A scuola, imparammo
a cantarla dai primi anni delle elementari ed era una gioiosa marcetta che ci
faceva assaporare il primo tepore di una primavera ridente e colorata, con le
rosse ciliegie saporite da mangiare e da portare in giro con allegria, quando
erano gemelle, appese alle nostre orecchie come rubini pendenti e innamorati. Non
sapevamo nulla del Piave, della guerra che i nostri nonni avevano combattuto
nei primi anni del secolo. Il nostro secolo, che ci aveva visto nascere già immerse
nel clima triste di un nuovo conflitto mondiale, di aerei alti nel cielo e di
sirene per le strade per esortarci a correre nei sotterranei rifugi. Tutto ci
sfuggiva. E tutto c’incantava. E quel “Piave mormorava…” ci piaceva.
Il nonno raccontava…
Oggi mi piace
ricordare “La leggenda del Piave” con più realistiche chiavi di lettura. La passione
per la poesia e per la musica del suo autore autodidatta, Ermete Giovanni
Gaeta, più noto con lo pseudonimo di A.E.Mario, che la compose in tre momenti diversi
della nostra guerra contro l’esercito austriaco, che fu eroicamente bloccato
dal contingente italiano sulle rive di un Piave, rigoglioso di acque e baldanzoso
di audacia bellica (S'udiva intanto dalle amate sponde,/ sommesso e lieve il tripudiar
dell'onde./ Era un presagio dolce e lusinghiero,/ il Piave mormorò:/ Non passa
lo straniero!). E lo straniero non passò. La sconfitta
di Caporetto divenne solo un triste episodio da dimenticare (Ma in una notte trista/ si parlò di un fosco
evento,/ e il Piave udiva l'ira e lo sgomento.../ Ahi, quanta gente ha vista/ venir
giù, lasciare il tetto,/ poi che il nemico irruppe a Caporetto!). E il
giovane e squattrinato autore e compositore poté, fiero del coraggio italico,
così concludere: Sicure l’Alpi… Libere le
sponde…/ E tacque il Piave: si placaron l’onde…/ Sul patrio suolo, vinti i
torvi Imperi,/ la Pace non trovò/ né oppressi, né stranieri!
La patriottica
canzone fu completata dal suo Autore nel 1918, a guerra finita, pur ricordando
episodi storici del 1915, a cominciare dall’ingresso dell’Italia nel primo
terribile conflitto mondiale, ma la grande diffusione della canzone negli anni
a venire non procurò agiatezza economica a E.A. Mario, nonostante abbia in
seguito scritto innumerevoli canzoni della tradizione poetica e romantica napoletana.
Canzoni, che lo hanno reso meritamente famoso in tutto il mondo. Morì praticamente
povero.
Oggi probabilmente
la sua vita sarebbe stata completamente diversa… Sarebbe bastato qualche
passaggio radiofonico e televisivo o sui social per renderlo ricco e famoso. Accade
sempre più spesso, anche con i giovani di scarso talento, ma di sicura intraprendenza.
La sua
canzone è, però, rimasta immortale, trascinando con sé lo stesso Piave che, altrimenti,
per la vittoria sugli austriaci avrebbe avuto vita breve. Tutta la Storia ormai
dimenticata. E lo dico con grande amarezza. Venuta meno la conoscenza dei fatti
storici del passato, viene meno anche il senso del presente. Vengono meno gli
stessi sogni e progetti per il futuro. Tutto si è appiattito nel “qui e ora”. E
anche il Piave ha perso la sua storia e il suo vigore.
Mi è
capitato alcuni anni fa di passare attraverso i luoghi del suo scorrere “calmo
e placido” e di notare, con profonda amarezza, il suo letto quasi del tutto
prosciugato e profanato. Mi sembrò di attraversare un sacrario devastato dall’incuria
degli uomini e dalla indifferenza della natura. Solo i morti ora mormoravano,
offesi dalla nostra dimenticanza… Ed erano giovanissimi ed erano forti e con
una vita tutta da vivere e tutti i volti dell’amore ancora da scoprire…
Oggi non
so più. E non ho neppure il coraggio di informarmi. Ci sono luoghi, ambienti,
cose, atmosfere che si vorrebbero conservare intatti nel tempo per fare quasi
riserva preziosa di un tempo definitivamente trascorso e che non può più
tornare se non nel ricordo, che tutto rende più bello tanto da velarsi di
malinconica nostalgia.
Ed è
tutta qui oggi la mia “nostalgia del futuro”. Perché per me il passato è sempre
un futuro capovolto, che possiamo rendere migliore. Basta crederci e… volerlo. A
partire da un rinnovato studio/amore della Storia e soprattutto della storia
dei piccoli uomini che fanno grande la nostra umanità!
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