martedì 30 settembre 2025

Marted' 30 settembre 2025: LE AUTRICI CHE SCRIVONO LA LETTERATURA DEL TERZO MILLENNIO... (8^ e ultima parte)...

E sono giunta all’ultima puntata di questa lunga carrellata delle nostre Autrici italiane e straniere e molte altre saranno quelle che pubblicheranno con la nostra Casa editrice fino al primo semestre del 2027. Poi, ricominceremo!

Intanto, comincio da Ela Iakab con il suo Libro L’ULTIMO DONO TERRENO - Poesie d’Amore - , una silloge poetica ricca dei chiaroscuri dei sentimenti, delle emozioni, delle passioni intense e, nello stesso tempo, lievi come ali di farfalla a volare verso cieli di purezza e di candore. La silloge è del 2024 (pp.123, euro 12,00).  La sua Autrice è una Dottoressa rumena in Filologia, e ha al suo attivo parecchi libri con cui ha vinto prestigiosi premi e ha avuto numerosi, meritatissimi riconoscimenti. Basti pensare che è sua la traduzione dal rumeno all’italiano. Miei l’adattamento alla nostra lingua e la postfazione. E stralcio dalle mie “Tracce” sulla silloge qualche approfondimento, data la complessità della Libro di questa meravigliosa Autrice, sempre alle prese con la sua anima e il suo corpo, avvolti dal mistero e dal sorriso del Cielo. Non a caso, la splendida copertina, opera del nostro Graphic Designer Nicola Piacente (con l’aiuto della Intelligenza artificiale) è una scala che s’inerpica fino a incontrare l’azzurro tra misteriosi squarci di luce abbagliante. Ecco le mie parole: … Nel libro di Ela Jakab non ci si può fermare alla prima lettura tanto è denso di simbologie misteriche e misteriose da rimandarci continuamente a un canto ultraterreno. Canto dell’anima? Forse. È nell’anima che si cela e si rivela la forza sublime dell’amore e della morte. Nel bel mezzo si snoda la vita. Una vita vissuta visionario e profetico del mistero legato ai sottili fili ancestrali di memorie, antiche milioni di anni per giungere alle origini di un popolo nomade e sempre sospeso tra terra e cielo, in un intrico di miliardi di vite come le stelle già spente del cielo che solo una divinità (il Taumaturgo) può accogliere e forse guarire. L’ultimo dono terreno è un libro ricco di simbologie legate a più destini e a più religioni, che si originano dalle “epifanie” che trovano in ogni tempo la “manifestazione/ apparizione/ rivelazione” di una “presenza divina” attraverso “segni” (sogni, visioni, prodigi)… E concludo con i versi della sua ultima poesia “La città sublime” a conferma di quanto detto fin qui: Io sono l’asceta/ venuto dall’aldilà/ per innalzare/ con le pietre/ da lontane visioni// la città sublime// e per legarla/ con la forza dei cinque elementi/ intorno al tuo tempio.// C’è nel mio amore/ lo sfolgorio/ della montagna invisibile.// Dio mi ha promesso/ che ascolteremo/ nelle torri,/ alle porte e agli altari,/ i suoni creati/ durante le sette notti/ della Genesi.

Poi, ancora altri libri a completare il quadro delle Scrittrici straniere. Tra queste, vorrei ricordare Zorica Mandaric con il suo Libro IN UNA GOCCIA IL MARE, anno 2019 (pp. 110, euro 10,00). Traduttore Dragan Mraovic. Edizione bilingue: italiano-serbo. Mia la prefazione. Molto bella e luminosa la copertina ad opera del nostro Graphic Designer Nicola Piacente. Il Libro è reperibile presso la libreriauniversitaria.it

Accanto alle Autrici straniere occorre ancora ricordare quelle italiane dalle più remote alle più recenti. È bene ricordare, per esempio, la mia carissima e rimpianta amica e scrittrice di Trani Maria De Palo, che ha pubblicato con noi, nel 2009, il Libro, riguardante la sua vita romanzata, UN CANE DUE GATTE E UNA DONNA, essendo Maria amante degli animali e della natura in maniera viscerale e materna. Il tenerissimo Libro fu da me presentato subito dopo la sua pubblicazione presso il Monastero di Colonna di Trani, con la commossa partecipazione di Mimì Di Palo, scrittore tranese affermato e carissimo amico di entrambe, nonché nostro Autore. Fu una magnifica serata con un numeroso e partecipe pubblico venuto ad applaudirli.

Altro Libro risalente al 2009 è quello di Giusy Zitoli MALALINGUA nel bellissimo formato quadrato della SECOP START (pp. 60, euro 10,00). Si tratta di una silloge poetica particolarissima, forse ancora oggi unica nel suo genere, essendo legata essenzialmente alla corporeità erotica e libera da ogni costrizione anche ambientale o etico-sociale, in cui l’Autrice rivela tutta la forza della ribellione e la purezza della sua anima, “sigillo del nostro essere oltre ogni mutamento”, inevitabile, quest’ultimo, con il passare degli anni. E l’anima, a volte, raggiunge l’estasi, nel senso di “e-stasi”, cioè uscire fuori dall’immobilità (stasi: si sta) per trasformarsi in un fuoco che brucia e porta fuori da ogni realtà contingente e cogente. Ravviso, però, nei suoi versi, quelli erotici, impudichi e verginali della fantastica Rossella Piccarreta, pubblicati di recente in CARNE SACRA, di cui ho parlato nelle precedenti puntate. La Prefazione, intanto, è del bravissimo Alberto Conti. La copertina e progettazione grafica sono di Francesco Pinto. Un Libro da rileggere ancora con rinnovato interesse per il contenuto prima di tutto (la scissione della propria coscienza, che si divide in frammenti di sé attraverso gli anni che passano), e poi per la forma, ricca di figure retoriche che passano dalla metafora alle allitterazioni, dalla visionarietà mentale ai riferimenti concreti e ossimorici, a note canzoni di altrettanti noti cantanti fino alla focalizzazione di frasi di autori famosi anche in altre lingue e linguaggi.

Del 2012, è, invece, il Libro di Ada Bagnato Ranieri 50 DI SEMOLA 50 DI FARINA - i racconti del Borgo Antico - (SECOP edizioni, pp. 464, euro 18,00). È, dunque, un Libro di racconti su Bari Vecchia, centro incontaminato di baresità, pugliesità e insostituibile culto di San Nicola con tutte le sue storie e leggende. Il libro è arricchito dalla dettagliata Prefazione di Padre Lorenzo Lorusso O. P. l’allora Priore della Basilica di San Nicola, una Prefazione straordinaria per la puntuale documentazione sul Borgo Antico, dove, se ci si accosta con fede, è possibile incontrare Dio. Il titolo è mistificatore: si pensa subito a un libro di ricette, mentre è un romanzo che pullula di innumerevoli storie. Il Borgo Antico, del resto, è una conchiglia con echi di mare a portarci lontano con la fantasia e la memoria, tra identità e appartenenza. Gli fa da contraltare il “Fortino”, molto poetico nella sua personificazione. Qui si intrecciano altre storie di una comunità che vive ai limiti della illegalità, fra omertà e solidarietà. Molte le donne: Vera, Regina, Elena Filomena, Rinetta, Frida, Francesca, Anna. E la Signora: colta, elegante, solitaria, misteriosa. Pochi gli uomini (solo in apparenza forti): Antonio, Marco, Vito. Lungo le vie del Borgo e del Fortino si snoda una umanità, che si riconosce perché ubbidisce atavicamente alle sue tradizioni, alle sue leggi, ai suoi vari linguaggi e ai suoi comportamenti, legati ad una filosofia di vita condivisa, tra riti religiosi e pagani: la benedizione della casa (rito sacro), e la presenza di corni, gobbi, chiodi arrugginiti (riti profani). Fede e fanatismo, dunque. Poi, gli odori e i sapori della nostra cucina a spandersi tra le strade e nei crocicchi delle viuzze antiche. Infine, uno spazio che l’Autrice si concede, quasi un coro greco, per spiegare, ammonire, precorrere tempi e situazioni, invocare, narrare. Una narrazione nella narrazione: “Non si va a scuola delle lacrime”, “Le lacrime non si studiano”. Una bella lezione!

  Del 2016 è CANTI PER UN CUORE VAGABONDO (SECOP edizioni, pp. 67, euro 10,00) di Rosalba Fantastico di Kastron, Docente di Storia dell’Arte nei Licei, Commediografa, Pittrice, Regista teatrale. Poetessa. Vincitrice di numerosi Premi, ha ricevuto anche meritati riconoscimenti, sia per la poesia in vernacolo che in lingua italiana. Sua è la copertina. La Prefazione è di Cecilia Pignataro, la quale così scrive: … È questo il tratto distintivo della poesia della Fantastico: la verità che non indulge, non si lascia grattare oltre la superficie dell’apparenza, inoltrarsi nei penetrali dell’inconscio, inabissarsi nelle pieghe più nascoste dell’io, questa è la missione della sua azione poetica e in questa catabasi in corde suo la poetessa porta a spasso il lettore. Tale discesa, tuttavia, comporta fatica. Raccontarsi impudicamente costa, dirsi ferocemente è fonte di sofferenza. Non sempre catartica. Ma questa è l’unica chiave d’accesso all’autenticità, senza la quale non ci può essere poesia 

Del 2021, invece, è un Libro di racconti di Autori Vari, curato da Maria Teresa Gallo, DECLINAZIONI DI UN COLORE - sedici racconti tinteggiati di rosso - (SECOP edizioni, pp. 115, euro 12,00). La suggestiva copertina è la rielaborazione di una foto di Anna Paola Piacente, operata dal nostro Graphic Designer Nicola Piacente. La Prefazione è della stessa Curatrice. I racconti sono perlopiù scritti da Donne (Ester Basile, Marta Maria Camporeale, Marisa Carabellese, Slobodanka Ciric, Angela De Leo, Carmen Dinota, Rita Felerico, Maria Teresa Gallo, Raffaelle Leone, Girma Mancini, Maria Rosaria Rubulotta, Lucia Cervelli Stefanelli) e pochissimi uomini (Massimiliano Cavallo, Pasquale Gallo, Zaccaria Gallo, Roberto Masi), insomma degli “infiltrati”. Maria Teresa Gallo, nella sua esplicativa Prefazione, così scrive: … ciascuno di noi ha nel suo corpo (che sia mente, cuore o anima) una traccia di Rosso. Un’impronta lasciata dalla vita attraverso degli incontri, delle esperienze, dei ricordi o semplicemente delle fantasie. Insomma, il rosso abita in ciascuno di noi…     

Del 2004, infine, è il Libro CONOSCI TE STESSO (SECOP edizioni, pp. 118, euro 12,00) di Gabriella Basile, che ci aiuta a scoprire, con un Vademecum davvero molto interessante, i nostri punti di forza e le nostre fragilità per migliorarci nella prospettiva di migliorare questo nostro vecchio mondo “alla deriva”, come Serge Latouche ci ha predetto e teorizzato, con la sua opera più recente BREVE TRATTATO SULLA DECRESCITA. È, dunque, un Libro che non può mancare sulla nostra scrivania.

