giovedì 2 ottobre 2025

Giovedì 2 ottobre 2025: GLI ANGELI CUSTODI - FESTA DEI NONNI...

                                                      Scrivere vuol dire farsi eco                                                                                                                     di ciò che non può cessare di parlare…                                                                                                                       (Maurice Blanchot)

 E oggi, 2 ottobre, la chiesa ci ricorda gli Angeli Custodi, che sempre mi hanno parlato al cuore attraverso il canto dolce di mia madre: Angioletto del mio Dio/ che fai tu vicino a me?/ Che fai tu vicino a me?// Sono l’angelo del Signore,/ sto vicino al tuo cuore,/ quando vegli e quando dormi,/ sempre sempre sto con te./ Sempre sempre sto con te. Era una canzoncina rassicurante. Pure, io non riuscivo ad addormentarmi e chiamavo mio nonno che, per tutti noi sei nipoti, è stato sempre “papa”, per via dell’assenza di babbo, che era in guerra, durante i primissimi anni della nostra vita (di Lizia, la primogenita, e mia, che avevo solo venti mesi in meno). Tutti gli altri sono nati dopo il suo ritorno. Ma tutti abbiamo continuato a chiamare nonno Mincuccio “papà”. E a giusta ragione: per noi è stato sempre il nostro tenero papà. E così lo chiamano ancora i miei figli e nipoti perché io spessissimo parlo di lui e di Nonna Angelina, di cui porto il nome. I nostri meravigliosi nonni di un tempo ormai troppo lontano, ma mai dimenticato. Dunque, io di notte chiamavo papà perché mi fidavo solo della sua voce e della sua presenza. Era lui il mio “angelo custode”. E lo è ancora oggi. Per questo mi rivolgo a lui direttamente ed è come se parlassi al mio cuore: Mio caro e buon papà, sono passati oltre cinquantotto anni dal tuo sorriso rivolto a noi in un presagio di stelle, mentre l’alba si vestiva di campane festose nel tuo cortile d’inverno, ma le tue parole sono ancora qui, scolpite nella mente e ancorate all’anima che non dimentica. È ancora la tua voce a parlarmi, a guidarmi, a salvarmi. La tua presenza in ogni nuova alba e nuovo tramonto. La mia vita tutta ne è impregnata perché devo a te la mia continua rinascita dopo ogni naufragio. A te devo quanto di bello ho realizzato fino ad oggi anche attraverso la scrittura. Sì, devo a te anche la mia inesauribile capacità di narrare storie, di sentirle vibrare dentro prima che prendano forma di parole e si vestano di poesia. Tu sei stato il mio FARO dopo tutte le tempeste. Tu con le tue fiabe, i tuoi ricordi, la poesia, dolente e dolce, della tua vita, vissuta per tanti lunghi anni con Nonna Angelina, che hai amato con immenso amore, condividendo il dolore, altrettanto immenso, del volo al Cielo delle infinite stelle dei tanti vostri bambini. Nostra madre l’unica superstite a darvi la gioia di diventare nonni e di prendervi cura di noi con infinito amore, fino alla nostra prima giovinezza. Ecco perché la vostra storia si riversa continuamente dalla brocca inesauribile del passato nel fiume in piena della nostra storia presente. Della mia, che continuo a scrivere di te e, di riflesso, di quella di nonna, che ti seguì solo un anno dopo, e di quella dei miei figli e dei figli dei miei figli, che stanno già scoprendo il mondo e il futuro, attraverso il loro impegno negli studi e nelle attività lavorative, impregnate per entrambi di talento e creatività, sia pur lavorando in campi diversi. Sono la mia fierezza e il mio orgoglio. Come noi nipoti lo eravamo per te. E niente più ha inizio né fine. Tutto rimane in sospensione, agganciato soltanto all’attimo che si fa eterno. E tutto mi rimanda ai sentimenti che ci appartennero e alla creatività, fantasia, immaginazione che da