venerdì 22 maggio 2020

LILA DELLE LUNE BLU

Lila delle lune blu correrà a casa dei nonni.
Correrà lì dove è cominciata la sua fiaba più bella: nascere. Nonostante la guerra, le case di pochi uomini anziani, come suo nonno, custode dei sogni e dei sorrisi di tutte le donne di casa, e di tante nonne, mamme, figli piccoli e senza padri dell'intero
quartiere.
Tutti partiti in guerra con la speranza di tornare.
Lila delle lune blu metterà le ali per raggiungere quel cortile, dove ogni volta si rifugia per risentire quella carezza lontana che vestiva l'alba di ogni nuovo giorno. O avvertire la presenza tenera della sua voce che rassicurava la notte: "Dormi, l'angioletto ti sta vicino e ti protegge - 'sono l'angelo del Signore/ sto vicino al tuo cuore/ quando vegli e quando dormi/ sempre sempre sto con teeee - " lei cantava, mentre la voce del nonno volava tra i suoi riccioli e il cuscino e lì si fermava.
E il cortile si riempiva di magia.
Si animava del brusio dei ricordi, delle voci che si facevano parole pronunciate dalle persone amate o soltanto conosciute. Tra le aiuole fiorite si accendevano della luce della memoria i personaggi dei loro
racconti e di quelli di altre vite. Quante storie conservate nelle crepe dei muri che avevano conosciuto altre stagioni.La sua anima era lì, e lì quella dei suoi cari.
Lila tornerà perché sa dove tornare. Sa che lì c'è la verità da sempre cercata.Lila delle lune blu chiederà a suo nonno di raccontarle ancora una volta la paura, la nostalgia, il pianto, il rammarico, il rimpianto, l'attesa e la speranza, il perdono, il canto, prima che l'alba s'insinui prepotentemente tra le sue ciglia e la svegli.Sì, Lila delle lune blu, di notte, correrà nel cortile per rifugiarsi nelle braccia salvifiche di suo nonno, nella mitezza del suo cuore, dove fiorisce il suo sapere ricco di sentimento e fantasia come sempre. Come ogni notte.Suo nonno, il poeta, l'affabulatore, il profeta. Suo nonno e la scrittura mai scritta, ma raccontata con tanta immaginazione e fantasia ai suoi nipoti, ai parenti ai passanti. A chi si fermava per ascoltarlo.
Lila sognerà e saprà scrivere grazie a lui.Anche stanotte correrà da lui per ascoltare le sue parole e sapere e scoprire la paura che serpeggia fuori.Lui possiede ormai il mistero della verità "oltre il muro d'ombra".Solo lui conosce il segreto dell'Amore che salva e protegge oltre la vita.
Ha guidato i suoi passi e ha dispiegato le sue ali.
Le ha insegnato che la viltà si accompagna sempre al coraggio.Lila delle lune blu afferra le sue lune.Ogni giorno le prende per guarire, quasi fossero onde di mare da accarezzare.Lila amava il mare fino a riempirsene gli occhi e il cuore. Fino a dipingerlo sui muri della sua casa per non perdere mai tutto l'azzurro che le vorticava nei pensieri.Aveva amato tanto viaggiare per incontrare altra gente e scoprire nuove città, orizzonti dilatati. Universi e pianeti e costellazioni. Fino a quando... L'età le aveva remato contro!
Ottant'anni portati con dignità e fervore.La febbre improvvisa non le aveva dato scampo, eppure lei si ammalava solo raramente.
La paura di rimanere lì sul pavimento della sua camera, dove febbricitante era piombata, come tetto franato irrimediabilmente, le aveva fatto tremare per l'ultima volta le vene e i polsi.Suo figlio l'aveva trovata così per l'abbraccio della sera a dirle "come stai? Hai bisogno di qualcosa? Cerca di dormire, non ti arrampicare fino alle stelle per rubare il tuo spicchio di luna..."
L'urlo, la bestemmia smozzicata, la telefonata al 118, l'ambulanza, la sirena, il primo ospedale mentre tutto diventava un buco nero, in cui lei stava precipitando senza più corpo né pensieri. Solo il cuore a batterle all'impazzata come se non fosse più cuore ma un tamburo assordante di pelle d'asina o una intera batteria che un forsennato batterista percuoteva senza pietà.
E i mesi divennero granelli di sabbia e di paura nei tanti ospedali attraversati fino all'ultima spiaggia di quella stanza protetta da lunghi corridoi immersi nel verde delle pareti e nel silenzio che lei, aiutata da camici verdi, percorreva per giungere in palestra, dove le lune blu sembravano attenderla complici delle sue conquiste quotidiane.