Dei miei innumerevoli libri è superfluo parlare. Vi rimando alle pagine della SECOP edizioni, almeno per quelli pubblicati con la nostra Casa editrice. Buona lettura a tutti. Mille volte grazie. E da domani si parla di altro. Missione compiuta! Vi abbraccio forte. Angela/lina 

sabato 27 settembre 2025

Sabato 27 settembre 2025: LE AUTRICI CHE SCRIVONO LA LETTERATURA DEL TERZO MILLENNIO... (7^ parte)

Tra le nostre Autrici straniere, fondamentale è partire dalla grande Ljiljana Habjanovic Djurovic, la prima ad aver pubblicato in Italia con la SECOP edizioni (anno 2010, pp. 577, euro 20,00). Il titolo del Libro è Il Gioco degli Angeli.  Traduzione del più grande traduttore serbo Dragan Mraovic. Mio è, invece, l’adattamento alla Lingua italiana. Mia la Prefazione. La copertina rispecchia la tradizione degli Affreschi tipicamente serbi. Anche perché il romanzo è, a mio parere, il più straordinario affresco della seconda metà del Quattordicesimo secolo, nelle due Istituzioni tipiche medievali: Impero e Monasteri, che in Serbia ebbero una notevole fioritura proprio nell’Alto Medioevo. Riguarda la storia di Milica, principessa serba della dinastia dei Nemanidi, e del suo intrecciarsi continuo con il soprannaturale: il suo Angelo custode, voce narrante, e i sette Arcangeli, che si prendono cura di Lei e del suo percorso verso la salvezza di sé stessa, come donna e regnante, della sua famiglia, del suo popolo, del regno Serbo. Della sua anima. Molte le chiavi di lettura: umane e divine. Tra atmosfere storiche, documentate dalla puntualizzazione cronologica degli avvenimenti, che si dipanano lungo i settant’anni della vicenda terrena ed esistenziale di Milica, e quella dinastica del regno Serbo.  Riguarda, inoltre, la vita delle donne nel Medioevo e, in particolar modo, delle donne nobili e degli obblighi del loro rango; della necessità di assicurare la continuità della dinastia sul trono; della interazione dei vari membri all’interno della costellazione familiare; il conflittuale e doloroso rapporto di Milica con le sue cinque figlie e soprattutto con Mara, la primogenita, e Oliveira, l’ultima nata. Conflittualità generazionali, all’interno dello stesso nucleo familiare, che riguardano l’umanità tutta, in senso orizzontale e verticale. Si pensi a Caino, il primo “assassino” della storia dell’uomo, dalla nascita biblica del mondo. Giunta a questo punto, non mi resta che aggiungere un breve stralcio della mia prefazione: … mi piace presentare al lettore la sua Autrice, la scrittrice “più amata” in Serbia, la più letta e apprezzata, la più premiata, e non soltanto nella sua terra, Ljiljana Hbjanovic Djurovic, perché dovrà a lei le forti emozioni, le insolite riflessioni, i profondi percorsi interiori, che lo accompagneranno nello straordinario viaggio nelle pagine di questo libro. e mi riferisco al singolo lettore perché ogni storia nasce dalla penna di uno scrittore, ma rinasce nella mente e nel cuore di chi la legge, assumendo significato e valore diversi, in quanto filtrati dalla sensibilità, dalla cultura, dalla storia personale di ciascuno… Ljiljana ha pubblicato altri suoi romanzi con la nostra Casa editrice fino a qualche anno fa. Poi le mie note vicissitudini a Belgrado hanno interrotto il nostro sodalizio letterario, venuto meno anche il nostro indispensabile traduttore e soprattutto amico Dragan Mraovic, ma non la nostra bella e sincera amicizia.

Altra scrittrice molto nota, amata e apprezzata in Serbia (e non solo) è senza dubbio Milanka Mamula, che ha scritto parecchi romanzi, con cui ha vinto diversi premi. SALVO ERRORI E OMISSIONI - E.&O.E.- è il primo Libro che ha pubblicato il 2015, con la SECOP edizioni (pp. 486, euro 19,50). Il traduttore è naturalmente Dragan Mraovic. Mio l’adattamento alla Lingua italiana, mia la Prefazione. L’immagine di copertina è della figlia dell’Autrice, Tijana Mamula, a cui il romanzo è dedicato, oltre che al fratello Pavle Mamula. Prendo dalla mia prefazione spunto per presentarvi questo romanzo davvero insolito, in quanto ha un intreccio catturante per i molteplici colpi di scena che si susseguono dall’inizio fino all’ultima pagina. Il Libro, inoltre, vede i personaggi vivere sentimenti ed emozioni molto forti e avvincenti, ma che spesso ci lasciano l’amaro in bocca e il desiderio di una soluzione positiva. Salvo errori e omissioni!?! Devo, intanto, precisare che romanzo è decisamente criptico per i non “addetti ai lavori”, ma altrettanto catturante, quantomeno per la curiosità che suscita nel desiderio di volerne sapere di più. Di scoprire l’arcano che si cela dietro una sigla che, indubbiamente, proviene dal settore commerciale e finanziario, a cui è stato legato per molti anni il marito dell’Autrice, lo straordinario scrittore e compianto amico Nikola Mamula, la cui sagacia, generosità, ironia e autoironia non potremo mai dimenticare, in quanto per anni ci siamo frequentati, con tutta la famiglia, provando profonda stima e sincero affetto. E con la carissima Milanka tutto è rimasto immutato. Intanto, ritornando alla prefazione, eccone un breve stralcio: … Per fortuna ci viene subito in aiuto il titolo, che spiega in maniera inequivocabile il suo significato: quando si tratta di maneggiare denaro in proprio o per conto terzi, non si possono commettere errori. Questi ultimi sono esclusi dall’umana esperienza. Non ci è dato di commetterli, trasformati come siamo in efficientissimi robot, veri e propri computer, cui non è concesso sbagliare. Viene forse in aiuto all’umana fallacità (…) quel “Salvo” messo all’inizio, che mitiga il senso della proibizione, ci offre una possibilità e, quindi, una scappatoia. (…). Dunque, un romanzo “sui generis”, molto particolare, che la bravissima Autrice, Milanka Mamula, serba di nascita e italiana di adozione, ha saputo costruire, con dovizia di particolari, proprio su questo assunto, che è, alla fine, l’anima della storia. La protagonista Nina, una donna in carriera, che ricopre un ruolo manageriale in una importante ditta milanese di import-export, si divide tra Belgrado, sua terra di origine, e Milano, città dove lavora, e, quindi, tra rigido senso del dovere e cedimenti emotivi, che non dovrebbe concedersi, tra i solidi affetti di ieri e le variegate amicizie di oggi; tra la famiglia che si sfalda e il pressante lavoro, che mantiene alta la sua autostima; tra fragili nostalgie e tenaci progetti di vita… Da leggere e rileggere per la sapiente e mai scontata scrittura dei sentimenti più intimi e profondi che appartengono in modo inequivocabile alla sensibilità di animo della nostra Autrice.                 

Altro Libro pubblicato dalla SECOP edizioni nel 2015 (pp. 106, euro 11,00) è quello di una delle più grandi poetesse serbe, la favolosa Milica Lilic Jeftimijevic. Si tratta di una splendida silloge di poesie che si intitola IL FUOCO E IL VERBO, in versione bilingue a fronte (serbo e italiano). Anche qui la traduzione è dell’inestimabile Dragan Mraovic, l’adattamento all’italiano e la prefazione sono miei. La pregevole Opera in copertina è della nostra Artista, Maria Grazia Giovanna Dell’Aere, che dipinge con un suo stile molto originale. La copertina è del nostro Graphic Designer Nicola Piacente, che dà sempre un taglio fortemente connotativo della Casa editrice. Riporto qualche notizia esplicativa della bellezza della silloge attraverso le mie parole che stralcio dalla prefazione: Bellissimo è, per esempio, il titolo: Il fuoco e il verbo. Esplosivo, caldo, magmatico, come solo il fuoco può essere; e intenso, profondo, elevato, come solo il Verbo sa e può diventare. Racchiude in sé le due forze vitali di questa superba poetessa e scrittrice serba, nonché critico letterario e giornalista: la passione amorosa e la passione poetica. Forze dirompenti, che esplodono in ogni verso tanto da indurci ad esaltarci per le inimmaginabili vette raggiunte, e intristirci per i terribili abissi paventati e, a volte, sfiorati con annientante dolore. Ma la poetessa ha in sé una forza in più, magica e misteriosa eppure profonda da vincere ogni altra parola. (…). La sua è una poesia balcanica, ma anche molto occidentale. E soprattutto è la sua poesia, quella che la rende fiera e sicura di sé, quella che la fa sentire “domina” e mai “ancella” della parola alata. Con brevi momenti di mite accondiscendenza, dettata più dalla sua profonda “necessità cosmica” che dalle ali dispiegate della sua straordinaria fantasia. Ma è il suo cuore che conclude la silloge con un inno alla bellezza che la parola esalta, incantandoci; e persino con una carezza d’amore all’Italia, a Bari e a San Nicola che rende benedetta questa terra. Splendido, sentito, commosso omaggio al nostro Sud…

Un lavoro a sé è PICCOLO VESTITO NERO - omaggio a Coco Chanel - che la SECOP edizioni ha pubblicato nel 2022 per omaggiare, a sua volta, la grande e famosa attrice serba Vjera Mujovic, che abbiamo conosciuto e ammirato a Belgrado. La traduzione è di Radmila Pavlovic. La copertina è opera del nostro Graphic Designer, Nicola Piacente, sempre molto creativo, anche alle prese con un Libro unico nel suo genere. Il personaggio di Coco Chanel, infatti, è rappresentato, in questa piece teatrale, in duplice veste: proprio come il logo del suo marchio, composto da una C regolare e una invertita che si intersecano. Si tratta, intanto, di un dramma, il cui contesto psicologico rappresenta il confronto dell’uomo con sé stesso, con il passato e il presente, tra verità e menzogna; il confronto con ciò che pensiamo sia vero, con la solitudine infinita e l’amore perduto. Due attrici, dunque, che, in questo dramma, danno voce a una sola voce, rivivendo infanzia, amori, lotte, desideri e aspirazioni di una personalità complessa come era quella di Coco Chanel. Il personaggio viene rivissuto in un momento di grande sconvolgimento globale: la guerra, la rivoluzione, la lotta per l’uguaglianza sociale. Chanel ha liberato la donna dal “corsetto” e ha accorciato vestiti e tacchi alti, per permettere anche ad una donna di amare e di decidere il proprio destino. Questo pezzo teatrale, infine, racconta la solitudine e l’eterna ricerca dell’amore. Vorrei concludere, puntualizzando che è perlopiù un dramma dialogico, raccontato in cinque lingue diverse per rispettare i diversi Paesi in cui è stato rappresentato: italiano, francese, inglese, serbo, cinese. È un libro di un fascino senza paragoni. Una ulteriore puntualizzazione: Vjera Mujovic è attrice e autrice del testo. È membro permanente del Teatro Nazionale di Belgrado. Si è laureata alla Facoltà di Arte drammatica di Belgrado. È attrice di Teatro, Televisione e Cinema. Sono tantissimi i personaggi che ha interpretato in diversi ruoli. Ha lavorato per il Teatro e il Cinema di San Pietroburgo, Mosca, Parigi. Ha fatto delle tournèe in Russia, Ucraina, al Circolo Polare Artico, in Georgia, Armenia, Svezia, Italia, Grecia, Polonia, Croazia, Francia, Mongolia… ha vinto numerosi e prestigiosi premi. Ha scritto due romanzi e diversi pezzi teatrali.

