tanti bei versi per dire che
la poesia non può essere (secondo me) intesa dalle folle insensibili e sorde ai
bisogni dell'anima e dunque la poesia, integra e nuda, si manifesta solo ai
veri poeti che la fanno uscire dalla loro anima con tutta la gamma dei
sentimenti e dei colori di cui sono capaci. Ti abbraccio e ti dico che sono
orgogliosa di averti come amica, perché tu davvero hai un'anima meravigliosa. (Giulia
Basile). Mia carissima Giulia, grazie infinite per questa precisazione che sarà
sicuramente molto gradita alla nostra Ada De Judicibus. E grazie per le
bellissime parole che sempre mi doni. Non sono sicura di meritarmele. Io cerco
di essere me stessa con le mie luci e le mie ombre nella consapevolezza,
sincera, di donare agli altri molto poco rispetto a quello che ricevo e tu sei
testimonianza vivente di quanto stia affermando. Così come lo è Mariateresa,
che mi scrive: Cara Angela, dal profondo del mio cuore, immensamente
grazie! Di parole e poesia non saremo mai sazi... Ecco altri miei semplici
versi, nati dalle tue riflessioni. Un caro abbraccio! “Azzurrando azzurrando”: Si
puntina di mare la pupilla/ sguaiata di vertigini/ e svela il segreto di una
vela/ che sbadiglia carezze/ sulla fronte dormiente delle onde./ C'è un
equilibrio instabile/ in quel mistero/ una ricerca antica che sveglia l'alba/
dalle voragini del tempo e dello spazio/ e con frammenti di luce ricompone il
giorno./ Azzurrando azzurrando. (M. Bari). Sono immensamente felice di
aver postato già la volta scorsa la pubblicazione di questa splendida poesia,
catturata su FB, giocando d’anticipo. E Mariateresa ancora mi scrive: Angela
cara ancora tanti preziosissimi doni... per ultimo lo stralcio dal libro di
Cristicchi, da me tanto amato! Le sue canzoni rappresentano, a mio parere, un
validissimo materiale di studio per i ragazzi. Ed il tuo commento commuove!
Grazie! Ti allego i miei ultimi versi con il solito immenso abbraccio. “Neanche
un graffio”: Nelle città scarsamente illuminate/ dei pensieri/ intrusi
saccheggiano l'aria, illusi/ di depredare sogni, nelle città./ Felpati di
astuzia/ feroci e voraci rovistano anime / svuotando i cassetti sui letti attoniti./
Se fossi gatto basterebbe un soffio/ nella notte disfatta/ a difendere l'intimo
bottino, / se fossi un gatto./ Ma non ho artigli tra le ciglia/ e i furbi se la
svignano/ senza neanche un graffio. M. Bari. Sono d’accordo con te per
quanto riguarda le profonde canzoni sociali di Simone Cristicchi. Sarebbe molto
utile commentarle in termini educativi con i ragazzi e i giovani proprio nelle
varie scuole, con gli insegnanti e i genitori presenti e coinvolti nel processo
di formazione delle nuove generazioni. Ma credo che Simone già lo faccia. In
seconda battuta: Come non condividere questa tua amara quanto vera poesia, con
la potentissima metafora del gatto, i lucidissimi giochi di parole in rima
(intrusi-Illusi, a indicare l’astuzia non solo dei felini), le personificazioni
ardite (i letti attoniti), e la conclusione dolente di chi ha “ciglia” troppo
morbide e tenere per non consentire e agevolare, pur non volendolo, una qualche
via di fuga, “senza neanche un graffio”, ai volponi di turno?
Ma oggi siamo a maggio e siamo sommersi da fiori, profumi,
colori e il mio retino ha catturato le meravigliose poesie dei desideri con
tanti “Vorrei”. Nei versi di Roberta Lipparini, per esempio, presenti
nell’Antologia Il Sentimento della Scrittura, da cui vi dissi che saremmo
ripartiti. “Vorrei” non compare eppure è lì nell’aria a racchiudere l’intero
senso della poesia di Roberta: Guardarsi dentro/ oltre
il velo che ci difende/ Parlarsi con voce nuda/ e parole semplici/ di pane e
albicocche/ Condividere il dolore o la meraviglia/ di una bellezza che passa al
volo/ sulla coda di una rondine/ che fa nido in una strofa Il
“vorrei”, dunque, ci sta tutto e ci rincuora. Come ci rincuora la “voce nuda”,
che ha proprio il senso e il significato di “parole semplici ma vere, colme di
dolcezza e di poesia”. E questa felice accezione ci vede tutti d’accordo con
Giulia e Ada. Viva il confronto, viva la poesia dettata dal cuore, sempre! E
non vibra un “vorrei” proprio nei versi di Ada, quando invoca: Porgimi
la tua mano, Poesia,/ mia Arianna, porgimi il filo.? Ritengo proprio di sì.
