giovedì 15 febbraio 2018

SULL'AMORE

Ieri, giorno di San Valentino e, dunque, della “festa degli innamorati” ha avuto più una impronta commerciale che sentimentale. Oggi, che i fiori sono quasi appassiti, i cioccolatini dimezzati, i doni preziosi o meno importanti riposti nel cassetto, mi piace riflettere sull’Amore come Palpito del Cuore, Luce dell’Anima in cui è riposta ogni Speranza…

                                                          SULL' AMORE

Dell’amore non si dovrebbe parlare perché l’amore va sentito, assaporato, vissuto, sofferto. Eppure tutti parliamo d’amore quasi a colmare il vuoto che ci lascia questo sentimento inappagato perché è tanto grande da comprenderci tutti, ma tanto fragile da lasciarci sempre e comunque una ferita. Anche quando è reciproco. Condiviso. La inevitabile diversa intensità è fonte di dolore. La felicità, in amore, è l’attimo in cui i sensi sono accesi in entrambi e il cuore batte all’unisono…
Ma non è facile che ciò avvenga, occorre appunto “cogliere l'attimo”.
Ogni sentimento, intanto, nasce da un incontro: quello della madre col proprio bambino, che “sente” forse sin dal momento del concepimento; quello tra padre e figlio, appena il papà prende tra le braccia quel batuffolo di carne e di pianto; quello tra nonno e nipotino comincia con la prima carezza; quello di due destinati ad amarsi o a volersi bene o ad odiarsi, a diventare amanti, amici o nemici, comincia così quasi sempre per caso, ed è dovuto ad una folgorazione e non è mai un qualsiasi incontro.
Incontro: termine che sta ad indicare, nel suo intero, “trovare davanti a sé qualcuno”, “andare verso”, “unirsi”. Ma, se diviso in due (in-contro), significa: in= sono con te al centro di me nella mia pienezza, al centro del tuo interesse e al centro di ciò che mi circonda, ci sono; contro= già sono altro da te, e a te mi oppongo per salvaguardare la mia identità. Per non essere da te colonizzato. Prima naturale diffidenza verso l'altro. Perciò, ogni rapporto affettivo è conflittuale, fragile, provvisorio, altalenante. C'è sempre un incontro/scontro di personalità, di culture, generazioni, modi di vivere e di vedere le cose: modi di pensarle, pesarle, valutarle. Con l'istinto, con la testa, con il cuore. Quando un rapporto dura nel tempo, avviene perché ci si “consegna” all'altro o unilateralmente o reciprocamente, perché si impara a conoscere l'altro/a e a riconoscersi in quello che si è, si può dare o ricevere; a fidarsi, a capirsi, a stimarsi e ad affidarsi: ci si abbandona all'altro/a dopo aver conquistato la consapevolezza di ogni altro da sé, oppure per trasporto naturale o, semplicemente, per amore. Soltanto per amore.
Ecco, l'amore. Non è facile parlarne perché tra tutti gli “incontri” è quello più misterioso, complicato, complesso. Non credo, come alcuni studiosi sostengono, che sia pura chimica biologica o un fatto di ormoni o di feromoni; credo che alla base ci sia quella misteriosa attrazione che viene da lontano perché si vada lontano insieme. Perché fra migliaia di persone, che si incontrano nella vita, proprio lui, proprio lei? E magari nel luogo giusto e al momento giusto?
L'amore, dunque, è mistero. Come tutto ciò che è immenso rispetto alla nostra finitezza di piccoli uomini, venuti a far parte, senza sapere come e perché, di un arcano: ricamo di universi, anch'essi innamorati, che vanno a generarsi all'infinito. L'IMMENSO nell'IMMENSO!
Allora, l'AMORE è, almeno per me, quella meravigliosa fragilissima FORZA che si fortifica, centuplicando all'infinito la sua POTENZA, per tenere in vita il TUTTO. Parlo di quella energia incommensurabile che tiene insieme fortemente coeso, per l'attrazione dei corpi celesti, il Creato.
