giovedì 18 settembre 2025

Giovedì 18 settembre 2025: LE AUTRICI CHE SCRIVONO LA LETTERATURA DEL TERZO MILLENNIO... (5^ parte)

Oggi è in compleanno di Daniela, la mia figlia più giovane, e io avrei voluto farle una sorpresa andando a Roma, ma non è proprio possibile. Il capofamiglia è, in questi giorni, a Firenze per presentazioni varie e andrà anche nella Capitale per una “toccata e fuga” per altri impegni culturali. Non mi rimane che inviarle una delle mie solite poesie che riservo a quelli di casa, per il loro compleanno. E non è più una sorpresa, piuttosto una cosa scontata che sanno ormai a memoria. E, allora, faccio qualcosa di diverso, scrivo un pezzo del suo vecchio diario per riportarla indietro negli anni. <Otto settembre: come ogni anno, e mai una volta che si riesca a saltare il turno, arriva il compleanno… tra dieci giorni saranno già 22… non è per quel velo di cellulite che inizia ad insinuarsi, buchetto alla volta sulle cosce; non è neppure la pancetta - zona ombelico - sbucata da non so dove… sono i pensieri capovolti che mi danno il tormento… è il dover mettere in discussione tutto ciò che mi appartiene, tutto ciò di cui sono fautrice, tutto quello che ho creato in 21 anni di vita che non mi convince più… e forse penso che la strada che ho scelto non sia proprio quella che credevo giusta… magari tra un mese sarò ancora su questo stesso cammino con torcia e scarponi a scansare liane e serpenti e gli occhi avvelenati di fervore, o forse sarò ancora qui che scrivo disperata “AIUTO - MI - SONO - PERSA”, con le mollichine di pane che io - pollicina - ho ancora in tasca, e nella mente ancora sogni, tanti, tutti da realizzare…>. Un SOS a me, sua madre, a sé stessa, ai suoi pochi anni, alla vita. Cosa scriverebbe oggi che gli anni le si sono moltiplicati fino a contarne quasi cinquanta? In realtà, la vedo più serena oggi di ieri; più consapevole di sé e delle sue scelte professionali, sentimentali, amicali. E questo mi conforta. Mi esorta ad affrontare più serenamente i lunghissimi anni che mi porto addosso tra mille difficoltà di ogni genere. Mi spinge a osare ancora una poesia da dedicarle. Si intitola “Versi ribelli”: Ti rincorro a ritroso per farti tornare/ ragazza - azzurra meraviglia di mare/ a risalire/ in superficie nella clessidra d’argento/ tuo dono/ tra le mie incredule mani -/ un giorno che sapeva d’estate di sogni/ di noi due a scongiurare domani/ per non farmi invecchiare/ - Battiato e la sua cura,/ che fu tua premura/ inviarmi un giorno di straordinaria nostalgia? - / La tua la mia!/ E mentre a rotoli va il nuovo mondo/ all’incontrario io e te rotoliamo/ verso i mille volti della luna stranita / sfiorando la fortuna di un anno in meno/ tra le dita/ mentre ridiamo senza freno/ tra progetti sospesi/ e a lungo attesi/ per la ribellione all’inganno del canto/ dei giorni a rincorrersi come nuvole/ tra ali di vento e velieri/ come i nostri pensieri/ che tornano a colmarsi d’incanto/ il mio il tuo soltanto/ (quando la mia carezza è un inno/ alla nostra eterna giovinezza/ graffio di follia / per augurarti/ un anno in meno, figlia mia). E non può certamente mancare tuo padre all’appuntamento con te per il tuo “non-compleanno”. I suoi versi stridono con i miei un po’ perché sono più datati e risentono del suo “pessimismo cosmico” e un po’ perché siamo sempre stati piuttosto dissonanti in poesia come nella vita, ma eravamo l’“amore necessario” (ricordi Sartre e la sua donna part-time, ma indispensabile alla sua vita: Simone de Beauvoir?). Ma ecco i versi che purtroppo ho dovuto scegliere io per lui. Spero che anche per te siano quelli giusti. Titolo “SI POTEVA CREDERE”: Potevamo credere a tutto/ anche all’impossibile/ quando il mondo/ ci sembrava un sentiero nell’erba/ da percorrere in volo/ Ma il tempo/ era il nostro nemico/ in agguato/ con promesse di eternità/ Si poteva credere a tutto/ senza l’ansia nel cuore/ con le nostre facce/ irriverenti e scontrose./ In tasca nessuna verità…// Si poteva credere/ alla realtà dei sogni/ scambiati alla pari/ sui campi da gioco inventati/ i nostri cuori come palloni/ da giocare…/ il tempo inchiodato/ sui muri… (Primo Leone, lontano da ieri, SECOP edizioni, 2008 - pubblicato postumo - e con foto e disegni di Ombretta Leone)