E, per oggi, va bene così. Ma devo necessariamente continuare perché sono ancora parecchie le nostre autrici italiane e straniere. Spero di concludere questa lunga carrellata per la fine di settembre, in quanto ci sono altre belle novità fino a dicembre, a partire da ottobre, mese autunnale tra i più dolci e malinconici dei mesi dell’anno. A prestissimo. Grazie sempre. Angela/lina

 

  

martedì 23 settembre 2025

Martedì 23 settembre 2025: LE AUTRICI CHE SCRIVONO LA LETTERATURADEL TERZO MILLENNIO... (6^ parte)

E torno a parlare delle nostre Autrici perché sono ancora tante e occorre farle conoscere tutte, italiane e straniere, perché ciascuna ha lasciato di sé e del suo modo di scrivere una traccia, meritevole di attenzione. A Laura Vitale, per esempio, fa da contraltare Isabella Bavaro che con FOS edizioni ha pubblicato due anni fa il suo Libro in dialetto giovinazzese e in italiano, corredato da immagini, fotografie, ricette paesane e tanto altro ancora in una sorta di rassicurante coralità. Il titolo è: Crìste nan ze còlche, ce nan arreggètte a tùtte - Cristo non si corica, se non sistema tutto - . Già il titolo, in dialetto e in italiano, è un atto di fede nel buon Dio e nella vita. Offre il senso della speranzosa attesa in un mondo migliore, perché ogni essere umano è “guardato a vista” e sorretto dalle Braccia di Chi ci ha creato e si prende costantemente cura di noi, come ogni buon padre fa o dovrebbe fare. Anche questo Libro, come quello di Rosi Brescia o di Laura Vitale, nasce e si irrobustisce durante la forzata “clausura” di tutti noi per il COVID 19, che ha fatto tante vittime nel mondo intero e anche in Italia, non risparmiando certamente il Sud. Pure, tra tanti devastanti lutti, la nostra Autrice sente il richiamo degli esempi di sua madre, che era solita sistemare tutto in casa, prima di andare a letto e dopo una giornata di duro lavoro, per affrontare la notte con maggiore serenità. Lo stesso, dunque, fa il buon Dio? Sì, Isabella Bavaro non ha alcun dubbio. Ecco cosa scrive nella Premessa: … Durante il periodo del lockdown, quando ci è stato imposto il divieto di uscire dalle nostre case, siamo stati privati, soprattutto, del contatto umano con la gente, dell’affetto delle persone a noi care, degli abbracci e delle parole di conforto. Per compagnia avevamo solo la televisione. Proprio in quei mesi di isolamento veniva trasmessa una fiction, ambientata a Bari, dove i personaggi, nei loro dialoghi, pronunciavano delle battute in cui erano racchiusi tanti nostri modi di dire. Perciò, io e altre persone che conoscevo facevamo a gara a chi ne trovasse di più, poi li scrivevamo sui social per confrontarci e vedere quanti eravamo riusciti ad individuarne. Questa voglia di “baresità” che ci accomunava ci faceva commuovere e sprigionava in noi un forte sentimento di appartenenza alla nostra terra e alle nostre tradizioni. In quel momento, più determinato si delineava in me il desiderio di portare a termine questo libro… E, così, se Rosi ascoltava la radio e cantava a squarciagola le tante canzoni che trasmetteva, non ultime quelle di Ultimo (pseudonimo di Niccolò Moriconi), tanto amato da sua figlia e, poi, anche da lei, Isabella guarda la televisione e si compiace della sua “baresità”. Entrambe, Rosi e Isabella, traggono spunto da questi elementi quotidiani, che alleviavano la solitudine dovuta alla chiusura al mondo esterno, per scrivere il loro Libro, consapevoli della forza salvifica della scrittura.     

Le parole, soprattutto quelle scritte, infatti, hanno un peso specifico molto importante nella vita di ciascuno di noi. Un esempio eclatante è il Libro di prose e poesie di Maura Picinich IL RESPIRO DELLE PAROLE (SECOP edizioni, 2015, pp. 107, euro 12,00). Parto dalla mia Prefazione per comprendere meglio il profilo letterario e poetico di un’autrice di particolare caratura e sensibilità mittleuropea, essendo nata e vissuta a lungo a Trieste, terra di confine: Mi cattura il titolo del libro di Maura, Il respiro delle parole: una raccolta di poesie, aforismi, pensieri, racconti, lettere, ricordi. E mi emoziona l’immagine di copertina della bravissima illustratrice Ileana Visigalli. Immagine, ricca di suggestioni che accoglie in sé e affida, ad un filo teso da un “altrove” ad un altro (di cui si perdono le tracce, perché ogni altrove è sempre indefinito e lontano, in sospensione tra terra e cielo), il coraggio di questa donna che, forte soltanto dei suoi sogni e della capacità di reinventarli ad ogni meteorite che intralcia i percorsi azzurri dei suoi più intimi sentieri, si mantiene in bilico con la bacchetta magica della lunga scia di parole, che ricamano di poesia i suoi giorni e le sue notti. E il titolo, quasi un sussurro, quasi una espansione, leggera e trasparente di sé e del sé, si fonde e si confonde con l’immagine eterea della donna stilizzata che danza sul filo e s’innalza a cercare le stelle e a sfidare il destino (…). C’è in ogni parola di Maura Picinich il “respiro” di quel “vitalismo” bergsoniano, che diventa principio di rigenerazione e di resurrezione... Ma il respiro più potente è quello del mare (…). Il mare, sempre presente alla sua vita. Un Maredentro che trascende la fisicità del mare per farsi spirito e anima della scrittrice. Per farsi vita. Eterno movimento. Canto e fremito di lente onde alla battigia, dove ogni orma viene cancellata, come ogni rimpianto. La vita è oggi... Altro punto di riferimento continuo è suo figlio, Jehoshua Aaron, cui dedica le lettere e le poesie più intense e vere, come quelle che la vedono partecipe convinta e determinata, innamorata della natura, delle piante, degli animali, suoi compagni di vita ancora oggi. Ma in un sussurro d’anima scopriamo le tenere poesie e prose dedicate al suo compagno di vita, l’immenso Livio Sossi, di cui tutti conserviamo memoria con profonda stima, grande ammirazione, imperituro affetto.   

Altra scrittrice mittleuropea, per via delle sue origini croate, nata a Spalato, sulla costa della Dalmazia, è Tea Dalmas, Autrice di Puse (SECOP edizioni, 2015). Chi era Puse? È abbastanza facile trasformare questo nome in Jelka, madre di Tea. Ma mi sembra importante conoscerla attraverso le stesse parole dell’Autrice che vibrano in una sua lettera che precede tutto il Libro: Miei cari, Ho custodito gelosamente questo diario scritto per mia madre e affidatomi dalla nonna Vinka, con l’intento, un giorno, di tradurlo in italiano, perché ne restasse memoria nella nostra famiglia. Ora il proposito è diventato realtà, grazie anche al grande aiuto di Nico e Manuela: Nico ha saputo trasformare la mia traduzione “letterale” in un testo più “letterario”, vivo, conservando ed esaltando l’ironia e la curiosità intellettuale che animavano lo scritto e le parole della nonna e tracciando utili riferimenti storici. Manuela è stata impagabile per il lavoro al pc, la correzione delle bozze e l’impaginazione.

Man mano che traducevo, mi tornavano alla mente i tanti pomeriggi d’estate a Spalato, a casa della nonna Vinka, dove trascorrevamo le vacanze estive. Seduta sulla sua poltrona a dondolo, sul balcone, all’ombra dei rami di un grande fico mi raccontava della nostra famiglia, degli zii Ivo e Branco e dei nostri antenati. In questo diario sono citate delle persone che ho conosciuto da piccola, per cui tutto quanto scritto dalla nonna mi è ancor più familiare. Aver tradotto questo diario è stato per me un atto d’amore verso la nonna, i miei genitori, mio fratello, i nostri figli. Per questo vorrei che i ragazzi avessero questo ricordo della “none Puse” e del meraviglioso nonno Franco, che non hanno conosciuto, il mio amato “papacci”, come lo chiamavo da piccola. Traducendo e rileggendo questa storia, più di una volta i miei occhi si sono inondati di lacrime… ma non di dolore, piuttosto di tenerezza e nostalgia. Spero che questo scritto abbia anche per voi un grande valore sentimentale, come lo ha per me. Vi voglio bene. Tea. Nico, di cui si parla, è il nostro amatissimo Autore e Amico Nico Mori, mentre Manuela è la loro figliola maggiore. Purtroppo, Nico è volato tra le stelle oltre quattro anni fa e Tea lo ha raggiunto l’anno scorso. Di entrambi ci resta un tenerissimo ricordo. E le mie lacrime si mescolano a quelle di Manuela, nostra imperdibile amica, di Alberto, suo fratello, e di Carlo Alberto, suo marito. Ma, tornando al Libro, desidero ricordare che la Prefazione è mia. E mi piace riportarne qualche stralcio, per dare qualche notizia in più sulla figura di Puse/Jelka e sul perché sia stata così importante nella vita di Tea e di tutta la sua famiglia:

Puse è innanzitutto un atto d’amore di Tea Dalmas nei riguardi di sua madre Jelka, chiamata Puse, e di sua nonna Vinka Sperac Bulic (e chiedo scusa per gli accenti giusti che non so mettere), giornalista e femminista ante litteram nei primi anni del Novecento in quella terra mittleuropea tra Italia, Croazia e Dalmazia, che ha, nella storia di questa famiglia, come fulcro Spalato. (…). Si tratta, infatti, della pubblicazione del diario, che sua nonna aveva scritto dalla nascita della terzogenita, avvenuta nel febbraio del 2019, dopo parecchi anni da quella dei primi due figli, al 1953, anno in cui con una lettera accorata Vinka, dopo circa dieci anni di silenzio per aver chiuso il diario con le nozze della sua amatissima Puse, lo riprende per cercare col suo amore e la sua tenerezza materna di consolarla per la morte prematura dell’adorato Franco, stroncato da una grave malattia cardiaca. (…). Ma Puse è anche la straordinaria testimonianza di uno spaccato di vita che coinvolge sì due donne, madre e figlia, quindi due generazioni a confronto, ma anche un intero popolo, anzi più popoli con la loro tormentata storia che riguarda ideali di libertà e soprattutto di rivendicazione di appartenenza ad un ceppo storico-culturale piuttosto che ad un altro; ideali e rivendicazioni, che fecero di quegli anni e di quei territori veri e propri campi di battaglie, acerbe e devastanti, a volte anche cruente o di forte tensione propagandistica e sociale, senza ottenere reali soluzioni di giustizia e di equilibrio tra le sacrosante aspirazioni indipendentistiche, talvolta anche romantiche, dettate, soprattutto in quelle terre, dagli “eroici furori” di tutto l’Ottocento e la prima metà del Novecento (vedi l’impresa di D’Annunzio a Fiume e a Zara), e la concreta vita quotidiana della gente comune e dei suoi sacrifici per affrontare nuove e destabilizzanti situazioni famigliari e domiciliari come profughi o esiliati.  Esperienza che toccò anche a Puse e ai suoi figli Tea e Rafo, che trovarono rifugio e ospitalità in terra di Bari. La Posfazione è di Nico. Bella. Sincera fino in fondo. Esplicativa dei tanti momenti bui vissuti in silenzio dalle due donne, madre e figlia, pur di non turbare il già scarso equilibrio socio-economico- familiare che entrambe stanno vivendo; ed esplicativa del travagliato momento storico che stanno vivendo l’una lontana dall’altra. Poi… poi… poi… tutti gli avvenimenti si snodano fino all’adolescenza, la giovinezza, l’età matura di Puse. La sua venuta con i figli a Bari. Il resto è storia che i nipoti conoscono benissimo e che Manuela ha sintetizzato con splendide parole e una tenerissima poesia. L’anno scorso, infine, mi è giunto questo messaggio di Manuela: Mamma Tea non c’è più. Ed io, ormai, non conto più gli anni. Conto le assenze fisiche che sono presenze vive nel cuore, nell’anima. E il riproporre quanto già scritto non è sfiducia nella memoria dei lettori del nostro blog, ma necessità mia personale di far rivivere, nei tantissimi ricordi, le tante persone amate e che amo perché vale la pena ricordarle per farle ri-nascere.

