Sradicati pensieri al vento
che trascina nuvole il buio
della notte il germoglio della luna
- mandorlo fiorito nel cielo -
Cadono petali da quel fiore
di madreperla che si disfa piano
E la pagina del mio diario segreto
(a.d.l. poesia inedita)
Il 20 novembre del 1989 venne istituita la Giornata Mondiale
dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, ma a tutt’oggi assistiamo allo
scempio di quanto affermato dalla Convenzione ONU. “L’infanzia è negata. Questa
è la realtà. I bambini sfruttati dal mondo del lavoro, l’infanzia violentata e
uccisa dagli adulti, dalle madri, dai padri, dall’indifferenza, dalle leggi
male interpretate, dalla società, dalla guerra…” (Florisa Sciannamea)
È, dunque, davvero una giornata molto importante, oggi più
che mai, e tutti sappiamo il perché. Non riusciamo più a contarli i bambini e i
ragazzi trucidati selvaggiamente, ma, oltre a condividere le parole di Florisa,
io penso anche allo strazio senza più lacrime di tantissime madri in croce con
negli occhi la disperazione e la propria morte. Sul dolore, però, per nostra
fortuna, fiorisce, come sempre, la parola che salva e consola, e sboccia il
mistero della Poesia…
Ma… Prima di parlare di poesia, mi sembra opportuno
ricordare una grande scrittrice e pedagogista svedese Ellen Key che
ai primi del Novecento (1906) pubblicò un saggio Il secolo del
bambino (ripubblicato di recente in Italia), in cui era proprio il
Novecento alla base della “scoperta del bambino” come protagonista della sua
crescita e della sua storia. Ispirando persino una pedagogista come Maria
Montessori, che con il suo metodo mise al centro dell’educazione il bambino
stesso in termini di “autoeducazione” in un ambiente preparato a “sua misura”
per favorire un “apprendimento autonomo”, facendo tesoro anche della sua “mente
assorbente”…. Purtroppo, però, a distanza di oltre un secolo sappiamo che tutti
i buoni auspici naufragarono ben presto a causa di ben due devastanti guerre
mondiali, che videro proprio i bambini vittime di un terribile massacro, che si
sta nuovamente verificando ai nostri giorni. E sembra che nel nostro cuore si
ripeta quanto ebbe a scrivere il filosofo e sociologo Theodor W. Adorno e,
cioè, che dopo la Shoah nessuno avrebbe più avuto il coraggio e la forza di
scrivere una sola poesia. E, invece, si continuò a farlo. E anche oggi la
poesia vince il silenzio e l’orrore. Ecco perché anch’io continuo a scrivere
poesie. Eccone alcune, tratte dalla mia silloge inedita Tra canto e
incanto le voci e il firmamento, perché tutte le stagioni della mia
vita le ho vissute e continuo a viverle scrivendo versi che mi connotano e mi
danno la forza di non arrendermi, nonostante la disperante società planetaria
in cui viviamo, pronta a spegnere sogni, illusioni e voli… ma
tantissimi anni fa venne l’infanzia a cercarmi per tingere ogni giorno il
mio mondo di sorrisi, aquiloni, allegria… E parto:
Da tutto ciò che sono e non sono
uno schizzo di risata
per farne un quadro di me, appena nata
alla vita in un mondo da scoprire
non ancora certa di sopravvivere alla luna
che sovrastava nuvole e silenzi,
e pacificava la sera priva di stelle.
Insieme sognavamo una luna
sempre più alta, bianca, distante
per ricavarci un cuore di panna
e zucchero filato
come da bambina volevo
per i miei bimbi che dovevano ancora
vibrarmi
nell’anima…
… così venne il giorno nuovo
delle
infinite attese
tra
un silenzio di luce
e
un silenzio di nuove albe
(occhi
solari
di
bambina appena nata
respiravano
cielo)
E c’era il silenzio del nuovo giorno
Era il silenzio nuovo del nuovo giorno.
Penombra di canto e silenzio di sorrisi
lasciavano parlare il cuore dei bambini
che coltivavano un amore grande che sapeva
di luce anche quando la sera ci sfiorava
la carezza della vita appena nata.
Prodigio del sogno accarezzato e preghiera
sussurro del giorno che cominciava
a raccontarci il mistero della nascita
al canto della natura che non teme la solitudine
dei balconi e tanti bimbi ad imbrigliare il cielo.
Allora fui bambina anch’io di riccioli e di baci
all’ombra di un’altra bimba e gli occhi tristi
di mia madre perduti dietro sirene e notturni rifugi
di guerra e rombo degli aerei a rendere viva
l’assenza di mio padre prigioniero e lontano
per quattro anni e un solo amore.
Ero allegria di bianchi spruzzi nel silenzio del mare,
ero mare vela gabbiano tutto e niente
nella fragilità dei miei fragili anni in fiore…
(canto
di maggio vibrante di luce e di mistero)
I miei cieli d’infanzia
Si frantuma in zolle di quasi primavera
l’esile filo d’erba della bambina con le trecce
che fece nido in un germoglio di mandorlo
rosa come il vestito di foglie e di grano
nella casa dei gatti e delle tortorelle.
