Una settimana fa
precipitosa fuga dal mare. Stamattina siamo tornate a salutarlo.
Altro luogo, altro
nome, ma sempre mare. Distesa azzurra che si confonde col cielo, in uno scambio
di labbra d’amore. Sì, non importa che si chiami Ionio o Tirreno. Il primo,
cristallino. Da cartolina. Il secondo, meno limpido e con la sabbia ferrosa,
più scura, meno invitante di quella di Torre Lapillo, ma sempre e ancora mare,
sempre e ancora sole, cielo, gabbiani in volo, vele a portare lontano, pensieri
colmi d’azzurro per una serenità tutta da conquistare dopo due giorni di
tempesta interiore, di miseri naufragi, imprevedibili e per questo più
devastanti. Ma poi l’azzurro cielo/mare sgombro di oscure nuvole a riportarmi
il sereno e pensieri positivi e un sorriso a contrastare quelli negativi, che
ti fanno affondare in un pozzo di dolore, da cui bisogna riemergere per
ritrovare il cuore e la sua innocenza. Non sempre è facile distinguere tra ciò che appare e ciò che è. Non sempre è facile dimostrare la propria incapacità di fare intenzionalmente del male. E che, se
è accaduto, è avvenuto senza la cattiveria di colpire. Ma la consapevolezza di non poterlo dimostrare se non scoprendo il "vaso di Pandora", e rischiando di fare davvero male a più persone, logora più del male ricevuto in seconda battuta intenzionalmente. E i
pensieri, né positivi né negativi, ma pensieri e basta, che pensano altri
pensieri, riprendono a parlarmi del mare, del suo “eterno movimento”, delle onde
e delle maree, degli scogli schiaffeggiati dalla spuma che s’innalza sfrangiata
e luminosa quanto più il mare è in tempesta. Un richiamo alla vita. Alla sua quotidiana
tranquillità e alle sue incontrollabili bufere. Alle sue mille direzioni verso
mille e più orizzonti e la ricerca sempre più affannosa e disperata di un faro
e della sua luce. Di un porto sicuro cui attraccare per non rischiare di
perdersi e di morire fra i marosi dell’inesorabile tempesta. Un richiamo alla bellezza oltre ogni bruttura... oltre ogni inganno della vita stessa... Oltre ogni possibile dolore e pentimento...
“Gli uomini son come
il mare”, mi canta dentro Vecchioni. E piango perché è vero!
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