giovedì 2 gennaio 2025

Giovedì 2 gennaio 2025: cambiamo pagina, all'insegna dei buoni propositi per questo Nuovo Anno...

Ci siamo finalmente buttati alle spalle un nefasto anno bisestile, che non ha smentito le antiche credenze: “anno bisesto, anno funesto”. Almeno per molti di noi, direi a livello mondiale. Per la mia salute, ancora tra mille interrogativi, è stato sicuramente così. A conferma? Sono reduce da una mattinata nell’ospedale di Altamura, dove sono stata ricoverata a lungo nei mesi scorsi, per un controllo e devo tornarvi tra una ventina di giorni. Gli strascichi dell’anno appena trascorso si fanno ancora sentire. Spero in una gemma fiorita che mi preannunci la primavera, anche se siamo in pieno inverno. E voglio vivere questi giorni all’insegna di nuovi propositi, che definiscano davvero un cambiamento, come è giusto che sia. Non si può rimanere ancorati al passato, anche se ci appartiene e ci ha sempre più definito fino ad oggi, occorre cambiare pagina per potersi immergere nel futuro, guardando alle nuove generazioni. Saranno queste le protagoniste del Terzo Millennio. E, tra i buoni propositi, metto senza ombra di dubbio la “scrittura a mano”, per cui riprendo a parlare dell’  importanza della Grafologia, che vale la pena riproporre, cominciando da ciò che ritenni opportuno scrivere proprio nell’ospedale di Altamura, dove alcuni mesi fa mi hanno salvato la vita:

A volte una degenza in ospedale, soprattutto di sera tardi quando tace anche il dolore, serve per pensare, riflettere, scoprire qualcosa a cui prima non avevamo pensato o dato importanza.

A me è capitato in questi giorni pensano ai miei scritti, alle mie pubblicazioni (tantissime). E, pensando alla scrittura che da oltre 500 anni non può più chiamarsi “grafia”, mi sono davvero spaventata perché solo la scrittura a mano, continuata nel tempo, perpetua la nostra identità.

Persino gli uomini primitivi si sono impadroniti, con i loro graffiti nelle caverne, di una loro identità, una diversa dall’altra, che noi abbiamo perduto per sempre con l’invenzione delle lettere mobili, la macchina da scrivere, e ancor di più con il computer o con i mezzi di comunicazione social di ultima generazione.

Ne ho parlato con l’ultima mia figliola Daniela Leone, dottoressa in Grafologia con specializzazione in Criminologia, e proprio lei mi ha fatto affiorare alla mente il problema dell’identità che solo la scrittura a mano assicura, con tutti i segni della nostra personalità. Siamo ottimisti? Le nostre parole scritte a mano voleranno verso l’alto del foglio. Pessimisti? Si rifugeranno a nascondersi verso il basso. Ma anche il timido, l’insicuro, quello privo di autostima e così via.

Fondamentale è la lettura della firma, come vedremo in seguito con esempi concreti.

In pratica, il segno grafico ci permette di salvaguardare, oggi più che mai, la nostra identità e personalità, compromessa continuamente dalla scrittura computerizzata.

A cominciare dalla Scuola dell’Infanzia con i salutari e catturanti "pre-grafismi” per giungere alle Scuole Superiori e persino all’Università per poter scoprire le individuali potenzialità: i punti deboli e quelli forti da cui partire per ogni altra conquista.

Dovrebbero essere i genitori per primi a insegnare ai propri figli le grandi possibilità di realizzazione personale dovute alla scrittura a mano per le riflessioni che ne conseguono. Poi il compito passa agli insegnanti che, nella Scuola Primaria, possono scoprire meglio la personalità dei loro alunni, aiutandoli a trovare la propria strada prima che si perda troppo tempo nel cercarla.

La scrittura a mano, infatti, offre ai docenti una possibilità di “ascolto” nuovo, diverso, insolito, a più lungo termine per un energico “recupero” di stati d’animo positivi, di energie giovani da incanalare nella giusta direzione e nei tempi giusti perché la loro personalità venga valorizzata, tanto da sollecitare l’autostima che irrompe nella loro vita a dare una marcia in più al processo di autorealizzazione, in cui possano imparare ad ascoltarsi e a riconoscersi. E nel riconoscersi c’è tutta la valorizzazione “di sé”, come viene percepito in prima persona, e “del sé” come viene percepito e vissuto dagli altri.

Tutto questo viene supportato dalla scrittura a mano che offre il tempo per scoprire in sé il coraggio, la determinazione, la creatività: tre sostantivi indispensabili per inseguire i propri sogni e tradurli   quotidianamente in progetti esistenziali da realizzare.

Non si potrebbe fare altrettanto senza la scoperta e lettura della nostra grafia, cioè della nostra scrittura a mano.

Sarebbe opportuno che si tenessero nelle scuole di ogni ordine e grado lezioni di Grafologia, tenute da esperti in materia, perché gli insegnanti e docenti possano far tesoro per i loro interventi nelle proprie classi.

E sento il dovere di aggiungere, al riguardo, l’esperienza, in qualità Grafologa con Specializzazione in Criminologia, di mia figlia Daniela, che, studiando i tratti salienti delle personalità distorte, è riuscita a rilevare e a focalizzare, nelle sue esperienze pregresse in varie Comunità di “riabilitazione psico-fisica, le patologie da cui sono affetti coloro che sono portati al crimine, alla vendetta, alla violenza, alla dispersione di una qualsiasi esperienza identitaria.

