lunedì 8 maggio 2023

Lunedì 8 maggio 2023: Tutte le donne (o quasi) di Alberto Tarantini, mio stratosferico amico...

Velocemente passano i giorni, una settimana tira l’altra trascinando la nostra vita… A caso o secondo una oculata distribuzione di gioie e dolori, di bene e di male? Personalmente propendo per la seconda soluzione: niente avviene per caso. Tutto ha un ordine a noi sconosciuto perché la nostra mente, limitata dalla zavorra del corpo, non riesce a spaziare nel mistero che ci circonda e ci attraversa tra i due fondamentali argini: nascita-morte. In mezzo scorre la vita. E, in questo scorrere, pianifichiamo il nostro tempo in giorni, mesi, anni, mettendo più o meno in conto le sorprese, le imprevedibili svolte della vita, il ritorno sui nostri passi, il fare tesoro o meno delle esperienze già vissute e magari rinverdirle con qualche novità per rompere le catene delle abitudini, dello scontato, della banalità quotidiana con l’estro della nostra fantazia e immaginazione…

Questo preambolo mi serve oggi per parlarvi di un amico poeta, scrittore, attore, ma anche medico (ginecologo), Alberto Tarantini, che con la sua geniale autoironia spezza quotidianamente le gabbie dell’ovvio per sfidare sé stesso e quanti lo conoscono. Compresa me. Oggi, per esempio, è atteso all’“Open” di Corato (Bari) per presentare il suo nuovo libro, che ama definire “saggio” prendendosi un po’ tanto in giro e prendendo in giro tanto di un po’ i suoi tantissimi affezionati lettori. E la vita cambia aspetto. Improvvisamente cambia colore. Si tinge di curiosità e di attesa. Di motivazione ad essere presenti con un po’ di pruderie per via del titolo catturante Tutte le mie donne (o quasi) - Saggio sull’amore (o giù di lì) -. La Casa editrice, manco a dirlo, è ancora una volta la SECOP (Corato-Bari).

Ebbene, perché ne parlo anche con voi, nel nostro blog? Per affettuosa solidarietà. Un po’ di pubblicità non guasta, anche se Alberto non ne ha bisogno. Ma ne ho bisogno io in quanto postfatrice del medesimo saggio, di cui amo sottoporvi, a mo’ di assaggio, alcuni stralci per anticiparvi il gusto delle risate che Alberto Tarantini suscita con la sua scrittura. Naturalmente, ci sarà qualche stralcio della mia postfazione che amo definire “Tracce”.

E parto da Alberto con il suo primo incipit, una dedica con un pizzico di ironia o quasi: Da buon anaffettivo/ non abbandono mai/ le mie donne./ belle o brutte,/ prima o poi/ diventano poesie. Lusinghiera per le donne? Forse! Io non mi fiderei molto delle affermazioni iperboliche di Alberto. In verità, mi fido molto delle sue poesie, molto meno delle sue intenzioni ondivaghe, fluttuanti, sempre sul filo del dubbio e delle incertezze. Contraddizioni? Anche. Noi tutti viviamo di contraddizioni, dubbi, incertezze. Guai se fosse il contrario. Sarebbe la morte della curiosità che genera il cambiamento, generalmente in meglio, di quello che siamo. Con Alberto è diverso. Lui è sempre, nel bene e nel male, fedele a sé stesso. Al suo pessimismo cosmico elargito con tanta magistrale autoironia che non possiamo fare a meno di rinfrancarci con una bella risata, perdendo magari di vista il nocciolo della questione.

Ed ecco, tanto per fare un esempio, l’esergo del Prologo, intitolato “Il giusto mezzo”, in cui notiamo la sua plateale contraddizione: Le stucchevoli glasse del cuore,/ si sa, mi sballano la glicemia,/ ma, dico, nemmeno fa bene/ tirare solo d’insulina., che ci lascia a metà strada tra le sue difese dall’amore e le sue propensioni ad amare (e il plurale di “difese” e “propensioni” è ampiamente voluto!).

E, infatti, Alberto inizia così: Ho esordito tardi in fatto d’amore, poi è andata anche peggio. Ops! Temo di aver bruciato già il finale. Pazienza. In fondo non è un libro giallo. Al limite, nero. Vorrà dire che quel po’ di suspense che rimane me la riserbo per l’inizio. Sì, insomma, dipende da che s’intende per amore. Se s’intende quella cosa strana, l’unica al mondo dove ti senti esperto dopo una volta, cancellando paura e ignoranza come mai esistite, beh… in tal caso confermo quanto detto: il sesso mi ha conosciuto tardi. Buon per lui. Se invece si fa riferimento alle farfalle nello stomaco o di altr turbamenti psico-fisici di tal fatta, lì sì, non sono poi messo così male. O quantomeno non peggio di tanti altri…  Che ve ne pare? Avete scoperto il suo arcano mistero? Io ancora no. Però leggere la scrittura di Alberto Tarantini è davvero un piacere che sfocia nel diletto, che è molto di più del piacere: è divertimento succoso, strabiliante, “sequestrante”.