Immensamente grande, perciò, è l'AMORE per essere compreso e vissuto nella sua totalità da esseri immensamente piccoli, quali siamo noi uomini.
Mi piace, allora, confrontare quello che io penso e dico e scrivo dell’amore con ciò che hanno scritto poeti, scrittori, pensatori, filosofi, cantautori e, in genere, quegli uomini che noi siamo soliti definire “importanti”. Senza scomodare padre Dante e il suo “amor che a nullo amato amar perdona”, che non mi trova molto d'accordo perché non sempre l'oggetto d'amore corrisponde a chi lo ama, anzi spesso avviene il contrario (non si dice che “in amore vince chi fugge”? Sempre che qualcuno gli corra dietro, aggiungo io!), penso, per esempio, ad una grande filosofa, Luce Irigaray, che al riguardo così afferma: “La festa dell’amore può allora celebrarsi, festa che riunisce il mortale e il divino, il terrestre e il celeste, in un incontro dove dare e ricevere si scambiano nell’esultanza del presente. Ma il dare e il ricevere ha un suo collante misterioso quanto visibile, persino più forte dell’attrazione, ed è la PAROLA, che costruisce l’incontro- fra…; permette di parlare di…, ma soprattutto di parlare con… È questo il dono di sé all’altro/a senza rinunciare a sé”.
L'amore come “festa” reciproca, dunque, in una celebrazione che unisce il cielo alla terra, il divino all'umano, attraverso non solo i sensi, ma soprattutto la “parola”: scambio con l'altro di emozioni, sentimenti, anima. Ed è “esultanza” nel “presente”.
L'amore, infatti, non ha un prima e un dopo: l'amore è. Perché non può essere pensato né ricordato. È vissuto. Il pensiero e il ricordo sono il preludio e la conclusione, non l'attimo puro e vivo e vero dell'amore.
Roberto Vecchioni scrive: … “non si può non star male d’amore: la sofferenza è insita nell’antinomia interna alla definizione, considerare cioè eterno un altissimo palpito transitorio (…) l’amore è l’atto creativo più grande che possiamo concederci; sta a noi fermarlo nel tempo almeno due volte: al culmine della sua presenza e alla ricostruzione del ricordo.
Hermann Hesse, poi, considerato uno dei maggiori scrittori tedeschi, poeta, pensatore junghiano, interessato soprattutto al misticismo orientale, sostiene: “Ogni fenomeno terrestre è un simbolo, e ogni simbolo è una porta aperta attraverso cui l’anima, se è pronta, può entrare nel cuore del mondo, dove il tu e l’io e il giorno e la notte sono una cosa sola… ; … l’amore non vuole avere; vuole solo amare”.
L’amore, pertanto, non è possesso, ma “coraggio di rischiare e di perdersi (…) tensione infinita all’autenticità, che solo nel profondo dell’anima è raggiungibile, per cui solo chi sa amare è felice. Lo stato d’amore equivale, infatti, in ogni sua forma, ad uno stato di grazia dello spirito e dei sensi: chi ama è più vivo, la sua vita ha più significato, il suo spirito è in fermento, i suoi sensi sono acuiti e gli trasmettono emozioni più forti”.
Erich Fromm ha fatto dell’arte di amare e, quindi, dell’imparare ad amare un imperativo categorico: “L’amore è indispensabile all’esistenza. Eppure, in molti casi, se ne ignora il vero significato. Per lo più l’amore viene scambiato con il bisogno di essere amati. In questo modo un atto creativo, dinamico e stimolante si trasforma in un tentativo egoistico di piacere. Ma il vero amore è un sentimento molto più profondo, che richiede sforzo e saggezza, umiltà e coraggio, ma, soprattutto, è qualcosa che si può imparare”.
