mercoledì 12 ottobre 2022

Mercoledì 12 ottobre 2022: qualche necessaria riflessione sulla guerra e sulla Pace...

In verità, per le mie riflessioni, oggi dovrei partire dal 12 ottobre 1492: Cristoforo Colombo e la scoperta dell’America. <Chissà cosa avrebbe scoperto Colombo se l’America non gli avesse sbarrato la strada> sono le parole di Jonathan Swift nel suo racconto dell’avvenimento e della scoperta del tutto casuale del nuovo continente da parte di un marinaio genovese che voleva invece scoprire le Indie <per allargare i confini del mondo cristiano>. Sono passati oltre cinque secoli e l’America è diventata la prima potenza mondiale in eterna lotta con la Russia, altra superpotenza che estende i suoi domini dall’Europa all’estremo Oriente. <Si tratta di uno Stato composito e dalle caratteristiche imperiali, nel quale un centro forte ha da sempre esercitato il controllo su periferie deboli ed eterogenee, spesso animate da istanze indipendentiste>. Dopo la caduta dello Zar, nella rivoluzione di ottobre del 1917, e la costituzione dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS), la Russia si trasformò ben presto in uno Stato totalitario con salde basi economiche e uno degli eserciti più forti del mondo. Dopo la seconda guerra mondiale, poi, si costituirono nel mondo due blocchi ideologici, economici e militari contrapposti, che delinearono le due “superpotenze” in eterna lotta tra di loro. Si ebbe anche, come sappiamo, la Guerra fredda, caratterizzata dalla costante minaccia nucleare. Questo in estrema sintesi l’antefatto della guerra dei nostri giorni, con le violenze, le sopraffazioni, le minacce che stanno oscurando i cieli del nostro pianeta e ferendo quotidianamente e mortalmente l’Ucraina, nuova terra di conquista per Putin, prima ancora che da parte della Russia. E anche questo è noto, per cui senza fare qui il processo ai torti e alle ragioni di questo devastante conflitto (manca pure il tempo di pensarci), sempre più urgenti, a mio parere, si fanno i negoziati di Pace. È un imperativo categorico kantiano se vogliamo sopravvivere. Ma io avrei solo inefficaci parole poetiche da opporre a tanto strazio, per cui faccio riferimento alle parole di Papa Francesco e del XIV Dalai Lama, per avere il parere di almeno due autorevoli voci appunto a livello mondiale.

Sempre più insistenti e accorate le parole del Papa ad ogni incontro con i suoi fedeli, in Italia e all’estero: <Il mio appello si rivolge innanzitutto al presidente della Federazione Russa, supplicandolo di fermare, anche per amore del suo popolo, questa spirale di violenza e di morte. D’altra parte, addolorato, addolorato per l’immane sofferenza della popolazione ucraina a seguito dell’aggressione subita, dirigo un altrettanto fiducioso appello al presidente dell’ucraina ad essere aperto a serie proposte di pace. (…). Chiedo con insistenza di fare tutto quello che è nelle loro possibilità per porre fine alla guerra in corso, senza lasciarsi coinvolgere in pericolose escalation, e per promuovere e sostenere iniziative di dialogo” (…). Per favore facciamo respirare alle giovani generazioni l’aria sanata della pace, non quella inquinata della guerra, che è una pazzia! Dopo sette mesi di ostilità si faccia ricorso a tutti gli strumenti diplomatici, anche quelli finora eventualmente non utilizzati, per far finire questa immane tragedia” (...). Preghiamo per l’Ucraina, chiediamo il dono della pace… confidiamo nella misericordia di Dio, che può cambiare i cuori, e nella materna intercessione della Regina della Pace>.  

