San Valentino, il santo degli innamorati, come
tradizione vuole. Per me, il giorno del compleanno di mia sorella Lizia, che
noi tutti conosciamo e amiamo come persona-scrittrice-poetessa; compleanno di
mia suocera Uccia, che nessuno conosce, ma che è parte del mio cuore, essendo
la madre di Primo, mio marito, che noi tutti conosciamo e apprezziamo come
scrittore-poeta-artista, che non è più tra noi ma è in me, presente più che mai
con le sue poesie, la sua pittura, la sua scrittura (non solo poetica). È da loro
che voglio partire ed è a loro soprattutto che desidero dedicare San Valentino
e poi a noi tutti come possibilità di ASCOLTO che si traduce
in capacità di AMORE.
E dedico innanzitutto a quanti si amano una poesia di Kahlil
Gibran, raccolta come fiore di febbraio su una pagina FB e di cui ringrazio
lo sconosciuto/la sconosciuta che l’ha postata. Per me è davvero una carezza al
cuore in ascolto: Farò della mia anima uno scrigno/ per la tua anima,/ del
mio cuore una dimora/ per la tua bellezza,/ del mio petto un sepolcro/ per le
tue pene./ Ti amerò come le praterie amano/ la primavera,/ e vivrò in te la
vita di un fiore/ sotto i raggi del sole./ Canterò il tuo nome come la
valle/canta l’eco delle campane;/ ascolterò il linguaggio della tua anima/ come
la spiaggia ascolta/ le onde del mare. Dolcissimo buon San Valentino a
tutti noi!
A Lizia, a mia suocera Uccia e a Primo dedico,
invece, un brano meraviglioso di Simone Cristicchi, tratto da un
video di Rai Radio2 in onda proprio oggi. In realtà, la
trasmissione è dedicata a uno spettacolo “Manuale di volo per uomo” di Simone
Cristicchi appunto, e Gabriele Ortenzi. Si tratta di “una fiaba tenera e
magica che ha per protagonista un uomo rimasto bambino, capace di cogliere le
piccole cose e i particolari preziosi che sfuggono agli adulti. È un gioco
poetico, lieve… delicatissimo e struggente… Attore, cantautore, poeta, autore,
Cristicchi interpreta… un personaggio unico e strampalato: Raffaello, un
pittore quarantene rimasto bambino, che vive in un quartiere periferico di
Roma, il Quadraro…. Raffaello ha una dote davvero straordinaria: la sua mente
fotografica è una “lente d’ingrandimento” in grado di vedere le minime cose e
renderle grandi e preziose a tal punto da essere in grado di crearsi il proprio
“manuale di volo”. Forse “volare” significa - dice Cristicchi - non
sentirsi soli, avere il coraggio di buttarsi dentro la vita, mantenendo intatta
la purezza del bambino dentro di noi. E soprattutto non lasciarsi sfuggire la
bellezza del mondo perché “niente è più grande delle piccole cose” (notizie
raccolte da Google e Wikipedia). Ecco il brano: <Credo nello sguardo
della Gioconda e nei disegni dei bambini. Nell’odore dei panni stesi, del
ciambellone e in quello delle mani di mia madre. Credo che quando la barbarie
diventa normalità, la tenerezza è l’unica insurrezione. Credo che la vera gioia
è riuscire a sentirsi parte del paesaggio incantevole, pur non essendo altro
che un granello di sabbia. Credo che la lingua di Dio è il silenzio, e il suo
corpo la natura. Credo che non siano le grandi rivoluzioni o le ideologie, ma i
piccoli gesti a cambiare il mondo perché niente è più grande delle piccole
cose. Credo alla potenza del soffione. Quel piccolo fiore selvatico che cresce
ostinato tra le pieghe dell’asfalto e che, anche tra mille difficoltà, riesce
comunque a germogliare e a diventare fiore. Credo che chi non vive il presente
sarà sempre imperfetto. Anche da trapassato. Credo che la vera sfida è
debuttare ogni giorno. Tutto il resto è repertorio. Credo che chi ha bisogno di
nemici, non è in pace con sé stesso. E credo che non sia la bellezza che
salverà il mondo, ma siamo noi che dobbiamo salvare la bellezza. Credo che non
bisogna cercare la felicità, ma solo proteggerla. Credo che non c’è peggior
peccato che non stupirsi più di niente e che tutta l’intelligenza e la cultura
del mondo resti muta e s’inchini davanti a questo mistero, al miracolo di
questa vita che va avanti, nonostante tutto, che non si ferma e si trasforma
ogni secondo. Perché la vita è l’unico miracolo a cui non puoi non
credere>. (“Credo”, Simone Cristicchi legge un estratto da
“Manuale di volo per uomo”). E tutto il brano è un invito all’ascolto per farci
con Simone tre piccole grandi domande: 1. Cosa impedisce di
spiccare il volo? 2. Che senso ha la sofferenza? 3. Cosa
vuol dire la parola “amore”? Quanto importanti queste domande!