Grazie, sempre, per l’attenzione. La prossima volta parlerò delle nostre Autrici straniere, a partire dalla più conosciuta e amata anche in Italia Ljiljana Habjanovic Djurovic, la tanto apprezzata e amata Milanka Mamula, la mitica MilicaLilic Jeftimijevic, ecc. A presto. Angela/lina 

giovedì 18 settembre 2025

Giovedì 18 settembre 2025: LE AUTRICI CHE SCRIVONO LA LETTERATURA DEL TERZO MILLENNIO... (5^ parte)

Oggi è in compleanno di Daniela, la mia figlia più giovane, e io avrei voluto farle una sorpresa andando a Roma, ma non è proprio possibile. Il capofamiglia è, in questi giorni, a Firenze per presentazioni varie e andrà anche nella Capitale per una “toccata e fuga” per altri impegni culturali. Non mi rimane che inviarle una delle mie solite poesie che riservo a quelli di casa, per il loro compleanno. E non è più una sorpresa, piuttosto una cosa scontata che sanno ormai a memoria. E, allora, faccio qualcosa di diverso, scrivo un pezzo del suo vecchio diario per riportarla indietro negli anni. <Otto settembre: come ogni anno, e mai una volta che si riesca a saltare il turno, arriva il compleanno… tra dieci giorni saranno già 22… non è per quel velo di cellulite che inizia ad insinuarsi, buchetto alla volta sulle cosce; non è neppure la pancetta - zona ombelico - sbucata da non so dove… sono i pensieri capovolti che mi danno il tormento… è il dover mettere in discussione tutto ciò che mi appartiene, tutto ciò di cui sono fautrice, tutto quello che ho creato in 21 anni di vita che non mi convince più… e forse penso che la strada che ho scelto non sia proprio quella che credevo giusta… magari tra un mese sarò ancora su questo stesso cammino con torcia e scarponi a scansare liane e serpenti e gli occhi avvelenati di fervore, o forse sarò ancora qui che scrivo disperata “AIUTO - MI - SONO - PERSA”, con le mollichine di pane che io - pollicina - ho ancora in tasca, e nella mente ancora sogni, tanti, tutti da realizzare…>. Un SOS a me, sua madre, a sé stessa, ai suoi pochi anni, alla vita. Cosa scriverebbe oggi che gli anni le si sono moltiplicati fino a contarne quasi cinquanta? In realtà, la vedo più serena oggi di ieri; più consapevole di sé e delle sue scelte professionali, sentimentali, amicali. E questo mi conforta. Mi esorta ad affrontare più serenamente i lunghissimi anni che mi porto addosso tra mille difficoltà di ogni genere. Mi spinge a osare ancora una poesia da dedicarle. Si intitola “Versi ribelli”: Ti rincorro a ritroso per farti tornare/ ragazza - azzurra meraviglia di mare/ a risalire/ in superficie nella clessidra d’argento/ tuo dono/ tra le mie incredule mani -/ un giorno che sapeva d’estate di sogni/ di noi due a scongiurare domani/ per non farmi invecchiare/ - Battiato e la sua cura,/ che fu tua premura/ inviarmi un giorno di straordinaria nostalgia? - / La tua la mia!/ E mentre a rotoli va il nuovo mondo/ all’incontrario io e te rotoliamo/ verso i mille volti della luna stranita / sfiorando la fortuna di un anno in meno/ tra le dita/ mentre ridiamo senza freno/ tra progetti sospesi/ e a lungo attesi/ per la ribellione all’inganno del canto/ dei giorni a rincorrersi come nuvole/ tra ali di vento e velieri/ come i nostri pensieri/ che tornano a colmarsi d’incanto/ il mio il tuo soltanto/ (quando la mia carezza è un inno/ alla nostra eterna giovinezza/ graffio di follia / per augurarti/ un anno in meno, figlia mia). E non può certamente mancare tuo padre all’appuntamento con te per il tuo “non-compleanno”. I suoi versi stridono con i miei un po’ perché sono più datati e risentono del suo “pessimismo cosmico” e un po’ perché siamo sempre stati piuttosto dissonanti in poesia come nella vita, ma eravamo l’“amore necessario” (ricordi Sartre e la sua donna part-time, ma indispensabile alla sua vita: Simone de Beauvoir?). Ma ecco i versi che purtroppo ho dovuto scegliere io per lui. Spero che anche per te siano quelli giusti. Titolo “SI POTEVA CREDERE”: Potevamo credere a tutto/ anche all’impossibile/ quando il mondo/ ci sembrava un sentiero nell’erba/ da percorrere in volo/ Ma il tempo/ era il nostro nemico/ in agguato/ con promesse di eternità/ Si poteva credere a tutto/ senza l’ansia nel cuore/ con le nostre facce/ irriverenti e scontrose./ In tasca nessuna verità…// Si poteva credere/ alla realtà dei sogni/ scambiati alla pari/ sui campi da gioco inventati/ i nostri cuori come palloni/ da giocare…/ il tempo inchiodato/ sui muri… (Primo Leone, lontano da ieri, SECOP edizioni, 2008 - pubblicato postumo - e con foto e disegni di Ombretta Leone)

Ed ora, per rimanere in qualche modo in tema, oltre il senso comune della scrittura, un Libro pubblicato nel 2023, per i tipi della FOS edizioni (pp. 183, euro 13,00), da Laura Vitale, una musicista (violinista), ormai in pensione, che va a ritroso nel tempo e fa giustizia dei luoghi comuni e delle illusioni di chi guarda dall’esterno il mondo professionale e lavorativo degli altri. Il titolo del Libro, infatti, è molto significativo ed esplicativo perché di denuncia etica e di polemica costruttiva: VE LA RACCONTO IO L’ORCHESTRA - dietro le quinte - . Tutto quanto emerge, però, dopo quarant’anni di pensionamento dal lavoro di Professore d’Orchestra, amato visceralmente e visceralmente odiato, riguarda i ricordi di questo odio-amore che sembrano appartenere all’Autrice, ma anche no. Marisa Sicolo, sua grande amica, nella quarta di copertina, infatti, così scrive: questa è la storia fantastica di un’Orchestra di una città qualsiasi della nostra bella Italia. Un’Orchestra formata da musicisti di ottimo livello che durante i concerti riescono a creare arte ma, finito lo spettacolo, spente le luci, “dietro le quinte”, esprimono il peggio di sé stessi. Questa è anche la storia fantastica di una piccola donna che, con coraggio e per sete di giustizia, riesce a scoperchiare i sepolcri imbiancati di uomini corrotti, a sfidare e combattere intrighi illeciti, meschinità e cattiverie, senza farsi intimidire, rimanendo fedele a sé stessa. Un’eroina dei nostri tempi. In pratica, è una storia romanzata che parte, come sempre accade, da un fondo di verità, da una esperienza vissuta o ascoltata da altri, da una osservazione reale, prolungata nel tempo, con un retrogusto di creatività a darle quel tocco di irrealtà e di compiutezza che altrimenti non avrebbe avuto. Molto importanti, tra l’altro, sono i RINGRAZIAMENTI che offrono nuovi spunti di conoscenza dell’iter, alquanto faticoso e incerto, di questo lavoro. L’Autrice ha avuto l’impulso di narrare senza essersi cimentata mai prima nella scrittura; di qui le difficoltà linguistiche e grammaticali, che ottimi maestri le hanno fatto superare, tra umiltà e autostima. Anche la copertina è frutto corale (tutti i suoi cari a raccolta, a partire dall’amica del cuore Marisa), per realizzare il delicatissimo e simpaticamente dimostrativo disegno che mette a fuoco la esplosione negativa e dirompente dell’affiatamento di una orchestra, appena dopo la chiusura del sipario. Resta, però, che il Libro ci permette di sottolineare la necessità della narrazione per rendere credibile una storia non vera e viceversa. Ma alla base c’è un’altra considerazione da fare. La narrazione è sempre legata a un incontro, all’apertura all’altro, sia in senso verticale (abbraccia più generazioni, che si tramandano una storia da ieri fino a domani, attraverso il racconto orale), sia in senso orizzontale (allargando i confini di quanti ci stanno ad ascoltare, acconsentendo o anche dissentendo. Nascono così, tra autori e lettori, dibattito e confronto che permettono, quantomeno, di sfiorare la verità. Questo è quanto accade nel Libro di Laura Vitale, che tutti dovremmo leggere. Per scoprirci forti e coraggiosi nell’affrontare “l’avventura della vita” anche in tarda età. Per non demordere mai dallo scoprirci e riscoprirci nella nostra pienezza e consapevolezza di quello che realmente siamo. Fragilità e talenti compresi. Fondamentali, dunque, le connessioni tra noi esseri umani che abbiamo avuto il dono della parola proprio per poter comunicare in una forma più completa di quella concessa agli animali, che pure sono in grado di comunicare perfettamente tra loro e spesso anche con l’uomo. Ma il nostro linguaggio offre innumerevoli possibilità e modalità di usare termini diversi con sfumature sempre nuove per far comprendere ai nostri simili emozioni, sentimenti, sofferenze, aspettative, ricordi e così via. Non così avviene per gli animali. Mi sembra opportuno, allora, ritornare alla nostra carissima Silvana Folliero, la quale usa, come introduzione a Tersicoree, i seguenti importantissimi suoi versi:


Mi piace sempre più nel Tempo

scivolare e nel Silenzio

restare immobile solo

nella vita cadenzata ma

fieramente dialettica la mente

scatena onde sonore ritmiche

d’informazione cosmica sempre

più vaste nel mondo tra le cose

del piacere universale. (S.F. 1993)



Questa poesia è pregevole perché è sintesi connotante il suo pensiero, che ben presto si dilata ad abbracciare i nuovi orizzonti della “poetica” del Terzo Millennio. Orizzonti ricchi di continue interconnessioni di voci che contraddistinguono la musicalità che accompagna ogni parola che scegliamo per favorire una meravigliosa “informazione cosmica”, per vincere ogni silenzio e scatenare “onde sonore ritmiche sempre più vaste nel mondo tra le cose del piacere universale”, in funzione di un nuovo Umanesimo, e non solo storico, culturale, letterario, ma soprattutto etico. Ne sono stupenda sintesi visiva le illustrazioni con inchiostro di china realizzate dalla mano delicata e incisiva di Ombretta (Leone).

E, ancora una volta, mi fermo. Ma le Autrici di cui parlare sono ancora molte, tra quelle italiane e straniere. Impiegherò, penso, tutto il mese di settembre e oltre. Grazie per la vostra paziente e attenta lettura. A presto. Angela/lina

domenica 14 settembre 2025

Domenica 14 settembre 2025: LE AUTRICI CHE SCRIVONO LA LETTERATURA DEL TERZO MILLENNIO... (4^ parte)

Ho lasciato scorrere un po’ di giorni dall’11 settembre, perché abbiamo tutti pessimi ricordi, che i tempi attuali non attutiscono in quanto continuiamo a navigare a vista nelle onde oceaniche della cattiveria disumana contro ogni possibilità di riscoprirci uomini e donne ancora in grado di amare, soffrire, sognare, avere un briciolo di solidarietà per gli altri nostri fratelli, che lo stesso cielo accoglie, nonostante i confini, le barriere, i colori delle diverse bandiere facciano del nostro Pianeta un insensato vessillo di violenza, dolore e morte, pozzo senza fondo in cui fermentano guerre nucleari, sempre più temibili, devastanti, terribili, oltre ai cataclismi naturali, che dovrebbero essere di monito alla nostra insensatezza purtroppo pensante. E mi sembra opportuno ricordare “La banalità del male” della grande studiosa e filosofa Hannah Arendt, per comprendere la facilità con cui si propaga il male tra esseri incapaci di pensare con la propria testa e, quindi, facilmente assoggettabili agli “ordini” di chi si proclama “capobranco”. Come antidoto, allora, io scelgo ancora una volta la salvifica Letteratura, come scrittura e come lettura, delle Autrici che vanno scrivendo la storia letteraria del Terzo Millenio. E propongo, oggi, qualche Libro che sappia appunto di “Inferno”, per non dimenticare la realtà, edulcorandola, e qualche Libro che ci possa, in qualche modo, riportare all’importanza delle parole, per scoprici nella nostra umanità più bella. Anche perché settembre si chiude con l’onomastico di mia figlia Raffaella (29 settembre), che ama sempre affrontare la vita con creatività, allegria, senso di gratitudine verso Dio e verso il prossimo in qualsiasi circostanza della nostra esistenza.  

