lunedì 22 gennaio 2024

Lunedì 22 gennaio 2024: Un pensiero di TENEREZZA per una NONNA mai abbastanza cantata...

E oggi voglio parlare di Lei, di nonna Angelina, di cui porto il nome e di cui non ho mai parlato abbastanza, come meritava e come merita. Nonna Angelina raggiunse tra gli angeli nonno Mincuccio, appena un anno dopo. Era il 1968. Io ero in attesa del mio primo figlio. Il 2 luglio sarebbe nata Raffaella.

<1968

Mi accorsi dopo appena un mese di aspettare un bambino.

E, con il germogliare di una nuova vita, cominciò anche la danza triste degli addii, di cui tu eri stato l’apripista.

                                                      Nonna Angelina

che improvvisamente, dopo un anno dalla tua morte, ti vide accanto a sé e ci disse che eri tornato e che ora le sorridevi e la prendevi per mano… e io che avevo sognato per alcune notti la tua allegria e quella di zio Michele che veniva a baciarmi e tu che mi dicevi che “di là si sta bene” e che era tempo che nonna venisse lì con te… e io che aspettavo un bambino e nonna che stava dormendo con il braccio e la mano a reggere una testa che ciondolava… e io che correvo e l’aiutavo a tenere fermo il braccio che cadeva continuamente e non reggeva più la testa… e le feci una carezza che la svegliò… e lei che mi disse: “pìnzə au mənìnnə ca pùrtə jndə a la véndə nàn zì pənzànnə a mè” (“pensa al bambino che porti nella pancia, non pensare a me”) e io che la vidi nelle lacrime che erano sorgente viva negli occhi e mi scivolarono lungo il vestito premaman e si persero sulle calze e nei piedi… io che ora andavo via perché era tempo di andare e tu che eri ritornato felice di portartela via… E al mattino qualcuno bussò alla porta e, prima che mi dicesse, io dissi “nonna non c’è più” e ci abbracciammo e piangemmo, e nonna era bellissima, era nonna Angelina diciottenne, quando andai a vederla, e il volto non aveva più rughe e sembravano rose le sue guance rifiorite nel sonno che guarisce e salva. E io che cantavo che cantavo che cantavo e non era un sogno.

                                                       Fu realtà

Mi è tornata alla mente, pensando a lei, una poesia tenerissima, non mia ma di un poeta straordinario che ha scolpito, nel raccontare sua nonna, il mio rammemoramento e il mio canto per lei, vissuta sempre alla tua ombra e mai da me, oltre la tua ombra, ascoltata e seguita come meritava. Io vivevo di nuvole e sogni, Lei di pane quotidiano e di quotidiane occupazioni. Io cantavo ad ogni vuoto, Lei riempiva i suoi vuoti con le risate e un dondolio dolce, rassicurante. Io scappavo ad inseguire i voli della mia fantasia e mi intridevo di parole azzurre per sfuggire ai suoi agguati alla mia libertà, Lei m’inseguiva per insegnarmi a vivere nella realtà di quel quadrato di terra in uno spreco di parole inutilmente minacciose. Io ero allodola e uccel di bosco, Lei era ape e formica di cortile. Io ero cielo senza più preghiere con mille orizzonti lontani, Lei era rosari e canti di chiesa.

C’incontravamo a metà strada solo per un abbraccio, più pensato che vissuto, a dirci in silenzio che c’eravamo l’una per l’altra. Sempre. Ma è una poesia che parla anche di te. In una sovrapposizione della vostra presenza e della vostra serena e laboriosa quotidianità nel nostro cortile. Voi due in uno. Bellissima metafora della vostra vita, in cui è compresa parte della nostra, della mia. È molto lunga, perciò riporto solo qualche verso:

Dall'altra parte del mare                                         

un giorno moriremo, ma prima viene il canto.

Nonna tu nei cortili dell’estate, già alzata all’alba,

sola ad aprire imposte e ricevere il sole,        

accompagnando la febbre dei miei ultimi sogni

con lo strofinio appena udibile dei tuoi passi (…)                                          

io crebbi sulla sponda della tua vestaglia e dei tuoi scialletti, (…)
E sto vedendo la lunghissima treccia che tu lasci libera
quando ti alzi, come un ricordo dei tuoi anni di ragazza.
(…) 
Il nostro giardino durò quanto l’infanzia. Né tu né io lo dimenticheremo (…)
Un giorno moriremo, ma prima viene il canto. (…)

io so che tu stai lì. E che il tuo amore senza altra causa che se stesso
ci sostiene nella notte e ci restituisce l’alba dell’incontro…
(Julio Cortàzar, stralci di “Nonna”, da Le ragioni della collera)>

(cfr. A. De Leo, Le piogge e i ciliegi, Vol. II, 2018)

Ma, per chi dovesse aver gradito questo mio tenero ricordo di nonna Angelina, rimando a quanto mia sorella Lizia, con grande amore, ha scritto di Lei oggi su FB. Un altro tassello che si aggiunge al mio modo di raccontare il mio vissuto per avere di una Donna d’altri tempi e semplice e vera come acqua di fonte, sorgente di vita e di candore, di generosità e di fede, di risate e preghiere, una immagine più chiara, più bella, più densa di emozione per i giovani di oggi e di domani, che si affacciano alla vita in un mondo di violenza, di conflitti e di lutti per l’umanità intera… Mai disperare. Nonna Angelina e Nonno Mincuccio hanno sempre continuato a dare amore a noi e agli altri a piene mani, nonostante gli immensi dolori che hanno attraversato la loro vita.   

Grazie a tutti per la generosa condivisione di questi ricordi personali. Alla prossima. Buon inizio di settimana. Angela 

1 commento:

  1. Grazie Angela per questo bel regalo. Ho amato tanto anch'io la mia nonna materna con la sua fruttuosa religiosità (il nonno non c'era più quando sono nata) e i miei nonni di Palese. Hai aperto con la tua solita grazia anche il mio cuore.

    RispondiElimina