giovedì 20 novembre 2025

Giovedì 20 novembre 2025: Giornata Mondiale dei Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza (con poesia)...

Sradicati pensieri al vento
che trascina nuvole il buio

della notte il germoglio della luna
- mandorlo fiorito nel cielo -
Cadono petali da quel fiore
di madreperla che si disfa piano
E la pagina del mio diario segreto
    (a.d.l. poesia inedita)

Il 20 novembre del 1989 venne istituita la Giornata Mondiale dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, ma a tutt’oggi assistiamo allo scempio di quanto affermato dalla Convenzione ONU. “L’infanzia è negata. Questa è la realtà. I bambini sfruttati dal mondo del lavoro, l’infanzia violentata e uccisa dagli adulti, dalle madri, dai padri, dall’indifferenza, dalle leggi male interpretate, dalla società, dalla guerra…” (Florisa Sciannamea)  

È, dunque, davvero una giornata molto importante, oggi più che mai, e tutti sappiamo il perché. Non riusciamo più a contarli i bambini e i ragazzi trucidati selvaggiamente, ma, oltre a condividere le parole di Florisa, io penso anche allo strazio senza più lacrime di tantissime madri in croce con negli occhi la disperazione e la propria morte. Sul dolore, però, per nostra fortuna, fiorisce, come sempre, la parola che salva e consola, e sboccia il mistero della Poesia…

Ma… Prima di parlare di poesia, mi sembra opportuno ricordare una grande scrittrice e pedagogista svedese Ellen Key che ai primi del Novecento (1906) pubblicò un saggio Il secolo del bambino (ripubblicato di recente in Italia), in cui era proprio il Novecento alla base della “scoperta del bambino” come protagonista della sua crescita e della sua storia. Ispirando persino una pedagogista come Maria Montessori, che con il suo metodo mise al centro dell’educazione il bambino stesso in termini di “autoeducazione” in un ambiente preparato a “sua misura” per favorire un “apprendimento autonomo”, facendo tesoro anche della sua “mente assorbente”…. Purtroppo, però, a distanza di oltre un secolo sappiamo che tutti i buoni auspici naufragarono ben presto a causa di ben due devastanti guerre mondiali, che videro proprio i bambini vittime di un terribile massacro, che si sta nuovamente verificando ai nostri giorni. E sembra che nel nostro cuore si ripeta quanto ebbe a scrivere il filosofo e sociologo Theodor W. Adorno e, cioè, che dopo la Shoah nessuno avrebbe più avuto il coraggio e la forza di scrivere una sola poesia. E, invece, si continuò a farlo. E anche oggi la poesia vince il silenzio e l’orrore. Ecco perché anch’io continuo a scrivere poesie. Eccone alcune, tratte dalla mia silloge inedita Tra canto e incanto le voci e il firmamento, perché tutte le stagioni della mia vita le ho vissute e continuo a viverle scrivendo versi che mi connotano e mi danno la forza di non arrendermi, nonostante la disperante società planetaria in cui viviamo, pronta a spegnere sogni, illusioni e voli… ma tantissimi anni fa venne l’infanzia a cercarmi per tingere ogni giorno il mio mondo di sorrisi, aquiloni, allegria… E parto:

Da tutto ciò che sono e non sono

uno schizzo di risata

per farne un quadro di me, appena nata

alla vita in un mondo da scoprire

non ancora certa di sopravvivere alla luna

che sovrastava nuvole e silenzi,

e pacificava la sera priva di stelle.

Insieme sognavamo una luna

sempre più alta, bianca, distante

per ricavarci un cuore di panna

e zucchero filato

come da bambina volevo

per i miei bimbi che dovevano ancora

                           vibrarmi nell’anima…

… così venne il giorno nuovo

         delle infinite attese

         tra un silenzio di luce

         e un silenzio di nuove albe

              (occhi solari

                   di bambina appena nata    

                       respiravano cielo)

E c’era il silenzio del nuovo giorno

 Era il silenzio nuovo del nuovo giorno.

Penombra di canto e silenzio di sorrisi

lasciavano parlare il cuore dei bambini

che coltivavano un amore grande che sapeva

di luce anche quando la sera ci sfiorava

la carezza della vita appena nata.

Prodigio del sogno accarezzato e preghiera

sussurro del giorno che cominciava

a raccontarci il mistero della nascita

al canto della natura che non teme la solitudine

dei balconi e tanti bimbi ad imbrigliare il cielo.

Allora fui bambina anch’io di riccioli e di baci

all’ombra di un’altra bimba e gli occhi tristi

di mia madre perduti dietro sirene e notturni rifugi

di guerra e rombo degli aerei a rendere viva

l’assenza di mio padre prigioniero e lontano

per quattro anni e un solo amore.

Ero allegria di bianchi spruzzi nel silenzio del mare,

ero mare vela gabbiano tutto e niente

nella fragilità dei miei fragili anni in fiore…

                (canto di maggio vibrante di luce e di mistero)

I miei cieli d’infanzia

Si frantuma in zolle di quasi primavera

l’esile filo d’erba della bambina con le trecce

che fece nido in un germoglio di mandorlo

rosa come il vestito di foglie e di grano

nella casa dei gatti e delle tortorelle.

