giovedì 15 febbraio 2024

Giovedì 15 febbraio 2024: Ancora i nostri TESTI D'AMORE IN VOLO...

L'AMORE in tutte le sue declinazioni:

Marida Piepoli: Io e te. Che nessuno ci dava insieme per più di due mesi. Io e te. Che abbiamo cominciato a 800 Km di distanza. Io e te. Così diversi in superficie. Così simili in profondità. Io e te. E le cose della nostra vita. Bellissime. Bruttissime. Io e te. Amici, qualche volta nemici, amanti. Io e te. Oggi, domani e, forse, per sempre.

Haruki Murakami: L’amore è davvero tutto. Dobbiamo lasciare il male fuori dalle nostre vite ed affrontare il presente con uno sguardo nuovo.

Andrea Zanzotto: or che mi cinge tutta la tua distanza/ sto inerme dentro un’unica sera

Madre Teresa di Calcutta: Trova il tempo di ridere./ È la musica dell’anima./ trova il tempo per giocare./ È  il segreto dell’eterna giovinezza./ Trova il tempo per amare/ e essere amato./ È  la strada della felicità.   

In La voce a te dovuta di Pedro Salinas: Tu vivi sempre nei tuoi atti./ Con la punta delle dita/ sfiori il mondo, gli strappi/ aurore, trionfi, colori,/ allegrie: è la tua musica./ La vita è ciò che tu suoni.// Dai tuoi occhi solamente/ emana la luce che guida/ i tuoi passi. Cammini/ fra ciò che vedi. Soltanto.// e se un dubbio ti fa cenno/ a diecimila chilometri,/ abbandoni tutto, ti lanci/ su prore, su ali,/ sei subito lì, con i baci,/ con i denti lo laceri:/ non è più dubbio./ Tu mai puoi dubitare.// Perché tu hai capovolto/ i misteri. E i tuoi enigmi,/ ciò che mai potrai capire,/ sono le cose più chiare: la sabbia dove ti stendi,/ il battito del tuo orologio/ e il tenero corpo rosato/ che nel tuo specchio ritrovi/ ogni giorno al risveglio,/ed è il tuo. I prodigi/ che sono già decifrati.// E mai ti sei sbagliata,/ solo una volta, una notte/ che t’invaghisti di un’ombra/ - l’unica che ti è piaciuta -/ un’ombra pareva./ E volesti abbracciarla./ Ed ero io.

(poesia evidenziata da Maria Pia Latorre ed Ezia Di Monte, curatrici della Rubrica “Pane e quotidiano”, <Quotidiano di Bari>, 14 febbraio 2024)

“CHE IL CUORE CI TOCCHI” di Rita Bonetti: E mi avvolgo i capelli sul dito/ il dito/ dove hai appoggiato le tue labbra// un silenzio siderale scorta/ il percorso pigro della luna/ rotonda luce sui miei seni// La mia carne si apre/ per colmarsi/ delle tue oscurità/ dei tuoi soli/ della tua anima// Pare che il cuore ci tocchi in fondo/ e il tempo si chiuda su di noi per/ sempre

(RB, D’amore e di altre storie, Bertoni Editore 2022)

“SE FOSSE AMORE” di Giulia Basile: Se tu mi amassi come io ti amo/ avresti due ali di gabbiano/ per volare lontano dalla tristezza./ Due gambe leste di cerbiatto/ per correre nei prati a primavera,/ per bere acqua di fonte/ lassù, alla sorgente./ un cuore che farebbe capriole/ ad ogni abbraccio,/ che ad ogni “ti amo” scioglierebbe/ anche il ghiaccio perenne,/ passando indenne nella bufera./ Due occhi splendenti di luna/ per illuminare ogni mia carezza./ Una bocca, come l’anima, vera/ che mi baciasse quando lento/ arriva il buio della sera

(Giulia BASILE- Schena Editore -)

Stefania De Angelis: <Dimmi qualcosa dell’amore, ti va?>. <Quando qualcuno sceglie>. <Cioè?>. <L’amore è quando qualcuno ti sceglie, senza prenderti per caso, solo perché, magari, cazzonesò, passavi di lì…>. Alzo un po’ le spalle continuando a guardarla negli occhi, lei non dice una parola e mi fissa. <Ecco, quando succede te ne accorgi, perché quella persona conosce cose di te che non conoscevi fino in fondo nemmeno tu, perché ti ha guardato dentro prima ancora di guardarti fuori, andando oltre il primo strato, quello sotto gli occhi di tutti, quello sul quale, spesso, trovi solo tanta polvere. E l’ha fatto in silenzio, restando in disparte, cercando di “sentire” le parole che tu non sei stato in grado di pronunciare, quelle più vere, quelle più belle, quelle che parlavano davvero di te…>>. M’interrompo un attimo e riprendo: <Hai presente quando, dopo una delusione, costruisci un muro tra il tuo cuore e il resto del mondo? Quel muro può durare anni. E diventare sempre più spesso… Ecco, l’amore è il momento esatto in cui senti crac>.

