giovedì 19 gennaio 2023

Giovedì 19 gennaio 2023: la FELICITA', un percorso di rose e di spine in cui bisogna credere... (continua)

Riprendo subito con uno stralcio del meraviglioso racconto “IL VOLO” di Daniela Leone, la mia ultima nata, scritto quando aveva meno di diciotto anni. E ne sono passati quasi trenta senza perdere un solo battito delle sue ali in volo. Delle sue parole che vibrano di arditi sogni e di tenerissima Poesia:

… La fanciulla, non più fanciulla, vedeva crescere sua figlia cominciando ad invecchiare - di una vecchiaia un po’ sbiadita -  mantenendo la fragilità di ragazza e continuando ad inseguire i suoi sogni di bimba, sogni di miele e panna montata, sogni di fragole e mandarini, sogni di…

Intanto la bimba, non più bimba, diventava donna - colori dell’autunno tra i capelli, foglie al vento i suoi pensieri, specchio di luce negli occhi - portando un grande sogno nel cuore:

                                                                VOLARE

La madre-ancora fanciulla avrebbe voluto tenerla sempre con sé, in un abbraccio di un secondo durato tutta una vita; ma sapeva, con la saggezza rassegnata che solo una madre con due cuori può avere, che sarebbe arrivato il giorno in cui sua figlia AVREBBE VOLATO.

Decise allora di abbandonare tutti i suoi sogni di bimba - non più miele né panna montata, niente più fragole e mandarini, niente più… - e dedicarsi al solo inseguimento di quell’UNICO GRANDE SOGNO che le avrebbe TENUTE LEGATE PER SEMPRE…

                    -   CORDONE OMBELICALE DI LINFA VITALE    -

… Aveva tanto tanto amore - amore a piene mani - da regalare…

Trascorsero mille albe e mille tramonti e ancora albe e ancora tramonti tessendo, col velluto della sua pelle bianchissima e fili di riccioli biondo grano, la tela - rosso corallo delle sue labbra - per le ali da donare alla sua piccola bambina.

-          DUE ALI GRANDI A CONTENERE TUTTE LE STELLE    -

                  …

                           …

                … pssssshhh

 

Se alzi gli occhi e guardi in su

   puoi vederla sfrecciare,

        come la scia di una

             stella cadente:

                 libra leggera 

                  vola in picchiata

                        e riprende quota

                              toccando il punto più

                                    alto del

                                                  CIELO…

E l’Amore si espande in maniera esponenziale, quando lo sentiamo vibrare dentro, perché, infatti, diventa Amore per le persone care, per la natura, per la bellezza, per l’Arte, per la Vita. Tutto si fa Amore, rendendoci rispettosi del mondo che ci circonda e di quello che ci vive dentro. Come vado più e più volte ribadendo. E non mi stancherò mai di farlo. Innamorati, gioiosi, appagati di ciò che siamo e abbiamo.

Daniela vola ancora, grata a CHI ci ha fatto DONO del CUORE per darci la possibilità di AMARE.

Ancora una volta propongo testi dei miei figli. Non me ne vogliate. Hanno ricevuto tutti e quattro il dono della creatività e della scrittura. Voi direte “facile eredità”. Beh, vi confesso che è un “vizio di famiglia” a vasto raggio: hanno respirato l’amore per i libri e per la poesia sin dalla nascita, ma la cosa più bella è che ciascuno ha una in quello che scrive una cifra stilistica sua propria, che va al di là dei modelli vissuti in famiglia. Come non esserne fiera? Come non ripensare alle poesie di Primo Leone, scritte nel giorno della nascita di sua figlia Raffaella, la prima dei quattro a procurargli lo stupore immenso della paternità? Ecco il suo primo Inno alla Vita, dedicato a nostra figlia primogenita, Raffaella:

Un canto di luce/ fu l’alba/ della tua tenera vita./ In quegli attimi/ di carne viva/ che vinceva il buio/

Quanto amore e quanta creatività in pochi versi come esplosione di gioia, una esaltazione di pura felicità. E, ancora, il giorno dopo:

Ora sei giorno/ che si rinnova al sole/ con lo splendore/ della gioia più intatta,/ e le tue dolci/ piccole mani/ hanno lo stupore/ dell’infinito./ Non ci sono occhi/ che possano guardare nei tuoi’/ né bocca che possa parlarti,/ senza perdere il cuore. (Bari, luglio 1968)

Dopo il primo sbocciare alla pura gioia, quest’ultima diventa al sole del pieno giorno “una cosa certa”, più intatta”.

Ecco perché Primo, come Mario Sicolo (il nostro Apulo Scriba) scrive nella Prefazione alla silloge I LIMITI DELL’ALBA (SECOP edizioni, 2021 - anche questa postuma), riprende questi magici versi di un padre che si scopre tale(e non è scontato il desiderio di paternità, come è più facile credere):

Il mio cuore/ è un mago che la realtà sfigura/ per amarti/ come t’amo.