La giovanissima Alessandra Vio (nata nel 1993), per esempio, ha affidato nel 2021 alla SECOP Edizioni (pp.165, euro 12,00) il suo Libro di esordio sul problema scottante degli affidi dei minori intitolandolo, non a caso, INFERNO - Bibbiano e il business degli affidi illeciti - e, data l’importanza dell’argomento, con una Prefazione dettagliata e competente, affidata alla On. Maria Teresa Bellucci, ancora oggi Viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali sotto il Governo Meloni. Ma, per comprendere davvero l’importanza della denuncia della coraggiosa Autrice, riporto quanto scritto nel primo risvolto di copertina: <L’inchiesta “Angeli e Demoni” ha aperto una finestra sull’inferno degli affidi illeciti, una problematica che attanaglia da anni l’intero territorio nazionale: alcuni professionisti senza scrupoli sfruttano ad arte i farraginosi ingranaggi del sistema affidi per loschi motivi di interesse economico o ideologico. Inferno è un’analisi per andare oltre le ragioni degli opposti schieramenti che hanno caratterizzato il dibattito politico-mediatico su Bibbiano, troppo nocive e riduttive per la comprensione di un fenomeno così complesso e ramificato. Un’analisi che si intreccia al racconto, per dar voce a quelle famiglie lese, che si son sentite abbandonate e tradite da quello stesso sistema che avrebbe dovuto tutelarle>. A tale riguardo, in quarta di copertina, leggiamo uno stralcio di quanto scritto dal nostro Direttore di Collana “Scienza e Conoscenza”, Giovanni Romano, nella sua attenta e puntuale Presentazione: <Un libro che ci costringe ad aprire gli occhi sulla trascuratezza del legislatore che spalanca le porte al cinismo degli approfittatori e ad aberranti “esperimenti sociali”. Al di là del dolore e del trauma che si provano nel leggere le sue pagine, questo è un libro per restare davvero umani>. Ma estremamente efficaci sono anche le parole d’Introduzione al Libro della stessa Alessadra Vio. Ne riporto solo la coraggiosissima quanto dolente conclusione: <Ogni volta che un minore viene allontanato ingiustamente dalla propria famiglia o viene collocato in ambienti talmente inidonei - dalle comunità-lager alle famiglie affidatarie violente - lo Stato si fa complice di un crimine>. Non so come tutta la triste vicenda sia andata a finire, ma la forte Voce di Alessandra ha sicuramente scosso più di una coscienza…

 Un Libro decisamente catturante e rinfrancante dopo l’Inferno precedente, anche per ritrovare fiducia nella vita, pulita, chiara e solidale tra amici e parenti, per ri-nascere ancora, è quello di Rosi Brescia, pubblicato da appena un anno per i tipi della FOS edizioni (pp. 297, euro 15,00). Rosi è una scrittrice con la vocazione scritta a caratteri cubitali e indelebili sulla pelle di una bimbetta che partecipa ad una trasmissione Rai, piazzandosi al primo posto. Da allora ha continuato a scrivere con determinazione e passione fino alle prime pubblicazioni che hanno confermato il suo talento di “scrittrice nata”. E un anno fa ci ha fatto dono di una perla imperdibile ORA PIU’ CHE MAI, che vale davvero la pena di leggere. A partire dalla dedica: <Agli amici, alla fratellanza./ A quel sangue che non diventa mai acqua,/ a te, Vincenzo, fratello>. E che dire delle “Note dell’autrice”? Sarebbe opportuno trascrivere qualche stralcio: <Scrivere durante una quarantena. È quello che mi è successo con quest’ultimo romanzo. Avrei potuto continuare a spadellare, a cantare sul balcone, a scrivere frasi ad effetto. E invece no. Mi sono inventata una storia, che partiva, però, dal periodo unico e insieme tragico che stavamo vivendo tutti insieme, uniti dai social, dalle chat e dal troppo virtuale. In casa mia, però, insieme agli effluvi di cucina, c’era musica, tanta musica. La mia preferita, certo, ma a volume altissimo c’era quella di un giovane cantautore romano, Ultimo il suo nome d’arte, ma per mia figlia, fan sfegatata, è Niccolò o Nic, familiarmente.  Dopo un po’ ho cominciato anch’io ad ascoltare le parole, a volermi mettere in gioco nei panni di questi giovincelli per capire cosa dicono, e come sentono le cose di dentro…>. Si tratta di Niccolò Moriconi, che Rosi ringrazia, grata di averle dischiuso un mondo di parole e musica, a cui nel romanzo ha fatto spesso riferimento con metafore, riflessioni, allusioni. Sulla quarta di copertina ecco una mia nota, tratta dalle “Tracce”, che ho sentito il bisogno di scrivere per dare le ali al volo di questo bellissimo lavoro: <Il romanzo è estremamente accattivante perché tocca temi di grande attualità, come il bisogno di andare al Nord per tentare di realizzare una vita professionale ed economica migliore e pio il ritorno alle radici. Senso profondo della propria vita in consonanza con quella degli altri. Sullo sfondo un amore che dura negli anni e che diventa motivo di rinascita…>. Per tutti! La conferma potrà averla ogni lettore…

Settembre è per me un mese molto particolare: il giorno 18 è nata mia figlia Daniela, la più giovane dei miei figli, il 20 settembre del 1967 mi sono sposata con Primo Leone, nello stesso giorno è nata la mia carissima nipote Anna Maria, figlia di mio fratello Pino e della sua compagna di vita per una vita Anna Rossiello, tutti avvenimenti piacevoli che scaldano il cuore al solo ricordarli, ma… C’è sempre un ma purtroppo! Il 7 settembre del 2015 ho perso Silvana Folliero, nota scrittrice e severo critico letterario che raggiungevamo a Roma, perché siamo state amiche del cuore e di penna per lunghi anni. A lei dobbiamo la nascita della SECOP edizione il 4 dicembre del 2004. E nel 2005 fu lei, come Direttrice, a inaugurare la Collana “CORRELAZIONE UNIVERSALE” con il Libro Tersicoree (a cura di Silvana FOLLIERO). L’immagine di copertina e tutti gli altri disegni, che corredano le varie sezioni del Libro, sono delicatissime opere grafiche di Ombretta Leone. Ma vediamo cosa scrive Silvana nel risvolto di copertina: <L’idea madre di questa collana è quella della intersoggettività. I testi che pervengono sui nostri tavoli, soprattutto di giovani scrittori, sono testi che si muovono e rinnovano i parametri estetici visualizzando l’opportunità di connessione armoniosa tra i diversi generi letterari. Possiamo avere opere di narrativa che postulano anche molti elementi saggistici e saggi che hanno in sé la capacità di descrivere o narrare la realtà esterna e quella interiore. Il XXI secolo si apre con una vasta riflessione sui popoli della terra, sulle loro culture e sulla nostra civiltà - peraltro in caduta verticale -  dandoci così una grande spinta psicologica, storica e culturale>. Con il suo stile lapidario, chiaro, lucido, Silvana Folliero ci offre una panoramica esaustiva della scelta dei testi di scrittori molto giovani che vanno scrivendo la Storia Letteraria del XXI secolo e tra questi anche due voci femminili: Luciana Bramante e Stefania Porrino, oltre alla stessa Silvana Folliero, che scrive un Saggio introduttivo illuminante sul Novecento letterario e culturale e sui risvolti psicologici nei riguardi delle nostre personalità esteriori e interiori per meglio connotarci e definirci in questo nuovo secolo che sta già muovendo i primi passi in varie direzioni e interconnessioni a livello planetario. Luciana Bramante e Stefania Porrino sono ancora oggi straordinarie e originalissime scrittrici di Teatro anche a livello di eccezionali competenze musicali. Talentuose e affermate già nei Testi inseriti in Tersicoree (da Tersicore, la Musa della danza). Non a caso, nella quarta di copertina, Silvana, sui suoi “COREUTI” (Alessandro Manganozzi, Angelo Mancini, Nino FAUSTI, Luciana BRAMANTE, Silvana FOLLIERO, Stefania PORRINO), così scrive: <… Un piccolo drappello di coraggiosi, forse temerari; ma loro, uomini e donne del drappello, hanno la capacità di estrarre pepite d’oro dal terriccio. Proprio perché sono immersi nella società drammatica e delittuosa di oggi sanno perforare sé stessi attraverso la mente e la parola; sanno capire il dolore, la sconfitta, la follia…>. Ogni altra parola è superflua.

Ma ecco che tra i “Coreuti” di Silvana Folliero avrebbe potuto trovare degno posto Rosaria Anna Achille che, nel 2023, ha pubblicato nella Collana SECOP START il suo Libro IMPRESSIONE… VERSI NASCENTI (pp.54, euro 10,00, nel classico mini formato quadrato). Rosaria Anna Achille, infatti, è una nota compositrice pugliese, le cui composizioni “sono state eseguite in diversi concerti, concorsi e manifestazioni in alcune città della Puglia: Bari, Lecce, Trani, Casamassima, Giovinazzo”, vincendo in diverse circostanze premi e diplomi di merito. Desumo queste notizie dalle sue “NOTE BIBLIOGRAFICHE”: <Cifra stilistica della sua produzione musicale è la ricerca di un connubio fra le diverse forme artistiche, in particolare con le arti figurative (Quadri, foto, video). L’incontro con il mondo della poesia svela un nuovo scenario creativo: i versi, come le note musicali, si muovono tra i colori, le forme e le luci di quadri impressionisti, astratti, surrealisti. È un richiamo alla sinestesia, che si traduce nella silloge “Impressione… versi nascenti”, dove parole, suoni e immagini si fondono per esprimere i moti del cuore e dell’anima>. il Libro si avvale, inoltre, di una pregevole Prefazione del nostro Autore terlizzese Vito de Leo, il quale suddivide opportunamente la silloge in tre connotazioni fondamentali: La bellezza lontana. Il ricordo del reale. Il reale sognato. Ed ecco uno stralcio delle sue significative parole: <La bellezza lontana. (…). L’uso del verso sciolto si dirige verso immagini di una poeticità tonda, a volte dorata, fatta di rimandi letterari romantici. (…). Nella silloge c’è ‘l’impressione’ di rivedere la bellezza della natura e degli affetti dell’infanzia; la poetessa si aggancia al ciclo naturale delle stagioni per ritrovare la bellezza degli spazi e del tempo della natura silvestre, marina e animale, descrivendola con un imprinting partecipato e impulsivo di momenti legati all’oggi. (…). Il reale nel ricordo. Gli inizi del giorno, dell’amore, della rinascita primaverile, del risveglio di tutta la natura sono emozioni forti e costituiscono la meraviglia, lo stupore, l’incanto. (…). Il reale sognato. L’amore personificato nelle belle stagioni: primavera ed estate, nella natura tutta, nel mare, nelle farfalle, nei canti degli uccelli e nelle relazioni tra i vari elementi, che nelle situazioni poetiche della silloge permette l’alleggerimento dei pesi esistenziali e non può finire nell’oblio, non deve perdersi. Il valore della memoria ha una forza resistente: mantenere il calore e il respiro del tempo andato in un altro tempo, dilatato, sospeso, fermo; ha un dinamismo compensativo, somiglia, sembra… può diventare visione, diventa sogno…>. Vito de Leo ha fatto un ottimo lavoro di analisi stilistica e contenutistica della silloge, che si avvale, tra l’altro, di una splendida copertina ad opera del pittore statunitense (uno dei ritrattisti più importanti dell’Ottocento) John Singer Sargent. All’interno spartiti musicali (che si possono ascoltare) arricchiscono la silloge. E Rosaria Anna Achille è solare come la copertina, come la sua musica, come i suoi versi suggeriscono e confermano.  

