martedì 28 marzo 2023

Martedì 28 marzo 2023: pioggia grandine neve: il pianto dei germogli sconfitti...

E ieri a sorpresa, tra tanta primavera, ci è piombato addosso l’inverno con la sua pioggia, la sua grandine, la sua neve, il suo vento gelido. Il cuore ha provato una stretta al cuore. Per i germogli andati in frantumi: il tiglio, il pesco, l’albicocco, il ciliegio; e tra l’erba tenerella: i tulipani, le fresie, le pratoline, le limonelle o limoncine, delicate sottili desiderose di sole. E non posso fare a meno di parlarne, di esternare il mio pianto. Come quello del giovane agricoltore foggiano per i suoi tulipani distrutti. Eppure, io amo la pioggia, i temporali, la neve che m’incanta. E la mente mi riporta indietro nel tempo, al mio amatissimo nonno della pioggia, dei temporali, della neve. Lui con me sempre.

<Non così quando pioveva. Allora era il suono cadenzato della pioggia a cullare i miei occhi. E la tua voce era un’eco che danzava tra le gocce del cielo, che veniva giù, e i miei pensieri colmi di te. Sempre così la pioggia. Anche oggi che non sono più bambina. Non dormo ma la pioggia mi calma. Mi porta da lassù fili d’acqua cui aggrapparmi per non naufragare e per tentare ogni volta la risalita. Mi porta la tua voce. Che mi offre un ombrello sempre più rabberciato, ma sicuro di rifugio e protezione.

                                  La pioggia m’intenerisce e mi rallegra

La pioggia ha un vago segreto di tenerezza

una sonnolenza rassegnata e amabile,

una musica umile si sveglia con lei

e fa vibrare l'anima addormentata del paesaggio.

È un bacio azzurro che riceve la Terra,

il mito primitivo che si rinnova.

(…)

È l'aurora del frutto. Quella che ci porta i fiori

e ci unge con lo spirito santo dei mari.

Quella che sparge la vita sui seminati

e nell'anima tristezza di ciò che non sappiamo.

La nostalgia terribile di una vita perduta,

il fatale sentimento di esser nati tardi,

o l'illusione inquieta di un domani impossibile

(…)

E son le gocce: occhi d'infinito che guardano

il bianco infinito che le generò…

(Federico G. Lorca, stralci della poesia “Pioggia”)

Piove. Il cielo viene giù e, come da bambina, sporgo le mani oltre i vetri, che mi portano l’autunno in casa, per afferrarlo nelle gocce trasparenti e leggere che raccontano forse storie di lacrime o solo pioggia che cade, sussurro di parole lontane. Ripropongono un tentativo di rossoazzurro perpendicolare che è più un desiderio che un colore. Cadono gocce di cielonuvole sulle mie labbra assetate e sul viso proteso al fresco incanto. Cadono sul giallo bruciato del giardino che è un colore vero d'alberi di foglie di siepi. Fanno salire dal basso profumo di terra... ricordo lontano... il cortile... un inno di gelsi rossi e di rose che mi esalta e mi rincuora. La pioggia, a volte, può essere Musica d’arpe con mani d’angeli, Ritmo di marce di bimbi nel gioco del loro andare alla conquista del mondo, Voce antica in un richiamo d’altro tempo oltre il tempo

(cielo a pecorelle pioggia a catinelle… rosso di sera bel tempo si spera rosso di mattina la pioggia s’avvicina… ed erano modi di dire… rosso di sara beltempo si spara… e diventava un dramma… quando piove e tira vento fra’ martin resta in convento… ed era racconto… marzo pazzerello se c’è il sole prendi l’ombrello… già proverbio con avvertimento… non saltare sotto la pioggia ché ti bagni tutta… ansia e preoccupazione e ammonimento… pio-ve pio-ve acqua di limo-ne… quasi un gioco quasi cantilena quasi voci di strada che entravano in casa e allagavano stanze e contagiavano allegria… e piove piove sul nostro amor… fu canzone e palpito del cuore e fu addio…)

Mi piace la pioggia. Mi fa sentire meno sola. Accompagna la mia nostalgia. S’intrufola nella malinconia degli occhi e nei terrapieni del cuore a fatica costruiti. Poi tace e le stillanti foglie brillano di diamanti e rubini che il cielo sparge a piene mani. Splendore di luce rossodorata, ora che l’autunno si frantuma nel canto di questo tramonto… e il passato ritorna a legarmi ai giorni andati che mai più saranno e che pure sono... Sempre così la pioggia... sempre così i tramonti pennellati d’autunno in una follia di venti e di foglie ad avvolgere l’anima...

                               Nella pioggia io ero... sono... rinasco...>

        (A. De Leo, Le piogge e i ciliegi, vol. 1, Secop edizioni, Corato-Bari 2018)

Ma ci sono anche ricordi di piogge primaverili: <E intanto la pioggia…

(tttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttt)

e sentirmi protetta da quel cielo che precipitava giù a creare una cortina di fili trasparenti e di suoni slargati e di voci attutite e di umori di asfalto bagnato senza profumo di terra sui miei giorni veloci, stanchi, vuoti di me, dei miei figli, del mio uomo, di mia madre, di te.

le piogge primaverili che cadono

sono lacrime, forse?

volteggiando i fiori di ciliegio

scompaiono

e non c’è uomo

che non li rimpiangerà…

(da Man’yoshu, antica raccolta

di poesie giapponesi)

Pioggia di parole a coprire la pioggia d’acqua. E il cielo in cascata liquida a coprire il ricordo delle ciliege. Le ciliege neppure più un ricordo. Quasi.

                                 E, oggi, ricomincio. Riprendo a raccontare.

