sabato 17 febbraio 2024

Sabato 17 febbraio 2024: CANTO AL FIGLIO (per il COMPLEANNO di GIULIANO)...

E alle cinque di questa mattina una gioia inaspettata: mio figlio! Nato tra il martedì di Carnevale e il mercoledì delle Ceneri, lui scelse il Carnevale e fu ed è CORIANDOLO PAZZO per tutta la vita piuttosto che un improponibile PENITENTE per tutta la vita. A lui subito dopo andò il mio canto che ripropongo perché avevo solo trent’anni e avevamo una vita ancora da vivere insieme e non. Ma portato nel cuore sempre come ogni figlio atteso e da subito amato. Questo canto non si ferma al passato, ma abbraccia il presente e il futuro… Perché stiamo sempre insieme pur non stando più insieme. Come è giusto che sia:

Perdonami figlio se ho riso e pianto

quando t’ho messo al mondo

nell’incertezza della tua vita futura

              (e della mia)

Perdonami figlio per le notti bianche

insonni alla tua culla

con mani stanche e cuore sfinito

e labbra spente senza più il filo

         d’una ninna-nanna

e alba di sconfitta tra le ciglia.

Perdonami figlio per le fiabe non dette

(e il registratore senz’ansia né mistero)

per i giochi non condivisi

per le tue conquiste già deluse

dal mio disattento silenzio

per le mie ore colme di mille cose da fare

(con tutte le pratiche inevase

     della mia irrequieta giovinezza)

Contro i tuoi giorni vuoti

di parole solo attese di sorrisi non ricevuti

di tenerezze sognate e non vissute

col capo alle ginocchia e ciglia tra le mani

E le tue pene raccontate con i silenzi

poi nascoste nel cuore.

Perdonami figlio per i miei pensieri

                lontani

ottusi ai tuoi perché troppo vicini

negli occhi immensi a contenere

              il mondo

e grande e bello e tutto da scoprire

Per me tutto scontato vissuto ormai ignorato…

Perdonami figlio se sei un po’ cresciuto

e io testarda ti traduco in segni le parole fiorite

                   d’improvviso

rubando la tua infanzia tra pagine di tristezza

con spazi definiti che non volevi riempire

con mani inerti su grembiulini blu

la divisa che ti mette in fila per due

nell’esercito della scuola con l’attenti

                     e il riposo

e il silenzio noioso e il libro di lettura

la bella scrittura le tabelline mai imparate

solo subite e ormai superate da computer

e tablet e minicalcolatrice da quel che si dice

la tecnica e il progresso che ti daranno

successo se imparerai

                            anche tu

i vantaggi dell’avere di più contro

l’essere e il dare

                      e la gioia d’amare.

Perdonami figlio se ti hanno insegnato

che gli uomini primitivi erano i primi uomini

e noi quelli dell’era dell’atomica e della scienza

che ha sconfitto l’ignoranza la fatica il dolore

(e nel mondo più di un bimbo muore

con i giochi da dimenticare

                       e la violenza da subire).

Perdonami figlio per la promessa

                            di eternità

la luna a due passi in polvere di carta

stampata e immagini via satellite

solo ponte di nuove

                             Speranze

contro la quotidiana confusione

e ti nascondo l’incertezza la paura

l’alienazione la massificazione

dell’uomo-macchina e senza Dio

Perdonami figlio per gli uccelli

che non volano

e gli aerei alti oltre le nuvole leggere

                             da inventare

Per i fuochi d’artificio che splendevano

nel mio cortile

E la bomba luminosa con crudeltà

                    su Hiroshima.

Ed ero bimba anch’io e non lo sapevo

e altri che sapevano me lo nascondevano

per salvarmi dal sorriso perduto dei bimbi

                      di Awshwitz.

Perdonami figlio per un mondo che è solo

il terzo il quarto mondo come se stessero

ancora i primi e poi i secondi e i terzi

e gli ultimi sotto l’unico cielo

              che ci vede nascere e morire.

Perdonami figlio ora già adolescente

se ti contrabbando la mia ignoranza

per certezza e verità la cultura

per onniscienza e tutta la stupidità

della mia maturità

i miei difetti per virtù l’ostinazione

per tradizione i cambiamenti

 per contraddizione e forse

chissà evoluzione

e le occasioni mancate come soprusi

a mio danno

da altri non da me dalla mia incapacità

a realizzarmi

oltre i miei pensieri a te ammanniti

                   per genialità.

Perdonami figlio se ho spento

le tue speranze con una manciata

d’irritazione contro la possibile involuzione

dei tuoi giorni futuri e le mie delusioni.

Perdonami figlio se ho soffocato

la tua voglia di vivere

con il mio cielo senza più orizzonti

e l’astenia e il quieto

vivere l’irrigidirsi delle mie arterie

e dei prati senza fiori

e dei mari senza vele e del mio porto

                     senza faro

e delle lucciole perdute nelle siepi

di un buio bosco

                    senza più ritorno

Perdonami figlio ormai cresciuto e vinto

per l’amarezza annientante del dolore

del primo amore perduto in poche ore

e la befana ormai lontana senza camini

                     né poesia

forse solo un pizzico di malinconia

per tanta ipocrisia e da te cercata

profumo di prato sotto un cielo di stelle

e parole ancora belle.

Le stesse in cui ho creduto e che avrei voluto

insegnarti se avessi saputo amarti

                  con più cuore

oppressa com’ero dalla mia urgenza

d’amore tanto amore.

Una sete mai spenta oltre gli anni maturi

                          e il disincanto.

Perdonami figlio ormai uomo maturo

se ti ho mentito perché ho creduto

di regalarti un mondo

fatto di sogno e di allegria senza ombra

di odio

                o di malinconia

a cui sarebbe bastato il mio… il tuo canto

                       l’incanto soltanto.

Per questo non ho voluto negarti la VITA.

Ma da CORIANDOLO PAZZO sfuggito

al mio buonsenso

condito di sana follia continua tu

i miei passi in volo

(pensieri parole sogni illusioni speranze canzoni)

con mani ancora colme di infiniti rivoli d’AMORE…

  

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