Alla prossima ancora con tante Autrici SECOP, FOS, SECOPSTART. A me non resta che dirvi grazie e salutarvi con tanto affetto. Angela/lina 

lunedì 8 settembre 2025

Lunedì 8 settembre 2025: LE AUTRICI CHE SCRIVONO LA LETTERATURA DEL TERZO MILLENNIO... (3^ parte)


E parto subito da un’Autrice formidabile come Isabella Antonacci che ha scritto un romanzo amaro e tenerissimo Era solo una bambina per i tipi della SECOP edizioni del 2023. Isabella sintetizza nel titolo tutta la dolorosa storia della protagonista e ci ripropone, senza mezzi termini, le consuetudini, i modi di comportarsi e di dire, di mangiare e di vivere delle famiglie povere di un secolo fa. I sentimenti chiusi a doppia mandata, e i risentimenti palesati con schiaffi e parolacce e rancori, covati perlopiù in casa, ma mai messi in piazza “per l’occhio della gente”, vera e propria iattura, a cui quasi nessuno sfugge, maschi e donne, ma soprattutto queste ultime che si nutrono, all’ombra delle finestre, di pettegolezzi, di preghiere frammentate e senza il respiro della vera fede, di falsi miti e di false credenze, senza un briciolo di senso critico e di libertà, interiore ed esteriore. Si tratta di una storia vera che ci aiuta a comprendere errori e fragilità, dovuti all’ignoranza e al mondo chiuso e senza respiro di quegli anni di primo Novecento. In quel mondo, ginepraio di pregiudizi e maldicenze, si svilupparono tragedie che neppure il buon senso riuscì ad evitare, causa il degrado dei paesi del sud, gli ambienti domestici piccoli per mancanza di mezzi economici, l’inevitabile promiscuità, l’asservimento totale della donna all’uomo per assenza di sostentamento personale: il matrimonio era l’unica aspirazione-meta per le donne e il mettere al mondo molti figli, per soddisfare le voglie del marito, per dare ipotetiche “braccia-lavoro” dei figli maschi, che dovevano provvedere a tutta la famiglia, e soldati appena adolescenti da immolare alla Patria, secondo la retorica mussoliniana. Oggi ne conosciamo i danni e le conseguenze nefaste che portarono ben presto alla Seconda Guerra Mondiale fino a quella più subdola e devastante dei nostri giorni per tutti i popoli del pianeta, “atomo opaco del male” (Pascoli). In quei tragici anni nasce la protagonista di questa storia: un fiore di grande purezza, intelligenza, generosità, Mariuccia, incapace per dote naturale di pensare il male e di farlo nei riguardi di chicchessia, destinata a “grandi imprese”, se un destino avverso non l’avesse segnata sin dalla culla. Mariuccia, nonostante tutte le vessazioni, le angherie, le continue beffe di una sorte predestinata, non può non ancorarsi alle nostre speranze in un mondo migliore, grazie al suo esempio di infinita bontà e carità cristiana. Sempre pronta a rinascere, come Araba fenice, dalle sue ceneri. E con lei Rosellina, altra anima sensibilissima e bella, sua compagna di scuola, figlia di Guglielmo, il misterioso, taciturno, ma gentile avvocato venuto dal Nord. Ma anche Rosellina è votata ad un tragico destino, che non le lasciò il tempo di superare la fanciullezza. C’è da chiedersi: fino a che punto siamo noi gli artefici del nostro destino? Fino a che punto è il nostro carattere a definirlo? Fino a che punto è l’ambiente o sono le circostanze a determinarlo? Il lettore è chiamato più volte a riflettere su questi interrogativi. Mariuccia, comunque, è continua presenza nel cuore di Isabella Antonacci e nel nostro cuore. Nel cuore di ciascun lettore che avrà la fortuna di leggere questa storia che non ha nulla di romanzato. Buona lettura!

Ma ho tra le mani, con un grande magone nel cuore, Gelido è l’Inverno di Anna Maria De Leo (FOS edizioni 2018, pp. 186, euro 10,00). Da un anno e mezzo Anna Maria ha raggiunto tra le stelle e gli Angeli il suo amatissimo Nicola e tutti i nostri cari che, negli anni l’hanno preceduta: i nonni Mincuccio e Angelina, Nonna Natalizia (detta Anna) e nonno Giuseppe, da noi mai conosciuto, la nostra adorata mamma Melina e poi Primo, Pinuccio e tanti che abbiamo conosciuto e amato nelle varie tappe della nostra vita. Ci ha lasciato, tra i tanti altri racconti, poesie, disegni, libri per gli alunni delle classi, in cui ha insegnato per lunghi anni, anche questo “diario epistolare”, con sulla copertina l’immagine di un dipinto di Nicola Parisi, suo marito per troppo breve tempo, e tutta la sua breve storia. Non è facile, infatti, entrare in questo Libro, che è come un tabernacolo, con la sacralità del corpo di Cristo in un’Ostia consacrata: martirio, sangue morte e resurrezione. Anche in questo Diario-epistolare, del resto, vivono questi tre elementi, che rendono sacro quanto Anna Maria abbia scritto. E lei ha scritto per farlo risorgere e tenerlo in vita il suo sposo tanto amato, e per tenersi in vita. La salvifica scrittura, come sempre affermo io! La scrittura per fare testimonianza, e conservare parole d’amore e di dolore che precedono ogni possibilità di rinascita. Quanta importanza ha avuto per Anna Maria il “conservare”, lei così generosa con tutti ha dovuto far tesoro della urgenza di conservare la memoria di Nicola e del loro intenso amore come eredità più preziosa di ogni altra da lasciare alle due figlie, Isabella e Nicoletta, e ai loro figli (Nicole e Francesco, Sofia e Andrea). Di qui la sua dedica: A te Nicola/ alle nostre figlie/ ai nostri nipoti. Per conservare anche l’invisibilità del dolore nel non cedere alle forme eclatanti di chi si strappa i capelli e urla, e la persistenza silenziosa del dolore nella ineluttabilità della morte delle persone amate. La gioia, invece, non lascia strascichi. Il dolore persiste ed è feroce. È un pugnale che lacera le carni quotidianamente. Perché conservarlo allora con tanti ricordi di ciò che è stato e mai più sarà? Perché conservare è anche “custodire” per “prendersi cura” del tempo della vita vissuta insieme, delle figlie che sono state fatica e coraggio, disperazione e salvezza. Per conservare l’Arte di Nicola, i suoi quadri, colmi di solitudine e malinconia, quasi presagi della sua vita breve, con gli altri più colorati come il sorriso della bimba seduta su una sedia. E “tramandare”, così, la sua tristezza e la sua allegria. Dopo la sua tragica morte, in un incidente stradale, a soli 39 anni, Anna Maria prese a scrivere infinite lettere a Nicola per oltre un decennio, poi… incontrò Gianni Brattoli, suo secondo marito, di cui scrive: <Un uomo sensibile come lui ama le mie figlie e i miei nipoti come fossero suoi. Insieme condividiamo problemi e soluzioni, progetti e scelte di vita. Gianni conosce bene i ricordi che mi legano a Nicola. Sa che mi è rimasto continuamente presente nei pensieri e nel cuore. Spesso mi dice sorridendo che le belle storie d’amore si raccontano e si ascoltano sempre volentieri!>. il Libro è corredato dalle loro bellissime foto e dai meravigliosi quadri di Nicola Parisi…

Bellissimo il Libro di Francesca Romana Petrucci LA CASA TRA LE STELLE - quasi un poemetto d’amore e di libertà - (SECOP START 2014, pp. 108, euro 10,00), in duplice lingua: italiano e sardo campidanese, tradotto da Sergio Medved. Il Libro ha in copertina un’Opera di Carlo Libero adattata da Nicola Piacente, Graphic designer e impaginatore della nostra Casa editrice. La raccolta di poesie, inoltre, è dedicata a Garibaldi Nuccitelli/ uomo grande/ amico insostituibile, con Prefazione di Angela De Leo, Presentazione di Francesco Tedde, disegni grafici della bravissima illustratrice Ombretta Leone. Corredano, infine, la raccolta poetica i “pensieri degli amici”: Antonio Canturi, Dorina Ianni, Giovanni Trincas (Nanni, compagno della poetessa), Raffaele Damiani, Carloliberopittore, Francesco Facciolo, Anna Beatrice Pandini, Riccardo Pinna (figlio maggiore dell’Autrice). Per chiarire meglio la bellezza di questo Libro di esordio dell’Autrice riporto qualche stralcio della mia Prefazione: <Francesca Romana Petrucci è una splendida signora di età indefinita, come capita a quelle creature che gli antichi definivano dee, con una straordinaria sensibilità poetica che àncora immediatamente alla stelle, come leggiamo dal titolo della raccolta delle sue poesie, già di per sé luminoso e suggestivo, La casa fra le stelle, che ci conduce per mano oltre la soglia del desiderio (de-sidera: intorno alle stelle, appunto), del sogno e del mistero. (…). La casa tace./ Dal cespuglio di nebbie non traspaiono le stelle/ infreddolite zingare alla locanda del cielo. Inizia così la raccolta e già da questi primi tre versi è facile notare l’originale cifra stilistica dell’autrice che traccia subito una metafora insolita e bellissima per indicare le stelle, “infreddolite zingare”, e la volta celeste come una “locanda”. Sapore di fiaba. Sapore di antico. Sapore di viaggio senza destinazione e senza mappe per orientarsi, ma solo tripudio di stelle, neppure quelle fisse, ma girovaghe…>. E dalla magnifica Presentazione del bravissimo Francesco Tedde estrapolo: <Piccole e grandi vicende sentimentali, suggerite dalla natura e dalla vita quotidiana, vengono dall’autrice riesumati dagli angoli più reconditi del cuore, o come meglio si esprime la stessa poetessa, “dal pozzo delle mie ombre”: tali eventi vengono elaborati con fili di magica fantasia per poi realizzare il prezioso arazzo in cui si ammira l’allegoria della propria esistenza…>. Un Libro, dunque, che è fiaba, viaggio, amore, tempo di ricordo, di attese, di speranze per una realizzazione felice di chi l’ha scritto. Incanterà sicuramente i lettori, come è già accaduto dalla sua pubblicazione fino ai nostri giorni.

