venerdì 2 dicembre 2022

2 dicembre 2022: un mese di culle, altari, urne: soprattutto di Attesa...

Dicembre è il mese dell’Attesa e del compimento di quell’Attesa come accadimento, come nascita e ri-nascita, come dono per tutti gli uomini “di buona volontà”. E ogni parola ritorna a vivere, ogni sentimento a palpitare, ogni stella ad accendere il cielo.

“Anche nei tempi più bui si nasconde una luce inattesa”, frase meravigliosa scoperta in un libro di Kristin Harmel. Nell’Attesa, dunque, in questi tempi così oscuri e tristi, si accende sempre una luce “inattesa” che illumina i nostri occhi e il nostro cuore di meraviglia. E tutto arde d’Amore, prima sopito, quasi dimenticato, e poi improvvisamente ri-scoperto. E ritornano i volti dei nostri cari. Quelli vicini e vissuti nella nostra quotidianità; quelli lontani che oggi, per fortuna, raggiungiamo con una videochiamata, quelli per sempre persi alla nostra vista, ma annidati nell’anima in fissa dimora.

E mi piace ricordare tutti i miei cari, amici, parenti, conoscenti, uno per uno.

Oggi è il compleanno di Isabella, figlia primogenita della mia amatissima sorella Anna Maria e del suo primo indimenticato sposo Nicola, morto giovanissimo in un incidente stradale. A Isabella, nata in una domenica di neve, la prima domenica in cui c’era l’ordine per le auto di transitare per le strade solo con targhe alterne, sbocciò come fiore tra la neve e il cuore rosso fuoco di mamma e papà a divorarla di baci.

Domani 3 dicembre festeggiamo ancora noi figli, nipoti e pronipoti il compleanno di mamma, nata oltre un secolo fa e sempre viva, luminosa, bellissima nella nostra casa, tra le nostre mani in preghiera. A lei ho dedicato un cieloceano di poesie.

Ecco l’ultima scritta questa notte mentre l’alba mi salutava in una danza di foglie d’oro puro e ambra assonnata:

… questa notte,/ a mezzanotte/ - giuro -/ oltre i vetri/ di un cielo ancora buio/ una stella cadente,/ luminosissima,/ mi ha attraversato gli occhi/ ingigantendo nel cuore/ con un desiderio sussurrato/ quasi preghiera,/ nel silenzio che si fa attesa/ del nuovo giorno/ il tuo giorno di culla, di nanna, di vita/ - tenero richiamo d’anima -/ (per te, mamma dolcissima,/ questo mio canto sommesso./ A te, che mi hai mandato giù/ una stella / perché possa tenerla accesa/ tra le mie mani)

E il giorno dell’Immacolata fece da culla al mio carissimo cognato Nelio, fratello maggiore di Primo, marito innamorato di Nella sua mogli, e padre e nonno tenerissimo. Purtroppo anche Nelio è oggi presente solo nei nostri cuori. Mi mancano le sue telefonate affettuose, le sue promesse di nuovi incontri tra noi. Tra Nord e Sud: un filo diretto di complicità e amore a legarci.

Vacanze al mare/ di anno in anno/mentre la giovinezza/ ci prendeva per mano/ e realizzavamo sogni/ moltiplicandoli nei figli./ Ci faceva ombra/ l’albero del fico/ ci sorrideva il pozzo/ invitandoci a raccontare/ di noi oltre i cancelli dei nonni/ ad attenderci con amore./ È passato il tempo azzurro/ tra le nostre mani/ siamo passati noi nel tempo/ che non perdona./ Pure, basta il canto/ misterioso del mare/ la sua risacca/ a riportarci insieme/ come allora/ quado il tempo/ era una cartolina illustrata/ con i nostri sorrisi/ e le voci… le voci… le voci…   

Il 10 dicembre, invece, è il compleanno di Mimmo, carissimo amico da circa quarant’anni. Non potremo festeggiarlo insieme come più volte accaduto, ma posso inviargli qui il mio affettuoso pensiero:

cose minime/ oltre la vetrata/ due scriccioli innamorati/ si chiacchierano il giorno./una gazza affamata/ ruba il luccichio del sole/tra rami di vento./ una libellula trasparente/ danza e si colora d’eleganza./ sdegnose le foglie frementi/ del glicine decapitato./ una pioggerellina malinconica/ lascia il cielo grigio e lacrima sale./ una lucertolina impaurita/scappa a ripararsi nel muretto/ a secco al salto di libertà/ del gatto nero occhi di topazio./ piangono nel vaso margheritine/umiliate dalle gocce petulanti/ che picchiano sui loro volti/ fragili in attesa d’azzurro.// passa il tempo pirata zingaro, straniero/ al nostro tempo perduto, e il suo invisibile mantello/ decide della nostra sorte/ che non vuole più contare gli anni/ e ci racconta una storia/ di piccole creature ignare/ dell’immenso che ci contiene/ ( sfida quotidiana a vincere/ il granello di sabbia che siamo/   noi nell’universo   /   un nulla che si fa storia  / e ci sostiene di rose e di spine/ - tu da sempre innamorato/ delle minime cose dei campi -/ contro ogni inesorabile zero…)

il 20 dicembre, poi, di tanti anni fa la nascita di Biagio, altro carissimo amico del tempo che fu e che è. A lui i miei auguri per nuove risate da vivere insieme, come ai vecchi tempi, segnati anche da tante lacrime, e teneri sorrisi dei figli.

Con occhi d’antica amicizia/ rivissuta oggi con cuore nuovo e lontane risate/ che seppero la paura e il pianto./ Sempre vero il sentimento che ci lega/ sul filo dei ricordi/ che fanno ancora male/ ma ci costringono a nuove ridenti intese/ a indicarci in vie impervie di rimpianto/ e rinnovato pianto/ una via d’uscita/ che sa di incontro/ e di immarcescibile speranza…

E il 23 dicembre sorrise Nico alla vita. Nico, amico del cuore e di poesia per oltre quarant’anni. Nico  e le sue mille donne inventate nei suoi mille versi e una sola donna amata, Tea, sua compagna di vita per una vita. Nico e la nostra scrittura ad una voce. Ironici e tragici insieme. Fra canti e incanti di storie e di meraviglie. Nico e le reciproche confidenze di dolori paralleli e condivisi, e sofferenze da non potersi raccontare. Fino all’ultimo respiro, quando in un soffio volò lontano nel suo paesino aggrappato ai monti, come un acrobata al filo che sostiene la paura e il coraggio. E da circa due anni vive più che mai nel cuore di noi tutti.

Un arabesco di nuvole/ con le sue dita di seta/ sfiora un tormento d’alba/ a incontrare il tuo cuore/ e l’incanto di questo giorno/ che ha un ricordo/ da salvare/ e un sorriso di mare/ al suo risveglio cinerino/ con pensieri di malinconia./ È un frastaglio di monti il cielo/ e dicembre si veste/ del tuo nascere/ in questa terra/ che seppe il tuo nome/ la tua poesia./ Tra ironia e sogno di rose rosse/ da offrire a lei, donna amata,/ che vive ancora nel tuo amore./ Oggi sei vela bianca/ a salutare l’azzurro/ di tutti i mari/ al confine di te/ dove il tempo è inizio e fine./ Ci travolge/ in questa sospensione/ dimentica del mondo/ che più non t’appartiene./ E muore su  nenie di barche/ a riva, bianche di bianca luna/ che, immensa, vince l’eternità/ dei tempi e illumina/ il buio della notte/ in ascolto./ È un ricamo di intuite stelle/ il nostro ultimo darci una voce/ (prima che il sonno ci vinca,/ serrando tra ciglia e parole,/ il tuo nuovo giorno/ che è ancora Inno alla Vita).

Infine, il 27 dicembre è culla di Giovanni Gastel, di cui ho parlato a lungo e non smetterò mai di farlo. Anche a lui va il mio canto:

E il lago si era arreso/ a farsi specchio di cielo/ Ammirò Narciso/ la sua bellezza/ prima di sciogliersi/ in smeraldi d’acqua/ L’albero/ - intrico di rami spogli/ al respiro dei giorni d’inverno -/ si fece nuvola d’intrecciati / sogni/ e malinconiche attese/ e coprì l’azzurro/ in un ricamo d’albe/ inventate/ ed era tramonto ricamato/ di foglie di nidi e respiri/ a primavera/ Ebbe nostalgia di liquida/ luce/ e si rituffò nel cerchio/ innamorato/ delle verdi acque/ scoprendosi trasognato arco/ d’Infinito...

Ma continuerò in questo mio viaggio decembrino lungo il sentiero innevato dei volti più cari, misti alle loro voci, per ritrovare un passato non del tutto perduto e per ritrovarmi in un presente non del tutto compiuto, perché io sono ancora qui tra memoria, nostalgia e un filo di Attesa (o Speranza?) ancora…

A presto. Angela 

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