Ci siamo finalmente buttati alle spalle un nefasto anno bisestile, che non ha smentito le antiche credenze: “anno bisesto, anno funesto”. Almeno per molti di noi, direi a livello mondiale. Per la mia salute, ancora tra mille interrogativi, è stato sicuramente così. A conferma? Sono reduce da una mattinata nell’ospedale di Altamura, dove sono stata ricoverata a lungo nei mesi scorsi, per un controllo e devo tornarvi tra una ventina di giorni. Gli strascichi dell’anno appena trascorso si fanno ancora sentire. Spero in una gemma fiorita che mi preannunci la primavera, anche se siamo in pieno inverno. E voglio vivere questi giorni all’insegna di nuovi propositi, che definiscano davvero un cambiamento, come è giusto che sia. Non si può rimanere ancorati al passato, anche se ci appartiene e ci ha sempre più definito fino ad oggi, occorre cambiare pagina per potersi immergere nel futuro, guardando alle nuove generazioni. Saranno queste le protagoniste del Terzo Millennio. E, tra i buoni propositi, metto senza ombra di dubbio la “scrittura a mano”, per cui riprendo a parlare dell’ importanza della Grafologia, che vale la pena riproporre, cominciando da ciò che ritenni opportuno scrivere proprio nell’ospedale di Altamura, dove alcuni mesi fa mi hanno salvato la vita:
A volte una degenza in ospedale,
soprattutto di sera tardi quando tace anche il dolore, serve per pensare,
riflettere, scoprire qualcosa a cui prima non avevamo pensato o dato
importanza.
A me è capitato in questi giorni
pensano ai miei scritti, alle mie pubblicazioni (tantissime). E, pensando alla
scrittura che da oltre 500 anni non può più chiamarsi “grafia”, mi sono davvero
spaventata perché solo la scrittura a mano, continuata nel tempo, perpetua la
nostra identità.
Persino gli uomini primitivi si
sono impadroniti, con i loro graffiti nelle caverne, di una loro identità, una
diversa dall’altra, che noi abbiamo perduto per sempre con l’invenzione delle
lettere mobili, la macchina da scrivere, e ancor di più con il computer o con i
mezzi di comunicazione social di ultima generazione.
Ne ho parlato con l’ultima mia
figliola Daniela Leone, dottoressa in Grafologia con specializzazione in
Criminologia, e proprio lei mi ha fatto affiorare alla mente il problema
dell’identità che solo la scrittura a mano assicura, con tutti i segni della
nostra personalità. Siamo ottimisti? Le nostre parole scritte a mano voleranno
verso l’alto del foglio. Pessimisti? Si rifugeranno a nascondersi verso il
basso. Ma anche il timido, l’insicuro, quello privo di autostima e così via.
Fondamentale è la lettura della
firma, come vedremo in seguito con esempi concreti.
In pratica, il segno grafico ci
permette di salvaguardare, oggi più che mai, la nostra identità e personalità,
compromessa continuamente dalla scrittura computerizzata.
A cominciare dalla Scuola
dell’Infanzia con i salutari e catturanti "pre-grafismi” per giungere alle
Scuole Superiori e persino all’Università per poter scoprire le individuali
potenzialità: i punti deboli e quelli forti da cui partire per ogni altra
conquista.
Dovrebbero essere i genitori per
primi a insegnare ai propri figli le grandi possibilità di realizzazione
personale dovute alla scrittura a mano per le riflessioni che ne conseguono.
Poi il compito passa agli insegnanti che, nella Scuola Primaria, possono
scoprire meglio la personalità dei loro alunni, aiutandoli a trovare la propria
strada prima che si perda troppo tempo nel cercarla.
La scrittura a mano, infatti,
offre ai docenti una possibilità di “ascolto” nuovo, diverso, insolito, a più
lungo termine per un energico “recupero” di stati d’animo positivi, di energie
giovani da incanalare nella giusta direzione e nei tempi giusti perché la loro
personalità venga valorizzata, tanto da sollecitare l’autostima che irrompe
nella loro vita a dare una marcia in più al processo di autorealizzazione, in
cui possano imparare ad ascoltarsi e a riconoscersi. E nel riconoscersi c’è
tutta la valorizzazione “di sé”, come viene percepito in prima persona, e “del
sé” come viene percepito e vissuto dagli altri.
Tutto questo viene supportato
dalla scrittura a mano che offre il tempo per scoprire in sé il coraggio, la
determinazione, la creatività: tre sostantivi indispensabili per inseguire i
propri sogni e tradurli quotidianamente
in progetti esistenziali da realizzare.
Non si potrebbe fare altrettanto
senza la scoperta e lettura della nostra grafia, cioè della nostra scrittura a
mano.
Sarebbe opportuno che si
tenessero nelle scuole di ogni ordine e grado lezioni di Grafologia, tenute da
esperti in materia, perché gli insegnanti e docenti possano far tesoro per i
loro interventi nelle proprie classi.
E sento il dovere di aggiungere,
al riguardo, l’esperienza, in qualità Grafologa con Specializzazione in Criminologia,
di mia figlia Daniela, che, studiando i tratti salienti delle personalità
distorte, è riuscita a rilevare e a focalizzare, nelle sue esperienze pregresse
in varie Comunità di “riabilitazione psico-fisica, le patologie da cui sono
affetti coloro che sono portati al crimine, alla vendetta, alla violenza, alla
dispersione di una qualsiasi esperienza identitaria.