Ma, andando ancora di più a ritroso nel tempo, ecco del 2012 il Libro particolarissimo di una scrittrice che ha dischiuso la sua anima ai lettori con le innumerevoli “tessere” della sua esistenza non sempre legata a ricordi felici, ma sicuramente strutturanti la sua personalità, ironica, autoironica, consapevole dei propri mezzi linguistici che fanno della Parola un veicolo imprescindibile di conoscenza e di maturità. PUZZLE - Spazi d’interno - (manoscritto di una giovane e promettente esordiente) è, infatti il titolo della originale raccolta di prose e versi che offrono un immediato ossimoro ai lettori “Spazi d’interno” (come Rilke ci ricorda), titolo che “restringe” notevolmente l’idea di “spazio”. E questi spazi, chiusi in ambienti conosciuti e probabilmente anche amati, frantumano continuamente in tanti segmenti la personalità dell’Autrice, Anna Mininno, e continuamente li ricompongono in un “unicum” in cui, alla fine, la scrittrice si ritrova e si riconosce. In pratica, PUZZLE, la cui copertina, molto suggestiva, è opera di Franco Altobelli, artista di grande e indiscusso valore, è in generale metafora della vita e, in particolare, della complessità dell’anima femminile, che è fatta di contraddizioni e di continui aggiustamenti alla realtà per migliorarla, migliorandosi. Ed è bene fare riferimento al nostro grande Mario Luzi che scopre nella frantumazione di sé la forza unificatrice della parola creatrice. Dalla mia Prefazione estrapolo quanto possa servire per conoscere meglio il Libro e la nostra imprendibile e imperdibile Anna: <insolito il titolo e insolita la raccolta perché sono entrambi la testimonianza dell’amore dell’autrice per le lingue straniere e per la scrittura poetica, ma anche e soprattutto per l’analisi interiore nel tentativo di conoscersi, in un gioco paziente e sapiente di “pezzi” da mettere insieme, ad incastro, nel verso giusto e nello spazio giusto perché venga fuori l’“Intero” di sé. (…). Pronta a mettersi in gioco e a ricominciare. Come tutte le donne che vivono nelle brevi pagine di prosa che sono un pretesto, più che la realtà, per narrare un attimo, come uno schiudersi di ciglia… (…). Ogni prosa, del resto, ha come titolo un nome di donna che si fa ricorrente, come Antonia, quasi a segnare un legame che in realtà è solo apparente perché non è la personale continuità che all’autrice interessa quanto la sua discontinuità nell’attimo vissuto, sognato, desiderato, negato, diviso o condiviso, ma sempre nuovo e diverso a definire non solo il suo profilo di donna quanto quello della donna in genere: il suo rapporto con il mondo, con gli altri, con sé stessa…>. E si potrebbe continuare all’infinito perché infinite sono le voci di donne che oggi stanno scrivendo la Letteratura del Terzo Millennio, molte delle quali, come è facile notare, appartengono meritatamente alla scuderia sempre più ricca e arricchente della SECOP e FOS edizioni, per cui avrò ancora modo per presentarle tutte in questo nostro “viaggio letterario” insieme.

Grazie. Alla prossima. Angela/lina

venerdì 5 settembre 2025

Venerdì 5 settembre 2025: LE AUTRICI CHE SCRIVONO LA LETTERATURA DEL TERZO MILLENNIO... (2^ parte)

Venerdì 5 settembre 2025: LE AUTRICI CHE SCRIVONO LA LETTERATURA DEL TERZO MILLENIO… (2^ parte)

Riprendo a parlare delle tantissime Autrici di Casa SECOP E FOS, che in parte scrivono ancora la Letteratura del Terzo Millennio, mentre altre hanno scelto altre vie per affermarsi in vari contesti culturali e letterari. Sono tantissime le nostre Autrici che meritano la nostra attenzione e la lettura dei loro libri, davvero imperdibili. Spero di parlare di tutte perché non sempre nei miei tanti scaffali stracolmi di libri trovo quelli di cui ho fatto prefazioni, postfazioni e recensioni. La memoria ogni tanto mi tira un tiro mancino per ricordarmi che ho superato persino gli ottant’anni già da qualche anno, ma poi la mente e, soprattutto, il cuore si riappropriano della memoria, non perduta ma solo dimenticata, per riscattarsi. Ah, ah, ah!!!

Come non parlare, per esempio, della intuitiva, sorprendente, dolcissima, eclettica Letizia Cobaltini, il cui magico Libro Dire Fare Baciare - mondi canti parole - (SECOP Edizioni 2023, Corato-Bari, pp.95, euro 18,00) è fatto di poesie, immagini dai mille splendidi colori, attraverso anche la superba matita dello straordinario Francesco Scotto, altro nostro grande Autore, e le notevoli suggestioni di un team formidabile, composto ancora da Francesco Scotto, Maria Pierno, Francesco Minervini, a cui si aggiungono le mie “Tracce” conclusive e  una prima “recensione” (posta in quarta di copertina) della bravissima Chiara Cannito, che così scrive: < La poesia di Letizia Cobaltini è già nei suoi titoli. Prendendo in prestito le sue tante “poesie dorsali”, la Poesia di questa raccolta rinasce, si rinnova e riverbera la sua luce triplicando l’evocatività dei molteplici sussurri. Mai versi gridati, mai godimento compiuto piuttosto continua ricerca, intrepido affanno...>. E dalle mie “Tracce”, infine, prendo uno stralcio per definire meglio la magia di questa Opera della nostra Autrice. <TUTTO, allora, oltre la metrica d’ogni tempo o di ogni verso, si risolve in POESIA. Sempre accesa e sempre viva a lasciare orme di fiori tra la sabbia e la riva. Poiché… il sole, preso in prestito dal cielo, dissipa, rischiarandole, tutte le ombre e diventa “scudo” e “difesa” da ogni “labirinto esistenziale”, per rendere possibile una via d’uscita verso nuovi mondi di “incanti” di “rami”, di “foglie” di “vita”. E solo allora anche lo stupore si fa misteriosa traccia di Preghiera…>.

Un altro Libro degno di nota è, senza dubbio, quello di Luisa Varesano ELEMENTA (SECOP Edizioni 2025. pp. 79, euro 15,00), contenente la traduzione nelle quattro lingue (italiano, spagnolo, inglese e tedesco) correntemente praticate dalla Autrice dal “multiforme ingegno”, essendo poetessa, pittrice, artista a tutto tonto e poliglotta, in collaborazione col grandissimo percussionista e compositore Cesare Pastanella, che ha curato le splendide musiche dei cinque Movimenti in riferimento ai quattro elementi primordiali (acqua, fuoco, aria, terra + uno, quello spirituale che tutti li trascende), e con un Commento del nostro straordinario Scrittore e Critico letterario Vito Di Chio . Si tratta, dunque, di un’Opera di pregevole fattura e valore. Non a caso, Vito Di Chio ha scritto: <E subito mi sento coinvolto, - non come spettatore, né come interprete o come uno che insegue suggestioni introspettive di tanta poesia contemporanea, ma, come un “chiamato alla vita”, nelle sue radici e nella sua storia: interpellato come fuoco, acqua, aria, terra e Spirito. Sembra che siano gli elementi primordiali a farsi avanti, per offrire una risposta; in realtà in ognuno di essi vengono alla luce le dimensioni del mio Io, le stratificazioni e le storie del mio essere, della memoria che ne conservo e del progetto per un possibile futuro: l’essere uomo. Di qui nascono queste impressioni: dal desiderio di chi vuol comprendere interpretando… uno spartito musicale>. Dire altro significa vanificare l’afflato poetico-musicale di tutta l’Opera. Occorre leggere e ascoltare il Libro per gustarlo appieno.

Ed ecco incontrare, ma non per caso, il Libro di Mariella Medea Sivo Favole senza finale felice di una ragazza nata negli anni ’70 (tra la favola e l’abisso) sempre per i tipi della Casa editrice SECOP (pp. 114, euro 12,00), che dà il via alla nuova Collana “ilibridimedea”, diretta appunto da Mariella con i suoi inconfondibili occhiali a connotarla. È un Libro che nasce e cresce all’insegna della creatività, della originalità, della messa a fuoco dei particolari, e soprattutto del coraggio di raccontarsi senza filtri, per rendere giustizia alle donne tenute al guinzaglio del maschilismo e del perbenismo imperante per molto tempo, complice un compagno, Nicola Rizzi, di larghe vedute, un creativo di cui ho già parlato perché, a inizio di ogni “favola”, ne ha illustrato la storia con i suoi disegni. E sua è la insolita e un po’ stravagante impaginazione, sua l’idea di non allineare l’ultimo racconto di pretta marca maschile alle precedenti favole. E, dulcis in fundo, è complice della originalità del Libro (dal titolo chilometrico alla Lina Wertmuller) anche il figlio di Mariella, Gabriele Piccarreta (avuto in giovanissima età), che firma, nelle ultime pagine, il primo racconto della Collana, intitolato “Libertas”. Mentre, già nel primo risvolto di copertina leggiamo una prima scanzonata e ridente presentazione dell’Autrice da parte della stessa: <Mariella Medea Sivo è un’accanita lettrice che ama il greco antico e le favole. Un bel giorno si è svegliata e ha iniziato a scriverne qualcuna (in italiano però). Forse continuerà. Perché non sempre funziona la formula… e vissero per sempre lettori e contenti>.  Presentazione che continua da parte di Mariella, credo, nell’anonimato più assoluto, per sintetizzare in poche parole il contenuto del Testo: <Dodici racconti in bilico tra la favola e l’abisso che mostrano come sia difficile essere donna sin dalla notte dei tempi. Dimenticatevi delle matrigne e dei principi azzurri, delle zucche trasformate in carrozze e dei gran balli. Le protagoniste di queste pagine sono donne che non si rassegnano, non accettano il loro destino, se lo scelgono, perché ciò che vogliono non è il lieto fine, ma vivere a modo loro, all’insegna della libertà e della sana follia>. Leggere per credere! È un Libro avvincente dalla prima all’ultima sillaba! E quanta passione, quanto ardore, quanti desideri vissuti con assoluta onestà d’intenti e forte determinazione ad essere sé stessa, sempre. E non sempre è facile. Per Mariella lo è! E, per questo, è ammirevole nella sua necessità etica di essere vera…  

Fa da contraltare alla scrittura della giovanissima Angelica Grivel Serra, di cui ho parlato la volta precedente, quella molto originale e particolare di un’altra giovanissima Scrittrice, Federica Nolasco, che sicuramente lascerà notevoli tracce nella Letteratura del Terzo Millennio. Il suo Libro di esordio si intitola Dappertutto stare, pubblicato dalla SECOP start edizioni all’inizio del 2025. Federica Nolasco sconcerta e fa riflettere perché spesso capovolge totalmente i suoi personali punti di vista sulla scrittura, la poesia, i sentimenti, le emozioni, le percezioni di sé e del sé. Degli altri. persino la punteggiatura scombina regole passate e presenti, un po’ come avviene in Vittorino Curci, uno dei più grandi poeti italiani contemporanei e grande teorizzatore e divulgatore della poesia e dove e come cercarla e farla vivere, rinnovandola. Ma, tornando a Federica, ecco da parte sua una dedica salvifica, su cui riflettere e tanto: <All’impulso della rinascita,/ il mio costante dappertutto stare”. E già ci troviamo di fronte a un ossimoro, quale perla autentica della scrittura di Federica, tra “impulso”, che definisce un’azione istintiva, irriflessa, veloce, e “costante”, che sottolinea la quotidiana pacatezza, riflessiva, meditata, voluta della sua volontà a “stare dappertutto”. E “stare” è molto più concreto, forte, definitivo rispetto a “essere”, che indica l’essenza astratta, volatile, imprendibile. Alla base del suo pensiero, dunque, c’è il principio di “contraddizione”: l’affermare qualcosa che subito si risolve nel suo contrario. Simone Weil ha fatto della contraddizione un vincolo di necessaria ambiguità, anche per evitare le definizioni immutabili e creare spazi di possibilità. È quanto possiamo constatare anche guardando la copertina del Libro della Nolasco con i suoi tre archi che si aprono al cielo, definendo metaforicamente la “poetica dei tre volti” compresi in un solo volto, un solo nome, quello del suo Amore, uno e trino. E potrei continuare all’infinito, tanti sono gli spunti di riflessione e di incantamento che la scrittura di Federica Nolasco offre alla mente e al cuore del lettore. E non si è mai sazi di scoprirla di più…

E così anche per oggi mi fermo, ma continuerò a dare voce alle nostre Autrici che meritano di essere conosciute ed apprezzate. Grazie. angela/lina 

martedì 2 settembre 2025

Martedì 2 settembre 2025: LE AUTRICI CHE SCRIVONO LA LETTERATURA DEL TERZO MILLENNIO...

