lunedì 3 novembre 2025

Lunedì 3 novembre 2025: La Poesia nel Libro IL SUD HA VINTO di LINO PATRUNO...

La poesia è l’intera storia

del cuore umano

        scritta

su una capocchia di spillo

(William Faulkner)

Del Saggio di Lino Patruno molto si è parlato e si continua a parlare durante le molteplici presentazioni nei vari paesi del nostro SUD, ma credo che nessuno abbia notato la poesia che percorre e attraversa le sue pagine. Provo ad evidenziarla: tutto il Libro è ricco di metafore, che sono alla base dell’“Arte poetica”. Poi, a ben leggere, sin dal primo capitolo esso è percorso da un ritmo incalzante nella continua reiterazione di alcune parole o di intere espressioni che si risolvono, alla fine, in ritmo interiore, un ritmo che suggerisce al poeta o allo scrittore la posizione giusta delle parole o delle espressioni, perché non se ne perda il senso profondo e il significato più esteso, che spesso diventa vera e propria “signific-azione”, cioè l’agire sul significato per dilatarlo, estenderlo, vivificarlo. È quanto fa continuamente Lino Patruno, esperto nell’Arte della Comunicazione, come Giornalista di lunghissima e meritatissima fama, e come Docente universitario, proprio in queste discipline.

Ecco qualche esempio lampante: la reiterazione “Il Sud ha vinto” <nonostante tutto> (p. 5) ha il ritmo incalzante, appassionato, avvincente di cui ho parlato prima. E a pagina 7 ecco un’altra più forte reiterazione con “Terrorismo”, “Terrorismo”, “Terrorismo”, che moltiplica a dismisura l’atmosfera di ingiunzione ad inchinarsi a “chi impugna la dittatura dei dati più che l’onestà del calcolo”. Ed ecco, sempre a pagina 7, la prima splendida metafora “Nessuno vuole scalciare alla luna”, a cui segue una spiegazione fortemente coerente col punto di vista dell’Autore sul Sud <non- ancora-Nord>. Un Sud, dunque, alla pari con il Nord già nell’utilizzo delle lettere maiuscole S=N.

E che dire delle Citazioni come Esergo a inizio di ogni capitolo? Veri capolavori di coralità poetica. Citazioni che, comunque, si ripropongono all’interno delle pagine, in cui sono citati tanti grandi scrittori (per tutti uno: Italo Calvino), con una sequela di altri nomi egregi che hanno scritto la storia della Letteratura italiana e mondiale del passato fino ai nostri giorni. Tra i saggisti, ancora, ecco il compianto Prof. Domenico De Masi, un sociologo illuminato e da me conosciuto personalmente parecchi anni fa, per via della bella amicizia con la sua ex moglie, con le figlie e la nipote, di cui per discrezione evito di fare i nomi. Poi, ancora tanta poesia, senza se e senza ma, quando Lino Patruno continua con l’elogio della “lentezza” vissuta al Sud anche attraverso le parole di un altro validissimo sociologo, il Prof. Carlo Bordoni, con cui è facile parlare di “Ozio creativo”. Ecco, la creatività! Tutto il capitolo secondo ne è impregnato con tanti nomi illustri, dai più lontani ai più vicini a noi in senso spazio-temporale (da Papa Francesco a Corrado Augias, passando con disinvoltura da Seneca a Nietzsche, da Masud Kan a Sigmund Freud, scomodando persino il nostro Presidente Mattarella, e così via) con il “mantra” devozionale per ogni titolo dei paragrafi: “E quindi ha vinto il Sud con la sua lentezza”.

Dicasi altrettanto del terzo capitolo, i cui paragrafi continuano imperterriti a osannare l’ozio, non come il “padre dei vizi”, ma come fonte inesauribile di creatività per “imparare l’arte della vita”. E così pure il quarto capitolo che si avvale di tantissimi nomi di scrittori, registi, attori, cantanti, italiani e stranieri in uno zibaldone da capogiro, tanto si viene catturati dall’immenso taccuino degli appunti della stratosferica cultura del Nostro. Si rimane catturati e incantati da un groviglio di lantane senza fine dei nostri giardini o di quello delle mangrovie sotterranee e lontane, quando Patruno afferma che il Sud è “a fortissima imitazione”. E qui la citazione di Lino Banfi, Sergio Rubini, Checco Zalone è d’obbligo, come pure quella di Marcello Veneziani, Franco Cassano, Michele Mirabella e di tantissimi altri (compreso l’immenso e inarrivabile recanatese Giacomo Leopardi), perché hanno reso il Sud degno di ammirazione e imitazione in quanto ciascuno col proprio talento e la propria cifra stilistica ha reso visionario e realistico il sogno di tanti di noi, che rimaniamo ancorati al Sud, pur avendo la possibilità di andare lontano. E in tutto questo io ravviso una straordinaria tenerissima poesia. Poi, ecco i capitoli che inneggiano alle industrie del Sud. Sono meno poetici, ma oltremodo convincenti e con tanti nomi di industriali industriosi che ci appartengono e ci fanno onore. Ma l’ottavo e il nono capitolo ci riportano alle metafore (un cigno non nero) e alla poesia felicissima della “Ritornanza”. Si pensi ai versi della canzone di Bob Dylan alla fine dell’ottavo capitolo. Versi stampati a caratteri cubitali nel nostro cuore. E dall’undicesimo capitolo in poi incontriamo nuovamente la poesia di quelli che restano, “i resistenti” per “fede etico-politica” ad un Sud che amano visceralmente e che li spinge a lottare per renderlo migliore. Fra mille difficoltà, mille recriminazioni, mille fraintesi. Occorre imparare l’arte della resistenza ad oltranza per non cedere alla tentazione della resa. Arrendersi significa “morire lentamente”, spegnere la luce del sogno e dell’utopia e quest’ultima - ma non ricordo più chi l’abbia detto - “non è ciò che non si può realizzare, ma ciò che non è stato ancora realizzato”.

A questo punto, vorrei fare io un elogio particolare a Lino Patruno per lo straordinario dono che ha ricevuto dal buon Dio e che ha anche conquistato in decenni di lavoro quale comunicatore tout court, come giornalista e docente universitario, in quanto con estrema facilità e altrettanta arguzia si districa tra “calamità” e “calamita”, riferendosi alla considerazione del Sud, da parte dei più, ieri e oggi (vedi p. 378) e così per tanti altri accorgimenti linguistici (basta leggere il Libro per scoprirli e farne tesoro con un oh di meraviglia). E meraviglia suscitano le innumerevoli storie che Lino racconta rapidamente, quasi con nonchalance ma con sottesa attenzione, cura e passione. Noi siamo fatti di storia e di storie. Baricco ce lo ha insegnato: “la narrazione è una parte intrinseca della realtà”. Non a caso “una storia è il campo di energia prodotto nell’animo di ognuno di noi dall’imprevista vibrazione di una tessera di mondo”. E in Lino Patruno io ravviso tutto questo e molto altro ancora che è conferma della sua visione poetica della scrittura come della esperienza esistenziale di ciascuno di noi per riscoprirci “umani”.

E oggi mi fermo qui. Con l’augurio che la Poesia ci accompagni sempre come tenera carezza in un mondo di violenze, sopraffazioni e ingiustizie. Mondo, che ci vuole disumani e indifferenti.

Con lo sguardo e il cuore rivolti al nostro prossimo incontro. Angela/lina                                                                 

Nessun commento:

Posta un commento