Ed
ecco anche l’apporto significativo e molto interessante di Vito Di Chio,
studioso, saggista, conoscitore profondo della letteratura mondiale, nonché mio
carissimo amico, la cui presenza nella SECOP ci onora e ci conforta per il suo
instancabile, disinteressato, coinvolto sostegno.
INCONTRO
con un poeta del nostro tempo: Gjekê Marinaj, con la sua raccolta
di poesie (SCHIZZI D’IMMAGINAZIONE)
e con la teoria del Protonismo
Tre pensieri in margine alla presentazione della raccolta:
1. Di cosa deve occuparsi la poesia?
La poesia risponde a questioni che ancora non sono poste in essere. (Titos Patrikios)
Ecco perché la poesia ci “conduce a verità” (Clemente Rebora),
rende la vita più vera, non facendoci fossilizzare in problemi e questioni
ormai passate.
2. La poesia: una predisposizione attiva nei confronti della vita...
La poesia è in grado di “potenziare”
ogni attimo che passa, le realtà e gli eventi più umili e più semplici della
vita e del nostro quotidiano, facendoci discernere ciò che rimane da ciò che ci
attraversa. Grandi poeti del secolo scorso, come Szymborska e Titos Patrikios
hanno saputo esaltare questo potenziamento dell’attimo. Scelgo come esempio la
poesia “Metrò” di Titos Patrikios:
Gli
anni poi passeranno
masse
di monti e pietra si frapporranno
tutto
sarà dimenticato
come
si dimentica il cibo quotidiano
che
ci tiene in piedi.
Tutto,
tranne quell’istante
in
cui sul metrò affollato
ti
aggrappasti al mio braccio.
Molto sarà dimenticato, ci dice il poeta,
escluso ciò che ci ha indirizzato (o costretto) a una predisposizione attiva nei confronti della vita (M. B. Tolusso).
Questo “potenziare” l’istante, votato
all’eccellenza, e che in questo caso è rintracciabile nel semplice ricordo di
un viaggio in metrò, ha a che fare con il “Protonismo”.
3. La poesia
ha una natura politica: è avamposto della coscienza critica.
Un esempio meraviglioso lo trovo ancora una
volta nel grande poeta greco contemporaneo Titos Patrikios (1928), combattente
nella resistenza greca contro il nazi-fascismo, impegnato politicamente durante
la dittatura militare e imprigionato; costretto all’esilio a Parigi e a Roma.
Alla domanda “Cosa sarebbe un paese senza poesia” risponde con questi “Versi, 3” dell’anno 1988:
Nessun verso può rovesciare i
regimi
Avevo scritto anni prima
E ancor oggi me lo rinfacciano.
Ma i versi assolvono la loro
funzione
mostrano i regimi, dicono il loro
nome
anche quando cercano di abbellirsi
di rinnovare un poco la vetrina
di cambiare denominazione e
insegna.
I versi, anzi, qualche volta
sorprendono
i leader in posizioni inattese
sicuri che nessuno li veda
con le mutande ingiallite e aperte
prima d’indossare le brache o i
pantaloni
con gambe ossute e pantofole
stracciate
prima d’infilarsi le scarpe o gli
stivali,
la pancia debordante prima di
tirarla in dentro
per abbottonarsi la giacca
militare civile
con la dentiera lasciata nel
bicchiere
prima di riprovare lo storico
discorso,
con la pappagorgia e le guance
pendule
prima di alzare il mento volitivo
prima di guardare, perennemente
giovani, al futuro.
I versi non rovesciano i regimi
ma certamente vivono più a lungo
di tutti i loro manifesti.
La poesia smaschera la menzogna: ci fa
emancipare dalle menzogne della mente (razionalità), dominata dall’orgoglio di
orientare la nostra persona e la nostra vita egocentricamente, di farci
credere, che l’immagine che abbiamo di noi sia vera.
Vito Di Chio
Grazie, profondamente grazie, con tutto il cuore grazie, mio
carissimo Vito!
E avrei voluto postare anche i
qualificati interventi degli altri poeti, scrittori, fotografi, artisti a vario
titolo che sono intervenuti nella serata per rendere omaggio a Gjeke Marinaj,
ma non tutti avevano con sé una pagina scritta. Molti sono andati “a braccio”,
emozionati di essere stati chiamati in causa da Raffaella, senza preavviso e
senza che se lo aspettassero. È bastata la parola magica pescata dal misterioso
cestino che la moderatrice offriva alle innocenti mani degli intervenuti. “Nostalgia”,
per esempio, finita prodigiosamente tra le mani della nostra autrice di origini
albanesi, commossa fino alle lacrime per la meravigliosa coincidenza di doverla
commentare in perfetta sintonia con l’intimo desiderio delle strade della sua
Patria, intensamente avvertito per la presenza di Gjeke tra noi.