Sapremo mai dare una risposta?
Queste urgenti domande, soprattutto sulla sofferenza e
sull’amore, mi riportano alla mia carissima Roberta Lipparini e
ad una sua poesia che merita l’ascolto del nostro cuore per metterci in
sintonia con il suo che grida, per essere ascoltato, tutte le fragilità insite
nella natura, che sono le sue stesse fragilità, le nostre. E ci ritroviamo
insieme a lenire ferite: Tanto spesso la durezza nasconde il dolore/
Così frequente l’asprezza, la rabbia/ sono fiori spinosi delle ferite ricevute/
E anche l’abbandono/ il girare le spalle/ così sovente è figlio naturale delle
incertezze/ delle paure, degli strazi/ che io… chiedo perdono// Perdono per ogni
mia risposta amara/ Per il risentimento/ Il rancore/ l’acredine/ Lo sdegno/ La
ruggine// Chiedo perdono alle formiche stanche/ Alle lepri spaventate/ Ai merli
sperduti/ contro cui ho alzato parole/ e barriere del cuore// Perché non trovo
più peccato/ nell’ape che mi punge/ per l’ombra improvvisa del mio braccio/ per
la ruvida scontrosità del mio nome/ per uno sbagliato mio movimento// perché
non ho saputo comprendere/ quella fragile piccolezza/ così uguale alla
mia
E, per contrasto, ecco due poesie di Elina
Miticocchio in ascolto del suo corpo che si fa ascolto di sé, amore
per la vita. Sono due poesie brevi che si accendono del colore dell’amore,
della passione, del “sentire” profondo e misterioso che va anche al di là del
corpo e dei sensi, per farsi gioia appagante di essere sé: Sono il
rosso del cappotto/ e rovescio il capo avanti/ e sento di volermi bene/ non vi
è abbraccio/ che tenga al tempo/ come il mio/ per me; e ancora: Ho
un sogno corallo/ intrecciato con mani/ pazienti e il tuo nome/ Vita scritto
sul foglio su cui mi addormento
Anche Luciana De Palma ci mette in ascolto
dei suoi versi in una poesia che è un riflettere filosofico sui destini
dell’intero universo, per ascoltarsi e definirsi meglio e sapere senza ombra di
dubbio che, nei compiti affidati a ciascun elemento della natura e persino alla
morte, c’è una ineluttabilità immodificabile. E questo avviene anche per
l’autrice che, ascoltandosi scientemente, sa, senza ombra di dubbio e con
determinazione, che il suo destino, oltrepassando tempo e spazio, e ogni
possibile immaginazione, è scrivere, sognare, e soprattutto amare: Alle
forme squadrate si addice/ Restare immutabili/ Alle ombre assecondare la luce/
Ai cieli essere intoccabili/ Agli abissi rimanere un oscuro mistero/ E alla
morte toccherà per sempre/ Trionfare insopportabilmente/ Sulle zoppicanti
logiche/ Delle nostre aspettative// Ma se mi chiedi cosa/ mi spetta fare/ In
questa vita o nell’altra/ O nell’altra ancora/ Non oso immaginare/ Cosa sarei
senza scrivere/ Senza sognare/ E più di tutto/ Senza amare e ogni
apparente negazione, “senza”, è in realtà una potente affermazione che non
lasci margini ai dubbi interpretativi.
