martedì 27 aprile 2021

Martedì 27 aprile 2021: poesie sulla parola poetica...

 E oggi il mio Retino ha catturato alcune poesie sulla parola poetica, inviatemi sul blog ed altre catturate su fb, perché molto profonde e molto attente alla importanza della parola oggi più che mai. Per esempio, questa della nostra Mariateresa intitolata “Dirupi”: Di lingua che tace/ ne abbiamo fatto letteratura./ Relegati nelle quattro mura/ del non senso, del non detto,/ stiliamo dizionari./ ce ne stiamo qui a ruminare parole/ a svuotare il cestino del dimenticatoio/ dai propositi appallottolati/ a svetare dei vetri le incrinature/ a sgomberare l’arredo di certezze./ Maschere./ Pagine sbagliate/ come risposte crocettate a caso/ nei tormenti, nei dubbi,/ di una via, di una vita,/ a strapiombo sui dirupi. (M. Bari. Eccoti, Angela cara, i versi che mi hai chiesto di condividere. Un caro abbraccio). E sempre di Mariateresa una risollevante puntualizzazione: Appena letto tutto d’un fiato… non sbagli. Quei versi sono miei. E ti ringrazio per averci “ravvisato lo stile”! E Mariateresa si riferisce a quanto naturalmente ho scritto e riportato due giorni fa. Certo, è fondamentale raggiungere uno stile proprio che ci renda unici e inimitabili. E tu, mia cara, dimostri di aver raggiunto questa meravigliosa fedeltà a te stessa, che si riverbera nella tua scrittura. Ne è testimonianza la poesia “Dirupi” che evidenzia con molta amarezza e sottile ironia una “lingua che tace” e che purtroppo abbiamo elevato immeritatamente a letteratura, non avendo più memoria di validi modelli a cui ispirarci, presi come siamo dall’apparire che ci fa perdere il valore dell’autenticità della nostra vita, che dovrebbe risolversi nell’autenticità della parola. E, invece, procediamo ad occhi chiusi, senza accorgerci, arroganti nelle nostre misere certezze, che stiamo sfiorando gli abissi in cui la nostra mente cade, quando racconta il “nulla”. Forte denuncia alla scrittura dei nostri giorni. Come non provare tristezza? Come non condividere? E continui: E sempre le tocchi, cara Angela, quelle corde. E ne fai melodie di luce. Ancora grazie per quel tuo “sguardo” che toccando si fa corpo! Un abbraccione. E il riferimento è a quanto ho detto sull’importanza dello sguardo durante la chiacchierata in diretta a “CIRCOLARE POESIA” con il superlativo conduttore e poeta Mattia Cattaneo, venerdì scorso. Ed era la GIORNATA MONDIALE DEL LIBRO. E il libro ci conduce alle parole. Alla loro importanza. Ed ecco una poesia leggera come “bianca vela d’aria” e profonda come “tintinnio di pietre” proprio di Mattia, che conclude, riportando a sé la paternità della parola, nella sua ritrovata autenticità, in maniera viscerale e fortemente riconosciuta nel proprio sangue e nelle proprie vene: “è di nuovo figlia/ questa parola”: Il fruscio dell’alba/ e questo risveglio/ che sale/ tintinnio di pietre/ la tua pelle addosso// una casa sulla riva/ le soffia il cielo// bianca vela d’aria// è di nuovo figlia/ questa parola (Mattia Cattaneo). E Mariateresa si riscatta dall’amara poesia precedente con quest’ultima intitolata “La liberazione della parola”: Dal guinzaglio del rancore/ che strozza ogni meraviglia,/dalle iperboli del pensiero ottuso,/ persiane ostinate a non guardare,/ dall’edificio del giudizio,/ liberiamo la parola.// Dal generare illusioni sterili,/ dal nevrotico moralismo,/ dai fondali sabbiosi di ogni divisa,/ in fila/ nelle parate della solennità,/ liberiamola.