domenica 19 novembre 2017

UN FILO ROSSO, SOLO UN FILO DI LANA ROSSO


Filo è una parola breve, che dà subito l’idea del suo essere sottile, quasi di poco conto, di scarsa durata e di cui si può fare anche a meno. E, invece, è di una incredibile utilità. Serve. A cucire due lembi di stoffa separati ma combacianti; a legare tanti steli di fiori per farne un bouquet; a ricamare lenzuola da sposa e tovaglie per i giorni di festa; a stringere altri fili o tutto quello che va messo insieme e tenuto ben unito. Il filo regge un palloncino o un aquilone. Se è di perle, diventa ornamento. Se è di olio, diventa nutrimento. Se è di parole, diventa discorso. Se è colorato, diventa segno di confine. Se è di sangue, diventa incidente, malessere, timore, paura. Se è di corrente, diventa luce. Se è del telefono, diventa comunicazione a distanza. Se è di lana, diventa un maglione o un cappellino. Se è un rossetto, diventa un papavero sulle labbra e accende un sorriso. Se è sospeso tra due muri, diventa stendipanni con tante nuvole bianche prigioniere di mollette quasi becchi affamati di uccelli senza volo; se si tende su case e vallate, diventa l’ardimento del funambolo che  cammina sul filo del suo sogno…
Ma il filo può anche legare due polsi e unire due persone, due pensieri, due cuori, due sentimenti, due percorsi di vita in uno. Ed è bello pensare che un esile filo possa diventare così resistente da legare due vite, con tutto quello che in una vita è compreso, moltiplicato due o anche dieci cento mille volte.
Basta un filo e sembra quasi che si possa andare alla conquista del mondo: del cielo e della terra, del gioco di un bambino, del lavoro di un adulto.
Ma il filo, se è di semplice cotone o di preziosa seta, può anche spezzarsi e riannodarsi. Nel primo caso, separa ciò che aveva unito; nel secondo, ripropone la cucitura, il ricamo fiorito di bianco o di innumerevoli colori, il legame tra due o più persone e lo rafforza perché offre, a chi lo possiede e ne fa uso, la consapevolezza della precarietà della sua consistenza e resistenza, sollecitando all’attenzione e alla cura per salvaguardare la sua forza, la sua generosa solidarietà.
Se si spezza, è importante ricorrere al nodo.
E il nodo può essere un legame più forte, ma anche un ostacolo. Una promessa o solo un ricordo. Diventa la misura del tempo e dello spazio. O il punto fermo.
Se, poi, è anche rosso, diventa dialogo, filo diretto, che crea consuetudine, intimità, riconoscimento, amore, allegria. Ma anche errore di poco conto, peccato veniale o, piuttosto, ferita.
Se, infine, è di lana ed è rosso, allora diventa inequivocabilmente il libro “Un filo di lana rosso” di Raffaella Leone per i tipi della Secop Edizioni con illustrazioni di Massimiliano Di Lauro.
E il libro di Raffaella Leone è un racconto lungo che si dipana in un percorso che dalla Puglia porta a Milano e ritorno, legando due polsi in fuga, che si attraggono e si respingono senza tregua e senza sosta, perché sono uniti non solo da quel filo di lana che si spezza e viene riannodato, ma da un sentimento d’amore che lega quasi novant’anni di vite, l’una nell’altra; di gioco, confidenze, voglia di libertà e rifugio sicuro del cuore perché non c’è distanza che tenga, né altro divario o dissonanza quando è semplicemente una storia d’amore indissolubile, oltre ogni possibile apparenza. A raccontare questa storia affascinante è pur sempre il filo rosso, che segna un limite e la misura di ogni possibile rapporto umano. Che è, a volte, senza limiti e senza misure, perché riguarda sentimenti che vivono di vita propria oltre il tempo e lo spazio anche se si nutrono di tempo (gli anni) e di spazio (la propria casa), da cui sconfinare aiutati da quel semplice filo,  che un’autrice straordinaria ha dipinto di rosso appassionato come il suo cuore e che sa riannodare continuamente perché non si spezzino mai i capi e non si disperdano mai quegli amori “unici”, che hanno profonde radici nell’anima.
E tutto ricomincia…  anche ritornando a leggere dalla prima pagina il libro perché non se ne perda neppure una parola. Nel tentativo di scoprirne il senso, la profonda verità. 

1 commento:

  1. Danzare sul filo steso sul paradosso che va dalla Indissolubilità dell'Amore divino e la fragile resilienza umana. Brava! Tuo Peppe

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