Come fiume, che prende vita da una sorgente zampillante e piena di luce e che scorre luminoso e agile lungo argini ben definiti di un percorso che attraversa vallate spazio-temporali di ben centocinquant’anni per versarsi nel mare turbolento e ricco di tempeste sotterranee e a pelo d’acqua dei nostri giorni, così si snoda il saggio di Valeria Rossini, Maria Montessori - Una vita per l’infanzia. Una lezione da realizzare - appena pubblicato dalla San Paolo edizioni. Un nuovo libro “di formazione” (sono da ricordare della stessa Autrice altri due saggi molto interessanti e originali: Educazione e potere. Significati, rapporti, riscontri - Guerini 2015; Convivere a scuola. Atmosfere pedagogiche - FrancoAngeli 2018); libro, che racchiude, nel sottotitolo, la motivazione della scelta di un argomento difficile e complesso. Valeria Rossini, infatti, rimane folgorata e ammirata dalla grandezza scientifico-etico-sociale della scienziata e pedagogista anconetana, che ha dedicato tutta la sua vita a rendere “viva” e “libera” l’infanzia. Lo scopo, invece, è quello di voler continuare sulla sua scia, con le dovute rinnovate interpretazioni, per far tesoro della sua lezione e per realizzare ancora l’utopia di una società più giusta e solidale, attraverso un bambino “padre dell’uomo”, costruttore cioè della sua stessa persona con una personalità libera, responsabile, aperta alla curiosità intellettuale ed etico-sociale. Un adulto sicuro di sé e proiettato verso gli altri. Rivolto a realizzare un “nuovo umanesimo” nella società interplanetaria del prossimo futuro.
Alfa e omega, dunque,
sorgente e foce di quel fiume, a volte anche carsico, oscuro, pietroso, che è
stata la vita e l’opera di Maria Montessori, dalla sua nascita fino ai nostri
giorni. Tra la sorgente e la foce (a delta) un racconto chiaro, scorrevole, con
guizzi interpretativi personali, che toccano la punta dell’iceberg per lasciare
intravedere il vasto e indistricabile mondo sotterraneo che essa comporta, tra
la cultura di un tempo che sembra molto lontano, quello
in cui si è formata, è vissuta ed ha operato l’Educatrice anconetana, e la
cultura del nostro tempo. Con altre esigenze e altre contraddizioni da quelle tipiche
degli anni a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento.
Simone Weil afferma
che noi siamo abitati da inevitabili e perciò salutari contraddizioni perché
solo dagli innumerevoli contrasti viene fuori una possibile verità su noi stessi,
sugli altri, sul mondo, sulla vita. È quanto Valeria Rossini riesce a fare, con
molta maestria e straordinaria competenza, raccontandoci la vita complessa e,
per alcuni versi, oscura e insondabile di Maria Montessori, e l’opera vivificante
delle sue scuole, le “Case dei bambini”, sparse in tutto il mondo, con tutti i
chiaroscuri e le incrostazioni che, nell’arco di un secolo, ne hanno offuscato
luminosità ed efficacia.
Ma le conclusioni, a
cui perviene l’Autrice, smontando pregiudizi e costruendo, tessera dopo
tessera, con un apprezzabile fil rouge
tra un capitolo e l’altro, l’intero mosaico del “metodo” montessoriano nella
sua unicità e nella sua validità anche ai nostri giorni, sono confortanti perché
recuperano la vivida intelligenza, non disgiunta da un ironico senso dell’umorismo
e da una profonda umanità della grande pedagogista che, pur temendo per la
sorte delle sue scuole, spesso snaturate dalla rigida applicazione delle regole
del suo metodo, costruito in corso d’opera e, quindi, sempre “in fieri” nelle
sue intenzioni e aspirazioni, riesce a rendere “universale e imperituro” il suo
messaggio: la “necessità di sostenere il bambino nel percorso di
autorealizzazione e di socializzazione, educandolo all’amore per il lavoro e
alla collaborazione con gli altri”. Educandolo soprattutto con amore.
E il fiume della sua
opera continua a farsi mare e infine oceano. Un po’ come ci insegna la poesia “Il
fiume e l’oceano” di Kahil Gibran:
Dicono che prima di entrare in mare/ il fiume trema di
paura./ A guardare indietro/ tutto il cammino che ha percorso,/ i vertici, le
montagne,/ il lungo e tortuoso cammino/ che ha aperto attraverso giungle e
villaggi./ E vede di fronte a sé un oceano/ così grande/ che a entrare in lui
può solo sparire per sempre./ Nessuno può tornare indietro./ Tornare indietro è
impossibile nell’esistenza./ Il fiume deve accettare la sua natura/ e entrare
nell’oceano./ Solo entrando nell’oceano la paura sparirà,/ perché solo allora il
fiume saprà/ che non si tratta di scomparire nell’oceano/ ma di diventare
oceano.
Angela De Leo
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