Anche questo aspetto va
sottolineato e tenuto in debito conto, quando si tengono corsi di Lettura
grafologica nelle varie strutture scolastiche (alunni difficili, ribelli,
violenti, apatici…), carcerarie (i carcerati assassini, indifferenti a tutto e
a tutti, solitari, ribelli a guardie e a quanti nelle carceri svolgono il loro
lavoro); nelle famiglie (figli difficili con doppia personalità tra casa e
scuola, e comportamenti diversi con docenti diversi, per scoprire cause
psicologiche, motivazioni contingenti ai vari ambienti frequentati, vissuti
quotidiani, condizionamenti ecc.). Laddove si possano ravvisare rapporti
esasperati e reiterati di violenza con conseguenze devastanti, fino al
bullismo, al cyberbullismo, al pestaggio di vecchi e bambini, di tutti coloro
che non hanno la forza di difendersi, all’assunzione di droghe, o a giungere alla
depressione, al mutismo selettivo, femminicidio, suicidio, e così via).
Sarebbe opportuno prevenire piuttosto
che curare e la Grafologia offre un importante supporto professionale anche se
non in termini di “diagnosi” (per non collidere con altre sensibili categorie
professionali) ma di “tracciare “profili di personalità”, studio aperto a 360°…
Ma non è tutto. Tantissimo altro
si potrebbe dire e fare ancora.
Ritengo opportuno e necessario,
per esempio, continuare a parlare della urgenza di insegnare alle persone di
tutte le età a scrivere a mano per riappropriarsi della propria identità che
rischiano di perdere per sempre.
E, per farlo, infatti, mi sembra
giusto partire da un mio mini-saggio di un paio di anni fa “Caro Don Gaetano”
della collana “Storiaè/e Memoria” diretta da Marino Pagano, studioso di Storia
locale, giornalista e docente.
Il mio mini-saggio si intitola “
Voci in andata e ritorno ferme nel tempo - Carteggio tra G. Salvemini e L.
Gadaleta - “.
Perché mi sembra giusto proporvi
questo mio scritto, fortemente voluto dal mio prezioso amico Valentino Romano,
Scrittore, Saggista, Archivista, uno dei massimi Studiosi del Brigantaggio
postunitario e di tutta la Questione Meridionale non ancora del tutto risolta?
Andiamo per gradi. Il
mini-saggio, che fa parte di altri quattro, per il momento, è stato progettato
e realizzato da Valentino Romano per festeggiare i centocinquant’anni dalla
nascita del noto politico socialista molfettese, Docente universitario e
Parlamentare di sinistra Gaetano Salvemini, che non ha bisogno di ulteriori
notizie sul suo conto.
Ebbene, perché tutto questo
preambolo?
Perché io ho avuto la fortuna di
imbattermi, grazie a Valentino Romano, nella scrittura a mano di quest’uomo
d’altri tempi che fa parte ancora del nostro tempo, grazie anche alla
ultranovantenne Liliana Gadaleta Minervini che è stata sua discepola nei
lontani anni Cinquanta dello scorso secolo.
Ebbene, la fluida scrittura a
mano di Gaetano Salvemini è in grado di parlarci dell’uomo, della sua persona e
personalità come nessun libro battuto a macchina potrebbe fare. Quest’ultimo,
infatti, cancella la sua identità, come purtroppo l’ha velata la macchina da
scrivere della Signora Gadaleta, che la utilizzò per capire meglio la minuscola
e di difficilissima grafia di Don Gaetano, che corresse la sua tesi, diventando
sempre più paterno e premuroso amico della sua allieva.
La sua grafia, infatti, ci
rivela l’uomo, la sua personalità perlopiù equilibrata, attenta a sottolineare
tutto ciò che riteneva più importante, tendente ad un moderato ottimismo con i
tratti ascensionali delle righe.
Molto particolare la sua firma:
la prima volta alla G di Gaetano segue per intero il cognome, scritto in
maniera molto originale ma illeggibile, sostituito subito dopo dalla sigla G.S.
a denotare una personalità ricca di autentica umiltà e con tanta concretezza
per evitare “i clamori della ribalta” a lui mai congeniali per via di una
innata e lungimirante discrezione…
Ma la scrittura a mano serve
anche per evitare che l’analfabetismo di ritorno prenda il sopravvento sulla
personalità di fondo di chi deve continuare a combattere per l’affermazione di sé
nel processo di autoaffermazione.
E che dire dell’opportunità che
ci offre la ricerca a sempre più largo raggio, nei secoli precedenti la
computerizzazione, per scoprire le vere intenzioni dei protagonisti delle
nostre storie e sapere finalmente che Dante, il “ghibellin fuggiasco” amava la
sua Firenze a tal punto da desiderare di essere sepolto in Santa Croce e non
nella detestata Ravenna?
E studi particolari vengono
riservati al cervello dei grandi dittatori della Storia per scoprire
somiglianze o divergenze nei loro comportamenti, e il grado di umanità nel loro
essere “disumani”, e così via. Hitler amava la musica classica, Mussolini
suonava il violino, e così via.
Altri studi di grande rilevanza
psicologica sono quelli svolti da Daniela in una Comunità di trans, di cui è
stata per alcuni anni consulente grafologa per rilevare il grado di sofferenza dei
vari “soggetti” prima di accettarsi e di farsi accettare in famiglia, che di
contro non sempre era disposta ad accettarli. Storie diversificate e uguali, su
cui si dovrebbe riflettere molto, con umiltà e coraggio, partendo dalle loro
singole grafie, alla base di ogni altra conoscenza. A volte è la nostra
arroganza che crea pregiudizi, giudizi negativi, indifferenza al problema. Quante
vittime facciamo con la nostra scarsa conoscenza, col rifiuto, l’indifferenza…
Il campo degli studi delle “grafie”
diventa così indispensabile e illimitato, se vogliamo salvarci dall’anonimato e
persino da noi stessi. E che il 2025 sia anno di ri-nascita davvero, rendendoci
migliori, per noi e per gli altri!