giovedì 4 maggio 2023

Giovedì 4 maggio 2023: per dire grazie…

E oggi riprendo a scrivere sul nostro blog per dire grazie a quanti mi/ci leggono e mi/ci corrispondono con tanto gioioso e attento coinvolgimento. Ero partita con il menzionare molti di voi con i vostri bellissimi commenti, troppo belli e profondi e sinceri perlopiù rivolti alla mia scrittura e alla mia persona con il mio carico d’amore e di solore, di nostalgie e di rammarichi, di peccati e pentimenti, di illusioni e delusioni, fragilità e coraggio, scoramenti e rinascite… ma poi ho cancellato tutto perché ho provato la sensazione piacevole/spiacevole della consolazione ma anche di una percezione di me bellissima che, però, non mi appartiene. E così, per dirvi grazie, lo faccio con due poesie che forse meglio mi connotano:

Fiorì poesia

 

dal confuso nido d'api che ronzava

nella testa di riccioli e di vento,

e uno sgomento di mani

a non capire la santità della destra

ingarbugliata dalla sinistra più veloce.

Fiera, ma umiliata di punizioni d'aver osato

sfidare la natura e la convenzione.

E il diavolo con la penna e il braccio

sbagliato a condurla a perdizione.

Il coltello, il taglio traverso sconnesso.

Fiorirono versi raccolti

dai passi maldestri e impauriti,

le corse impedite, le parole ingoiate,

e la paura di non capire,

le lacrime versate nel silenzio delle sere

- solitarie capinere –

sul cuscino e scoprirsi tutta da rifare.

Ricominciare.

Fiorì poesia sulla falsa allegria, lo specchio

incantato, la bellezza scoperta,

la risata inventata.

Il canto urlato, la pena nascosta,

l'andare via di mia madre

e lacrime ingoiate

nella corsa delle spalle nel cortile fiorito.

Lacrime sconosciute

a lei che, senza i miei occhi e le mani

(tranne il cuore) a trattenerla, andava via...

La gola strangolata di tristezza.

La sua? La mia?

Cantavo a squarciagola.

Quel coltello a trapassarmi l’anima.

E venne la Parola

salvata da grilli e pulcini e gatti

e un frinire di cicale usignoli e canarini.

Una parola che faceva male.

Parole Parole Parole di cielo-mare

da scrivere crocifiggere amare

sulla pagina dei sogni da sognare.

Parole in fiumi di pensieri rondini di sole

con ali magiche d’iridescenti colori

a cancellare nuvole e rimpianti, il pianto.

E scoprire come d’incanto voli e canto.

L’incanto di sapermi viva

con un fascio di versi fioriti d’improvviso.

Il mio sorriso.

E fu gloria per i miei sconosciuti altari

da chi ignorando semi da curare con l’amore

a me dovuto

lasciò fiorire i miei rami di neve

(pagina bianca su cui lieve

   esplose d’orgoglio e illuminò

        il buio d’ogni ferita

                          Madre Poesia…)

 

Nel tempo che rimane

In questo tempo che mi rimane
breve come un volo di farfalla 
che mi vibra dentro
e lungo come il rimpianto
che non mi lascia tregua
conservare vorrei
in uno scrigno da maneggiare
con cura
tutti i respiri del cielo che non ho
saputo afferrare
la voce di mio nonno perché
non vada perduta
gli occhi di mia madre 
che sapevano la carezza non data
i pensieri di luce delle mie figlie
e per me la cura d'amore
Peter Pan cuore del figlio
matto da legare
e mani di tenerezza antica 
per i sogni
dei miei due ragazzi d'oro puro
perché ne conservino il ricordo
e la presenza quotidiana
per i giorni dell'assenza
che verranno
E lasciare andare vorrei
sparse al vento della notte
perché nessuno le veda
le lacrime versate e i pensieri
"corvi neri" che atterrirono
le ore senza scampo dei tormenti
Le parole inutili lascerei
quelle mai pronunciate
per troppo pudore o timore
che non ebbero suono
di risentimento o di perdono
E quelle scritte che non ebbero
Senso
La tristezza di ogni inganno
L'amarezza di ogni dono rinviato
Il canto della nostalgia e il disincanto
per chi mi ha abbagliato
senza donarmi la luce di una stella
Il dolore per ogni indifferenza
lascerei andare
e per tutto quello che non meritava

tanto dolore
Lasciare vorrei
a chi non mi ha creduto
il peso di ogni macigno a curvarmi
le spalle e l'anima
E tremante come margherita

dopo il disgelo librarmi vorrei
nell'immenso azzurro cielomare
portando tra dita di preghiera
lo stelo dorato di una POESIA
non ancora sbocciata alla Vita...


(un puntino luminoso essere

             vorrei

                        nell'INFINITO...).

 

E per oggi chiudo. Mi è bastato stare insieme ancora una volta per dirvi grazie dal più profondo del cuore. E dico anche “Gracias a la vida”, come ha scritto e cantato Violeta Parra nel suo Cile e non solo. Gabriella Ferri e Joan Baez ne hanno fatto un capolavoro cantato in Italia e nel mondo intero. Alla prossima. Angela 

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