Anche questo aspetto va sottolineato e tenuto in debito conto, quando si tengono corsi di Lettura grafologica nelle varie strutture scolastiche (alunni difficili, ribelli, violenti, apatici…), carcerarie (i carcerati assassini, indifferenti a tutto e a tutti, solitari, ribelli a guardie e a quanti nelle carceri svolgono il loro lavoro); nelle famiglie (figli difficili con doppia personalità tra casa e scuola, e comportamenti diversi con docenti diversi, per scoprire cause psicologiche, motivazioni contingenti ai vari ambienti frequentati, vissuti quotidiani, condizionamenti ecc.). Laddove si possano ravvisare rapporti esasperati e reiterati di violenza con conseguenze devastanti, fino al bullismo, al cyberbullismo, al pestaggio di vecchi e bambini, di tutti coloro che non hanno la forza di difendersi, all’assunzione di droghe, o a giungere alla depressione, al mutismo selettivo, femminicidio, suicidio, e così via).

Sarebbe opportuno prevenire piuttosto che curare e la Grafologia offre un importante supporto professionale anche se non in termini di “diagnosi” (per non collidere con altre sensibili categorie professionali) ma di “tracciare “profili di personalità”, studio aperto a 360°…

Ma non è tutto. Tantissimo altro si potrebbe dire e fare ancora.

Ritengo opportuno e necessario, per esempio, continuare a parlare della urgenza di insegnare alle persone di tutte le età a scrivere a mano per riappropriarsi della propria identità che rischiano di perdere per sempre.

E, per farlo, infatti, mi sembra giusto partire da un mio mini-saggio di un paio di anni fa “Caro Don Gaetano” della collana “Storiaè/e Memoria” diretta da Marino Pagano, studioso di Storia locale, giornalista e docente.

Il mio mini-saggio si intitola “ Voci in andata e ritorno ferme nel tempo - Carteggio tra G. Salvemini e L. Gadaleta - “.

Perché mi sembra giusto proporvi questo mio scritto, fortemente voluto dal mio prezioso amico Valentino Romano, Scrittore, Saggista, Archivista, uno dei massimi Studiosi del Brigantaggio postunitario e di tutta la Questione Meridionale non ancora del tutto risolta?

Andiamo per gradi. Il mini-saggio, che fa parte di altri quattro, per il momento, è stato progettato e realizzato da Valentino Romano per festeggiare i centocinquant’anni dalla nascita del noto politico socialista molfettese, Docente universitario e Parlamentare di sinistra Gaetano Salvemini, che non ha bisogno di ulteriori notizie sul suo conto.

Ebbene, perché tutto questo preambolo?

Perché io ho avuto la fortuna di imbattermi, grazie a Valentino Romano, nella scrittura a mano di quest’uomo d’altri tempi che fa parte ancora del nostro tempo, grazie anche alla ultranovantenne Liliana Gadaleta Minervini che è stata sua discepola nei lontani anni Cinquanta dello scorso secolo.

Ebbene, la fluida scrittura a mano di Gaetano Salvemini è in grado di parlarci dell’uomo, della sua persona e personalità come nessun libro battuto a macchina potrebbe fare. Quest’ultimo, infatti, cancella la sua identità, come purtroppo l’ha velata la macchina da scrivere della Signora Gadaleta, che la utilizzò per capire meglio la minuscola e di difficilissima grafia di Don Gaetano, che corresse la sua tesi, diventando sempre più paterno e premuroso amico della sua allieva.

La sua grafia, infatti, ci rivela l’uomo, la sua personalità perlopiù equilibrata, attenta a sottolineare tutto ciò che riteneva più importante, tendente ad un moderato ottimismo con i tratti ascensionali delle righe.

Molto particolare la sua firma: la prima volta alla G di Gaetano segue per intero il cognome, scritto in maniera molto originale ma illeggibile, sostituito subito dopo dalla sigla G.S. a denotare una personalità ricca di autentica umiltà e con tanta concretezza per evitare “i clamori della ribalta” a lui mai congeniali per via di una innata e lungimirante discrezione…

Ma la scrittura a mano serve anche per evitare che l’analfabetismo di ritorno prenda il sopravvento sulla personalità di fondo di chi deve continuare a combattere per l’affermazione di sé nel processo di autoaffermazione.

E che dire dell’opportunità che ci offre la ricerca a sempre più largo raggio, nei secoli precedenti la computerizzazione, per scoprire le vere intenzioni dei protagonisti delle nostre storie e sapere finalmente che Dante, il “ghibellin fuggiasco” amava la sua Firenze a tal punto da desiderare di essere sepolto in Santa Croce e non nella detestata Ravenna?

E studi particolari vengono riservati al cervello dei grandi dittatori della Storia per scoprire somiglianze o divergenze nei loro comportamenti, e il grado di umanità nel loro essere “disumani”, e così via. Hitler amava la musica classica, Mussolini suonava il violino, e così via.

Altri studi di grande rilevanza psicologica sono quelli svolti da Daniela in una Comunità di trans, di cui è stata per alcuni anni consulente grafologa per rilevare il grado di sofferenza dei vari “soggetti” prima di accettarsi e di farsi accettare in famiglia, che di contro non sempre era disposta ad accettarli. Storie diversificate e uguali, su cui si dovrebbe riflettere molto, con umiltà e coraggio, partendo dalle loro singole grafie, alla base di ogni altra conoscenza. A volte è la nostra arroganza che crea pregiudizi, giudizi negativi, indifferenza al problema. Quante vittime facciamo con la nostra scarsa conoscenza, col rifiuto, l’indifferenza…

Il campo degli studi delle “grafie” diventa così indispensabile e illimitato, se vogliamo salvarci dall’anonimato e persino da noi stessi. E che il 2025 sia anno di ri-nascita davvero, rendendoci migliori, per noi e per gli altri!