Devo vincere un po’ di scoramento dovuto ad alcuni commenti piuttosto negativi sulla possibilità che oggi si possa davvero cominciare a sperare di ritrovare l’intesa semplice e corale della nostra gente vissuta neanche tanto indietro negli anni, più o meno cinquant’anni fa, quando nelle nostre case la televisione aveva sostituito il caminetto e aggregava parenti, vicini e conoscenti per guardare insieme le trasmissioni sui due canali Rai, a cui si aggiunsero via via le reti berlusconiane. Allora si praticava il “NOI” senza averne neppure consapevolezza, aggiungendo sempre un posto a tavola per bere sia pure un semplice bicchiere di vino alla salute. I miei scettici interlocutori parlano di impossibilità di aggregazione non solo per il Covid 19 che ancora imperversa, con tutte le pericolose e più contagiose varianti, lasciandoci senza respiro, nelle nostre case e fuori, ma per un nemico più subdolo a partire dal cellulare, che ha perso la semplice funzione di chiamata e risposta per assumere infinite varianti sui social: FB, Twitter, Instagram, Messenger, Tik Tok e chi più ne ha più ne metta, non più per comunicare ma per isolarsi nel proprio mondo virtuale, che ha sostituito sempre più quello reale, con tutte le devastanti conseguenze che ben conosciamo. Certo, non bisogna disconoscere i pregi di un sano utilizzo dei social. Basta dominarli senza lasciarsi dominare. Ma qui è il punto. Siamo davvero in grado di dominarli? E ho paura anch’io. Ma alcune pagine Fb, il social che io pratico di più, mi lasciano ben sperare. A cominciare da Circolare Poesia, a cui ho già accennato. L’“IO” e il “tu” che concretamente diventano “NOI”. E le testimonianze sono davvero tante. Provo a proporle.
E vorrei cominciare
dalla mia carissima amica Cettina Fazio
Bonina, che vive sempre le sue “Mission impossible” pensando soprattutto
agli altri in uno sforzo davvero titanico di intessere reti di collaborazioni,
condivisioni, di amicizia: L’amicizia è
un dono immenso - scrive davanti al suo caminetto acceso e un sorriso
dolcissimo di invito nella sua accogliente casa tra le labbra - da coltivare nel giardino della vita con
un cuore ricco di valori ed energia e arricchire sempre con un fiore e un
sorriso! Sempre e solo con il cuore il mio buongiorno giunga a te! Ebbene,
Cettina, dopo solo pochissime ore, ha ricevuto non solo il mio commento (Il calore del tuo sorriso e delle tue parole
vince il fuoco del caminetto, che pure racchiude in sé il senso dello stare
insieme. Il senso più vero e profondo dell’amicizia…), ma ha ricevuto 99
bellissimi ed entusiasti commenti, con sole pochissime voci discordanti.
Dunque? Ce la possiamo fare? Bastano un sorriso e un caminetto acceso? Potrebbe
essere un inizio. Una speranza.
Una comune amica
poetessa, Eva Muti, le ha mandato un
messaggio tenerissimo con brevi amorevoli parole, e un messaggio
preconfezionato, di quelli che si inoltrano più e più volte, ma con una
promettente frase: Coltiva sempre
pensieri positivi. L’entusiasmo non può crescere in un terreno pieno di paure. Ecco
l’entusiasmo è contagioso e spinge ad avere coraggio, ad osare, a superare ogni
paura. Da soli è difficile. Insieme tutto diventa più facile, come ho già
scritto. E Cettina ha entusiasmo da vendere in tutto quello che fa!
David La Mantìa scrive e io sottoscrivo: Comincia
da una pianta,/ dalla più esile, dall’acqua,/ falla crescere al sole,
custodiscila/ dal vento, dalla pioggia./ Quando avrà radici profonde,/ quando
le foglie saranno larghe/ per proteggere gli insetti/ in cerca di riparo, non
avrai finito/ il tuo compito. Trovane un’altra/ e un’altra ancora, popola il
tuo giardino di piccole speranze,/ fanne ombra per i minuscoli,/ i dimenticati,
gli invisibili. E mi sembra superfluo rilevare la stupenda metafora che
questo messaggio contiene in sé. David è maestro insuperabile nella profondità
dei contenuti e nel praticare, con estrema disinvoltura, per quanto riguarda la
forma, le tantissime categorie delle nostre figure retoriche. E qui mi taccio.