te, nonno mio carissimo, ereditammo; al buio e alla luce che attraversammo per ritrovarci, noi tuoi nipoti ma soprattutto i pronipoti, e i figli dei figli dei figli, che, insieme, ancora parlano di te. Infatti, dopo noi sei, i tuoi nipoti sempre più deboli e fragili, sempre più “in prima linea”, come eri solito dire tu alle soglie dell’Eternità, saranno loro a parlare ancora di te e della nonna con ancora tanta Bellezza negli occhi oltre ai nuovi possibili e forse inevitabili naufragi. E voi due, nostri ANGELI CUSTODI, con il vostro luminoso Faro li aiuterete a scongiurare le sconfitte e gli inciampi per giungere sempre nel porto sicuro del loro cuore. E, intanto, mentre scrivo di voi, è già un nuovo giorno. Il canto improvviso dell’alba mi ha riportato alla realtà dei colori, delle forme e delle dimensioni. E tutto si fa definito, certo, chiaro. Almeno in apparenza. Sì, solo in apparenza. Perché è un giorno che ha trovato rifugio in una rada insicura e accidentata, dopo più di mille miei naufragi. Ma sono ancora qui a scrivere. Occorre farsene una ragione e cercare sulla riva i sentieri meno impervi, più ampi e lineari, magari fioriti, e con ventagli di chiome d’alberi a creare un’ombra che ci possa riparare dagli abbagli dell’ultimo sole di un tempo che comprende tutte le stagioni della vostra e della nostra vita. Siamo tutti cercatori di certezze che mai saranno, mentre i dubbi fanno a gara per intrufolarsi nei pensieri e creare nuove paure, dare la stura a nuove pagine. E i sentieri larghi e chiari e fioriti, appena immaginati, si perdono tra sterpaglia e rovi e violenze e guerre e orrori e tremori senza fine. Meglio trovare rifugio nella propria casa, dove i muri sono muri e le finestre sono finestre e tutto ha un suo ordine anche nel disordine di una casa viva e vissuta? Forse. Ma non ci credo più. Il nostro cortile di gelsi e di rose, di fiabe e racconti sempre diversi, ma tenerezze sempre uguali, ci impedì di avere paura della guerra ancora in atto e degli aerei e delle sirene e dei rifugi. Tanto c’eravate voi a proteggerci, insieme a compare Luigi, generoso amico tuo e di babbo, che si prendeva con voi cura di due bimbette ignare e fiduciose. Ma oggi è diverso. Ogni serenità è rimasta in quel cortile. Occorre avere tanta nuova forza e tanto nuovo coraggio per affrontare quanto sta accadendo nel mondo e pregare e sperare con tutte le nostre deboli forze congiunte che altrettanti “Angeli Custodi” siano presenti più che mai a vigilare con il loro infinito amore sui tantissimi bambini che hanno oggi più che mai bisogno urgente della loro protezione. E, oggi, anche se sono sgomenta, provo ad avere un briciolo di fiducia ancora nella nostra umanità, perciò dedico alcuni miei versi a te a alla nonna, per abbracciare tutti i nonni presenti, passati e futuri:

Ebbi canto nelle braccia di mia madre

Nacquero papaveri e gelsomini

nel giardino d’ogni incanto

con i laghetti che ridevano di secchi

colmi d’acqua in cui si specchiava il cielo

fiorito di primavera e stelle mattutine.

Io ebbi rifugio nelle braccia di mia madre

prima che il tramonto incendiasse la sera

e l’usignolo avesse voce di violino

in gara con i grilli sul balcone.

Il nonno piantò un ramo di rose,

di preghiera la nonna riempì

le ombre della sua malinconia.

Nelle loro mani la mia prima alba

in fuga verso la chiesa e campane a festa

ad accogliere il mio vagito alla fonte battesimale...

(grandi i miei occhi negli occhi grandi

  di mia madre, ma tenera carezza dei nonni

             mi penetrò nel cuore             

   fino al canto che ancora oggi mi sorride

                        ad ogni nuovo giorno)

Buona festa degli Angeli Custodi a tutti e a tutti i nonni! A presto! Angela/lina