RIABILIA, un centro rinomato per la qualità del suo servizio riabilitativo ortopedico e neurologico ("lì fanno resuscitare anche i morti", le avevano detto e suo figlio l'aveva portata lì col cuore dubbioso e l'anima colma di speranza) l'aveva accolta come un sacco portato con l'elevatore che faceva pensare a quello delle cicogne a planare lungo i cieli nelle case dove si attendeva il sorriso di un bimbo, ma qui quel mostro atterrava portando corpi inerti e volti atterriti di persone anziane provate dagli attentati feroci della vita. E lì ad accoglierla, vestiti di verde e di bianco, operatori, infermieri e fisioterapisti guidati da medici esperti e da dottoresse giovani e volenterose, si stavano prendendo cura dei suoi occhi spaventati, che indagavano, gli unici dotati di movimento in quel corpo immobile, sulla sua buona o cattiva sorte. Poi, aveva scoperto le lune blu e se ne era innamorata perdutamente e la sua gioia esplodeva in canti sommessi e lontani per tornare all'infanzia e ai giorni della spensieratezza e dei salti con la corda e la palla da afferrare con le mani e lanciarla lontano aprendo le dita. E quei camici verdi, giorno dopo giorno, accompagnavano la tenacia combattiva di quegli stakanovisti, che li indossavano, per il rinforzo di muscoli e tendini, di nervi addormentati, tra lettini, cilindri, pedaliere, pesi, spalliere e parallele e quadri svedesi e lune bianche come spuma di mare e blu come onde che tendevano a toccare il cielo, per i cento passi tra le nuvole e l'azzurro. Lila le sfiorava con le sue mani inerti seguendo la guida sempre attenta, incoraggiante, sfidante della fisioterapista in gara con sé stessa e col suo orgoglio di professionista da oltre trent'anni sempre in quella palestra che l'aveva conosciuta ragazza con tutte le altre, ormai colleghe e amiche, che si davano manforte nei casi disperati come quello di Lila per non concedere il benché minimo sopravvento al danno neurologico, per non dargliela vinta. E Lila respirava con le sue lune atmosfere di febbrile rivincita sul male... E mentalmente le contava e le abbinava ai nomi degli angeli senza ali (Beatrice, Anna, Antonella, Annalisa, Giacomo, Alberto, Angela, isabella... ciascuno con la sua personalità, la sua preparazione, la sua passione per un lavoro difficile, usurante, stancante, a volte ingrato, a volte avvilente, ma quasi sempre svolto con passione, abnegazione, coraggio di osare per raggiungere risultati spesso insperati. Lila contava e abbinava senza tregua per non dimenticare le voci e i volti e le mani che eseguivano movimenti perfetti in tanta imperfezione: corpi sinistrati e disastrati come il suo da restaurare, quasi mobili antichi di duro legno che il tempo aveva logorato e la fisioterapia li risistemava con un restauro lungo e sapiente per renderli duttili e ancora utili, forse anche belli, con mille attrezzi e metodi diversi e tutti con lo stesso percorso per una meta da raggiungere ad ogni costo: dalla disabilità all'abilità. Anche Lila aveva mani e braccia e dita e gambe e piedi legati, incatenati, distrutti e la voglia di andare lontano come il tempo delle corse a perdifiato per raggiungere il suo amore ragazzino e tuffarsi nel mare.
Le braccia, le mani, le dita, e il piacere di scoprire giorno dopo giorno che poteva muoverle di nuovo. E le gambe e i piedi e i primi passi e le lacrime di gioiosa commozione per avere ancora i piedi e sentirli ancorati al pavimento, sul lettino, su e giù per le scale e lungo i lunghi corridoi. Con la sedie a rotelle, le stampelle, e tutte le sue elle (Lila) che danzavano incuranti dell'età, degli ostacoli e delle paure. E le sfide quotidiane per superarli e trasformarli in terrapieni percorribili grazie al coraggio. E la voglia di uscire e andare di nuovo lontano a sfiorare con le piante nude il velluto d'erba tenerella e giungere così, danzando sulle punte, fino al mare. Al MARE. Lì a due passi. E non poterlo vedere, toccare, respirare.Con braccia mani e dita ad afferrare le corde del Cielo per ricordarsi del miracolo di essere viva...
E passi, cento mille un milione un miliardo di passi a percorrere la superficie dell'intero pianeta e magari volare sulla luna e riscoprirla di bianca madreperla o di corallo rosso incastonato nel cielo o viola come un dolore nascosto, timida come un nontiscordardimè sul muro d'ombra del giardino.
Lila delle lune blu impara non solo a camminare e a legare corde e lune, sta imparando la pazienza dell'adattamento e dell'attesa, il coraggio delle spine da togliere dai cespugli dei roseti nel letto arroventato per afferrare la rosa del sogno realizzato giorno dopo giorno con una volitività mai prima praticata. Sta imparando il miracolo dei sentimenti che contraddittoriamente ci accompagnano per darci lo stupore della luce mentre brancoliamo nel buio e il conforto del cielo stellato nella
notte del cuore.
Lila delle lune blu, dopo aver ricordato e imparato, vuole tornare a toccare il mare.
Vuole correre.
Corre di nuovo Lila per tornare a casa.
La sua casa di luna e di mare.Lila senza lune blu.
Di nuovo Lila.