O almeno mi piace pensarlo! E un vorrei sottinteso scopro nei versi di Vito de
Leo: Al buio/ Il dolore ferisce/ Come il desiderio/incolto. E in
Franco Di Gioia, che invoca con tutto sé stesso l’ispirazione poetica per
continuare a vivere e a stupirsi della natura e del mondo: Ti prego/ non
darmi l’angoscia dell’abbandono./ Ti prego/ dammi ancora spazi di tempo/ pochi
semi ho gettato sulla tua terra./ Balsamo all’anima/ mia dolce musa/ non
ostinarti col tuo ardente clochard! Lo stesso accade con una dolente
poesia di Filippo Mitrani, mio carissimo amico di anni e anni di sintonie in
versi. La sua poesia si intitola “Aiuto”: Aiuto Amica/ aiuto/ grande è
l’arsura/ e menzognera l’acqua/ fugge accarezzando la collina./ Non so leggere
la musica/ rischio di suonare antipoesia:/ che resti pure muta la mia arpa,/
trascrivi tu per me la melodia./Unica/ vivesti gioia allo sbadiglio della
tramontana/ col mare livido laggiù/ che a stento tratteneva la sua rabbia.//
Del sole l’ombra/ rifugia ipocrisia.// aiuto/adotta tu l’anima mia. E
nel suo “Aiuto” tutti i “vorrei” in sospensione tra mare e collina, tra arsura
e sete. Tra comunicazione delusa e desiderio di comprensione. Quanti
“vorrei” inespressi s’affacciano alla mente e al cuore! Ma poi il retino ha
catturato qua e là anche i “vorrei” espressi chiaramente. E non ci sono
intuizioni o ipotesi o vaghe interpretazioni! Eccone alcuni. Di Mariateresa
“Impluvio”: Vorrei essere la liquidità dell’acqua,/ trasparenza in cui
evaporare./ Scolorire in altra forma, in altro stato,/ farmi fiato, respiro,
consolazione,/ adattarmi al martello delle ore./ Essere nuvola di pioggia
canterina/che cerca un impluvio da dissetare,/ vorrei. Ed è uno spledido
verso “adattarmi al martello delle ore”, ma dubito, mia cara poetessa, che
riusciresti mai ad “adattarti” al “martello delle ore”. Non è nelle corde dei
poeti. È la “pioggia canterina” che ci affascina e ci sollecita a desiderarla
sulla nostra pelle con la nuvola in sospensione che sorride
alla nostra anima in volo. E Giovanni Sepe: Vorrei
mettere il mio nome sulle tue labbra/ che sia un accidenti o un bacio/ non
importa/ che sia abbreviato nel fiato/ o un grido lungo/ poco importa/ Vorrei sulle
tue labbra imparare a parlare/ come un neonato in una nuova lingua E
questo “vorrei” è materico e spirituale insieme, fisico e metafisico. Quale
desiderio più di un bacio in cui ravvisare il sussurro del proprio nome, quale
sigillo d’amore dedicato quanto sognato? Tutto il resto non importa. Rimane il
desiderio di fermare sulle labbra della persona amata la lingua “nuova”, che
azzeri ogni altro linguaggio precedentemente imparato, vissuto concluso. È una
nuova alba…
Sorridiamo insieme al nuovo giorno e ai desideri che anche questo maggio, ancora così difficile ma con spiragli di luce, porta con sé.
Carissima Angela, sempre infinitamente grata, condivido con te questi versi. A proposito di maggio...
RispondiEliminaSe maggio potesse immaginare?
Avrebbe incendi di ciliegie /
da raccontare,/
negli orti rose profumate di spine/
e sotto la cenere dei rimpianti/
un fuoco acerbo di sguardi/
da rianimare./
Avrebbe sorrisi fumanti di pane/
sul bancone dei desideri/
e dietro burberi silenzi, /
nel rumore evanescente /
di ogni fioritura,/
una grandinata di stelle /
da fotografare./
Avrebbe leggende in cui morire.
M. Bari