“Puglia nascosta: silenzi e visioni”: Mostra fotografica di Piero Meli, curata da Rossella Mazzotta, presso Bottega FineArt, Bari, via Quintino Sella, 246.
La Mostra delle
fotografie di Piero Meli mi ha attraversato come una lama che cerca il suo
varco tra mente-cuore-anima per vibrare di inconsuete note a fare da contraltare
al “Tizio dell’alba”, che segna quotidianamente il confine tra la notte e il
primo raggio di sole a squarciare le tenebre per farsi alba.
Guardo la sua Puglia
nascosta tra silenzi e visioni e mi accorgo di un silenzio che parla e di
visioni che respirano in anfratti di verde e pietre e raccontano sempre e
comunque l’uomo. Personalmente, non trovo una linea di demarcazione netta,
persino dove la sua assenza sembra un dato di fatto incontrovertibile. Per
esempio, la ferrovia silente o il tappeto di varie sfumature della terra a
perdita d’occhio. Ebbene, tra il verde, la pietra e il silenzio, io sento,
palpitante e viva e piena di creatività la infaticabile mano dell’uomo. Avverto
il suo sguardo a rendere umano il paesaggio. Senza il suo sguardo non
esisterebbe. Non a caso, Piero e le sue fotografie. L’uomo sempre presente. La
ferrovia ne conserva le tracce. E il rumore sottinteso vince il silenzio, che
si perde dove il ponte lontano si acquieta, sottostante al cielo di nuvole, che
hanno ali per volare sul mistero dell’uomo e i suoi ardimenti…
Persino il racconto
del vento si scontra con l’uomo, sempre presente nella sua apparente assenza.
Altrimenti non avrebbero senso le parole. Io, a differenza dei tantissimi
visitatori, quasi tutti fotografi, in verità, ho ascoltato proprio le parole,
di cui Piero a corredato le sue foto. E le parole rompono ogni silenzio e si
fanno “portatrici sane” di profonde emozioni e svelano e rivelano una Puglia
antica e nuova senza mare e senza tramonti, salvo a scorgerli, quasi per caso,
in anfratti di pietre bucherellate dall’acqua che sempre vince la pietra con la
sua quotidiana carezza (“la morbida acqua vince la dura pietra”, Gutta cavat
lapidem sostenevano a Roma: Lucrezio, Ovidio, Tibullo, per citare solo i più
noti.
E, a proposito di
parole e documentazione e citazioni, devo confessare che sto imparando da Piero
tantissimo con la sua instancabile ricerca per arricchire la sua conoscenza a
vastissimo raggio. Per esempio, mi affascinano i tantissimi pregi architettonici
e non solo, che ignoravo, dei Palazzi “sacri” della Bari di via Sparano e
dintorni, ma anche di Trani, città molto amata dal nostro Autore (a mio parere,
scrittore e poeta, prima che fotografo) e cantata nei suoi tramonti, vissuti
all’ombra di grandi ali a rendere immenso il cielo…
E il silenzio si fa
portavoce di storie, di riti, di gesti furtivi oppure eclatanti: la chiesa, gli
sposi, il ragazzino che attende la loro uscita per gettare confetti o chicchi
di riso, come usanza vuole a discapito forse della conoscenza delle motivazioni
che frenano il cambiamento da una generazione all’altra. E qui altre storie,
altri incanti e incantamenti. Per superare ogni barriera e sconfinare in campi
inesplorati, da esplorare. E Piero non si perde mai d’animo. Sa come
proteggersi e come, con umiltà e coraggio, andare avanti, sognare, progettare,
programmare, da solo, o con gli altri suoi amici con le stesse sue passioni,
nuove imprese, in nuovi luoghi, nuove avventure, di cui non potrebbe fare a
meno. Di cui non potremmo fare a meno…
E, infatti, stamattina
ecco un nuovo luogo, di cui parlare con dovizia di particolari: via Putignani
angolo via Manzoni e il “palazzo color crema, raffinato e silenzioso, con la
sua facciata punteggiata di volti di gesso. Figure enigmatiche, sospese tra
memoria e sogno, scolpite nel bianco come antichi custodi del tempo.”
Vi consiglio di
percorrere la sua pagina FB per leggere la completa descrizione poetica che
Piero ne fa, come sua consuetudine, non fermandosi esclusivamente all’immagine
ma andando oltre con le sue riflessioni sempre molto profonde. Soprattutto nei
riguardi del “tempo”, sempre presente nelle pagine di Piero Meli. Un esempio? Basta
leggere la pagina seguente per trovarsi avvolti in un tempo che “non cancella
niente, scolpisce il dolore nei solchi del viso, illumina sentieri che
credevamo persi”. Non toglie,/ svela./
Non chiude,/ apre.// Nelle sue mani antiche ci riconosciamo,/ foglie nel
vento,/ sempre le stesse, sempre nuove.// E all’alba, quando il cielo sanguina
luce,/ nell’istante della solitudine, rivela.// Il tempo non cancella niente,/
spiega tutto. ***il tizio dell’alba***
E le parole, insolite,
nuove, diverse, con semplicità, si vestono di figure retoriche che rivelano la
vera poesia, confermando l’autentica vocazione poetica di Piero, il suo talento
innato, rafforzato dalla passione che mette in tutto quello che fa e,
soprattutto, che scrive. Ma non vorrei, è solo un mio timore “materno”, che si
lasciasse ingabbiare da qualche strumentalizzazione identitaria per eccesso di
fiducia in sé stesso e negli altri, che spesso sono tanti suoi “sé”. Piero,
però, è troppo intelligente per lasciarsi irretire in “tele di ragno” che
sarebbero un attentato alla sua capacità di resistere ai compromessi e di
procedere sulla “retta via” della Bellezza e dell’Amore, che sempre lo
sorreggono e lo salvano. Sempre ci sorreggono e ci salvano.
E non posso fare a meno di rilevare il suo senso di rispetto
verso tutti e la sua “gratitudine profonda” che rivela nel ringraziare quanti
si prendono cura dei suoi scatti, delle sue parole, delle sue “audaci imprese
quotidiane” in lungo e in largo nella nostra penisola, e probabilmente anche
oltre…
Tutto questo lo connota e lo rende meritorio di attenzione, stima, ammirazione e affetto incondizionati!
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