Sono bellissimi i canti di primavera che voi amici mi avete inviato e il Retino ha catturato qua e là, lungo i sentieri fioriti di primule e tulipani, nasturzi e mimose, lavanda e ginestre. Un tripudio di colori e di profumi che invadono sensi e sentimenti…
Gianni ha scritto questa poesia:
Esposti al vento
petali di astragalo
fluttuano, rincorrendosi,
tra le braccia riarse
dei mandorli.
"Qui c'erano fiori"
dice il vento spezzando un
ramo...
Ma i petali non
ascoltano
affranti guardano la
lucciola morente
che ieri illuminò la notte
dando la sua luce al buio.
(G. Brattoli)
Gianni non vuole sentirsi dire se è bella o meno. Vuole sapere solo
come la interpreto.
Ed io non ti dico che è bella anche se è bellissima, né che è brutta
anche se è tristemente amara, ti dirò che mi ha detto molto di più di quanto tu
possa immaginare. Già il primo verso contiene il primo strappo all'apparente
bellezza della natura. Ci sono i petali dischiusi dell'astragalo in tutta la
loro delicatezza che il vento, però, scuote e ferisce e, mentre si rincorrono e
si rifugiano tra le braccia dei mandorli solo un attimo prima in fiore, ne
spezza un ramo. Sempre più ardito e violento, ignaro del dolore che procura.
Gli stessi mandorli, che sembrano accogliere quei petali che danzano e si
rincorrono quasi bambini in gioco, sono in realtà riarsi e scarso rifugio di protettiva
ombra possono offrire. Certo, un tempo "c'erano fiori". Oggi non più.
Quanto veloce lo scorrere del tempo. Ma i petali non ascoltano il rimpianto del
vento, presi come sono da un dolore più grande e presente che si materializza,
ai loro occhi affranti, in una "lucciola morente" che ha offerto,
come estremo sacrificio di sé, in dono alla notte, la sua luce per illuminare
il buio di un cielo che non perdona. Poesia metafora della caducità del tempo
che, dal primitivo splendore, tutto trasforma inesorabilmente in perdita e
dolore. Ma non è vano il generoso sacrificio della lucciola se i petali
oppongono alla crudeltà e alla indifferenza del vento i loro occhi affranti
mentre la scorgono morente. È un risarcimento che apre finalmente il cuore,
negli ultimi versi, alla speranza. Non tutto passa o accade invano...
Ed ecco una poesia di Mattia Cattaneo. Una poesia di insolita
primavera tra la pioggia fredda di fine marzo e il sangue caldo che, lentamente,
come la pioggia appunto, cade ma per accendere ancora di più l’amore che il
poeta sente per la fanciulla amata e tutto è una esplosione di rosso colore,
tra ciliegie che nulla sanno di sé e la “solennità dello spazio” abitato dall’autore
nella consapevolezza meravigliosa dell’“incendio di un papavero” avvampato dentro
il cuore, non a caso con la “C “maiuscola, centro di tutto il suo universo,
universalizzabile:
pioggia fredda/ il tuo lento
sangue/ cade sulla luce del Cuore/ e fibre di crepuscolo/ dissetano quel sole,/
calante,/ nel giorno.// Solennità/ del mio spazio,/ le ciliegie ignorano/ la
loro origine:/ tu mi hai portato dentro/ l’incendio di un papavero.
E questi ultimi due versi sono un capolavoro di sintesi, in cui
esplode POESIA.
Poi, una poesia del mio carissimo amico Filippo Mitrani “PENSIERI
NOTTURNI”:
Nell’affannata corsa/ per porre
il morso al tempo,/ ribelle alla precarietà del tumido virgulto/ lascio sedurmi
dalla magnificenza/ d’ogni nuovo germoglio. Smarrita la certezza/ della
caducità umana,/ inorridita è la coscienza/ dalla beffarda senescenza imposta./
Vana angoscia, la prostrazione e il tormento/ pronti a incupire la luminosità
della mia età/ lungo il tragitto prossimo al traguardo./ E il suo sorriso, lì,
che mi attende!/ Quanta beltà perduta/ da questa soccombente,/ scriteriata
lotta.
(9 aprile 2021)
E, finalmente, Filippo getta l’àncora che germoglia ancora di
Primavera, avendo ormai dentro di sé acquisito la consapevolezza dell’inutile
tediarsi per la “prostrazione e il tormento” che suscita l’approssimarsi, per
ciascun essere umano, con capelli di argentata luna ormai, dell’inevitabile “traguardo”.
Meglio evitare la inutile lotta contro il tempo e accettare il “sorriso” che ci
attende. Strategia vincente. Convincente.
E, infine, di Tommaso Di Lernia:
cadono parole/ come lacrime/ da
spogli alberi/ pensieri mutano/ vento rincorrono/ migrano lontano/ dove il
mattino nasce/ con silenziosa armonia/ e nell’anima diffonde/meraviglia
divina/l’amore tuo/ a me donato/ di bellezze nutre/ i sogni miei// 10 aprile
2021/ senza titolo/ senza virgole/ senza punti/ senza il superfluo/ che all’anima
non serve/ per ricamare/ la vita
Ed è un canto d’anima. Un inno all’amore che sa valorizzare l’essenziale
e non chiede altro che di nutrirsi solo di sé stesso. In una eterna primavera
del cuore che “ricama la vita”.
A domani con il Retino e tanto altro ancora.
Grazie Angela, sei tu poesia col tuo sentire, che trasforma in poesia i tuoi commenti in prosa. <3
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