E così, via via, per ogni altra parola
pescata e commentata. Commosso anche Gjeke, che aveva accanto, come
traduttrice, una emozionata Gabriella Basile, attenta ad ogni sfumatura della
nostra lingua e ad ogni contenuto di elogio da far assaporare appieno al nostro
ospite, incantato e felice.
Poi, a metà serata, il giovanissimo
cantautore Mauro Massari ha suonato con la chitarra e cantato per lui una delle
più tenere canzoni di Bob Dylan dedicate alla madre: MAMA YOU BEEN ON MY MIND (words and music Bob Dylan).
Forse
sarà il colore smorzato del sole/ che copre l'incrocio al quale sto ritto/ O
forse è il tempo o qualcosa del genere/ ma cara, ti ho pensato// Non voglio
crearti problemi, per favore/ non fraintendermi e non turbarti/ Non mi sto
lamentando o dicendo/ "Non riesco a dimenticarti"/ Non cammino avanti
e indietro con la testa bassa/ e curvo ma tuttavia cara, ti ho pensato// Anche
se la mia mente è confusa/ ed i miei pensieri potrebbero esser limitati/ Non mi
preoccupa sapere dove sei stata/ né mi procura dolore/ E nemmeno mi importa/
dove ti sveglierai domattina/ ma cara, ti ho pensato/ Non ti sto chiedendo di
dire parole/ come "sì" o "no", ti prego di capirmi,/ non
voglio dirti dove andare/ Sto solo sussurrando tra me e me,/ e non fingo di non
saperlo/ cara, ti ho pensato// Quando ti svegli al mattino, bimba,/ guarda nel
tuo specchio/ Sai che non sarò vicino a te,/ sai che non sarò con te/ Sarei
solo curioso di sapere se ti vedi chiara/ come qualcuno che ti ha pensato…
MAMA
YOU BEEN ON MY MIND (words and music Bob Dylan)
Perhaps
it's the color of the sun/ cut flat An' cov'rin' the crossroads/ I'm standing
at, Or maybe it's the weather/ or something like that,/ But mama, you been on
my mind.// I don't mean trouble, please don't put/ me down or get upset,/ I am
not pleadin' or sayin', "I can't forget."/ I do not walk the floor
bowed down an' bent,/ but yet, Mama, you been on my mind.// Even though my mind
is hazy an' my thoughts/ they might be narrow,/ Where you been don't bother/ me
nor bring me down in sorrow./ It don't even matter to me where you're wakin'/
up tomorrow, But mama, you're just on my mind.// I am not askin' you to say
words like "yes" or "no,"/ Please understand me,/ I got no
place for you t' go./ I'm just breathin' to myself, pretendin' not that I don't
know/, Mama, you been on my mind/. When you wake up in the mornin',/ baby, look
inside your mirror./ You know I won't be next to you,/ you know I won't be
near./ I'd just be curious to know if you can see/ yourself as clear As someone/
who has had you on his mind.
Felicissima scelta che Gjeke ha apprezzato
moltissimo e con lui tutti noi che ne assecondavamo ritmo e suono a fior di
labbra, contribuendo a suggellare un’atmosfera rapita e intima di fratellanza
comunitaria e universale. Di ricordi e sogni.
Grazie anche a te, Mauro, sempre grata
per il tuo pronto soccorrermi e allietarmi con i tuoi intermezzi musicali in
alcune presentazioni dei miei libri.
E, infine, Gjeke, il poeta, il
letterato, il docente e l’uomo Gjeke, in tutto il suo folle, iridescente,
appassionato, appassionante discorso sulla Poesia e sul suo Potere. Lava
incandescente di libertà e cascata zampillante di parole d’amore, è esploso in
tutta l’irruenza delle sue convinzioni e conclusioni.
Ebbro e innamorato della Parola
innamorata.
Giuro che l’ho visto sollevarsi dal
pavimento, estasiato e circonfuso di luce come un dio greco, e prendere il volo…
Mentre noi tutti, nonostante l’ora
tarda, avremmo voluto seguirlo per ascoltarlo ancora, ancora, ancora.
E, per fortuna, quando ha concluso il
suo volo con parole di PACE per tutti, è ridisceso tra noi comuni mortali,
perché ci “immortalassimo” insieme nell’“eterno istante” di qualche scatto
fotografico.
GRAZIE, Gjeke, ti aspettiamo ancora
tra noi per continuare a sentirci illuminati dalla LUCE della
tua Poesia e della tua Anima.
Angela
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