Ed ora, per rimanere in qualche modo in tema, oltre il senso comune della scrittura, un Libro pubblicato nel 2023, per i tipi della FOS edizioni (pp. 183, euro 13,00), da Laura Vitale, una musicista (violinista), ormai in pensione, che va a ritroso nel tempo e fa giustizia dei luoghi comuni e delle illusioni di chi guarda dall’esterno il mondo professionale e lavorativo degli altri. Il titolo del Libro, infatti, è molto significativo ed esplicativo perché di denuncia etica e di polemica costruttiva: VE LA RACCONTO IO L’ORCHESTRA - dietro le quinte - . Tutto quanto emerge, però, dopo quarant’anni di pensionamento dal lavoro di Professore d’Orchestra, amato visceralmente e visceralmente odiato, riguarda i ricordi di questo odio-amore che sembrano appartenere all’Autrice, ma anche no. Marisa Sicolo, sua grande amica, nella quarta di copertina, infatti, così scrive: questa è la storia fantastica di un’Orchestra di una città qualsiasi della nostra bella Italia. Un’Orchestra formata da musicisti di ottimo livello che durante i concerti riescono a creare arte ma, finito lo spettacolo, spente le luci, “dietro le quinte”, esprimono il peggio di sé stessi. Questa è anche la storia fantastica di una piccola donna che, con coraggio e per sete di giustizia, riesce a scoperchiare i sepolcri imbiancati di uomini corrotti, a sfidare e combattere intrighi illeciti, meschinità e cattiverie, senza farsi intimidire, rimanendo fedele a sé stessa. Un’eroina dei nostri tempi. In pratica, è una storia romanzata che parte, come sempre accade, da un fondo di verità, da una esperienza vissuta o ascoltata da altri, da una osservazione reale, prolungata nel tempo, con un retrogusto di creatività a darle quel tocco di irrealtà e di compiutezza che altrimenti non avrebbe avuto. Molto importanti, tra l’altro, sono i RINGRAZIAMENTI che offrono nuovi spunti di conoscenza dell’iter, alquanto faticoso e incerto, di questo lavoro. L’Autrice ha avuto l’impulso di narrare senza essersi cimentata mai prima nella scrittura; di qui le difficoltà linguistiche e grammaticali, che ottimi maestri le hanno fatto superare, tra umiltà e autostima. Anche la copertina è frutto corale (tutti i suoi cari a raccolta, a partire dall’amica del cuore Marisa), per realizzare il delicatissimo e simpaticamente dimostrativo disegno che mette a fuoco la esplosione negativa e dirompente dell’affiatamento di una orchestra, appena dopo la chiusura del sipario. Resta, però, che il Libro ci permette di sottolineare la necessità della narrazione per rendere credibile una storia non vera e viceversa. Ma alla base c’è un’altra considerazione da fare. La narrazione è sempre legata a un incontro, all’apertura all’altro, sia in senso verticale (abbraccia più generazioni, che si tramandano una storia da ieri fino a domani, attraverso il racconto orale), sia in senso orizzontale (allargando i confini di quanti ci stanno ad ascoltare, acconsentendo o anche dissentendo. Nascono così, tra autori e lettori, dibattito e confronto che permettono, quantomeno, di sfiorare la verità. Questo è quanto accade nel Libro di Laura Vitale, che tutti dovremmo leggere. Per scoprirci forti e coraggiosi nell’affrontare “l’avventura della vita” anche in tarda età. Per non demordere mai dallo scoprirci e riscoprirci nella nostra pienezza e consapevolezza di quello che realmente siamo. Fragilità e talenti compresi. Fondamentali, dunque, le connessioni tra noi esseri umani che abbiamo avuto il dono della parola proprio per poter comunicare in una forma più completa di quella concessa agli animali, che pure sono in grado di comunicare perfettamente tra loro e spesso anche con l’uomo. Ma il nostro linguaggio offre innumerevoli possibilità e modalità di usare termini diversi con sfumature sempre nuove per far comprendere ai nostri simili emozioni, sentimenti, sofferenze, aspettative, ricordi e così via. Non così avviene per gli animali. Mi sembra opportuno, allora, ritornare alla nostra carissima Silvana Folliero, la quale usa, come introduzione a Tersicoree, i seguenti importantissimi suoi versi:


Mi piace sempre più nel Tempo

scivolare e nel Silenzio

restare immobile solo

nella vita cadenzata ma

fieramente dialettica la mente

scatena onde sonore ritmiche

d’informazione cosmica sempre

più vaste nel mondo tra le cose

del piacere universale. (S.F. 1993)



Questa poesia è pregevole perché è sintesi connotante il suo pensiero, che ben presto si dilata ad abbracciare i nuovi orizzonti della “poetica” del Terzo Millennio. Orizzonti ricchi di continue interconnessioni di voci che contraddistinguono la musicalità che accompagna ogni parola che scegliamo per favorire una meravigliosa “informazione cosmica”, per vincere ogni silenzio e scatenare “onde sonore ritmiche sempre più vaste nel mondo tra le cose del piacere universale”, in funzione di un nuovo Umanesimo, e non solo storico, culturale, letterario, ma soprattutto etico. Ne sono stupenda sintesi visiva le illustrazioni con inchiostro di china realizzate dalla mano delicata e incisiva di Ombretta (Leone).

E, ancora una volta, mi fermo. Ma le Autrici di cui parlare sono ancora molte, tra quelle italiane e straniere. Impiegherò, penso, tutto il mese di settembre e oltre. Grazie per la vostra paziente e attenta lettura. A presto. Angela/lina

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