// Perché la parola,/ nel suo farsi seme, implora cura/ e ad ogni bagliore, contemplazione. (M.Bari). Un salutare grido di ribellione, dunque, alla poesia iperbolica e vuota, per liberare la parola dalle catene di tutto ciò che inficia il suo valore e la sua dignità letteraria. Superba la parte conclusiva della poesia: “Perché la parola,/ nel suo farsi seme, implora la cura/ e ad ogni bagliore, contemplazione”. E l’anima si colma di luce di mai spenta poesia. E accesa poesia di luminosi versi è il componimento poetico tenerissimo, rammemorante, ironico, tutto giocato sul “detto/non detto”, sulle “bugie/verità”, su un ti amo a mezza voce, di Rita Ritabù Poesie, intitolato “Il BACIO”: A dire il vero non so dirti nient’altro/ potrei dirti che c’ero/ nell’ombra di quella sera// La tua bocca di fianco/ e dopo/ più dentro di me/ il tuo bacio// Una fossa scavata/ nell’anima mia bambina// Bello inventare parole/ che mai saranno fra me e te/ Il giardino che ho dentro/ profuma di parole taciute/ che non è di parole/ che io t’amo. Ed è un canto d’amore tenerissimo, evanescente eppure maturo e forte quello che mi giunge da Silvana Mangano intitolato “Il canto dell’anima”: vaga silenzioso di notte…/ Ascolta dietro le porte…// Seduto sulla soglia di mondi lontani/ Guarda le stelle… raccoglie/ frammenti di cielo…// All’alba svanisce…// Si nasconde furtivo/ Nelle crepe dei cuori/ Negli occhi ridenti/ Nei corpi straziati…/ Nelle parole non dette…// Attende la notte e le stelle… Canto notturno della vita, in tutte le sue declinazioni di gioia e di dolore. La notte favorisce la contemplazione e il sogno colmo di stelle, per non perdere la capacità di sognare e di scorgere anche nel buio la insopprimibile luce che ci guida, orienta, salva. E “le parole non dette” si fanno segreto di verità, intuite e mai rivelate perché germinate nella parte più profonda delle “anime affini” e nel silenzio condivise. Ancora lo sguardo, ancora il sogno, l’amore, le parole taciute e proprio per questo più vere… Ma ecco ancora una poesia della mia amatissima amica Ada De Judicibus intitolata “LE PAROLE CHE SCRIVO”: Gli oggetti della mia casa,/ quelli che il tempo non divorerà,/ chi li avrà fra le mani?/ Giorno dopo giorno/ con gelosia di avaro li ho lustrati.// Le parole che scrivo,/ quelle che inseguo e fermo, carezzo ed amo,/ chi ne sarà curioso?/ Chi le raccoglierà, pietruzze di riva,/ le girerà fra le mani, un istante,/ nude stupite? (da Quasi un diario, 1992, in Il Sentimento della Scrittura, Antologia a più voci della SECOP edizioni 2021). Ancora un inno alle “parole scritte” con infinito amore, inseguendole lungo rive di “pietruzze” umili nelle intenzioni dell’Autrice ma quanto preziose per la luce che emanano! E per lo stupore che esse conservano intatto nella purezza della loro più intima essenza! E le domande che Ada si pone indicano proprio l’ansia che tanta dedizione le procura perché chi le leggerà ne abbia rispetto e la stessa sua cura. E le sue parole incidono, profondamente, la sua stessa ansia nel nostro cuore. E, infine, ecco le parole della nostra Elina, che tutto racchiude nel canto della sua anima/onda di mare: il mare nostra estensione di colore/ disegna un’infinità che tutti accoglie/ scrivere è come ogni onda/ lacrima, carezza, sentimento/ casa di memorie/ ponte tra i verbi della luce. E davvero non so più come abbia fatto Elina questa mattina a sorprendermi con questi versi che ripropongono quanto abbia già scritto io per il Retino di questa sera. È davvero incredibile! Rimango senza parole. Abbiamo noi poeti davvero un’Anima universale? A voi “l’ardua sentenza”…  E, sazi di parole e POESIA, vi do appuntamento a più tardi (ore 19) col Retino… Angela

 

2 commenti:

  1. La parola poetica è rubata all'anima e mai si presenterà nuda alle folle.

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  2. Cara Angela, dal profondo del mio cuore, immensamente grazie!
    Di parole e poesia non saremo mai sazi... Ecco altri miei semplici versi, nati dalle tue riflessioni. Un caro abbraccio!

    Azzurrando azzurrando

    Si puntina di mare la pupilla/
    sguaiata di vertigini/
    e svela il segreto di una vela/
    che sbadiglia carezze/
    sulla fronte dormiente delle onde./

    C'è un equilibrio instabile/
    in quel mistero/
    una ricerca antica che sveglia l'alba/
    dalle voragini del tempo e dello spazio/
    e con frammenti di luce ricompone il giorno./

    Azzurrando azzurrando.

    M. Bari


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