E il XIV Dalai Lama

<La pace nel mondo

Un approccio umano alla pace nel mondo

Ogni mattina, quando ascoltiamo la radio o leggiamo i quotidiani, troviamo sempre le stesse tristi notizie: violenza, crimini, guerre, disastri. Non ricordo un solo giorno in cui non sia venuto a conoscenza di qualche fatto terribile, accaduto da qualche parte nel mondo. È chiaro ormai che persino in questi tempi moderni la preziosa vita umana non è al sicuro. Nessuna delle generazioni che ci ha preceduto ha sperimentato così tante cattive notizie e questa costante consapevolezza della paura e dell’ansia dovrebbero far interrogare seriamente ogni persona sensibile e compassionevole su quale direzione abbia preso il nostro mondo moderno. È paradossale come i problemi più gravi si verifichino nelle società industrializzate più avanzate. La scienza e la tecnologia hanno fatto meraviglie in molti campi, ma i veri problemi dell’umanità rimangono. L’alfabetizzazione ha raggiunto livelli senza precedenti, ma questa universalizzazione dell’istruzione non sembra aver incrementato il benessere, quanto piuttosto l’agitazione e lo scontento. Non vi sono dubbi riguardo ai miglioramenti delle nostre condizioni materiali e tecnologiche, ma in una qualche misura questo non è sufficiente perché non siamo ancora riusciti a portare pace e felicità e a sconfiggere la sofferenza. La sola conclusione a cui possiamo giungere è che deve esserci qualcosa di fondamentalmente sbagliato nel nostro progresso e nel nostro sviluppo; e se non ce ne rendiamo conto velocemente ci potrebbero essere conseguenze disastrose per il futuro dell’umanità.

Non sono affatto contrario alla scienza o alla tecnologia: esse hanno dato un immenso contributo all’umanità, al benessere materiale, alla nostra salute e a una maggiore comprensione del mondo in cui viviamo. (…). Nessuno può negare i vantaggi senza precedenti arrecati da scienza e tecnologia, ma i nostri problemi fondamentali rimangono: dobbiamo sempre, se non di più, affrontare la sofferenza, la paura, i conflitti. E’ quindi logico cercare di ritrovare un equilibrio tra sviluppo materiale, da una parte, e sviluppo spirituale e valori umani dall’altra. E perché questo grande cambiamento possa avvenire, dobbiamo far rivivere i nostri valori umani. Sono certo che molte persone condividano la mia preoccupazione per la crisi morale che sta attraversando il mondo intero e che si uniranno al mio appello, rivolto a chi pratica i valori umani o una religione, a sforzarsi di rendere le nostre società più compassionevoli, giuste ed eque. Non parlo da buddhista e nemmeno da tibetano. E neppure parlo da esperto di relazioni internazionali (anche se innegabilmente spesso esprimo il mio parere su queste questioni). Parlo da semplice essere umano, da sostenitore di quei valori umani che stanno alla base non solo del Buddhismo Mahayana, ma di qualsiasi grande religione del mondo. Da questa prospettiva, desidero condividere con voi la mia personale visione che è:

1. l’umanitarismo universale è essenziale per risolvere i problemi globali

2. la compassione è il pilastro della pace

3. tutte le religioni del mondo sono già a favore della pace perché tutte sono a favore dell’umanitarismo

4. ogni individuo ha la responsabilità universale di fare in modo che le istituzioni siano al servizio dei bisogni dell’umanità

Risolvere i problemi dell’umanità trasformando il nostro atteggiamento. Dei tanti problemi che oggi ci troviamo ad affrontare, alcuni sono dovuti a calamità naturali che vanno accettate e fronteggiate con equanimità. Altri, invece, sono problemi che noi stessi abbiamo creato a causa di incomprensioni e che per questo possiamo risolvere: il conflitto tra ideologie, politiche o religiose, o le controversie che sorgono per motivi futili e che ci fanno perdere di vista quell’umanità di base che ci unisce come un’unica famiglia. (…)

Quella che è di gran lunga il più grande rischio per l’umanità - o meglio, per tutti gli esseri viventi di questo pianeta - è la minaccia nucleare. Non c’è molto da aggiungere su questo punto, ma vorrei comunque rivolgermi a tutti i leader delle potenze nucleari, che tengono letteralmente tra le mani il futuro di questo mondo, agli scienziati e ai tecnici che continuano a progettare queste terribili armi di distruzione di massa, e in generale a tutte le persone che sono nella posizione di influenzare i propri leader: chiedo loro di usare la propria saggezza e iniziare a lavorare allo smantellamento e alla distruzione di tutte le armi nucleari. Sappiamo che nel caso di una guerra nucleare non ci sarebbero vincitori perché non ci sarebbero sopravvissuti! Non è terrificante anche solo prendere in considerazione questa distruzione inumana e spietata? E non è del tutto logico rimuovere le possibili cause della nostra distruzione quando le conosciamo e abbiamo il tempo e i mezzi per farlo? Spesso non siamo in grado di risolvere i nostri problemi perché ne ignoriamo la causa o, se la comprendiamo, non abbiamo i mezzi adatti. Questo non è certo il caso della minaccia atomica. (...)

