… e voglio festeggiarle tutte le mamme presenti, passate e future così come il cuore mi detta e il mio Retino ha raccolto. Di Maria Pia Latorre: “Auguri a tutte le Maternità”. Per voi: Le mamme della vita/ sono quelle che/ mano nella mano/ ti conducono dove/ ancora non sai// Sono quelle che/ occhi negli occhi/ ti hanno riconosciuto/ da subito al primo sguardo// Le mamme della vita/ sanno la strada/ anche se la loro scricchiola/ sotto i piedi// Sanno cantare ninne nanne/ e rock’nd roll e/ sanno riempire cesti vuoti/ di sorrisi e pane// Le mamme della vita/ sanno il mistero del/ germoglio/ e il sonno da proteggere// Sono lì, quasi per caso,/ a sussurrarci la vita. Inno appassionato e tenero di ogni modo diverso, sempre antico e sempre nuovo, di essere mamma.
Gino Locaputo: “Arrivederci mamma nell’Infinito”: Mamma, nel soffio del vento c’è la tua poesia./ Nelle nuvole che
passano/ il tuo volto./ Nei nostri sogni/ le tue ninnenanne./ Ora tu parli con
l’Immenso/ e racconti la tua Fiaba/ che noi non dimenticheremo mai./
Arrivederci mamma, nell’Infinito. (da Nei
tuoi occhi le parole diventano pietra, SECOP edizioni). Canto alla madre
che canta e vibra e incanta nel cuore di Gino, proteso a raccogliere ancora la
sua tenera poesia nel vento.
Assunta Braì “Mamma”: Pronuncio
rare volte/ il nome tuo/ e quando penso a te non piango mai/ solo la pioggia
bagna/ gli occhi miei/ è chiuso il ciglio/ a lacrime oramai/ ora sono io la
madre/ e sono nonna/ di bimbi/ che non conoscesti mai/ dicono che sono forte/
tanto forte sai?/ E l’emozione ho chiuso/ in uno scrigno/ che sempre guardo/ e
che non apro mai// Dicono pure/ che mentre io dormo/ quando va dileguando ogni
difesa/ assumo voce acuta/ di bambina/ e piango in sogno/ e invoco:/”Mamma
mia!/ Mammina!” (8 marzo 2017). Con il suggestivo ritmo della ballata si
assapora commossi la tua ritrosia, carissima Assunta, a mettere a nudo i
sentimenti più profondi e veri. Solo di notte, in sogno, il tuo pianto: invocazione di tenerezza e seme di verità.
Di Vincenzo Mastropirro: Se mi
conosci/ so che non è vero che si nasce e si muore soli/ sono nato con mia madre e lei è morta con me.// Se mi
conosci/ lo sai e lo sa anche il nostro primo lampo/ luce che accende e spegne
il pianto flebile del creato.// Se mi conosci/ ritroverò tutti i pezzi do
cotognata stesi al sole/ che non potrò più mangiare perché non ho più forze.// Se
mi conosci/ proverò a giocare in eterno sulle spalle del tuo amato/ che
inciampò come un fuscello tra le braccia di un estraneo.// Se mi conosci/
tenterò di rinascere da solo perché così si dice/ ma eviterò la morte e proverò
a saltare i nostri settembre.// Se mi conosci/ sai che chiuderò le vene per
tuffarmi oltre la risacca/ e nel liquido amniotico navigherò gli abissi di
oceani luminosi. Una poesia tipicamente mastropirriana. Musicale nella
forma anaforica e cadenzata di ogni capoverso, profondissima di sentimento sempre acceso nel
contenuto. Splendido l’ultimo verso.
Rita Ritabù Poesie: “IN RICORDO DI MIA MADRE”: Ho affidato il ricordo di te ai miei sensi/ non agli oggetti
appartenuti a te o a te cari/ ma ai ritornelli che accennavi durante i mestieri/
nei pomeriggi assolati di primavera/al ritratto di me piccina accanto a te/ che
vestivi orgogliosa il tuo abito blu e bianco/ in un piazzale arso d’agosto/ al
sapore amorevole dei tuoi pranzi domenicali/ all’odore dei capelli/ che
respiravo nei nostri abbracci/ alla tua pelle liscia delle mie mille
carezze/quando ormai sapevo che te ne saresti andata. (da Persiane blu, Armando Siciliano Editore,
2019). Ogni ricordo viene filtrato dai sensi, come scrive Rita, in versi che
sanno di profumi, colori, sapori, in un turbine di sensazioni meraviglioamente
vive, racchiuse nelle ultime mute e quanto tenere carezze prima del previsto ma più che mai doloroso commiato.