Trascorse le vacanze con l’ultimo sole si agosto e le prime piogge di settembre, eccoci di nuovo insieme e, questa volta, per approfondire i Libri di alcune Autrici- SECOP, di cui ho già parlato, ma che, ad una nuova lettura più approfondita, appena tornata al “lavoro usato”, mi hanno dato nuovi spunti di riflessione da condividere tra noi e magari farne oggetto di dibattito. Ma, prima di cominciare, vale la pena di indicare tra le donne che hanno scritto romanzi e poesie, guardando in una quarta direzione (col suo “Sguardo obliquo” e “l’obliquità del suo cielo”) le parole delle donneParlo di Sylvia Plath (“V’è un muro bianco, obliquo al cielo, sopra il quale il cielo si crea l’infinito, verde, assolutamente intoccabile. Gli angeli vi nuotano, e le stelle, anche loro indifferenti, sono il mio medium”). L’ossessione di Silvia Plath nel suo cielo obliquo è cercare, in un mondo fatto di soli uomini, le parole delle donne, una lingua che sia veste della loro inquietudine e solitudine, delle loro passioni silenziose o addomesticate, del loro dolore per il parto o, peggio, un aborto. Gli uomini disprezzeranno le sue parole, ma lei continuerà a scriverle come unico riscatto e rifugio alla innegabile creatività del mondo femminile.

Sylvia Plath, ancora giovanissima, morirà suicida, lasciando a noi donne tutte le parole che ci connotano e ci definiscono nella nostra immarcescibile creatività contro un universo maschile più superficiale, più rivolto alla realizzazione di sé a livello scientifico, politico, sociale. Non a caso, si presuppone che l’universo femminile sia notturno e misterioso come le stesse facce lunari che ne definiscono cambiamento e follia, mentre quello maschile si realizzi alla luce del giorno, dove non vi sono ombre né fughe d’alberi con il loro verde spietato contro il sole, ma la nuda e cruda realtà quotidiana. A meno che non si nasca poeti. Garcia Lorca amava “sfogliare la luna” e camminare in compagnia delle stelle. In realtà, egli scrive: chi cammina non vede le stelle”, ma in “Notturno”   sostiene: “Guardo le stelle sul mare. Oh, le stelle sono d’acqua, gocce d’acqua. Guardo le stelle sul mio cuore. Le stelle sono di aroma! Grani d’aroma. Guardo la terra piena d’ombra. E Lorca fu fucilato per la sua visionarietà? La sua ambiguità? Chissà. Forse.

Ma, ritornando alle parole delle donne, è possibile scoprire in queste anche una quarta-quinta-sesta dimensione, soprattutto se ci rifacciamo alla “Teoria della Relatività” di Albert Einstein, in cui si afferma che non esiste un tempo assoluto, unico per tutti, ma esclusivamente per ogni singola persona e questo dipende da dove si trova, da come si sta muovendo. Il tempo, inoltre, si dilata con l’avvicinarsi alla velocità della luce. Ma la formula completa è molto più complessa, per cui io mi astengo dal fare ulteriori ricerche in mancanza assoluta di competenze al riguardo, ma mi piace pensare che noi esseri umani, soprattutto se donne, siamo già in un “Altrove” che vada oltre lo stesso infinito. Non a caso, Alda Merini si fa paladina delle parole delle donne attraverso i suoi tanti versi dedicati all’Amore, che è fonte di dolore, ma anche di tanta luce per orientarsi nel buio e per salvarsi sempre. Sì, soprattutto Alda fa parte di quella creatività che ci connota nella nostra “umanità” più bella e vera, fonte di Bellezza, di Armonia e di Speranza… Ma ne sono testimonianza anche le tante Autrici di Casa SECOP e delle Edizioni FOS, a cominciare dalle loro ultime opere, quelle meno datate, per giungere a quelle dei nostri giorni, e di cui si stanno tenendo le prime presentazioni.

E mi piace ricordare le tenerissime poesie dedicate a sua madre da parte di Mariella Bettarini, una delle più grandi poetesse italiane viventi, POESIE PER MAMMA ELDA (SECOP edizioni, Corato-Bari 2019, pp. 56, euro 10,00); I MUSICI DI HAYDN della delicatissima, prezioso cristallo fragile e forte, poetessa molfettese Ada De Judicibus Lisena (SECOP edizioni, 2015, pp.101, euro 10,00) con i saggi introduttivi di Angela De Leo e Gianni Antonio Palumbo; LAVANDA PER L’ORCO della grande e inimitabile Roberta Lipparini (SECOP edizioni 2023, pp. 119, euro 12,00); i luminosi versi della solare Dina Ferorelli in MATTINO DI GIRASOLI (SECOP edizioni, 2015, pp. 92, euro 10,00); la sorridente e divertente Autobiografia di Ombretta Leone ne L’abbondanza del cappero (Edizioni FOS 2023, pp.189, euro 15,00), in cui tutto viene stravolto, dalle sezioni connotate dai disegnini dell’Autrice, alle note rappresentate dai suoi originalissimi fumetti, fino a giungere alle conclusioni che, manco a dirlo, si traducono in “Sconclusioni”, il tutto condito da sorprendenti e catturanti risate, per vivere la vita con “leggerezza” calviniana e con la passione di chi sa mettere a fuoco con umiltà e tranquilla sicurezza i propri talenti. Altrettanto dicasi di Daniela Leone e Raffaella Leone: la prima, Daniela, ha cominciato a scrivere appena ragazzina racconti, che furono pubblicati nel lontano 2001 da una SECOP edizioni agli albori del suo progetto di diventare Casa editrice tre anni dopo, il 2004. I racconti si intitolavano diciottosettembresettantasei (quasi un soliloquio), scritti all’insegna della originalità e delle sue ALI pronte a spiccare il volo, planando ultimamente su un racconto lungo L’unghia e l’unghiata, il graffio che scortica e fa male, che varrà la pena di pubblicare quanto prima. Raffaella Leone, invece, ha al suo attivo numerose pubblicazioni per bambini e adolescenti ed è scesa ultimamente in campo con un libro di tutt’altro genere, riguardante la sua attuale “avventura scolastica” come insegnante di sostegno. Il libro s’intitola ironicamente UNA MAESTRA MA NON TROPPO (Viaggio alla ricerca di una identità professionale L’insegnante di Sostegno), SECOP edizioni 2024. Ma siamo di fronte a un titolo con una grafica sorprendente, ideata dalla stessa Autrice, tutta in rosso e con una M di Maestra pericolante come dovesse cadere in un abisso fumogeno in cui la identità di Maestra di Sostegno precipita senza appigli o ancore di salvezza. Bisogna necessariamente leggere il libro per venirne a capo e comprendere realmente questa figura così importante per recuperare e salvare i tanti alunni con problemi di apprendimento, riconosciuti e non…

Ma ecco giungere ai nostri giorni, con presentazioni in atto prima e dopo le vacanze estive.

Occorre, però, ricordare i versi sognanti e mai scontati, ricchi di visionarie parole che fioriscono tra l’erba, di Elina Miticocchio in Alle radici dell’erba (SECOP edizioni, Corato-Bari 2020, pp. 161, euro 12,00); Sentieri le ferite (SECOP edizioni, Corato-Bari 2024, pp. 103, euro 12,00) della eterea e funambola Mariateresa Bari sempre in bilico alla ricerca della parola che possa aiutarla a ritrovare sé stessa. Luminosa e illuminante la Prefazione di Mario Sicolo (alias Apulo Scriba) e con le Tracce conclusive di Angela De Leo; Ti ruberò una promessa d’amore della dirompente, grintosa e appassionata Giulia Basile (SECOP edizioni, Corato-Bari 2025, pp. 96, euro 14,00) con i favolosi Disegni di Giampiero Gigante e l’Introduzione dell’impagabile Osvaldo Capraro.

E, poi, giungiamo ai nostri giorni con la poesia sorprendente, tra il mistico e il profano, della straordinaria Rossella Piccarreta, in CARNE SACRA (SECOP edizioni, Corato-Bari, euro 12,00); i sei racconti + uno di Rita Lopez in La nostalgia dolcissima e bastarda per ciò che non è stato (SECOP edizioni, Corato-Bari 2025, pp. 124, euro 12,00). Le presentazioni del Libro sono cominciate circa una settimana fa nella bellissima Libreria “I funamboli” di Barletta e continuano con grande partecipazione emotiva dei tantissimi lettori che fanno a gara per leggere i suoi tantissimi racconti quotidiani, tutti di ottima fattura. E giovedì 4 settembre, alle ore 18,00 ci sarà a Bari, in via Crisanzio n. 16, una nuova presentazione con Tiziana Schiavarelli e la fedelissima Mariella Medea Sivo, curatrice del libro, insieme al suo compagno Nicola Rizzi. Giovedi, inoltre, la presentazione avverrà nella nostra Corato-Bari, in via Cadorna, n.3, alle ore 19,30. Rita sarà, ancora una volta, intervistata dalla bravissima Mariella Medea Sivo.

Vanno, infine, tenute presenti alcune voci molto forti, anche se non hanno pubblicato con la SECOP edizioni, ma hanno già una profonda e alta collocazione tra le scrittrici che già scrivono quotidianamente la storia letteraria del Terzo Millennio. Mi riferisco ad Angelica Grivel Serra che, dopo il suo Romanzo d’esordio L’estate della mia Rivoluzione, pubblicato dalla Mondadori, sta consegnando alle stampe il suo secondo romanzo e io conosco perfettamente il valore della scrittura di Angelica perché da qualche anno la seguo in ogni racconto che scrive, in ogni testo che, con molta umiltà ma altrettanta determinazione, affida a giornalisti noti sia nella sua Sardegna tanto amata sia nel “Continente”. E ha solo 26 anni. Laurea triennale e poi quella Magistrale in Filosofia, con il massimo dei voti cum laude. Personalmente ho introdotto nel mio saggio La coccinella dalle sette punte (SECOP Edizioni 2024) sul grande cantautore Simone Cristicchi, il suo bellissimo racconto “JACOPO E VITALIA, UNA STORIA D’AMORE”, con la seguente conclusione: “E Angelica Grivel Serra, tenera figlioccia di Giovanni Gastel, l’immenso fotografo e poeta, nonché il tanto rimpianto amico, è pienamente consapevole della sua scrittura, che nulla concede al pressappochismo, alla distrazione, all’inesattezza. Tutto si incastona meravigliosamente tra forma e contenuto non per doveroso calcolo, ma per libertà di scelta, creatività, talentuoso sentire dell’anima”. Poi, ecco l’originalissimo romanzo/diario (misto di prose e poesie) Raccontami del vento di una giovane e grintosa scrittrice/poetessa/fotografa che conosce molto bene l’arte dello scrivere assecondando quel ritmo interiore, che è tumulto ancestrale del cuore e intensa profondità dell’anima, con la musica che la abita e la rende felice. Parlo della carissima Graziella De Cillis (EDIZIONI LATERZA, Bari 2024). Anche la sua scrittura merita una continua rivisitazione.

Infine, un discorso a parte meritano i versi di Francesca Palumbo ne Le ore invisibili (besa/muci, Nardò-Lecce, pp.141, euro16,00). Francesca è ormai da anni sul podio della scrittura creativa, che si può riassumere, ma è molto limitativo, con gli intensi suoi versi che troviamo sul primo risvolto di copertina: Battiti/ in-versi/ conforto e rimbalzo/ tra la gola e il cuoreE tutto è vissuto in sospensione di giudizio e tutto langue e si rinnova senza tregua, avendo Francesca gli occhi sempre rivolti all’immensità del cielo, suo habitat naturale Ma di lei e delle sue tantissime attività culturali (e non solo) parlerò ancora e ancora… A prestissimo di nuovo insieme. Angela/lina