E, come sempre, mi trovi qui tra le mie carte e le mie nuvole. In una nuova casa che ha finestre d’aria e sandali che affondano nel verde di un giardino d’alberi e di rose, lantane e gelsomini e grappoli d’azzurro-pervinca in caduta libera sotto un arco di glicini in fiore. (…). E parto, come so, dalle piogge di parole, d'acque e di stelle cadenti. Che quel vuoto hanno colmato in terrapieni da percorrere per poter crescere e diventare forte e resiliente (non mollare mai guardati allo specchio e scopri nei tuoi occhi i sogni che devi ancora realizzare negli orecchi l'eco dei passi che ti hanno preceduto e li hanno preparati tra le mani aghi e fili di pioggia per lavare ferite ricucire progetti ricamare nuovi arcobaleni senza la pioggia non c'è arcobaleno non lasciarla cadere come sabbia dalle tue mani non disperdere tutti i colori della vita per rifugiarti nel grigio dell’indifferenza non mollare mai non m…) Parto dalle parole che mi hanno cullato e insegnato a camminare e a scoprire il piccolo mondo della nostra casa per andare oltre. Dalle foglie bambine di fremente tenerezza che mi hanno incantato.

                                                      Parto da te

(aveva un vecchio cappello, la giacca logora. L'acqua gli passava attraverso le scarpe. E le stelle attraverso l'anima...) (Victor Hugo, “Ho incontrato per la via”). (…).  Tu, inseguitore di sogni... Sogni che mi hanno nutrito e mi vivono dentro ancora... Sì, comincio da te. Che continui ad essere sogno e realtà. Ad esserci e a proteggermi. Comincio da te, ma con te è tutto un mondo ormai sparito che rivive nella memoria e si fa presente, palpitante e vero ai nostri giorni.

(ritornano di pioggia e di vento

le tue magiche parole che sotto

il piombo di giorni di sgomento

raccolgo in un canto d’amore

 e del sogno che non può morire).

(stralcio di “Scroscia a maggio la pioggia”,

da L’ora dell’ombra e della riva, Secop, 2015)> (Le piogge e i ciliegi, vol.1, op. cit.)

E sarebbe bello continuare con i ricordi di vento, di grandine di neve, ma tempo e spazio mi sono tiranni. Riporto qui ancora qualche testimonianza a me cara. Quella, per esempio, di Francesca Pice, sensibilissima amica, amante come me della pioggia. In una dedica, su un meraviglioso libro regalatomi Mozart e la pioggia (del grande scrittore e poeta francese Christian Bobin), mi scrive alcuni versi intrisi di pioggia di Pier Paolo Pasolini: Ora sento in me un sapore/ di pioggia caduta,/ ogni vivacità della vita/ ha uno sfondo di pianto... Nella prima pagina, intanto, leggo un testo intitolato “Bianca e leggera”: La mia prima conoscenza della vita è stata bianca e leggera. È una scena che mi ha raccontato spesso mia madre. Esce dalla maternità tenendomi tra le braccia. Siamo prossimi alla fine del mese di aprile eppure nevica. Immagino che sia stato il bagnato dei fiocchi a toccarmi per primo, più che la loro luce o la loro danza. Il loro lato piovoso.(…). Sono vivo perché   dalle prime ore mia madre e il lato piovoso della neve mi hanno parlato con amore. Oggi quando vado per strada e la pioggia scivola sul mio volto imparo a rinascere, ritorno agli albori, al primo incontro con la mortalità della vita. È rinfrescante questa mortalità. Come Mozart, esattamente come Mozart. E, tra le pagine da me divorate scopro di Bobin due righe che mi giungono al cuore in una ridda di ulteriori ricordi: La pioggia non mi parla della pioggia ma di qualcun altro di cui è la bambina

Ne riparleremo. Ma queste righe mi hanno riportato ad una prosa poetica del carissimo nostro autore Piero Meli, apprezzato scrittore e fotografo, che con la sua scrittura visionaria ieri ha fatto fiorire sulla sua Pagina FB una splendida primavera danzante con la pioggia: Il cielo pochi minuti fa era ancora azzurro e, quasi per magia, è mutato, si è trasformato. Le nuvole hanno iniziato a danzare, si sono via via avvicinate, si sono strusciate e hanno preso a corteggiarsi. Ora incessanti fanno l’amore, in un tripudio di luci e suoni, di lampi e tuoni. È il 27 marzo, ma il canto dei tuoni è quello tipicamente estivo. Rimbombano amplificati e trasportati dall’aria calda di questi primi giorni di primavera. Come per magia, su via Sparano sono sbucati i venditori di ombrelli. La loro personalissima danza della pioggia deve aver funzionato. Si aggirano tra i passanti rimasti sorpresi dall’improvviso acquazzone. Un ragazzo contratta e si accaparra un mini ombrello sgangherato in cambio di una cinque euro stropicciata. Una ragazza si scatta un selfie con il palazzo Mincuzzi sullo sfondo, qualcuno si rifugia in un bar. Un temporale improvviso è una buona scusa per un caffè e una zeppolina rigorosamente fritta. Qualcuno parla al telefono con la fidanzata e sorride con gli occhi. Istanti di questo lunedì che si cristallizzano nella mia mente mentre aspetto che le nuvole terminino le loro effusioni. (Il tizio dell’alba). Ditemi se ne valeva la pena. Tutto sembra danzare con la stessa pioggia in una esaltazione corale del cuore. Tutto si fa sogno d’amore e incantamento di sguardi, di sorrisi. Magia della pioggia e di occhi che sanno “vedere” oltre… E oggi è tornato il sole. Alla prossima pioggia. Angela 

Nessun commento:

Posta un commento