4 commenti:

  1. Che meravglia! Grazie, Angela...
    Rita Vecchi

    RispondiElimina
  2. Sono contenta per te Angela e..... sul filo delle tue parole ti ringrazio per la tua gratitudine. Un abbraccio

    RispondiElimina
  3. I sentimenti forti, gli stati emotivi intensi possono regalare parole mai dette né pensate anche a chi non sa giocare con le parole, a chi non sa che una parola, seppure apparentemente banale, può trasportare pezzi di cuore. E cosa accade quando la sensibilità di una poetessa fatta e riconosciuta è sollecitata più di quanto già non lo sia di suo, quando la mielina dei suoi nervi si sfilaccia e li denuda spianando la strada al dolore che con la ferocia devastante dell’invasore si appropria di ogni singola cellula del suo corpo e di ogni pensiero?
    Accade che la poetessa immerga le mani gli occhi la bocca il naso le orecchie nel forziere mai chiuso che custodisce le sue parole e se le regala e le regala a noi, balsamo per le sue ferite e canto di speranza per ogni cuore che avrà la fortuna di condividerle.
    Hai superato te stessa, Angela? Spero di no: ce ne aspettiamo ancora e ancora. Persevera nella tua imprevedibilità…ma senza farti male!

    RispondiElimina
  4. Non mi piace Unknown. Sono Isa. Sono io che il 22 giugno alle 17:34, dopo aver letto il bellissimo racconto della tua Lila, ho voluto condividere la mia commozione oltre che l'ammirazione per la tua straordinaria capacità di rivestire di poesia persino gli attrezzi per la riabilitazione.

    RispondiElimina