venerdì 7 febbraio 2025

Venerdì 2 febbraio 2025: PIERO MELI e la sua Mostra fotografica "Puglia nascosta: silenzi e visioni..."...

“Puglia nascosta: silenzi e visioni”: Mostra fotografica di Piero Meli, curata da Rossella Mazzotta, presso Bottega FineArt, Bari, via Quintino Sella, 246.

La Mostra delle fotografie di Piero Meli mi ha attraversato come una lama che cerca il suo varco tra mente-cuore-anima per vibrare di inconsuete note a fare da contraltare al “Tizio dell’alba”, che segna quotidianamente il confine tra la notte e il primo raggio di sole a squarciare le tenebre per farsi alba.

Guardo la sua Puglia nascosta tra silenzi e visioni e mi accorgo di un silenzio che parla e di visioni che respirano in anfratti di verde e pietre e raccontano sempre e comunque l’uomo. Personalmente, non trovo una linea di demarcazione netta, persino dove la sua assenza sembra un dato di fatto incontrovertibile. Per esempio, la ferrovia silente o il tappeto di varie sfumature della terra a perdita d’occhio. Ebbene, tra il verde, la pietra e il silenzio, io sento, palpitante e viva e piena di creatività la infaticabile mano dell’uomo. Avverto il suo sguardo a rendere umano il paesaggio. Senza il suo sguardo non esisterebbe. Non a caso, Piero e le sue fotografie. L’uomo sempre presente. La ferrovia ne conserva le tracce. E il rumore sottinteso vince il silenzio, che si perde dove il ponte lontano si acquieta, sottostante al cielo di nuvole, che hanno ali per volare sul mistero dell’uomo e i suoi ardimenti…

Persino il racconto del vento si scontra con l’uomo, sempre presente nella sua apparente assenza. Altrimenti non avrebbero senso le parole. Io, a differenza dei tantissimi visitatori, quasi tutti fotografi, in verità, ho ascoltato proprio le parole, di cui Piero a corredato le sue foto. E le parole rompono ogni silenzio e si fanno “portatrici sane” di profonde emozioni e svelano e rivelano una Puglia antica e nuova senza mare e senza tramonti, salvo a scorgerli, quasi per caso, in anfratti di pietre bucherellate dall’acqua che sempre vince la pietra con la sua quotidiana carezza (“la morbida acqua vince la dura pietra”, Gutta cavat lapidem sostenevano a Roma: Lucrezio, Ovidio, Tibullo, per citare solo i più noti.

E, a proposito di parole e documentazione e citazioni, devo confessare che sto imparando da Piero tantissimo con la sua instancabile ricerca per arricchire la sua conoscenza a vastissimo raggio. Per esempio, mi affascinano i tantissimi pregi architettonici e non solo, che ignoravo, dei Palazzi “sacri” della Bari di via Sparano e dintorni, ma anche di Trani, città molto amata dal nostro Autore (a mio parere, scrittore e poeta, prima che fotografo) e cantata nei suoi tramonti, vissuti all’ombra di grandi ali a rendere immenso il cielo…

E il silenzio si fa portavoce di storie, di riti, di gesti furtivi oppure eclatanti: la chiesa, gli sposi, il ragazzino che attende la loro uscita per gettare confetti o chicchi di riso, come usanza vuole a discapito forse della conoscenza delle motivazioni che frenano il cambiamento da una generazione all’altra. E qui altre storie, altri incanti e incantamenti. Per superare ogni barriera e sconfinare in campi inesplorati, da esplorare. E Piero non si perde mai d’animo. Sa come proteggersi e come, con umiltà e coraggio, andare avanti, sognare, progettare, programmare, da solo, o con gli altri suoi amici con le stesse sue passioni, nuove imprese, in nuovi luoghi, nuove avventure, di cui non potrebbe fare a meno. Di cui non potremmo fare a meno…      

E, infatti, stamattina ecco un nuovo luogo, di cui parlare con dovizia di particolari: via Putignani angolo via Manzoni e il “palazzo color crema, raffinato e silenzioso, con la sua facciata punteggiata di volti di gesso. Figure enigmatiche, sospese tra memoria e sogno, scolpite nel bianco come antichi custodi del tempo.”

Vi consiglio di percorrere la sua pagina FB per leggere la completa descrizione poetica che Piero ne fa, come sua consuetudine, non fermandosi esclusivamente all’immagine ma andando oltre con le sue riflessioni sempre molto profonde. Soprattutto nei riguardi del “tempo”, sempre presente nelle pagine di Piero Meli. Un esempio? Basta leggere la pagina seguente per trovarsi avvolti in un tempo che “non cancella niente, scolpisce il dolore nei solchi del viso, illumina sentieri che credevamo persi”. Non toglie,/ svela./ Non chiude,/ apre.// Nelle sue mani antiche ci riconosciamo,/ foglie nel vento,/ sempre le stesse, sempre nuove.// E all’alba, quando il cielo sanguina luce,/ nell’istante della solitudine, rivela.// Il tempo non cancella niente,/ spiega tutto. ***il tizio dell’alba***

E le parole, insolite, nuove, diverse, con semplicità, si vestono di figure retoriche che rivelano la vera poesia, confermando l’autentica vocazione poetica di Piero, il suo talento innato, rafforzato dalla passione che mette in tutto quello che fa e, soprattutto, che scrive. Ma non vorrei, è solo un mio timore “materno”, che si lasciasse ingabbiare da qualche strumentalizzazione identitaria per eccesso di fiducia in sé stesso e negli altri, che spesso sono tanti suoi “sé”. Piero, però, è troppo intelligente per lasciarsi irretire in “tele di ragno” che sarebbero un attentato alla sua capacità di resistere ai compromessi e di procedere sulla “retta via” della Bellezza e dell’Amore, che sempre lo sorreggono e lo salvano. Sempre ci sorreggono e ci salvano.

E non posso fare a meno di rilevare il suo senso di rispetto verso tutti e la sua “gratitudine profonda” che rivela nel ringraziare quanti si prendono cura dei suoi scatti, delle sue parole, delle sue “audaci imprese quotidiane” in lungo e in largo nella nostra penisola, e probabilmente anche oltre…

Tutto questo lo connota e lo rende meritorio di attenzione, stima, ammirazione e affetto incondizionati! 

Nessun commento:

Posta un commento