Maria Pia Latorre: Sui miei palmi/ la tua carezza che esule/ cade fuori dal nostro abbraccio/ custodirò in silenzio/ e lì nei miei palmi/ cresceranno roseti

Antonella Coletti: Quante parole su di noi a ronzare e/ quanti sogni/ a veleggiare sulle pallide zolle!/ Nel migrare de uccelli, sul nostro/ veleggiare/ sorpreso, tra i cespugli di malva/ e parole, trovammo una poesia,/ “figlia del bosco, sorella del giglio”; Mi manchi, amore,/ mi manchi come al sole/ mancasse l’aria./ Mi manchi come al cielo/ mancasse il mare,/ e alle vette più alte,/ la pace delle nevi./ come al mio inverno/ manca la primavera.

“DOVE NO ENTRA IL TEMPO” di Francesca Petrucci: Voglio stare con te/ Quando non ci sarò.// Mi troverai senza cercarmi/ Sarò lì, sul tuo sorriso/ Nascosto/ Sulla lacrima di un momento.// Non lo saprai/Ma sarò lì.// Non lo saprai/ Ma, più viva/ Camminerò, leggera/ Sulla tua anima/ Col sorriso triste/ Di chi è sempre/ Stata lì/ Su quella parola muta/ Su quel bacio mai dato/ sulla verginità/ Di un amore mai/ Donato.// Tu non lo saprai/ Ma sarò lì/ in quell’attimo “per sempre”/ dove l’amore spande/ dove riluce il buio/ Dove non entra il tempo.// Perché voglio stare lì/ Voglio stare con te/ Quando non ci sarò.

“DESIDERIO DI PACE” di Samih al-Quasim (esule palestinese): Cammino fiero,/ cammino a testa alta./ Porto in mano un ramo d’ulivo/ e il corpo sulle mie spalle/ e cammino, e cammino./ Il mio cuore è una luna rossa/ il mio cuore è un giardino/ pieno di bacche e basilico./  Le mie labbra sono un ulivo/ e il corpo sulle mie spalle/ e cammino, e cammino.

(Postato dalla scrittrice e poetessa Elena Diomede)

“La vita a ogni età è una sorpresa meravigliosa” di Roberto Vecchioni: Io ho 82 anni, ma vi assicuro - a voi che ne avete molti di meno - che quando arriverete alla mia età non sentirete differenze. La differenza arriva e si sente solo quando non si vive, quando non si ama la vita, quando non si vuol fare qualcosa di nuovo. Ma se si rimane ancorati e aggrappati alla bellezza dell’amicizia, dell’amore, della musica, del mare e della poesia, la vita regala sempre delle sorprese. Alla mia età si sentono gli acciacchi, certo, ma nello spirito non c’è differenza. L’amore non cambia mai. Quando uno si innamora, non importa l’età. Cambiano il riflesso fisico e la potenza sessuale, ma dal punto di vista emotivo forse l’amore è ancora più forte a cinquanta o a sessant’anni. Io ho visto e conosciuto persone che si sono innamorate a settant’anni, ma innamorate davvero. Di quell’amore che quando l’altro manca si sta malissimo. D’altronde, l’amore è questo: continuo bisogno, il desiderio di avere l’altro con sé…

“Liebeslied” (“Canzone d’amore”) di Rainer Maria Rilke: Come trattenere la mia anima, affinché non sfiori la tua? Come protenderla/ in alto sopra di te verso altri pensieri?/ Vorrei tanto ospitarla da qualche parte,/ presso qualcosa persa nell’ombra,/ in un luogo estraneo, tranquillo, che non continua a vibrare, quando vibrano i tuoi passi./ Ma tutto ciò che ci sfiora, me e te, ci unisce come un arco/ che tira da due corde una voce sola./ Su quali strumenti siamo tesi?/ E quale musicista ci tiene per mano?/ O dolce canzone.     

“Non ho smesso di pensarti” di Erica Ronchi (attribuita erroneamente a Charles Bukowski): Non ho mai smesso di pensarti,/ vorrei tanto dirtelo./ Vorrei scriverti che mi piacerebbe/ tornare,/ che mi manchi/ e che ti penso./ Ma non ti cerco./ Non ti scrivo neppure ciao./ Non so come stai./ E mi manca saperlo./ Hai progetti?/ Hai sorriso oggi?/ Cos’hai sognato?/ Esci?/ Dove vai?/ Hai dei sogni?/ Hai mangiato?/ Mi piacerebbe riuscire a cercarti./ Ma non ne ho la forza./ E neanche tu ne hai./ e allora restiamo ad aspettarci invano./ E pensiamoci./ E ricordami./ E ricordati che ti penso,/ che non lo sai ma ti vivo ogni giorno,/ che scrivo di te./ E ricordati che cercare e pensare son/ due cose diverse./ E io ti penso/ ma non ti cerco.