Elina Miticocchio ha un dono prezioso da farci, prendendo lo spunto dalle
parole di Charlie Chaplin “Non troverai
mai arcobaleni se guarderai in basso”. Leggete e poi mi direte: Ho scelto di non farmi mai mancare lo
sguardo verso chi mi cammina a fianco oppure si trova a fare un pezzo di strada
con me. Siamo nati per imparare ad occuparci della nostra dimensione che nella
sua singolarità è sempre legata all’altro è si nutre di pazienza per l’altro.
Se saremo accanto a chi tace, a chi è disorientato o semplicemente fermo nel proprio
io, potremo dire che la nostra esistenza è un dono di restituzione da
corrispondere alla Vita. Devo ammettere di non aver mai pensato in questi
termini al “NOI” e alla pazienza (dal latino patior = soffrire. Patire insieme?
Ma anche prendere tempo con avvedutezza e meticolosità. Fino al prendersi cura?).
Infatti, è “necessario” usare pazienza per comprendere l’altro che è comunque “necessario”
alla nostra esperienza esistenziale come misura di noi. Ma è anche vero che
dobbiamo essere in grado di misurare la pazienza che ogni “altro da noi”
esercita per comprenderci nel nostro “io” più profondo perché solo così si
realizza la vera reciprocità, che è l’anticamera del “NOI”, in una
“restituzione” che dobbiamo alla Vita stessa. Ma allora cosa c’entra la
bellissima esortazione di Chaplin a guardare il cielo per incontrare l’arcobaleno?
Intanto, a mio parere, puntualizza che nella vita occorre saper individuare la
direzione giusta verso cui rivolgere il nostro sguardo per accorgerci che
esiste “altro” oltre la realtà quotidiana. Per esempio, il meraviglioso, il
nuovo, il diverso, che ci aprono ad orizzonti altri in cui sapremo perderci e
ritrovarci: un io senza più io, ma con una identità che si misura con tanti
altri io fino a scoprire che siamo singolarità che si restituiscono a vicenda
il “NOI”. E tutto questo è bellissimo. È stabilità e movimento, fermezza e
fermento di intenzioni e di azioni che producono superamento e cambiamento.
Poi, m’imbatto su FB
in “Parole al Vento” che riportano
un aneddoto di cui tutti noi dovremmo fare tesoro: “Lei ha 85 anni e ogni notte impasta molti chili di pane che cuocerà nel
suo forno a legna la mattina seguente, per donarlo ai poveri del suo paese. Lei
ha una buona pensione ma sa bene che molte famiglie non hanno di cosa sfamarsi.
Potrebbe benissimo dedicarsi ai suoi hobby preferiti, ma non sarebbe
soddisfatta di non aver donato nulla agli altri. ricorda sempre i momenti della
sua infanzia in cui c’era poco cibo sulla tavola, pertanto ha deciso di
trascorrere il resto della sua vita facendo del bene. Dice sempre: “Il pane è
Cristo e io lo dono agli altri con il cuore”. Complimenti a questa signora e
che Dio le dia la forza e la benedica! Segue una foto della signora curva
ad infornare le sue pagnotte, tantissime, croccanti e benefiche. Quanta
tenerezza e quanta positiva “invidia” per questa sconosciuta signora anziana
che, con il suo luminoso esempio, lascia una scia di luce ogni giorno per le
vie del suo paese per restituire ai poveri un sorriso gratuità e sazietà.
Mi fermo qui perché domani
mattina, alle ore 11, riprendo a catturare con il mio “Retino” alcune parole
che urgono in gola per essere sviscerate nella loro ESSENZA, a modo mio. E domani
le parole non riguardano oggetti o situazioni o atmosfere. Riguardano una
Persona, indimenticabile, indimenticata. Immensa nel cuore di quanti lo hanno
conosciuto ed amato anche soltanto attraverso le sue innumerevoli opere come
Fotografo, Poeta, Scrittore, Artista geniale. Gentiluomo generoso e umile,
capace, come nessuno mai al giorno d’oggi, di praticare compiutamente, fino a
pochi mesi fa, il “NOI”, prodigandosi quotidianamente per donare gioia agli
altri pur sacrificando sé stesso, il proprio tempo, il riposo necessario in una
vita frenetica e senza respiro di quiete:
GIOVANNI GASTEL
Mi affiancheranno due
carissime amiche: Caterina De Fusco e Angela Strippoli. Sulla pagina FB o YouTube
di SECOP edizioni troverete domani il link per seguirci in diretta… Buona
emozione a tutti!
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