Giovanni Sepe: sono morbide pure
le emme/ della parola mamma/ le a due soste, una breve l’altra finché fiato non
finisce. Morbido divertissement linguistico a percorrere le lettere della
parola “mamma”, con meravigliosa, dolente chiusa che dilaga all’infinito,
in questo quasi ossimorico frammento. Che, come lama, penetra nel cuore.
Di Mariateresa Bari: “In quelle mani”: non parole nel baule/ delle sue mani/ troverai, ma silenzi che
raccontano/ la pioggia./ Non il vocio di occhi aperti nel buio,/ ma l’odore
azzurro del riso:/ Accecante arcobaleno. (da Intraverso spiragli nell’essere).
Ed è esplosione di luce, di vita e di sorriso la mamma racchiusa incautamente
da Mariateresa nel suo prezioso baule. E l'azzurro si espande in una sinestesia meravigliosa...
Francesca Petrucci: E dileguava la gioia/ nella carezza del
giorno/ accartocciato come edera all’albero/
Foglia ingiallita ma dalla linfa ancora verde/ c’è qualcosa che chiama da
lontano/ una carezza forse… E per Francesca è tenerissimo richiamo che
giunge da lontano in un’attesa carezza… forse di notte o in ogni attimo di respiro...
E, poi, di Roberta Lipparini una deliziosa quasi filastrocca per
adulti e per bambini con un vago “c’era”, che ha sapore di tempo indeterminato,
il tempo delle fiabe…:
C’era una mamma/ che si
lamentava/ voleva la luna/ ma non ci arrivava// Chiese all’aria/ di portarla in
alto/ ma il vento cessò/ e fu solo un salto// Chiese all’onda/ di farla salire/
ma il mare rispose/ che voleva dormire// Chiese all’uccello/ di portarla in
volo/ ma il merlo era fiacco/ e non lasciò il suolo// Chiese alle nuvole/
soffici e bianche// ma esse obiettarono/ che erano stanche// Poi nacque il
bimbo/ e all’improvviso/ trovò la luna/ in quel piccolo viso
Infine, di Angela Strippoli: Ti
accarezzo con carezza di figlia/ Madre mia/ capace d’ogni miracolo/ Madre a
moltiplicarsi nella grazia/ di questo dolore sanguigno// Mio padre non torna/
Tu lo preghi e lo aspetti nei sogni// Forse verrà e sarà festa// Ma prima
bisogna scendere/ a patti con questo grande silenzio/ che è la morte/ Che ci fa
quasi simili a Dio// Madre mia/ A te/ che hai ripiegato il giardino/ con tutte
le viole/ chiedo il profumo dell’ultima rosa/ Quella che salì sulla tua bocca/
nello schioco acceso/ di quel ridere che scompiglia anche la morte//A te/ Che
sei mia madre/ chiedo la sfrontatezza/ dell’ultima carta in gioco/ Il tuo asso
nella manica/ Così da poter brillare come ogni rosa a maggio// Madre/ Madre
mia/ Umana madre/ Pericolosa è la tua bocca/ Se ridi/ Rinasce anche Dio
Sono versi di una potenza ossimorica inaudita tra dolore e gioia di vivere/ tra
attesa e rimpianto e preghiere che non raggiungono il cielo, pesanti per troppo
dolore di una madre troppo umana e troppo divina. Ed esplode, visivamente
accesa, come rosa vermiglia, la di lei risata “che scompiglia anche la morte”. “Se
ridi/ Rinasce anche Dio”. Di una madre così c’è da innamorarsi perdutamente…
E con queste meravigliose MAMME nel cuore ci diamo appuntamento alla
prossima volta. Ciao
Il mio instancabile grazie a te, Angela cara, per la tua carezza quotidiana. Ti lascio questi versi accompagnati da un abbraccio virtuale. A presto ❤️!
RispondiEliminasvolta
Chissà quanti muri /
ha scavalcato l'alba per raggiungerci./
Ansima, suda lacrime./
Spoglia di corteccia
nelle aiuole/
ha estirpato le erbacce /
dei lemmi incompiuti che aspirano/
ad un'identità. /
Ha svegliato gli incubi /
assediati dalle ombre./
Ad ogni pallida svolta,/
un papavero ribelle al gregge,/
s'agita, rosso di cuore e sole
ad indicare la via./
M. Bari
Angela, nell'operazione di copia incolla, ho inavvertitamente tagliato il titolo che è Ad ogni svolta" ! 😰 Grazie e buona giornata ❤️💓
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