Strana affermazione: si può imparare ad amare! Qui c'è qualcosa che non quadra. Se il sentimento d'amore è spontaneo e irriflesso, come può essere insegnato e appreso fino a farne un'arte? Si tratta, evidentemente, del “modo” di amare (il come), e non dell'essenza dell'amore.
Ed è giusto lavorare un diamante per ottenerne il massimo splendore.
Alda Merini è completamente impregnata d’amore. Straordinaria poetessa del dolore e dell’esperienza terribile negli ospedali psichiatrici, ci ha lasciato la testimonianza di come si possa sopravvivere ad ogni esperienza umana distruttrice attraverso la poesia e l'amore: “Chi ama è il genio dell’amore (…) “A volte Dio/ uccide gli amanti/ perché non vuole/ essere superato/ in amore” (…) “Io sono folle, folle,/ folle di amore per te./ Io gemo di tenerezza/ perché sono folle, folle,/ perché ti ho perduto./ Stamane il mattino era sì caldo/ che a me dettava questa confusione,/ ma io ero malata di tormento/ ero malata di tua perdizione”.
Oriana Fallaci, donna forte, intransigente, spietata prima con sé stessa e, poi, con gli altri, che ha fatto della sua laicità un vessillo di fede e di libertà, così scrive dell'amore, sua vita e perdizione: “Parlo del desiderio fisico che annebbia la vista e interrompe il respiro al solo guardare la creatura amata, del brivido che ti intirizzisce e ti scioglie al sole al solo sfiorarle una mano, una guancia, sicché tutto in lei diventa unico e insostituibile, perfino l'odore del suo fiato, il sudore della sua pelle, i suoi difetti che anziché difetti ti sembrano qualità deliziose: hai bisogno di lei come dell'aria, dell'acqua, del cibo, e in tale schiavitù muori di mille morti ma sempre per resuscitare, esserle schiavo di nuovo...”
 E potrei continuare all’infinito in quanto infiniti sono i modi di vivere e di parlare d’amore, ecco perché è difficile parlarne, ma lo spazio tiranno mi costringe a chiudere qui il mio stesso parlare/tacere d’amore, non senza, però, aver ricordato due versi molto profondi della poetessa polacca Wislawa Szymborska, premio Nobel per la letteratura 1996: chi non conosce l’amore felice/ dica pure che in nessun luogo esiste l’amore felice.// Con tale fede gli sarà più lieve vivere e morire”.
E, per concludere, che dire dell’amore universale praticato e cantato da Madre Teresa di Calcutta? Amore soprattutto per la vita, che diventa anche amore di sé, non come egoistico sentimento, ma come conquista di ben-essere interiore. Preludio ineludibile o auspicabile per poter amare gli altri: “Ama la vita così com’è/ Amala pienamente, senza pretese;/ amala quando ti amano o quando ti odiano,/ amala quando nessuno ti capisce,/ o quando tutti ti comprendono.// Amala quando tutti ti abbandonano,/ o quando ti esaltano come un re./ Amala quando ti rubano tutto,/ o quando te la regalano./ Amala quando ha senso/ o quando sembra non averne neppure un po’.// Amala nella piena felicità,/ o nella solitudine assoluta./ Amala quando sei forte,/ o quando sei debole./ Amala quando hai paura,/ o quando hai una montagna di coraggio./ Amala non soltanto per i grandi piaceri/ e le enormi soddisfazioni;/ amala anche per le piccolissime gioie.// Amala seppure non ti dia ciò che potrebbe,/ amala anche se non è come la vorresti./ Amala ogni volta che nasci/ ed ogni volta che stai per morire./Ma non amare mai senza amore.// Non vivere mai senza vita!”.
E anche questo, o questo soprattutto, è un colmarsi d'AMORE!

1 commento:

  1. Sei una Donna d'Amore puro .... grazie le tue parole sono una carezza al cuore!

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