Ho dovuto attraversare
il silenzio di circa una settimana per ritrovare il senso delle parole e dare
voce ad uno sgomento senza fine: il primo agosto una donna a Crema ha deciso di
protestare contro un mondo che molto probabilmente non riusciva più ad
accettare, dandosi fuoco in un parco appena fuori città. Circa venti passanti
si sono fermati per assistere alla sua disperata protesta senza muovere un dito,
anzi filmando col telefonino la “scena” quasi fosse un film e non una tragica
realtà. Solo un signore è sceso dalla sua macchina per prestare soccorso alla
donna, aiutato da un paio di ragazzi che sono accorsi con un estintore, invano.
Non c’è stato modo di salvarla. Vano anche l’intervento del 118 che, chiamato d’urgenza
dal pietoso soccorritore, non ha ritenuto opportuno neppure portarla in
ospedale, avendone constatata la morte.
Ma la stessa sindaca
di Crema è rimasta sconcertata e fortemente provata dalla terribile vicenda,
non solo per l’indifferenza dei suoi concittadini, quanto e soprattutto per la
loro assoluta mancanza di umanità.
Uno su venti l’assurda
statistica che la mente, dopo giorni di muto rifiuto di pensare, per una
sopravvivenza istintiva alla penetrazione profonda e dolorosa di questa sconcertante
verità, registra e ne avverte la fiamma ustionante nelle viscere e si ribella. È
una realtà talmente inaccettabile da urlare ora al cielo lo sdegno e la paura:
sdegno per la nostra società alla deriva, dominata ormai da un linguaggio che
non appartiene agli uomini, ma alla tecnologia digitale che ci ha resi sempre
più schiavi della comunicazione virtuale a discapito di quella reale; paura
perché, attraverso la dipendenza patologica da smartphone e tablet con l’iperconnessione
continua, sempre più si sta producendo tra gli adolescenti, ma anche tra adulti
e anziani, un progressivo “isolamento sociale” e “distacco dalla realtà”. Con conseguenze davvero pericolose per la
nostra stessa salute fisica e mentale.
Macchine tra le
macchine, dunque.
E l’acutezza della
mente non disgiunta dalla sensibilità del cuore? Appiattite se non del tutto
azzerate, come tanti comportamenti ormai evidenziano e dimostrano. E non sembra
più il caso di liquidare il fenomeno con qualche vignetta o battuta per evitare
di sottolinearne gli aspetti negativi tout-court.
Per via dei suoi innegabili aspetti positivi, di cui bisogna tener necessariamente
conto ai nostri giorni.
Diventa, comunque, sempre
più urgente qualche amara o drammatica riflessione: come salvarci dallo scempio
della nostra anima cristallizzata in una sorta di glaciazione di anelito
spirituale nella totale desertificazione del cuore?
L’episodio terribile
di Crema non è isolato né riguarda una sola città. Basta osservare la realtà
che ci circonda o leggere, guardare, ascoltare gli avvenimenti della cronaca
quotidiana per inorridire di fronte ai tanti casi di bullismo e ciberbullismo,
che gli adolescenti praticano con violenza inaudita, utilizzando anche dei
video di scene raccapriccianti che vengono fatte circolare poi sulle chat e sui
social network, in un crescendo di delirio di onnipotenza e di presunta
immortalità, nonché di manipolazione delle coscienze delle vittime fino a
indurle, come spesso è accaduto, persino al suicidio.
Cosa scatta nella
mente di questi ragazzi? Cosa è venuto a mancare nelle prime fasi della loro
vita? Indubbiamente l’amore e la cura dei genitori, mentre si è aggiunto l’esempio
di una società distratta, indifferente, egoista, “liquida” (Z. Bauman) e senza
più “puntelli” valoriali. Un bambino atteso, amato e allevato con cura non
potrà mai diventare un ragazzo violento o un uomo senza scrupoli. Certo, non
dobbiamo sottovalutare le influenze sociali e il cattivo esempio che ne deriva.
Ma niente, a mio parere, è più forte dell’amore, quello autentico che non
lascia spazio alla mistificazione e alla penetrazione nelle personalità più
fragili di comportamenti alienanti e fuorvianti.
La donna di Crema è
stata identificata. Per la polizia, che sta facendo indagini sulla sua dolorosa
vicenda, ha un nome e un’età. Ma per tutti noi è rimasta senza volto e senza
storia. Molto giovane, anche se non più giovanissima, ha reso visibili, col suo
gesto disperato, sicuramente un dolore nascosto, ma forse anche una mancanza,
un’assenza, una delusione, un tradimento, una difficolta economica divorante, una
solitudine subìta e non accettata, di cui non sapremo mai.
La sua coscienza obnubilata
da un peso troppo grande sul cuore per impedire persino alla sua anima di
volare oltre ogni possibile miseria umana? Non lo sapremo mai.
Ma è la nostra
coscienza che dovrebbe risvegliarsi e ribellarsi fortemente alla narcosi della
realtà virtuale e farsi lucida e attenta custode della nostra umanità. Quella autentica,
reale, legata ai valori di sempre, per rinascere infinite volte e magari permettere
nuovi tenerissimi voli alle anime deboli o spezzate e distrutte. Abbiamo tutti
bisogno di tenerezza, che lo si voglia ammettere o meno. “Nessuno si salva da
solo” (M. Mazzantini). Frase riproposta da Papa Francesco nelle sue
straordinarie omelie in Santa Marta.
Se uno su venti sente ancora il senso della
sacralità della vita, c’è ancora speranza che il rigagnolo si faccia fiume,
mare, oceano. Non può essere troppo tardi.
Sono le gocce, una ad
una, a formare le distese delle azzurre acque e a sollecitare il nostro stupore,
che ci permette di ritrovare il miracolo del sentiero fiorito della nostra
spiritualità tra il bianco spumeggiare improvviso delle onde e farsi nuova
sorgente di Innocenza e di Vita. Preghiera.
Nessun commento:
Posta un commento