venerdì 16 dicembre 2022

Venerdì 16 dicembre 2022: CRIS CHIAPPERINI, UN POETA TRA LE STELLE... (continuazione)

E continuo a parlare di Cris e di amicizia, di Cris e di poesia, di Cris e di ali in volo. È bello parlare di lui perché subito le parole si trasformano in tante lucciole luminose che capovolgono il cielo stellato e ne fanno cordata di anime che sanno darsi una mano nell’impervio cammino della vita.

E, a questo punto, voglio parlarvi di un’altra carissima amica, Cettina Fazio Bonina, che da anni, in qualità di Presidente dell’Associazione culturale Porta d’Oriente, è l’ispiratrice e l’animatrice di un prestigioso Concorso letterario, dedicato a “Nicola Saponaro”, che si sta espletando proprio in questi giorni a Bari (con propaggini in tutta la nostra penisola e oltre), destinato a scrittori e poeti affermati e non, ma con un occhio particolare ai ragazzi e ai giovani che hanno il dono della scrittura. Della giuria, da qualche anno, faccio parte anch’io. Anche quest’anno. Purtroppo, però, per motivi di salute e di scarsa serenità, ho dovuto rinunciarvi, in attesa di tempi migliori. Se ci saranno, almeno per me. E prendo spunto dal bellissimo tema proposto lo scorso anno dall’Associazione su menzionata: “IL CORAGGIO E LA SPERANZA” per proporre alla vostra attenzione, nel nostro blog, quanto da me scritto in proposito. Potrebbe consentirci di stringere ancora più forti i nostri "LEGAMI" di amicizia all’insegna della Poesia. Ecco il testo:

                                                       CORAGGIO e SPERANZA.

Due bellissime parole. Soprattutto nei tempi bui e tristi che stiamo vivendo a livello planetario. Dunque:

Coraggio = da cor-cordis, deriva da cuore, cioè dalla sua forza appassionata, che si fa audacia e determinazione. Per parlare di coraggio, però, occorre parlare di paura che non ha un’accezione negativa perché è proprio la paura che sollecita nell’essere umano, ma anche negli animali, una reazione di salvezza che si permea di coraggio. Ma a me piace abbinare il coraggio anche a cordata (non a caso hanno lo stesso etimo) perché è “l’unione” che fa la forza. Fare cordata in una impresa significa moltiplicare il coraggio del singolo e rendere più fattibile la realizzazione di quanto si ha in cuore di raggiungere.

Speranza = da spes, ha avuto nell’arco dei secoli un significato molto controverso: i greci la ritenevano una illusione, i latini la negavano, i cristiani la misero a fondamento delle tre virtù teologali. Per molti filosofi e scienziati essa è un momento di “debolezza” e di “squilibrio”. Per Pascal “non si vive, ma si spera di vivere”, dunque la speranza è indispensabile alla vita. Anche per me è una forza propulsiva decisamente positiva, come lo è per Papa Francesco (Ti racconto la speranza).

Siamo tutti destinatari di questo tenero messaggio, ma i veri destinatari del coraggio e della speranza sono i giovani e giovanissimi. Nessun educatore (genitori, insegnanti, adulti) può prescindere dal formarli a queste due grandi virtù.

Oggi la scienza pedagogica, con le sue “scelte alternative”, ci viene incontro per riprendere a sperare di formare gli uomini di domani: onesti, solidali e liberi. Ma anche la poesia può rappresentare una valida alternativa alla desertificazione del cuore. Il Concorso di Porta d’Oriente da 10 anni si muove proprio in questa direzione. I ragazzi e i giovani prima di tutto. Il salone era gremito di sorrisi giovani. Ed io, felice di esserci, con il mio cuore rivolto a loro, vorrei concludere col bellissimo monito di Giovanni Paolo II: “Prendete in mano la vostra vita e fatene un capolavoro”. Sta a noi scoprire talenti e prendercene cura perché i ragazzi siano i creativi protagonisti del prossimo futuro, che almeno io vedrò con i loro occhi, attenti e incantati. Grazie. Angela De Leo

I giovani sono una costante nei miei pensieri. Mi piace incontrarli, sollecitarli a scrivere se scopro che hanno “il pallino” della scrittura e soprattutto della poesia. Alcuni anni fa, non so più quantificarli, mi capitò di leggere una splendida poesia, in cui i giovani erano protagonisti. Copiai il testo, purtroppo anonimo e molto probabilmente di un autore straniero, per cui lo modificai in alcuni versi e ne feci il vessillo della loro giovinezza, amara e sempre ricca di attese e di speranze. Desidero dedicarla, anche nel nostro blog, a tutti i giovani di questo nostro tempo incerto e difficile, per incoraggiarli a non arrendersi mai:

“… ci dicono che parliamo troppo in fretta// L’urgenza delle cose che diciamo/ che premono alla base della gola per uscire/ ci fa parlare veloci// Ci esortano a scrivere cose semplici/ ci dicono che parliamo lingue difficili// E come possiamo scrivere cose semplici/ quando non è semplice il nostro cuore// È vero lo sappiamo/ che è semplice la terra/ le zolle i solchi dell’aratro/   paralleli   / il fiore dell’alba l’attesa gli specchi/ Ma l’ordine è frutto di secoli/ di pazienza/   di dolore.   // Noi siamo impazienti/ ci tira questa smania di gridare vivere scoprire capire/     assaporare// Proveremo/ a dire parole più semplici/ e a dirci più favole e silenzi e amore// Proveremo ad ascoltarci/ perché qualcuno ci ascolti…”.

Ecco cosa noi adulti spesso dimentichiamo: i giovani hanno bisogno di ASCOLTO!

E desidero concludere anche oggi con una stupenda, intensa, tragicamente attuale poesia di Cris Chiapperini sulla giovinezza, ardita e fiera, anche pronta a sacrificare persino la propria vita, come i giovani iraniani in questi giorni di tenebre e capestri, in nome della LIBERTA’. Ascoltiamoli i nostri ragazzi, il loro grido di ribellione. Ascoltiamoli per "sentire" i loro sogni. Per non lasciarli naufragare…

                                      QUAL NOME DI FANCIULLA


Eri come verde così verde

ch'ogni erba t'aveva in gran rispetto

 

apristi ali di colomba e rondò

 

parevano inventati i freschi anni

e il seno di vainiglia una sfida

Una corrente di occhi seguiva la tua strada

                                                               e per i vecchi eri gelosia

Come ti chiamavi?

Inventai per te una storia d'amore e vocazione

alla quale sembravi destinata

e la storia tutta si rallegrava

Come ti chiamavi?

 

Ma venne cupo il giorno del tremore

e il cielo che si aprì a temporale

spezzò ogni odore di vainiglia

Oh la ferita ferita

che unghia lancinata dentro il fianco

che grido affogato

Han scoperto spento tanto sorriso

fra tutte quelle croci così uguali

Come ti chiamavi?

 

Ora il vento che muove il tuo cipresso

ha la voce rotta a raccontare

né un nome né una data sulla pietra

Solo un nascosto tratto di matita

LIB… si leggeva

e gli altri stampatelli eran sbiancati

Forse che Libellula ti chiamavi e sei fuggita

o forse ti chiamavi Libertà?

 

e un sangue di colomba si fermò

 

Eri come verde così verde

ch'ogni filo d'ulivo sveniva al paragone

 Piango. e non ci sono parole. Tanta commozione sotto una pioggia che vela e disvela verità. 

A domani. Angela

 

  

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