venerdì 7 agosto 2020

La nostra umanità alla deriva

 

Ho dovuto attraversare il silenzio di circa una settimana per ritrovare il senso delle parole e dare voce ad uno sgomento senza fine: il primo agosto una donna a Crema ha deciso di protestare contro un mondo che molto probabilmente non riusciva più ad accettare, dandosi fuoco in un parco appena fuori città. Circa venti passanti si sono fermati per assistere alla sua disperata protesta senza muovere un dito, anzi filmando col telefonino la “scena” quasi fosse un film e non una tragica realtà. Solo un signore è sceso dalla sua macchina per prestare soccorso alla donna, aiutato da un paio di ragazzi che sono accorsi con un estintore, invano. Non c’è stato modo di salvarla. Vano anche l’intervento del 118 che, chiamato d’urgenza dal pietoso soccorritore, non ha ritenuto opportuno neppure portarla in ospedale, avendone constatata la morte.

Ma la stessa sindaca di Crema è rimasta sconcertata e fortemente provata dalla terribile vicenda, non solo per l’indifferenza dei suoi concittadini, quanto e soprattutto per la loro assoluta mancanza di umanità.

Uno su venti l’assurda statistica che la mente, dopo giorni di muto rifiuto di pensare, per una sopravvivenza istintiva alla penetrazione profonda e dolorosa di questa sconcertante verità, registra e ne avverte la fiamma ustionante nelle viscere e si ribella. È una realtà talmente inaccettabile da urlare ora al cielo lo sdegno e la paura: sdegno per la nostra società alla deriva, dominata ormai da un linguaggio che non appartiene agli uomini, ma alla tecnologia digitale che ci ha resi sempre più schiavi della comunicazione virtuale a discapito di quella reale; paura perché, attraverso la dipendenza patologica da smartphone e tablet con l’iperconnessione continua, sempre più si sta producendo tra gli adolescenti, ma anche tra adulti e anziani, un progressivo “isolamento sociale” e “distacco dalla realtà”.  Con conseguenze davvero pericolose per la nostra stessa salute fisica e mentale.

Macchine tra le macchine, dunque.

E l’acutezza della mente non disgiunta dalla sensibilità del cuore? Appiattite se non del tutto azzerate, come tanti comportamenti ormai evidenziano e dimostrano. E non sembra più il caso di liquidare il fenomeno con qualche vignetta o battuta per evitare di sottolinearne gli aspetti negativi tout-court. Per via dei suoi innegabili aspetti positivi, di cui bisogna tener necessariamente conto ai nostri giorni.

Diventa, comunque, sempre più urgente qualche amara o drammatica riflessione: come salvarci dallo scempio della nostra anima cristallizzata in una sorta di glaciazione di anelito spirituale nella totale desertificazione del cuore?

L’episodio terribile di Crema non è isolato né riguarda una sola città. Basta osservare la realtà che ci circonda o leggere, guardare, ascoltare gli avvenimenti della cronaca quotidiana per inorridire di fronte ai tanti casi di bullismo e ciberbullismo, che gli adolescenti praticano con violenza inaudita, utilizzando anche dei video di scene raccapriccianti che vengono fatte circolare poi sulle chat e sui social network, in un crescendo di delirio di onnipotenza e di presunta immortalità, nonché di manipolazione delle coscienze delle vittime fino a indurle, come spesso è accaduto, persino al suicidio.

Cosa scatta nella mente di questi ragazzi? Cosa è venuto a mancare nelle prime fasi della loro vita? Indubbiamente l’amore e la cura dei genitori, mentre si è aggiunto l’esempio di una società distratta, indifferente, egoista, “liquida” (Z. Bauman) e senza più “puntelli” valoriali. Un bambino atteso, amato e allevato con cura non potrà mai diventare un ragazzo violento o un uomo senza scrupoli. Certo, non dobbiamo sottovalutare le influenze sociali e il cattivo esempio che ne deriva. Ma niente, a mio parere, è più forte dell’amore, quello autentico che non lascia spazio alla mistificazione e alla penetrazione nelle personalità più fragili di comportamenti alienanti e fuorvianti.

La donna di Crema è stata identificata. Per la polizia, che sta facendo indagini sulla sua dolorosa vicenda, ha un nome e un’età. Ma per tutti noi è rimasta senza volto e senza storia. Molto giovane, anche se non più giovanissima, ha reso visibili, col suo gesto disperato, sicuramente un dolore nascosto, ma forse anche una mancanza, un’assenza, una delusione, un tradimento, una difficolta economica divorante, una solitudine subìta e non accettata, di cui non sapremo mai.

La sua coscienza obnubilata da un peso troppo grande sul cuore per impedire persino alla sua anima di volare oltre ogni possibile miseria umana? Non lo sapremo mai.

Ma è la nostra coscienza che dovrebbe risvegliarsi e ribellarsi fortemente alla narcosi   della realtà virtuale e farsi lucida e attenta custode della nostra umanità. Quella autentica, reale, legata ai valori di sempre, per rinascere infinite volte e magari   permettere nuovi tenerissimi voli alle anime deboli o spezzate e distrutte. Abbiamo tutti bisogno di tenerezza, che lo si voglia ammettere o meno. “Nessuno si salva da solo” (M. Mazzantini). Frase riproposta da Papa Francesco nelle sue straordinarie omelie in Santa Marta.

 Se uno su venti sente ancora il senso della sacralità della vita, c’è ancora speranza che il rigagnolo si faccia fiume, mare, oceano. Non può essere troppo tardi.

Sono le gocce, una ad una, a formare le distese delle azzurre acque e a sollecitare il nostro stupore, che ci permette di ritrovare il miracolo del sentiero fiorito della nostra spiritualità tra il bianco spumeggiare improvviso delle onde e farsi nuova sorgente di Innocenza e di Vita. Preghiera.  

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