Parlando in generale, vi sono due tipi di felicità e di sofferenza, quella mentale e quella fisica; delle due, credo che la sofferenza e la felicità mentali siano le più intense. Dunque, desidero mettere l’accento sull’allenamento mentale, perché può ridurre la sofferenza e permette di raggiungere uno stato di felicità più duraturo. Ho anche un’idea più generale e concreta della felicità: è una combinazione di pace interiore, sviluppo economico e, soprattutto, pace mondiale. Per raggiungere questi obiettivi penso sia necessario sviluppare un sentimento di responsabilità universale, una profonda preoccupazione per tutti, indipendentemente dalla fede, dal colore della pelle, dal genere e dalla nazionalità. (…)

Tutto ciò ci invita ad avere un nuovo approccio ai problemi globali. Il mondo sta diventando sempre più piccolo - e sempre più interdipendente - come risultato dei rapidi progressi tecnologici, del commercio internazionale e delle relazioni transnazionali. Dipendiamo profondamente gli uni dagli altri. Nei tempi antichi i problemi avevano dimensioni familiari e venivano naturalmente risolti a livello familiare, ma la situazione oggi è completamente cambiata. Ora siamo così interdipendenti, così interconnessi gli uni con gli altri, che senza un sentimento di responsabilità universale, un senso di fratellanza e sorellanza universali, una comprensione e la convinzione di appartenere tutti alla stessa grande famiglia umana, non possiamo sperare di superare i pericoli che mettono a repentaglio la nostra esistenza, prima ancora che la pace e la felicità. (…)

D’altra parte, se l’umanità continuerà ad affrontare le difficoltà soltanto con espedienti temporanei, le future generazioni ne sconteranno le tremende conseguenze. La popolazione mondiale è in continua crescita, le risorse naturali sono state velocemente depredate. Guardate gli alberi, per esempio. Nessuno sa con esattezza quali effetti negativi avrà la massiccia deforestazione sul clima, sulla terra e sull’ecologia globale nel suo insieme. I nostri problemi sorgono perché la gente si concentra esclusivamente sui propri interessi individuali, a breve termine, senza pensare minimamente al resto dell’umanità. Non si pensa alla terra a lungo termine e nel suo complesso, ma se non lo facciamo ora le generazioni future potrebbero non avere speranza.

La compassione come pilastro della pace nel mondo (…) sono convinto che l’amore e la compassione sono il tessuto morale della pace nel mondo…>.

Messaggio del Dalai Lama in occasione del 50° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Il messaggio è molto più lungo, ed è attualissimo anche ai nostri giorni. Ho dovuto interromperlo per mancanza di spazio e di tempo, ma ho cercato di salvare ciò che oggi più ci preme: salvare con ogni mezzo la Pace nel mondo per lasciare alle future generazioni il respiro della Speranza.  Anche ciascuno di noi è chiamato a fare la propria piccolissima parte, con i propri mezzi, il proprio senso di responsabilità, il proprio coraggio. Noi sappiamo farlo con la scrittura. Potrebbe servire a denunciare il Male e a diffondere il Bene, a contaminare progetti di Pace, a sollecitare la coscienza di chi ha tra le proprie mani il destino del nostro pianeta.

Una goccia nell’oceano? Certo, ma l’oceano non è fatto di gocce? “Che la Pace sia con noi!”. Angela  

 

 

 

1 commento:

  1. Carissima Angela, hai fatto bene a mettere insieme le due voci più autorevoli che conosciamo, il Papa e il Dalai Lama, che sono in perfetta sintonia nel parlare di pace e di umanesimo. Purtroppo è proprio di questo che dobbiamo farci carico: diffondere l'humanitas, foraggiare il cuore e i sentimenti di tutti, bambini e adulti, affinché si capisca che non è vero che siamo liberi (come nel più vecchio dei significati) ma che invece siamo tutti interdipendenti, sia da vicino che da molto lontano. Grazie, ti abbraccio amorevolmente, Giulia

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