E di Rita Poesie Ritabù, alias Rita Bonetti,
ecco una poesia d’amore, “seconda classificata al contest” (come leggo). Una
poesia che è un grido insolito, intenso, originale, per assaporare il poco e il
tutto di un amore, che incide profondamente nel corpo come uno “schianto sul
mondo” in un grido di piacere che è offerto per essere ascoltato da chi sa
vivere con lei la passione, che travalica i sensi per farsi inno luminoso ed
esplosivo di libertà, anche perché vissuto in due: Quello che voglio da
te/ il calore del tuo corpo/ in fondo è poco // Il tuo
pensiero su ogni cosa/ in fondo è poco / e lo
voglio da te / solo da te / in fondo è
tutto // Amami / col desiderio
che arrivi il/ giorno / che si schianti
sul mondo/ il grido per il piacere / che
inventiamo / che
s’illumini / della nostra libertà
E un amore in due propone “Battito forte” di Damiano
Bove. È una poesia che sa di ascolto reciproco con la donna amata che da
quasi venticinque gli è accanto nella condivisione anche poetica di sogni e di
speranze. È un inno all’amore ma anche una tenerissima preghiera perché un
amore “argentato” riviva sempre nuove primavere del cuore. E tutti ci mettiamo
in ascolto dei racconti narrati dai due protagonisti, dei battiti intensi e
leggeri del loro cuore: Regalami profumi d’amore/ innocenti come bianchi
fiori/ di mandorli fioriti./ Raccontami ancora di progetti folli/ di una casa
da costruire/ di un figlio da aspettare/ Attendimi nelle fredde/ sere
d’inverno, con fasci d’amore/ tra le tue braccia./ Sussurrami dolci parole/ con
la voce del vento/ che da lontano/ ti ha portato a me./ Avvinghiami dolcemente/
in un abbraccio forte/ intorno al cuore/ fino a sentire leggero/ il battito del
nostro/ amore
In Angela Aniello, invece, prepotente è il suo
bisogno di donare amore al suo uomo con la cura costante, la premura, le parole
da dire, da ascoltare. E anche noi ci mettiamo in corale ascolto: Abbi
cura di te/ cava la pietra dal cuore/ pelle su pelle/respira/ sulla credenza
del tempo/ l’aria intatta della premura./ Scomponi i buchi dell’assenza/
scompaiono rimbalzano/ tu, oltre il tonfo,/ in un silenzio di piume/ proietta
la tua voce./ Pesca le parole/ e falle remare/ in direzione contraria/ sulla
riga degli occhi/ a puntare l’amore/ senza invecchiare
E, ad un tratto, mi blocca l’incontro con questi versi
di Gianni Brattoli che fanno parte di un nuovo poema d’amore.