Gabbia d’usignoli e mani di nonno e pianto

di bambina al primo volo sull’albero rosso

che di rosso tinse piedini e lacrime.

Scarpe di seta con ricami di farfalle

e roselline di prato a innamorare il cortile

e primi sogni d’allodola all’alba.

E fanfare in festa con gelato a cono tra le dita.

La cassa armonica suonava con la banda e i violini

e luminarie ad accendere occhi di mille colori.

Verdi, Puccini Donizetti, voci del cuore

che ignoravo e i fuochi d’artificio a illuminare

il cielo di mezzanotte e la carrozza di cristallo.

Principessa senza principe e un cavallo alato

- Pegaso di bianco vestito e profumo di mare

prima che di alghe s’impregnasse il cuore -

Ebbi canto nelle braccia di mia madre

Nacquero papaveri e gelsomini nel giardino d’ogni incanto

con i laghetti che ridevano di secchi colmi d’acqua

in cui si specchiava il cielo fiorito di primavera e stelle mattutine.

Io ebbi rifugio nelle braccia di mia madre prima che il tramonto

incendiasse la sera e l’usignolo avesse voce di violino

in gara con i grilli sul balcone.

Il nonno piantò un ramo di rose, di preghiera la nonna riempì

le ombre della sua malinconia.

Nelle loro mani la mia prima alba in fuga verso la chiesa

e campane a festa ad accogliere il mio vagito al fonte battesimale...

(grandi i miei occhi negli occhi grandi

  di mia madre, ma tenera carezza dei nonni

             mi penetrò nel cuore             

   fino al canto che ancora oggi mi sorride

                        ad ogni nuovo giorno)

Poi gli anni in volo mi portarono l’adolescenza e i primi amori in un batticuore che mi sorprende ancora…… esplosione solare il boato del cuore, che accende colori, significati e storie di un’adolescente ribelle che ama la luna e le sue magie, le sue follie, una tenerezza di prato, angolo di cielo che si confonde con il mare nello splendore dei primi amori… con passi danzanti di poesia…

Canto d’erba

canto d’erba la mia voce

incontro al giorno sognato

e mai vissuto.

Avevo trecce di spighe dorate

e occhi grandi e languidi

che si specchiavano nei tuoi

- rinnegarci e cercarci la nostra storia

  di quasi primavera

   quando un refolo di vento scompiglia i capelli

              e la paura di volare -

Ebbre sere

ebbre risate colme di noi

alle sere dei calici levati

in un incontro di lune

(indomita adolescenza

           Eterna

 tra i nostri pensieri

 annodati di progetti e di stelle)

d’uva e di miele di canti e di parole

e… granelli di mare…

sogni di rose e di spine

sul margine insalutato del giorno.

Lungo la nostra primavera

Solare il mio sorriso dietro i vetri

di primavera

dove uccellini innamorati

si raccontavano la nostra storia

prima di nascondere il capino sotto l’ala

(ali di corallo avevamo noi due

 prima delle ombre della sera

 sul nostro amore innocente

          come sorgente di fiume…)

I miei occhi nei tuoi occhi

ho amato i tuoi occhi fino all’ultimo sogno

di adolescente al primo ballo

nella coppa delle mani

il nostro amore

ancora intatto trasparente leggero

 guerriero indomito su cavallo alato

  Pegaso e il suo incanto bianco

  tra trine di mare alla battigia…

Voglio danzar con te

Stringerti forte a me

Voglio parlar d’amor

Come mi detta il cuor

Cosa dirò non so

Cosa farò chissà

Inebriata innamorata

Voglio danzar con te -

Era il mio canto irrequieto

come le nuvole a creare rami

di foglie e mandorli in fiore

per i miei passi di cielo

a disfarsi di petali in caduta libera

senza mai più riconoscerti.

Dietro i vetri il treno corre

Dietro i vetri il treno corre - meraviglia di occhi

adolescenti e rose tra le mani e fiori gialli

baciati dal sole - fuga e libertà irrompono

sui sentieri d’erba a gettarsi nel mare

- cavalli di bianca spuma - sono nel fischio

del treno, entro nelle onde compagne di viaggio

di trasognata allegria (e la danza del cuore a tenermi compagnia).

  Butterfly

Foglia vibrante di ali e storie di farfalle

Incendi del primo amore in trame

Luminose di seta e d’incanti

Ridono sogni da vivere nell’arcobaleno

Di tenere fanciulle in fiore

(canto della bellezza inno al Creato)

Butterfly (2)

Notturni cieli adamantini e cristalli di prati fioriti.

Incendi d’amore tra le prime stelle.

E sfogliare voli nei giorni dell’attesa.

Lapislazzuli e fiumi d’oro nella trama dei giorni

che esondano di sogni incantati (nella fragorosa risata della vita)

E per oggi va bene così. Con versi un po’ bizzarri come sono i giorni della scoperta del piccolissimo mondo della nostra casa e dei primi amori che fioriscono appena mettiamo i primi passi fuori. Spero che abbiate con me vissuto l’incanto dell’Infanzia e dell’Adolescenza, in compagnia dei ricordi, che ci trasportano in tempi non proprio semplici, ma, nella mia antica casa, a portata di cuore. L’unico che può salvarci… Angela/lina

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