venerdì 20 gennaio 2023

Venerdì 20 gennaio 2023: la FELICITA', un percorso di rose e di spine in cui bisogna credere... (continua)

Riprendo subito con nuovi incontri virtuali ma quanto reali e belli e stimolanti sulla felicità. Proviamo insieme a farne tesoro.

Marco Balzano ha pubblicato, con la Feltrinelli, Cosa c’entra la felicità - una parola quattro storie, in cui descrive in terza persona, in una sorta di introduzione, il suo libro:

Felicità è una parola di cristallo, la più soggettiva del vocabolario. Cambia a seconda dei valori, delle condizioni di salute, delle idee, della fede, dell’età, del rapporto con il tempo e con la morte. Muta svariate volte nel corso della vita, poiché a cambiare siamo prima di tutto noi con il nostro orizzonte di desiderio. Definirla, quindi, non è impresa da poco, ma può rivelarsi un’avventura avvincente. Il suo significato, infatti, apre mille strade e mille orizzonti. Per me è uno stato di estasi, per te un momento di inconsapevolezza. Il luogo dove si trasforma di più è proprio la lingua, con i suoi labirinti etimologici perché le parole contengono immagini originarie, miniere di storie e di misteri, che nei sotterranei della nostra mente agiscono e danno forma ai pensieri e alle emozioni di ogni giorno. Marco Balzano varca la soglia della felicità con le chiavi della lingua, o meglio di quattro. Sono quelle in cui la civiltà occidentale affonda le sue radici: il greco e il latino della tradizione classica, l’ebraico di quella giudaico-cristiana e infine l’inglese, lingua universale del nostro tempo. In ognuno di questi idiomi la parola felicità dischiude immagini e significati molto differenti che illuminano valori etici e morali, questioni politiche, atteggiamenti psicologici e, più genericamente, maniere di guardare alla vita e alla morte, al futuro e alla memoria, agli altri e a noi stessi. L’etimologia restituisce alle parole la loro complessità (…). Capire da dove vengono e come sono arrivate a noi le parole ci mostra quanto influiscano sulla nostra vita e come ci plasmino. Al punto da poterci indicare nuovi modi di essere felici.

Le sue parole meritano un saggio a parte sulla felicità tanto sono ricche di molteplici rimandi, ma non posso fare un saggio nel nostro blog. Ci vorrebbe tempo e spazio che mi mancano e sarebbe un attentato alla pazienza di chi mi segue “con affetto e simpatia”, per cui mi limito a dire banalmente: le parole del bravissimo Balzano si commentano da sole! Ma mi danno l’opportunità di introdurre altri richiami per questo nostro viaggio alla ricerca della possibilità di raggiungere una qualche felicità. Ecco allora una bellissima poesia della mia tenera e cara amica Roberta Lipparini, tratta dal suo libro Io ce l’ho un amore (Zona-Unilibro, 2014):

Sai, la felicità?/ Quella che fa paura/ quella che tanto non dura/ più di un istante/ Quella punita dagli dei invidiosi/ e condannata dai gelosi/ La felicità che è una colpa/ che forse è un peccato/ che ha un prezzo/ sempre/ salato/ Quella che puoi solo sognare/ quella che ti devi meritare/ con un bel po’ di sofferenza/ che poi svanisce/ e devi stare senza/ Quella che forse è contro la morale/ Che se viene ti può far male/ La felicità che non ti devi abituare/ che appena arriva/ subito/ scompare/ Sai? Oggi è arrivata/ e l’ho presa/ e la terrò qua/ perché penso sia giusta/ questa mia felicità 

Ritengo che sia davvero la poesia giusta per comprendere appieno le regole del filosofo tedesco, di cui ho parlato nei giorni precedenti.

Nei versi di Roberta, infatti, c’è tutto ciò che potrebbe creare un ostacolo fisico, psicologico, sociale alla nostra ricerca della felicità e al nostro desiderio di conquistarla con coraggio, perseveranza e quotidiana attenzione e concentrazione,  perché sono puntualizzazioni, a mio parere, alquanto negative: la felicità “che fa paura” perché “non dura”; quella “non voluta dagli dèi” perché rappresenta una sfida alla loro onnipotenza e alla loro sacralità divina e inaccessibile; quella “che è una colpa”, perché ha alla base una situazione peccaminosa; quella che, per averla, “ha un prezzo troppo salato” in termini di dolore in quanto, dopo tante sofferenze e rinunce e attese, va via a tradimento in una frazione di secondo; quella che “bisogna meritarsela”… e… siamo sicuri di esserne degni?  Insomma, tutto quello che potrebbe essere considerato un deterrente e che ci induce alla fuga prima di… cadere in tentazione. E, invece poi, d’improvviso arriva… e, con Roberta, la nostra meravigliosa e incauta poetessa, sentiamo che sarebbe giusto afferrarla e tenerla forte tra le mani e nel cuore senza pensare ad altro… sarebbe giusto così, quale ne fosse il prezzo da pagare e la durata. Bisogna solo esserle grata che sia andata a darle questo palpito, fosse pure un sussurro, uno svolazzo di aquilone che s’inazzurra per trasportarla su sempre più su dove tutto il resto si riduce a ben poca piccola cosa.