Sono pochi stralci, ma quanto ricchi di reminiscenze classiche in un canto che,
ancora una volta, definisce la poetica di questo scrittore, che parla di
violenza insita nell’uomo ed esplodente all’improvviso e che poi,
improvvisamente, accende di incandescente passione e innocente amore il cielo
con la sua poesia “celata” nello scrigno del cuore, non per disincanto, ma per
troppo incanto. Ed io non posso fare a meno di farmi inondare da tanto
splendore e di mettermi in ascolto di questo sussurro dell’anima: … Non
mi accompagnava la luna./ C’era solo ombra sul mio volto./ Quella luna che
trasformò una lontana notte,/ in una pazza alba dorata./ D’oro era il suo volto
ai raggi,/ e fiammanti, di febbre, i suoi occhi./ (…) La notte
cantava, e cantava/ il suo corpo, e tutto il resto/ Passava. Lontano.// Il suo
corpo avvolto di seta,/ e i fianchi cinti d’argento, era più luna della luna… Non
è possibile non provare il brivido della stessa luna nello scoprire la sua
magia di rendere la fanciulla di seta lunare…
E, in questi versi, risento il canto delicato e sognante
di Ada De Judicibus, la mia preziosa amica di tanti anni di intese
e tenerezze del cuore. I suoi versi contengono parole che sono un invito
all’ascolto della natura, ma anche dei ricordi di una giovinezza lontana che
ritorna e ritorna in quella fanciulla che aveva sogni d’oro tra le mani e un
canto di nuvole negli occhi: Un giovane vento/ gioca a inquietare le
gazze,/ le siepi, i miei capelli./ Lo seguo nella primavera/ e lascio tra i
fiori di menta/ questo corpo/ che più non appartiene al sogno/ questo nodo di
vene/ che quietamente s’impregna di tempo./ Disciplina di tende distese,/
ringhiere:/ nelle mie stanze/ sono in bell’ordine i libri/ i fiori di seta./ Ma
fatta di vento va la ragazza sottile,/ quella che a volte mi prende la chiave/
e spalanca i cancelli,/ e intreccia ellissi di spazio/ gioiosa delle
nuvole/compagna degli uccelli.
Poi, Raffaella Leone, mia figlia adorata, che
sempre più spesso mi fa da madre, con infinita pazienza e infinito amore, mi
raggiunge con brevi versi, ma quanto profondi e veri, dedicati sicuramente a me
e alle mie follie quotidiane, ma (per assolvermi in qualche modo!) anche
a tutti noi di casa, di cui lei è l’angelo protettore,
prendendosi cura di tutti, vicini e lontani, con infinita dedizione: L’amore
è quando la pazienza è finita da un pezzo, ma ne trovi sempre ancora, ancora e
ancora e ancora… E anche questo tipo di amore non bisogna mai
sottovalutarlo. Anzi! Mettiamoci tutti in ascolto e meditiamo insieme: quale amore
più grande?
Ma poi leggo questi brevi versi di Giovanni Sepe e
penso che sia bello arricchirci anche di questi dettagli linguistici preziosi
per imparare ad ascoltare il senso, il significato, la musica delle
parole: Ecco l’amore/ è questa parola/ con dentro parte del cuore/ con
dentro parte di amare./ Amare è una parola/ con la radice di amare nel
cuore. E anche qui vale la pena di ascoltare per meditare e scoprire
la vera “essenza” dell’amore.
E, parlando di amore, in un giorno come questo, non posso
fare a meno di proporre una poesia accorata, realistica, straziata, ma
altrettanto e salvifica. È di Giovanni Gastel. E non ci sono
commenti. Solo silenzioso ASCOLTO, perché, come Lui ha sempre sostenuto: “Le
poesie sono anche macchine per pensare”: Ma se non è più d’amore/ di
cui vogliamo parlare/ come andrà il mondo?/ Carta e penna/ e la grazia nei
sentimenti/ leggermente sollevati/ su madri alcolizzate/ e buchi nelle vene./
Non voglio sapere come va il mondo./ Oggi cerco amore anche nei cassetti della
cucina./ Amore perfetto/ e non m’importa d’altro./ Solo amore sincero e
incondizionato/ che voli sulle cose insensate del mondo.
Quanti poeti presenti e assenti in queste mie pagine! Ma
oggi sono tutti qui con noi. Ci sono...
E, per questo, mi piace concludere con questi splendidi
versi di Mariateresa Bari per dedicarli, come ascolto di voci
lontane eppure presenti, a chi può raggiungerci aggrappandosi a grappoli di
stelle cadenti per regalarci ancora il sogno di una carezza amata: Fragore
d’acqua/ Una carezza sul sagrato/ di un’alba sonnolenta/ alla fontana degli
sguardi/ Il lento movimento/ di un tintinnio di anime/ dove s’intrecciano/ i
respiri di fiori e ricordi/ Un refolo di stelle/ che muove parole
Alla prossima. Buon San Valentino 2022!
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