Le azzurre acque
Devo dire che c’era un vento freddo che infuriava
con il mare.
Devo dire che tu non c’eri e non c’era
neanche
il mare. (Umberto
Bellintani)
Amo il mare in tutte le stagioni, ma il mare d’estate è sorriso di sole, sfida di vele a forare l’azzurro, ricordo lontano di onde a carezzarmi i fianchi, i seni, a sommergermi di risate. Ed ecco alcune mie poesie in suo omaggio…
Qui dove il mare
Qui
dove il mare è dono di cristallina luce
qui vorrei riposare
alle onde lasciando stanche membra
e tra ciglia un desiderio di sole
C’è stato un tempo di corse alla battigia
e canti d’amore a vele spiegate
a gola piena le risate
Oggi mi stanca un ricordo
di stanca nostalgia
(solo il mare immutato ha sorriso
d’eternità)
Ansia di velieri
Spariti tutti i velieri,
persi battelli e navi da crociera,
superstiti barche di carta e sogni,
sono zattera alla deriva
di tutti gli oceani battuti da venti contrari.
Invano un faro o una stella
cerco
per un approdo al riparo
da marosi e tempeste che fecero fragile
il mio incerto andare alla conquista
di briciole di sole.
E resero di sangue orme di sconfitta
su scogli aguzzi di passi e di dolore
che un tempo risero delle nostre risate.
Nel gioco delle parti mi si dice vincente
e forse sarà vero
Pure…
è mio soltanto
questo abisso d’azzurro
perso fra lacrime di cielo.
(nel buio di questa mia notte accendi tu
una luce d’ironia prima che faccia naufragio
anche l’ultima stella del mio ultimo appiglio)
Pensieri vele
Vele i pensieri
Vanno alla velocità del vento
Libertà di onde
che arano il mare
sfiorano l’azzurro di un sogno
remoto
sorriso di giovinezza
fugato da furia di nembi
e fragori lontani
Il cielo si perse negli occhi
di tristezza
e un disincanto senza fine
divorò coralli e frantumò il cuore
Altro tempo allora che la riva
aveva orme di passi vicini
e i ti amo sulla sabbia
erano firma d’incancellabile amore
Eterno
Unico
il solo a bastarci vivere
e sapere di noi
alga e scoglio
onda e veliero
vela e timone
per tentare una rotta che non fosse
dimora di stazioni sbagliate
di treni persi alle fughe solo pensate
Al coraggio di nuove rive
opponemmo tutti gli orizzonti di casa
àncore e catene
e tutti i naufragi che dilatarono il viaggio
e lo resero infido e pericoloso
oltre l’infinito
E sono qui
raggomitolata in un pugno di rabbia
che non vuoi capire
e non offre via d’uscita
ai pensieri-gambero che temono
il mare lo scoglio la risacca
il tempo a imbuto
la determinazione a restare
(fu solo inganno il sogno di partire…)
Il canto del mare
Era un canto di barche e di marinai
quell’anno che con chitarre
solcammo il mare per scoprire la libertà
oltre la riva.
C’erano i miei diciotto anni
e i tuoi baci,
un brulichio di stelle in gara
con i sogni e le azzurre acque
ad inventare l’amore
(avresti voluto offrirmene
il brevetto…)
Voglio tornare al mare
Richiamo d’azzurro in questa tregua
di giorni di pioggia e di vento
presenti alla collina.
M’invita il mare ad ogni squarcio
di nubi radenti e una briciola di sole.
Portami dove la sabbia è d’oro fino
dove mi viene incontro
il tuo cuore bambino
che sogna sulla battigia l’antico
castello della festa
e un volo d’aquiloni a ridere di cielo.
Tra il frinire di cicale e siepi di ligustro
ai miei fragili sogni offri riparo
e una vela bianca a portarmi
dove
finisce il giorno.
Quando andrai al mare
non dimenticare i miei occhi
a riempire panieri di onde
fiorite di lapislazzuli e stelle marine
per gl’inverni che verranno.
L’abbraccio di sale sulla pelle di sole.
Il tempo che rimane
e quello che sogni di conchiglie
ed echi di mare ha trascinato
con la sua rete di frodo.
La nenia delle barche il rombo dei motori.
Le mani a nido sul volto levigato
e gambe a falce tra spruzzi di panna
a navigare allegria.
Oggi abisso di rimpianto è il mare
di piedi nudi disuguali e una scia
d’azzurro senza più la libertà di osare
eppure gli occhi sono ancora
approdi d’oceani alla sconfitta dei giorni
su passi dimentichi della riva
(faro e conchiglia per rinascere schiuma)
Nutrimi di mare
Portami nel secchiello ancora il mare
perché possa sentirne la carezza l’odore
Raccogli per me bianche conchiglie
addormentate nella sabbia dorata
sognanti fanciulle in attesa di un castello
e del principe azzurro e il primo bacio
Nutrimi di mare
Dissetami di onde e di alte maree
(da qualche parte ha pensieri di perle
e conchiglie canto notturno la luna)
Se oggi sogno un porto sicuro
non dirmi che sono stanca di navigare
Nel guscio di noce che mi finsi barchetta
bianca vela di carta leggera incollai
per non andare lontano in cerca
di facili approdi al riparo di un faro
Persa nei miei sogni di bambina
che attraversava tutti gli oceani
ad un passo dalla riva
C’è stato un tempo che il mare
era suono di chitarre nenie di sirene
e verdi vele a osare il cielo di lacca
o delle rinate stelle ad ogni buio
cielo incantato dalla mia risata
tintinnio di mille forzieri e un solo soldino
per tentare a testa o croce la sorte
tra fondali di corallo e una sfida di baci
E la riva guardata da lontano
e il puntino nero l’ansia di mia madre
all’orizzonte rovesciato di ombrelloni
a spicchi di sole su giochi bambini
con fiabe colorate da ascoltare
Oggi più non m’appartiene il mare
ma sussulto d’acque e d’antichi richiami
è il nastro azzurro oltre i campi e le case
che i miei occhi a festa cinge con sventolio
di mani nei giorni vestiti di silenzio
sulla terrazza assolata della mia casa
(sì è ancora lì a sorridermi il mare…)
E per oggi vi lascio così perché ho fretta di raggiungere, con la mente e il cuore, il mio mare e il suo sorriso. Di tanto in tanto, ne parleremo ancora. Spero che queste poesie vi siano piaciute. Buon mare a quanti sono già tra la spiaggia e la riva o baciati dalle onde. Angela/lina
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