Ed ecco un altro volto della conquista della felicità. Ce lo offre, a sua insaputa, la brava psicologa e psicoterapeuta Stefania Deangelis. Trascrivo solo uno stralcio da un suo scritto trovato su FB, riguardante una seduta con una sua paziente e l’amore per il suo lavoro: … Se il tuo pianto non è stato mai consolato, se hai dovuto silenziarlo e tenerti su da sola… Io lo comprendo anche se non trovi ancora le parole giuste per raccontarmelo… In quel nascondiglio ci sono entrata anch’io e per fortuna mi sono trovata e gentilmente accompagnata fuori a vedere il sole e la pioggia della vita.

La vita con la terapia non diventa più bella, diventano più belli i nostri occhi per scoprire piccole e semplici felicità anche nei giorni di dolore.

È un esempio luminoso di come, opportunamente e competentemente aiutati se ne abbiamo bisogno, si possa fare un percorso salvifico per asciugare lacrime e sofferenze mai dimenticate e   per rinascere a nuova vita, scoprendo occhi nuovi per assaporare “le piccole cose” che la felicità ci offre, pur non cancellando il dolore. E sono grata a Stefania Deangelis per avercelo insegnato.

Ma in queste righe aleggia il ricordo di una infanzia difficile che ha teso corde di dolore mai del tutto spezzate. Quanto importante aver vissuto una infanzia serena colorata di amore e di magia! A questo proposito, ecco la testimonianza di una infanzia vissuta con amore e tenerezza, che vince ogni silenzio e rende rassicurante ogni incertezza, morbido ogni dolore.

Tenerissima, infatti, la breve ma incantevole poesia della grande poetessa e mia meravigliosa amica di una vita Ada De Judicibus Lisena intitolata “Baci” che è un canto ai ricordi del passato e al fervore goloso e innocente della giovinezza, vissuta all’ombra di riti quotidiani e dolci sintonie del cuore: 

Mia nonna/ segnava il pane/ con una croce./ Io baciavo la croce odorosa/ e mangiavo il pane caldo/ che sembrava cantare./ Certo/ di tutti i baci che ho dato poi/ nessuno l’ho dato/ con tanto goloso fervore.

E ancora la delicatezza di questi suoi altri brevi e “verdeggianti” versi di luminoso metaforico splendore, misto all’ombra di inevitabile paura che sempre accompagna la speranza: Bambina che scrivesti:/ “Noi siamo un quadrifoglio”/ e colorasti di verde,/ molti anni fa,/ un compito di scuola,/la tua famiglia quadrifoglio,/ eccola è qui,/ coi petali chiusi/ intorno a una speranza-paura. (da A. De Judicibus Lisena, Poesie 1980-1996, Mezzina, Molfetta 1996)

Come non lasciarsi contagiare dal verde intenso della “famiglia quadrifoglio”, che Ada ancora oggi da amatissima nonna, si porta nel cuore come il bene più prezioso di rinnovata dolcissima intima felicità. Tutto questo mi riporta all’incontro con le “persone belle e ricche di luce”, che ci aiutano a sopportare anche il dolore. Mi riporta alla mente uno scritto di Patrizia Sollecito che è, a mio parere, l’esempio vivente di una “bella persona”. Le sue parole cominciano con una citazione: “Le persone Belle non capitano semplicemente, si sono formate”… e lei continua: … al tornio del dolore e delle rinascite; al sapore amaro delle sconfitte e al miele delle albe nascenti; alla lotta quotidiana contro i mulini a vento per non essere gregge. Le riconosci dal pulviscolo luminoso che ti rimane sulla pelle, dopo che ti hanno sfiorato l’anima.

Ed io non ho potuto fare a meno di scriverle il mio grazie dal più profondo del cuore: Mi sono intenerita per le tue meravigliose parole e illuminata per la loro luce che rispecchia la Luce della tua anima. Grazie.

E anche per oggi va bene così. Continuerò per qualche giorno ancora. Possibile che ci sia tanta felicità in giro? Devo necessariamente fare il pieno prima che mi sfugga nuovamente di mano. A domani. Angela 

Nessun commento:

Posta un commento