Gabbia d’usignoli e mani di nonno e pianto
di bambina al primo volo sull’albero rosso
che di rosso tinse piedini e lacrime.
Scarpe di seta con ricami di farfalle
e roselline di prato a innamorare il cortile
e primi sogni d’allodola all’alba.
E fanfare in festa con gelato a cono tra le dita.
La cassa armonica suonava con la banda e i violini
e luminarie ad accendere occhi di mille colori.
Verdi, Puccini Donizetti, voci del cuore
che ignoravo e i fuochi d’artificio a illuminare
il cielo di mezzanotte e la carrozza di cristallo.
Principessa senza principe e un cavallo alato
- Pegaso di bianco vestito e profumo di mare
prima che di alghe s’impregnasse il cuore -
Ebbi canto nelle braccia di mia madre
Nacquero papaveri e gelsomini nel giardino
d’ogni incanto
con i laghetti che ridevano di secchi colmi
d’acqua
in cui si specchiava il cielo fiorito di
primavera e stelle mattutine.
Io ebbi rifugio nelle braccia di mia madre prima
che il tramonto
incendiasse la sera e l’usignolo avesse voce
di violino
in gara con i grilli sul balcone.
Il nonno piantò un ramo di rose, di preghiera
la nonna riempì
le ombre della sua malinconia.
Nelle loro mani la mia prima alba in fuga verso
la chiesa
e campane a festa ad accogliere il mio vagito
al fonte battesimale...
(grandi i miei occhi negli occhi grandi
di mia madre, ma tenera carezza dei nonni
mi
penetrò nel
cuore
fino al canto che ancora oggi mi sorride
ad
ogni nuovo giorno)
Poi gli anni in volo mi portarono l’adolescenza e i primi
amori in un batticuore che mi sorprende ancora…… esplosione solare il boato del
cuore, che accende colori, significati e storie di un’adolescente ribelle che
ama la luna e le sue magie, le sue follie, una tenerezza di prato, angolo di
cielo che si confonde con il mare nello splendore dei primi amori… con passi
danzanti di poesia…
Canto d’erba
canto d’erba la mia voce
incontro al giorno sognato
e mai vissuto.
Avevo trecce di spighe dorate
e occhi grandi e languidi
che si specchiavano nei tuoi
- rinnegarci e cercarci la nostra storia
di quasi primavera
quando un refolo di vento scompiglia i
capelli
e
la paura di volare -
Ebbre sere
ebbre risate colme di noi
alle sere dei calici levati
in un incontro di lune
(indomita adolescenza
Eterna
tra i nostri pensieri
annodati di progetti e di stelle)
d’uva e di miele di canti e di parole
e… granelli di mare…
sogni di rose e di spine
sul margine insalutato del giorno.
Lungo la nostra primavera
Solare il mio sorriso dietro i vetri
di primavera
dove uccellini innamorati
si raccontavano la nostra storia
prima di nascondere il capino sotto l’ala
(ali di corallo avevamo noi due
prima delle ombre della sera
sul nostro amore innocente
come
sorgente di fiume…)
I miei occhi nei tuoi occhi
ho amato i tuoi occhi fino all’ultimo sogno
di adolescente al primo ballo
nella coppa delle mani
il nostro amore
ancora intatto trasparente leggero
guerriero indomito su cavallo alato
Pegaso e il suo incanto bianco
tra trine di mare alla battigia…
- Voglio danzar con te
Stringerti forte a me
Voglio parlar d’amor
Come mi detta il cuor
Cosa dirò non so
Cosa farò chissà
Inebriata innamorata
Voglio danzar con te -
Era il mio canto irrequieto
come le nuvole a creare rami
di foglie e mandorli in fiore
per i miei passi di cielo
a disfarsi di petali in caduta libera
senza mai più riconoscerti.
Dietro i vetri il treno corre
Dietro i vetri il treno corre - meraviglia di occhi
adolescenti e rose tra le mani e fiori gialli
baciati dal sole - fuga e libertà irrompono
sui sentieri d’erba a gettarsi nel mare
- cavalli di bianca spuma - sono nel fischio
del treno, entro nelle onde compagne di viaggio
di trasognata allegria (e la danza del cuore a tenermi
compagnia).
Butterfly
Foglia vibrante di ali e storie di farfalle
Incendi del primo amore in trame
Luminose di seta e d’incanti
Ridono sogni da vivere nell’arcobaleno
Di tenere fanciulle in fiore
(canto della bellezza inno al Creato)
Butterfly (2)
Notturni cieli adamantini e cristalli di prati fioriti.
Incendi d’amore tra le prime stelle.
E sfogliare voli nei giorni dell’attesa.
Lapislazzuli e fiumi d’oro nella trama dei giorni
che esondano di sogni incantati (nella fragorosa risata
della vita)
E per oggi va bene così. Con versi un po’ bizzarri come sono i giorni della scoperta del piccolissimo mondo della nostra casa e dei primi amori che fioriscono appena mettiamo i primi passi fuori. Spero che abbiate con me vissuto l’incanto dell’Infanzia e dell’Adolescenza, in compagnia dei ricordi, che ci trasportano in tempi non proprio semplici, ma, nella mia antica casa, a portata di cuore. L’unico che può salvarci… Angela/lina
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