(Erica Ronchi ha scritto un libro il 2014 con questo titolo Non ho smesso mai di pensarti, mentre Charles Bukowski nei suoi tanti libri di poesie non ha mai inserito la poesia “Non ho mai smesso di pensarti”, a lui quindi attribuita erroneamente. E non la si trova da nessuna parte, se non su Google. Vero è che è indubbiamente una splendida poesia!).

“Ti amo terribilmente” di Kahlil Gibran: ti amo terribilmente,/ se sbocciasse un fiore ogni volta che ti penso,/ ogni deserto ne sarebbe pieno./ Potrei dimenticarmi di respirare ma non di pensare a te./ Il grande amore non si può vedere né/  toccare, si può sentire solo con il cuore./l’amore non dà nulla se non sé stesso,/ non coglie nulla se non da sé stesso./ l’amore non possiede né è posseduto:/ l’amore basta all’amore.

“FUNERAL BLUES” di Cris Chiapperini (rielaborazione di FUNERAL BLUES, in Morte e Altra Vita del grande Poeta W. H. Auden): Fermate tutti gli orologi, isolate il telefono,/ fate tacere i cani con ossi succulenti,/ accompagnate fuori il feretro,/ si accostino i dolenti.// Incrocino aeroplani lamentosi lassù/ e scrivano sul cielo il messaggio/ - Lui è morto - /allacciate nastri di crespo al collo pallido degli emozionati,/ i vigili comunali si mettano guanti di tela nera e zittiscano i clacson.// Lui era il Nord, il Sud, l’Est e l’Ovest/ di chi l’amava,/ la loro settimana di lavoro/ e di compagnia dei giorni in coda,/ di mezzodì, di mezzanotte./ La sua lingua, il loro canto,/ pensavano che l’amore fosse eterno:/ e avevano torto.// Non servono più le stelle:/ stasera spegnetele anche tutte;/ imballate la luna, smontate pure il sole;/ svuotate l’oceano e sradicate i giardini;/ perché Primo è ora tra i Primi,/ e ormai nulla può più giovare/per chi ha cuore d’amare.

(per la morte di Primo Leone, avvenuta il 4 giugno del 2008)

David Maria Turoldo: ma quando da morte passerò alla vita,/ sento già che dovrò darti ragione,/ Signore,/ e come un punto sarà nella memoria/ questo mare di giorni./ Allora avrò capito come belli/ erano i salmi della sera;/ e quanta rugiada spargevi/ con delicate mani, la notte, nei prati,/ non visto. Mi ricorderò del lichene/ che un giorno avevi fatto nascere/ sul muro diroccato del Convento,/ e sarà come un albero immenso/ a coprire le macerie. Allora/ riudirò la dolcezza degli squilli mattutini/ per cui tanta malinconia sentii/ ad ogni incontro con la luce;/ allora saprò la pazienza7 con cui m’attendevi, a quanto/ mi preparavi, con amore, alle nozze.

“Guardando il cielo dal mio terrazzo…” di Ombretta Leone: … e accorsero le nuvole,/ in un girotondo di gigli,/ a consolare la luna…/ “Mi sono persa disse lei al loro avvicinarsi…/ “Non puoi perderti… il tuo posto è/ sempre qui… puoi girare… ballare… farti/ piccola o immensa… puoi nasconderti o/ brillare… puoi fare capriole su te stessa…/ o farti virgola tra le stelle… ma rimani/ sempre nella parte più bella del cielo…/ lì dove batte il suo cuore!”

“Nonno Riccardo, la morte di te non farà mai spettro” di Angelica Grivel Serra: Infine, pace. Silenzio, nella stanza di cui un soffio di tempo fa - poche ore appena - animavi passi di vita. Non ci si chiederà più quante primavere siano qui disposte a carezzare i tuoi vetusti buonumori, non più da sospirare, al pensiero degli autunni ancora capaci d’intristirti. Non vige ora apprensione ad ogni tuo respiro storto; non l’obbligo della vigilanza, per ogni timido cammino delle gambe tue, steli candidi, liscio vetro. I petali delle tue parole quiete stanno ora sigillati e spenti, perché non più il tocco della tua voce d’aria, arrochita dagli anni, potrà dar loro forma. Nessuna esigenza condurrà il tuo corpo latteo a domandare, non acqua, non pane, né calore; perché il bisogno è fruscio terreno. E tu, dal terreno, hai infine estratto il vivere. Nonno, è privo di te, questo presente. Privo di te che hai raccolto il vigore di una vita facendone fascio d’argento gentile per consegnarlo a noi, l’increspatura sagace ad arruffarti gli occhi, tersi pure negli oceani dell’oblio. Tu comunque spargi tutto qui, lo lasci nell’assenza, la statura del tuo essere, i tremori del tuo udito, il contegno dei tuoi grazie, i rosari snocciolati, i baluginii della tua attenzione, la vividezza del passato issata nei ricordi, il contorno roseo e ancora turgido delle tue guance al capolino di un sorriso, il marchio delle dita che, tiepide, sfiorano i visi. Nonno Riccardo, la morte di te non farà mai spettro.

(Ulassai, primo gennaio 1924 - Cagliari, sette maggio 2023)

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