sabato 17 agosto 2019

16 - 17 agosto 2019: dopo l'euforia del sole di Ferragosto


Passati i giorni delle stelle cadenti, rimane nel cielo una luna piena che sfolgora di luce azzerando anche la luminosità delle stelle quanto e più dell’inquinamento luminoso dei nostri paesi e delle grandi città. Sono a Roma e dalla terrazza di mia figlia guardo Ostia lontana, sommersa da luci.
Non so se ancora oggi i giovani amino riunirsi sulle spiagge la notte di ferragosto per accendere grandi falò a trattenere il calore del sole e quella luce che pian piano scarseggia perché si va incontro al tramonto dell’estate e alle prime ombre autunnali, ai primi acquazzoni settembrini, alle prime nuvole che vanno spinte dal vento ignorando la meta, alle prime rondini che lasciano i nidi per i Paesi più caldi.
La mia adolescenza e la prima giovinezza salutavano così una estate che stava finendo come i Righeira ci ricordavano, con crudele allegria, dai jukebox dei bar affollati di gambe giovani e abbronzate. E un vociare d’attesa di chissà quali prodigiosi incontri. Forse del primo bacio. E i falò erano la nostra allegria, il nostro canto rossofuoco con le mille scintille che s’innalzavano fino al cielo: una riserva di lucciole (come io mi figuravo), che sfidava il mare con le sue lampare in lontananza; una riserva di stelle che sfidava il tremolio di quelle vere, restie a cadere, mentre noi cercavamo un appiglio ai nostri sogni da realizzare a tempo indeterminato. E non ci spaventava l’attesa che diventava speranza tra le nostre mani e un sorriso che sapeva di mistero e d’incanto. Cantavamo a gola spiegata le meravigliose canzoni dei mitici cantautori degli anni Sessanta… ed era tutta lì la nostra felicità, anche se non sapevamo riconoscerla… e il sole ci precedeva, accendendo le strade dei nostri quasi vent’anni…
Oggi, 17 agosto, qui a Roma è un nuovo giorno di sole e nuvole. Di venticello leggero. Forse di mare. Ci stiamo pensando. Roma solo apparentemente è deserta. Tutti sembrano essere scappati via. C’è ancora aria di vacanza. In realtà, basta andare ai grandi Centri commerciali per vedere una folla immane che si districa tra vetrine, carrelli, bibite ghiacciate, bambini che piangono o fanno capricci, e tanti tanti incollati ai loro cellulari senza guardare, senza vedere, senza comprare. No. Non ci sono io a trascinarmi tra quella folla, ma ne prendo visione, attraverso selfie e video postati sui social.
Mi prende un’angoscia da sopravvivenza.
Come si fa a ignorare questo cielo/sole/nuvole per guardare esclusivamente il proprio cell. sempre più intasato di pessime notizie e pochi squarci di luce?
Mi riprende un’angoscia di sopravvivenza…
Anziani adulti giovani non hanno più occhi per vedere e cuore per abbracciare il mondo, l’amico, le persone care, gli altri…
E ancora mi strangola un’angoscia da sopravvivenza…
Ma le mie figlie romane mi imbrigliano in progetti di fuga verso il mare. E così andiamo a incontrare una distesa azzurra quasi incontaminata. Almeno in apparenza.
Ed è subito gioia di vivere!
Vele bianche all’orizzonte vincono le residue nuvole, forano il cielo spinte dal vento. Fiori giganti e pietre levigate nelle aiuole, che delimitano questo ristorante affacciato sulla sabbia scura, incontrano il nostro stupore prima che si faccia marevelacieloazzurro. Brindiamo al nostro essere insieme tra terra e paradiso. Mancano solo gli assenti. Mancano. Quelli che non ci sono più e quelli che tra poco rivedrò in un abbraccio che sa d’infinito. Già, perché il nostro tavolo è il 98. Dico: “nelle operazioni di matematica (io che non so neppure cosa siano i numeri!), il nove si elimina (è un gioco che mi piace fare per ridurre all’essenziale una serie di numeri per ricavarne il significato misterico e non, in numerologia). Resta l’otto. Beh, se lo rovesciamo in orizzontale abbiamo l’infinito…”.
Vorrei continuare a disquisire poeticamente tra numeri, calici di vino bianco, vele, mare, cielo, azzurro, infinito, ma rischio di suscitare solo un oceano di risate.
Meglio tacere e respirare questo giorno di luce prima che le ombre della sera rivestano i miei occhi di rinnovata malinconia…
Per oggi i social possono aspettare…
almeno fino al cadere delle stelle e all’apparire della luna piena col suo volto eternamente stupito del suo stesso luminoso splendore… forse del suo sogno...

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