E che dire dei suoi ragionamenti “a rovescio” come “Il sesso mi ha conosciuto tardi” e non viceversa “Ho conosciuto tardi il sesso”? Può sembrare una questione di lana caprina e invece, a mio parere, c’è tutta una filosofia di vita da scoprire, il suo essere “capovolto” per tante ragioni che mi piacerebbe ipotizzare e analizzare. Ma mi cattura immediatamente la sua impareggiabile autoironia: “Buon per lui”, che davvero capovolge il cielo. E così, di pagina in pagina, percorriamo con Alberto le sue centomila avventure, tutte vere e tutte al limite del surreale e con infiniti tentativi di fuga per evitare catene e compromessi, salvo poi a “piangere sul latte versato”.

Subentrano, allora, le mie Tracce per meglio definire il nostro “eroe del sesso sfigato e dell’amore rimandato all’infinito…”. Eccone un assaggio: E anche qui l’Autore rivela due sole fedeltà: alla Casa editrice e a sé stesso. Sembra impensabile, ma è così. Alberto professa da sempre una incontenibile allergia alle “catene” di qualsiasi genere, soprattutto a quelle d’amore, tradotta in comportamenti di fuga (in parole, opere e omissioni), ma poi rimane ancorato, anche in un saggio, genere che sperimenta per la prima volta, al suo cliché di sempre. E menomale! L’autoironia, infatti, formicola nel DNA di Alberto Tarantini e, quindi, nonostante il saggio (o forse proprio perché è un saggio, punti di vista!) è un continuo fuoco d’artificio che lo diverte e ci diverte. Il suo umorismo è degno, a mio parere, della migliore letteratura mondiale della risata. E mi piace risalire innanzitutto al greco Aristofane, nelle cui commedie si mescolano farsa caricaturale (di incredibile forza comica) e delicato lirismo. Non a caso, a mio parere, i personaggi aristofaneschi somigliano molto a quelli tarantiniani: filosofi amanti di astrusi ragionamenti, poeti e artisti spregiudicati e impudenti, anche un tantino triviali, ma con avveduta accortezza a non risultare volgari. Aristofane, come Alberto, ride e fa ridere di tutto e di tutti, dei politici soprattutto, ma anche delle vicende umane e in qualche modo divine. (…). Ma potrei pensare pure all’umorismo di Jerome K. Jerome di Tre uomini in barca oppure ai nostri grandi autori, agguerriti nella comicità elegante, sorniona, ad effetto. Parlo di Ennio Flaiano, Stefano Benni, Achille Campanile, scrittori capaci di mescolare ironia e autoironia, nella forma più alta d’intelligenza mista al cuore per un “sentire” particolare, che si fa carico di colpi bassi che non riguardano più esclusivamente la testa. Proprio come avviene in Alberto… e non vado oltre.    

Tutta da leggere è, però, la pregevole Prefazione di Mariella Medea Sivo, che, da tenera, ironica e generosa amica di sempre, ha, con competenza medica e intelligenza letteraria e umana, fatto un cesello di rimandi colti, appassionati, appassionanti, di Autori famosi a livello mondiale, per consegnarci un Alberto Tarantini non inedito, ma sicuramente legato (…) al suo essere poeta, giullare e filosofo, eroe dei tempi moderni, che non si accontenta di facili certezze, destinato spesso all’incomprensione, pervaso da una venefica forma di pessimismo radicale frutto dell’insanabile conflitto fra sogno e realtà.

Ma domani è anche il compleanno di Alberto e a lui voglio dedicare, con grande affetto, questi versi: E' tempo di andare oltre il disincanto e la battuta/ tempo di nuovi giorni vestiti a festa/ come veste/ di coccinelle a ridere/ con sette punte di fortuna./ E traguardi di 22 orizzonti/ additano ai tuoi occhi feriti/ di nuovi incanti./ E ti cantano l'amore/ con astruse parole per difenderti/ dall'assalto del centomilionesimo/   compleanno   / con una battuta d'arresto sui giorni passati/ e nuovi fiori di prati sconfinati/ da cogliere/ per regalare al mondo intero/ la risata obliqua del tuo genio vero.

E qui chiudo. Non senza una raccomandazione: chi abita a Corato o nei paesi viciniori farebbe bene ad esserci stasera all’Open per gustare una serata, che prevedo scoppiettante, e tornare a casa di buonumore (e ne abbiamo tutti un gran bisogno ai nostri giorni!) con magari il suo imperdibile libro (ma questo è facoltativo) tra le mani… A presto. Come sempre, la vostra Angela

Nessun commento:

Posta un commento