Nella Postfazione, invece, Giovanni Romano, attento e sensibilissimo critico letterario, saggista e ironico aforista, conclude:

Ma se c’è una cosa che l’infanzia non conosce è proprio la fine, perché è lei la vera alba.

Un’alba senza limiti, che Primo Leone ha saputo guardare, accompagnare e cantare in versi di tenerezza sconfinata.

E tutto diventa radiosa luce di pura felicità, condivisa dal prefatore e dal postfatore. Miracolo della condivisione di un sentimento d’amore e di gioia così intimo, quasi segreto, eppure empaticamente condiviso… Ma è tempo di evidenziare la bellezza di altre testimonianze di amore inebriante e di luminosi cieli condivisi. Testimonianze raccolte da libri famosi di grandi autori, oppure da quelli altrettanto significativi degli amici, autori della SECOP edizioni, o ancora dalle pagine FB. È il caso di una splendida poesia della grande Maria Luisa Spaziani, che ho conosciuto a Bari e poi ritrovato a Roma ormai tanti anni fa. Si è persa tra le stelle un po’ di anni fa, ma la sua poesia “LE TUE BRACCIA” la riporta più luminosa che mai tra noi: Lo spirito ha bisogno del finito/ per incarnare slanci d’infinito./ Parlo con l’angelo, e le tue braccia d’uomo/ soltanto lo traducono ai miei sensi.// Dove comincia l’ala? Dove nascono/ musiche di tamburi di tempesta?/ Amarti è sprofondare, è una foresta/ sfumante in cieli altissimi.   

E si rimane davvero senza parole di fronte alla forza trascinante di questo amore che “s’incarna in slanci d’infinito” pur avendo bisogno di “finito” per assaporarlo appieno. Le eterne contraddizioni dell’animo umano. Maria Luisa non fa eccezione e dinanzi ai tanti sui ossimori, che dicono e contraddicono, si ha il vero senso della “tempesta” dei suoi “sensi”, sempre in bilico tra realtà e fantasia, verità e finzione. In un anelito purissimo di “cieli altissimi”, dove raggiunge l’agognata felicità.

In Luigi Lafranceschina, intanto, amico e collega di antica data, ritrovato dopo anni di silenzio grazie appunto alla sua pagina FB, la felicità assume altro significato, altra verità. Ignoravo che Luigi scrivesse, oltre ai saggi di Pedagogia, anche sapidissime poesie in dialetto con traduzione in italiano. Ne ho scelto una che ha per titolo “U prìisce”, tradotta in italiano “LA FELICITA’”. Una meraviglia che mi sono affrettata a rapinare per condividerla. Già, perché “u prìisce” è, secondo l’idioletto della mia famiglia di origine, in particolar modo risalente ai nonni, una particolare allegria da condividere con parenti e amici in una serata di euforica baldoria. Nella maniera più sana e semplice possibile. Memore di ciò, a mio parere, possiamo ravvisarla in una gioia zampillante che non si può vivere da soli come accade per la felicità, che è bellissima se condivisa, ma può essere vissuta anche nell’intimità della propria anima. “U prìisce” è di per sé condivisione. Non se ne può fare a meno. È quell’allegria che ci vede brindare con gli altri, fare battute e sfottò irriverenti ma affettuosi; quell’allegrezza che “squarcia la giornata/ come un’anguria”, “accende il sorriso e il buonumore”. E non si può sorridere da soli, occorre farlo in compagnia. La propongo solo in italiano per via della difficoltà a trascriverla in dialetto. Certo, nella lingua materna ha un altro sapore. Per esempio, “buonumore” in dialetto è “uascezze” che sottintende qualcosa di estremamente piacevole, un vero conforto per il corpo e per la mente fino a rimbalzare nel cuore, facendosi grande “esultanza”. Ma anche in italiano “LA FELICITA?” è godibilissima: Appare all’improvviso/ Certe mattine/ Quando meno te l’aspetti/ E squarcia la giornata/ Come un’anguria!/ Un refolo di vento/ Spegne il pianto e i lamenti/ Accende il sorriso e il buonumore/ Il cuore si rallegra/ E le gambe prendono il volo!/ Ma che cosa appare/ Certe mattine all’improvviso/ Non te lo so dire/ So soltanto che è come/ Uno sprazzo di sole/ Che entra in casa/ Dalla finestra socchiusa/ Mi fa sentire felice/ Pensare che sono vivo/ E che potrò vedere ancora/ tutte le meraviglie del mondo/ E lo splendore del tuo viso!

Gli ultimi versi sono da sottolineare tanto sono pregni di vita e di vitalità, dell’espandersi dell’anima del poeta in una esultanza che include il mondo intero, in cui si slarga a perdifiato “lo splendore” del viso della donna amata! E ogni commento non può reggere all’immensità di tanto amore, tanto splendore…

E non finisce qui. Domani altre bellissime testimonianze ci attendono. “Felicemente”. Angela 

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