Il canto improvviso dell’alba mi ha riportato
alla realtà dei colori, delle forme e delle dimensioni. E tutto si fa definito,
certo, chiaro. Almeno in apparenza. Sì, solo in apparenza. Perché è un giorno ancorato
ad una rada insicura e accidentata, dopo più di mille naufragi. Occorre farsene
una ragione e cercare sulla riva i sentieri meno impervi, più ampi e lineari,
magari fioriti, e con ventagli di chiome d’alberi a creare un’ombra che ci
possa riparare dagli abbagli dell’ultimo sole agostano. Siamo tutti cercatori
di certezze che mai saranno, mentre i dubbi fanno a gara per intrufolarsi nei
pensieri e creare nuove incertezze. E i sentieri larghi e chiari e fioriti,
appena immaginati, si perdono tra sterpaglia e rovi e pietre d’inciampo. Meglio
trovare rifugio nella propria casa, dove i muri sono muri e le finestre sono
finestre e tutto ha un suo ordine anche nel disordine di una casa viva e
vissuta. Ma la mia voglia di libertà mi porta a desiderare insoliti spazi e
imprevedibili orizzonti.
Esco sulla terrazza romana che s’affaccia sul
verde degradante fino al mare di Ostia che si distende in un fiume di luce
scintillante. Ecco la prima bellezza che si offre allo sguardo e si fa parola. Come
non descrivere quanto gli occhi colgono e raccolgono quasi fossero laghi ad incontrare
il mio stupore? E tutto si fa armonia, musica, inno al nuovo giorno. Sono felice
di questa vita che mi scorre nelle vene e mi fa esplodere il cuore di
gratitudine per i tanti doni che riesco ancora a racchiudere tra le mani prima
che mi sorprenda la notte.
Dono è questo nuovo risveglio e il canto e l’incanto.
In questo tempo che mi rimane
breve come un volo di farfalla
che mi vibra dentro
e lungo come il rimpianto
che non mi lascia tregua
conservare vorrei
in uno scrigno da maneggiare
con cura
tutti i respiri del cielo che non ho
saputo afferrare
la voce di mio nonno perché
non vada perduta
gli occhi di mia madre
che sapevano la carezza non data
i pensieri di luce delle mie figlie
e per me la cura d'amore
Peter Pan cuore del figlio
matto da legare
e mani di tenerezza antica
per i sogni
dei miei due ragazzi d'oro puro
perché ne conservino il ricordo
e la presenza quotidiana
per i giorni dell'assenza
che verranno
E lasciare andare vorrei
sparse al vento della notte
perché nessuno le veda
le lacrime versate e i pensieri
"corvi neri" che atterrirono
le ore senza scampo dei tormenti
Le parole inutili lascerei
quelle mai pronunciate
per troppo pudore o timore
che non ebbero suono
di risentimento o di perdono
E quelle scritte che non ebbero
Senso
La tristezza di ogni inganno
L'amarezza di ogni dono rinviato
Il canto della nostalgia e l'incanto
per chi mi ha abbagliato
senza donarmi la luce di una stella
Il dolore per ogni indifferenza
lascerei andare
e per tutto quello che non meritava tanto dolore
Lasciare vorrei
a chi non mi ha creduto
il peso di ogni macigno a curvarmi
le spalle e l'anima
E tremante come margherita dopo il disgelo
librarmi vorrei
nell'immenso azzurro cielomare
portando tra dita di preghiera
lo stelo dorato di una poesia
non ancora sbocciata alla Vita...
(un puntino luminoso nell'infinito
essere vorrei...).
breve come un volo di farfalla
che mi vibra dentro
e lungo come il rimpianto
che non mi lascia tregua
conservare vorrei
in uno scrigno da maneggiare
con cura
tutti i respiri del cielo che non ho
saputo afferrare
la voce di mio nonno perché
non vada perduta
gli occhi di mia madre
che sapevano la carezza non data
i pensieri di luce delle mie figlie
e per me la cura d'amore
Peter Pan cuore del figlio
matto da legare
e mani di tenerezza antica
per i sogni
dei miei due ragazzi d'oro puro
perché ne conservino il ricordo
e la presenza quotidiana
per i giorni dell'assenza
che verranno
E lasciare andare vorrei
sparse al vento della notte
perché nessuno le veda
le lacrime versate e i pensieri
"corvi neri" che atterrirono
le ore senza scampo dei tormenti
Le parole inutili lascerei
quelle mai pronunciate
per troppo pudore o timore
che non ebbero suono
di risentimento o di perdono
E quelle scritte che non ebbero
Senso
La tristezza di ogni inganno
L'amarezza di ogni dono rinviato
Il canto della nostalgia e l'incanto
per chi mi ha abbagliato
senza donarmi la luce di una stella
Il dolore per ogni indifferenza
lascerei andare
e per tutto quello che non meritava tanto dolore
Lasciare vorrei
a chi non mi ha creduto
il peso di ogni macigno a curvarmi
le spalle e l'anima
E tremante come margherita dopo il disgelo
librarmi vorrei
nell'immenso azzurro cielomare
portando tra dita di preghiera
lo stelo dorato di una poesia
non ancora sbocciata alla Vita...
(un puntino luminoso nell'infinito
essere vorrei...).
(mia poesia inedita per tutti quelli che amo
e per gli altri ancora…)
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