Oggi è la festa dello scambio della Pace.
E io desidero riprendere a scrivere e a comunicare con gli altri dal mio blog, silenzioso per circa sei mesi, e instaurare così il dialogo interrotto bruscamente con i miei lettori il 15 ottobre 2919.
Le vicende dolorose che mi hanno costretta al silenzio sono ormai note ai più. È tempo anche per me di rinascita e di resurrezione. Avrò bisogno ancora di tempo, ma spero di farcela...
Un tempo, "papà Mincuccio", mio nonno, provvedeva per tempo ad andare nei suoi campi a fare provvista di rami d'ulivo che la Domenica delle Palme portava in chiesa, alla messa delle sette, perché venissero benedetti. E così, durante tutto il giorno, era uno scambiarsi affettuoso con parenti e amici dei rametti con la formula francescana "La pace sia con te". E, di rimando: "E con lo spirito tuo". Scambiandosi un abbraccio. Silenzioso. Forte. Vero.
Altri tempi. Altra purezza di cuori e di intenti. Almeno come abbiamo vissuto noi, in famiglia, con i nonni, i riti delle festività religiose. E quelli della Quaresima, che culminavano con la Pasqua, erano particolarmente sentiti e suggestivi.
Oggi non più. E non sto parlando solo di questo tempo oscuro dominato dal coronavirus. Certo, questa Quaresima è stata ed è particolarmente triste, affaticante, insidiosa per la reale paura di prendere il contagio e di perdere la vita e per la stessa reale necessità di una "boccata d'aria", che ci è negata perché non possiamo commettere l'imprudenza di uscire dalle nostre case protettive, ma a lungo andare piuttosto anguste, anche se di tratta di ville e castelli.
E così ci stiamo attrezzando a non disubbidire alle regole emanate dal Governo per vincere la guerra contro questo nemico invisibile e letale a livello planetario.
Le notti, però, sono lunghe per chi come me dorme pochissimo da sempre e i pensieri bui, più delle stesse notti nere, si fanno tarli che rodono la mente. E oggi vorrei sentirmi in Pace con me stessa e con il mondo intero.
Desidero fare una premessa: tutti noi in famiglia, fino alla terza generazione, quella dei nipoti, abbiamo ereditato dal favoloso nonno, di cui amo spesso parlare e scrivere, una "mitezza di cuore" che anche gli altri, in linea di massima, ci riconoscono. Pertanto, non per meriti personali ma per eredità costituzionale e comportamentale, non saremmo in grado di fare del male ad una mosca.
Io sono, per così dire, in "zona protetta da circa sei mesi tra vari ospedali e centri di igienizzazione e di riabilitazione davvero blindati. Ma anche qui le notizie allarmanti incutono paura.
Ecco, vorrei in questo giorno di Pace essere in Pace con me stessa e con il mondo intero (la ripetizione è voluta).
Ritengo, pertanto, di essere una persona accogliente, accomodante, capace di tacere piuttosto che ferire l'altro, pur avendo constatato che il punto di vista dell'altro spesso possa essere talmente, e inevitabilmente direi, legato a valutazioni soggettive da determinare comportamenti alcune volte di irriconoscenza, presumendo di essere nel giusto e, quindi, di avere ragione, sottovalutando o ignorando le buone ragioni di chi non ha potuto o voluto corrispondere a richieste o desideri di difficile o impossibile attuazione, almeno in quel momento.
Belle corrispondenze di cuore e della mente si sono così frantumate, solide amicizie interrotte, senza mai una spiegazione, una revisione oggettiva dei fatti accaduti, di cause e di concause: condizioni di salute, congiunture familiari, convinzioni culturali ed esperienziali diverse da tenere sempre presenti nelle varie controversie tra il nostro pensiero e quello altrui, i nostri comportamenti e quello degli altri. Ma ciascuno di noi spesso guarda "allo suo particolare" e coltiva il "proprio orticello" senza pensare all'altro, e mettersi nei suoi panni...
Secondo me, alla base di questi ottusi egoismi c'è mancanza d'amore, d'affetto sincero, di vera e disinteressata amicizia. Solo l'amore non farebbe mai commettere errori di valutazione. Solo l'amore comprende. Costruisce e non distrugge. Scusa. Protegge. Preserva. Chiarisce o intuisce e salva. In mancanza di questo sentimento si vede nell'altro sempre il male, il nemico che ci ostacola. Solo la mancanza d'amore crea incomprensione, diffidenza e distacco, fino alla rottura. Altrimenti non si potrebbe.
Ho omesso volutamente il verbo perdonare perché per me il perdono ha una accezione e una valenza molto alte. Il perdono crea un dislivello tra chi lo chiede e chi lo riceve. Perché chi lo elargisce sta al di sopra di chi lo riceve. Il primo, infatti, lo fa "per-dono". E questo donare comprensione e redenzione è compito solo di Dio. Solo Lui è al di sopra di tutti noi e ci perdona. Tra noi esseri umani bastano le scuse e non è difficile se siamo innamorati del nostro prossimo e di ogni possibile verità. Ogni verità se confrontata contribuisce a conoscere meglio l'altro e a non condannarlo mai "a priori". Il nostro giudizio deve essere sempre "a posteriori" per non trasformarsi in "pre-giudizio" e, quindi, in assenza di una possibile verità...
In ogni caso, io mi scuso per ogni mio possibile comportamento sbagliato nei riguardi di amici, parenti, conoscenti...
E oggi con il cuore colmo d’Amore, come mi capitava quando ero bambina, offro idealmente il rametto di ulivo benedetto a TUTTI, dicendo francescanamente "la Pace sia con te!".
E sento rinascere una rinnovata Primavera nell'anima...
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